venerdì 12 giugno 2015

SAMANTHA CRISTOFORETTI E ALTRI DUE: PERCHE' LI CHIAMANO ASTRONAUTI? HANNO SOLTANTO FATTO GIRI INTORNO ALLA TERRA PER MOLTI MESI. UNIVERSO E PLURIVERSO

Astronauta dovebbe significare viaggiare tra gli astri. E allora non scherziamo con le parole.L'uomo non riuscirà mai ad uscire dal sistema solare. La stella più vicina  è l'Alfa del Centauro che dista 4,5 anni luce. Ma non ha pianeti. Siamo in una gabbia da cui non potremo mai uscire. A che serve andare su Marte, l'unico pianeta dove sarebbe sopportabile la temperatura, se non vi è ossigeno? A nulla.  L'unico vantaggio  di questi viaggi intorno alla Terra sarebbe la possibilità di avere delle nuove leghe di metalli che sulla Terra non è possibile avere a causa della forza di gravità. 
Stasera vi era l'ottima trasmissione di Piero Angela sulla "nascita" dell'universo dal Big Bang. Ottima se pur carente su alcuni punti. Infatti il Big Bang è stato presentato come inizio di tutto l'universo. FALSO! Alla domanda naturale e spontanea "e prima del Big Bang?" il fisico ospite Bignami ha dato la solita risposta banale che danno molti cosmologi: il termine "prima" non ha senso perché il tempo nasce con il Big Bang. Anche Margherita Hack mi diede questa risposta molti anni fa dopo una sua conferenza. E io le risposi che, se fisicamente il"prima" non aveva senso, tuttavia lo acquistava logicamene. Non vi può essere un inizio assoluto dell'universo altrimenti scappa fuori Dio con tutte le contraddizioni conseguenti. Che faceva Dio prima di creare dal nulla l'universo?  S. Agostino scrisse che progettava l'inferno per coloro che si fossero posti questa domanda. Poiché dunque bisogna evitare l'inizio assoluto dell'universo bisogna trovare un'altra risposta. Premetto che Piero Angela faceva notare che dopo 380 milioni di anni dal Big Bang la materia era ancora così densa da impedire l'uscita della luce. Solo dopo 340 milioni di anni incominciarono a formarsi le prime stelle e per la prima volta apparì la luce. Ma stiamo attenti. Come io già sapevo da quando ancor giovane insegnavo storia della filosofia facendo spesso riferimento alla storia della scienza, la luce non esiste di per sé. L'universo è totalmente buio. Il primo che capì ciò non fu un fisico ma un filosofo, Thomas Hobbes, che Tractatus Opticus, scritto nel 1644 ma rimasto inedito sino al 1963, e su cui feci uno studio pubblicato negli Annali della allora Facoltà di Magistero di Cagliari del 1984.  Hobbes  scrisse che la luce non esiste "ablato omni vidente", cioè ipotizzando che non esiste alcun animale dotato di occhi. La luce esiste perché esistono gli occhi. E tuttavia la gente, pur avendo studiato fisica nelle scuole, crede che la luce esista di per sé. FALSO.  Voi state in una stanza a leggere e credete che la stanza sia illuminata o dalla lue del sole o dalla lampdina. Non è così. La stanza è buia. Come anche il televisore che ste guardando.  Gia nel Medievo si distigueva (con il fisico arabo Alhazen) tra LUX e LUMEN, intendeno per LUX la luminosità come fatto visivo e il LUMEN come radiazione oggettiva. Ma stranamene poi la LUX venne considerata anch'essa come oggettiva alla stregua del LUMEN. E in questo errore incorsero anche scienziati come Cartesio e Newton. 
Domandatevi perché di notte il cielo appaia buio e si veda solo la luminosità delle stelle. Eppure, dato l'enorme numero di stelle il cieo notturno dovrebbe essere tutto illuminato. Ma non è così. Infatti noi vediamo solo le stelle perché vediamo solo i raggi che colpiscono direttamente gli occhi. E come mai di giorno vediamo il cielo tutto illuminato dal sole? Perché l'aria agisce come mezzi di rifrazione in tutte le direzioni dei raggi del sole, altrimenti anche di giorno staremmo al buio e vedremmo solo il sole illuminato.
Il Paradosso di Olbers ha il seguente enunciato: come è possibile che il cielo notturno sia buio nonostante l'infinità di stelle presenti nell'universo? Prende il suo ..  
