L’elevazione
a 16 anni della scuola dell’obbligo, suggerita da una concezione
morale dell’egualitarismo, che vuole imporre dispoticamente il
proseguimento degli studi oltre la scuola media inferiore, invece di
offrire, dopo questa, una scuola professionale, può avere come
duplice risultato soltanto il declassamento degli studi – derivante
dalla pratica necessità di promuovere tutti – nonché
il danno che subiscono gli studenti migliori, che nello svolgimento
del programma sono costretti a stare al passo dei peggiori, con la
scusa che questi ultimi debbono essere aiutati a causa del loro
deficit
mentale. E’ pertanto auspicabile che la scuola pubblica, divenuta ormai un cesso pubblico, ricettacolo della demagogia,
venga integrata, con
finanziamento statale,
dalla scuola privata, dove l’occhio vigile del padrone impedisce
gli scioperi e dove agli studenti peggiori e turbolenti può
essere negata l’iscrizione, in modo che essa diventi la scuola dei
migliori, indipendentemente dall’appartenenza al ceto sociale, in
base al principio della salvaguardia delle pari opportunità. Meglio la scuola dei preti, ma con programmi ministeriali che
prevedano l’esclusione dell’insegnamento della religione
cattolica, da sostituirsi con l’insegnamento di storia delle
religioni. Lo stesso discorso vale per le Università,
dove, superato un concorso, il docente può anche smettere di
studiare, divenendo inamovibile. Soltanto le Università
private, finanziate dallo Stato, permetterebbero la selezione dei
professori e degli studenti migliori.
Si
aggiunga che oggi la scuola media, inferiore e superiore, non può
dare economicamente dignità sociale ad un professore, per cui
essa è ormai, per il 90%, costituita da un corpo di insegnanti
donne. E valgono su questo punto le considerazioni che faceva
Schopenhauer sul carattere femminile. “Le donne, data la debolezza
della loro ragione nel comprendere i principi universali,
nell’attenervisi e nel prenderli come norma, sono molto meno capaci
degli uomini nella virtù della giustizia…; superano invece
gli uomini nella virtù dell’amore del prossimo, perché
la spinta in questo caso è per lo più concreta e parla
direttamente alla compassione, alla quale le donne sono decisamente
più accessibili…La giustizia è una virtù
piuttosto maschile, l’amore del prossimo piuttosto femminile”. Se
così è, si può dire che
la
scuola in Italia è dominata dalla compassione piuttosto che
dal merito.
(Dal mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica)
Caro professore,
RispondiEliminaha naturalmente ragioni da vendere. Ai tempi del famigerato '68 il mostro da abbattere era la cosiddetta "meritocrazia", il che significava tutti promossi, anche gli asini e i fannulloni. Invece la scuola ha sempre avuto la funzione di selezionare i migliori di cui la società non può fare a meno. Ma oggi imperversa il buonismo, l'egualitarismo: anche i meno dotati devono avere pari opportunità. Ma come facciamo, livelliamo l'intelligenza o freniamo i piû bravi che non devono montarsi la testa per essere stati meglio dotati da madre natura? Le pari opportunità non garantiscono poi esiti positivi per tutti, tanto è vero che già esistono circoli che invocano "aggiustamenti" dei risultati: chi guadagna di più sia tassato di conseguenza per compensare i risultati dei meno brillanti.
Tutti gli uomini hanno pari diritti, ma tra i diritti c'è anche il diritto di essere diversi e liberi, con tutto ciò che questo comporta in fatto di concorrenza. Lo sappiamo che fine hanno fatto quelli che invocavano il "salario uguale per tutti": sono oggi tutti sistemati e benestanti, alla faccia dei lavoratori che hanno preso in giro per decenni in nome del sol dell'avvenire.
Persino nei paesi del "comunismo realizzato" (Cuba, Corea del Nord, l'ex Unione Sovietica, Cina, l'ex Repubblica democratica tedesca, Vietnam ecc.) continua la selezione dei migliori e ci sono le solite differenze salariali, forse meno sfacciate che in occidente.
Schopenhauer ha ragione. Ma ormai si vogliono abbattere anche le differenze di genere: uomini e donne sono perfettamente uguali, possono svolgere gli stessi mestieri e professioni, hanno gli stessi diritti ecc. Eppure le differenze ci sono ancora eccome - e per fortuna direi - sia nel fisico che nella sensibilità. Anche se tante stronze sono sempre più uguali agli uomini a parte "quela cosa".