E ora torniamo al Big Bang. Nella trasmissione si è accennato all'antimateria senza approfondire l'argomento. MALE. Perché l'universo nato dal Big Bang è formato di materia e non di antimateria? Nessuno scienziato potrà mai capirlo proponendo una causa necessaria. Soltanto la casualità può  spiegare il prevalere della materia sull'antimateria sin dalle prime frazioni del primo minuto secondo a partire dal Big Bang.  Se fosse prevalsa l'antimateria avremmo avuto un universo completamente diverso, e gli scienziati che ne raccontano la storia non starebbero oggi a raccontarla perché non si sarebbe formato il sistema solare così come si è formato e dunque non esisterebbe la vita sulla Terra. L'esistenza dell'antimateria è stata dimostrata sperimentalmente sottoponendo la materia ad alte energie.E' possibile che esistano altri Universi al di fuori di  di quello visibile nato dal Big Bang e formati da antimateria.
Vi è stata dunque sin dall'origine dell'Universo l'incidenza DETERMINANTE della casualità.  
Ora pensate che nel Genesi  si dice che Jahweh creò prima la luce e poi il sole e la luna. 
Balle più grosse di queste non possono immaginarsi. Come poteva creare la luce ancor prima di crearne le fonte (a parte l'errore di considerare la luna come fonte di luce)? Ma lasciamo perdere le castronerie della Bibbia. 
Anche limitandoci al Big Bang è evidente che tutto congiura contro un disegno intelligente dell'Universo se è stata determinante sempre la casualità.  Nell'Universo visibile nato dal Big Bang vi sono centinaia di miliardi di galassie di cui ciascuna contiene 200-300 miliardi di stelle. 
Basta considerare questo per giungere alla conclusione che questo Dio, se aveva intenzione di creare la vita sulla Terra, è stato veramente uno SPRECONE. Gli sarebbe bastato creare un Universo molto piccolo. Lo ha scritto Roger Penrose nel suo libro di mille pagine intitolato La strada che porta alla realtà.
Nella trasmissione di Piero Angela purtroppo si è fatto riferimento solo al Big Bang, come se da esso fosse nato tutto l'universo. Perciò ho detto che su questo punto la trasmissione è stata assai manchevole. Oggi i cosmologici non parlano più di universo ma di pluriverso, cioè di universi paralleli, e l'Universo visibile nato dal Big Bang  è soltanto uno degli universi paralleli la cui esistenza è dedotta indirettamente dalla stessa costituzione dell'Universo visibile. In questo modo si superano tutte le difficoltà logiche dell'inizio assoluto dell'Universo unico.  In realtà il Big Bang  è stato prodotto da una "BOLLA" (termine usato dai cosmologi) o CASUALE concentrazione di energia che improvvisamente esplode. Nel pluriverso si formano CASUALMENTE queste BOLLE, e ciascuna dà luogo ad un Universo nel pluriverso degli universi paralleli. Dunque non esiste un inizio assoluto dell'Universo  perché non è mai esistito un inizio del pluriverso. Leggere su questo tema di Alexander Vilenkin Un solo mondo o infiniti?
Ma perché esiste dall'eternità il pluriverso piuttosto che il nulla? Questa è una domanda priva di senso  dal punto di vista scientifico. Si può rispondere con il vecchio Parmenide che l'essere è e il non essere non è. Pertanto il non essere non può nemmeno essere pensato.  Ma se io dico "NON ESSERE" o "NULLA" forse non sto pensando il nulla? Dunque il NON ESSERE può essere pensato anche se non esiste?  Stiamo ai fatti. Gli universi paralleli esistono. E se esistono debbono essere eterni. Nulla si crea e nulla si distrugge. Eppure dobbiamo riconoscere che di fronte all'eternità della materia il pensiero è costretto a naufragare. E non aggiungerò, come il Leopardi, che "il naufragar m'è dolce in questo mare" (L'infinito).   
Dopo queste considerazioni che volete che me ne freghi di tutti i giretti fatti dalla Cristoforetti intorno alla Terra? 
          

9 commenti:

  1. Siamo qui casualmente e non riusciamo a farcene una ragione, al punto da inventarci religioni e dio. Forse la vita non ha neppure senso e allora cerchiamo di consolarci con un creatore che non esiste. A furia di parlare di paradiso l'abbiamo cercato in terra trasformandola però in un inferno. Altro che "astronauta".. Francesco

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  2. Questo Dio c'è, è fuori discussione, nessuno però lo ha visto e nessuno lo vedrà mai , neanche coloro che pensano che una volta trapassati lo vedranno. Neanche lo spirito , per chi crede, vedrà Dio. Dio non si può neanche immaginare. L'immagine di Dio è un'altra immagine, è quella che non è grafica, che non è fotografica, che non è statuaria, che non è immaginativa , che non è visiva, che non è auditiva, che non è sensoria nel senso comune dei sensi. Potremmo mai pensare che Dio veramente avesse la barba, gli occhi blu e capelli biondi e avesse due ali dietro,?potremmo mai pensare che Dio possa essere questo? Allora ,se non è questo , se non è il Dio visivo , non è il Dio auditivo , non è il Dio tattile, non è il Dio sensorio, è un Dio che nell'universo però ha lasciato il segno, e il segno è innanzitutto la nostra esistenza, come materia e sopratutto come spirito o anima o ciò che volete.

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  3. Secondo me non bisognerebbe insistere troppo sul nonsenso della vita (vedi anche il blog di Odifreddi su Repubblica). Dire, ripetere e insistere che la vita non ha alcun senso è troppo negativo, ci fa passare per nichilisti, per gente non solo senza fede ma anche senza principi. Certamente la vita non ha il senso che hanno voluto darle certe religioni, fra forse soprattutto la cattolica (la vita come valle di lacrime, come prova per conquistarci il paradiso ecc.). Ma la vita ci piace pure, è anche bella, anzi meravigliosa (vuoi negarlo?). Certo per i più è stata - ed è tuttora - un tormento, un inferno. E si capisce che molti abbiano esclamato: non fossi mai nato! Perché in più poteva aspettarmi anche l'inferno, la dannazione eterna (non si è insistito abbastanza sul sadismo del cristianesimo).

    E tuttavia che bello esserci - almeno ogni tanto. E pochi vogliono lasciare la Terra anzitempo. Tuttavia c'è anche questa possibilità, il suicidio (che il teologo cattolico Eugen Drewermann chiama "un'ultima grazia della natura"). Quando la vita diventa insopportabile, quando ci appare assurda e senza senso (perché non proviamo più alcuna gioia e piacere), allora possiamo anche protestare e "scendere". C'è chi l'ha fatto e lo fa per disperazione, ma anche chi si suicida in piena coscienza e virilmente come Carlo Michelstaedter (il suicidio filosofico).

    Siamo "gettati" nell'esistenza, ma possiamo anche decidere che non ne vale la pena. In genere però quasi tutti resistono, anzi sono contenti di esserci. E del resto quando amiamo qualcuno (anche un animale non umano) mica possiamo dirgli sul muso: non sei nessuno, non vali niente, la vita non ha senso. In questo strano e incomprensibile universo si accendono ogni tanto non solo le stelle, ma anche i sentimenti.

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  4. Allora è il Dio di Einstein, che disse che il suo Dio era quello di Spinoza: DEUS SIVE NATURA. Cioè panteismo. che è l'altra faccia dell'ateismo. Notare che Einstein era ebreo come Spinoza. Spinoza considerava la natura fondata su leggi deterministiche, non considerando l'incidenza della casualità. Einstein considerò la meccanica quantistica come una rappresentazione provvisoria della fisica subatomica. Disse che non poteva credere in un Dio che gioca ai dadi. Si sbagliò nettamente. Non tenne conto della CASUALITA' pur nel contesto di leggi fisiche determinanti a livello della fisica macroscopica e non microscopica. D'altronde si era sbagliato anche nel suo modello cosmologico supponendo che l'universo fosse finito e stabile, non in espansione. E per evitare che questo universo collassasse su se stesso a causa della forza di gravità introdusse la forza contraria di repulsione che chiamò LAMBDA. Einstein riconobbe il suo errore quando Hubble nel 1929 documentò che l'universo era in espansione. Ma l'errore di Einstein si tramutò in una sua vittoria perché la forza di repulsione venne conservata anche nel modello cosmologico dell'universo in espansione, contrastante la forza di gravità.

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  5. A Sergio. Non bisogna lasciarsi sedurre dal fatto che la vita tende a conservarsi come in tutti gli animali. In analogia con il primo principio della dinamica che dice: ogni corpo tende a mantenere il suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme. Una volta nati, ha scritto Hobbes (pref. al DE CIVE), ognuno considera la morte come il maggiore dei mali. Ma se è il maggiore dei mali l'unico modo per evitarlo è non nascere. Si fanno figli solo per istinto animale che porta a tramandare i propri geni (in numero sempre minore da una generazione all'altra) alle generazioni future. Ma l'uomo aggiunge l'illusione di uno scopo nella vita creandosi delle responsabilità nei riguardi dei figli. Io non ne ho voluto per non far nascere altri condannati a morte. "Esserci per la morte" (Heidegger). Ho scritto su questo argomento nel mio libro "Iono volevo nascere".
    Odio la vita ma non mi suicido perché sono prima di tutto un animale che per legge fisica tende a rimanere in vita e considera la morte come il peggiore dei mali.

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  6. @ Francesco e Sergio

    Non vorrei fare il cerchio-bottista, ma forse avete ragione entrambi.
    Sicuramente la vita non ha alcun senso a livello MACRO, cioè di specie umana nel suo complesso, avendo solo lo scopo - del tutto tautologico - di provvedere alla propria replicazione nel tempo.
    Se però scendiamo al livello "micro" del singolo individuo (fenotipo) la vita ha un senso, eccome: ed è quello di cercare di vivere nel modo più piacevole (o meno spiacevole) che ci riesce possile.
    Questa almeno è la mia opinione.

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  7. A Lumen. Banalità e confusioni. Banalità perché si dice che la vita avrebbe un senso che è quello di cercare di vivere nel modo più piacevole. Di modo che tutti coloro che non avessero una vita piacevole avrebbero una vita senza senso. Confusioni derivanti dal fatto di distinguere tra specie e individuo. Se non ha senso la specie non può avere senso nemmeno l'individuo. E' difficile fare entrare nella testa la mancanza di senso della vita umana. Solo per gli animali non umani la vita ha un senso (come ho scritto a lungo con vari argomenti nel mio libro "Io non volevo nascere")perché non si pongono la domanda "che senso ha la vita?". Coloro che non si pongono questa domanda stanno al livello di animali non umani. Ma non vogliono ammetterlo.

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  8. Se la materia, intesa come nostro corpo fisico, c'è, delle buone ragioni devono esservi: queste ragioni non possono essere ricercate nell'inutile vita di tutti i giorni, nel nostro muoverci come lumache alla ricerca di qualche larva per nutrirci. La vita deve bene avere un senso diverso, una direzione occulta che sfugge alla visione superficiale delle nostre velleità di tutti i giorni, un senso che invece l'essere deve ritrovare. Questo senso può essere nella dimensione occulta del mistero che è dentro di noi, nelle percezioni che ci giungono e ci colpiscono da tutte le parti, e che noi, sordi, non riusciamo a cogliere, a vedere, perché tutto ci acceca. Da quando nasciamo a quando moriamo camminiamo con delle grosse lenti affumicate per non vedere, oppure per guardare solo in una certa direzione. Lenti affumicate dove ci sia al centro solo un piccolo foro, come quando si bardano i cavalli perché guardino diritti: così siamo noi, senza sapere che a destra e a sinistra vi sono altri panorami, altre cose da scorgere, altre cose da guardare.
    Noi non guardiamo perché ci costringono a non guardare nel momento stesso in cui ci dicono: la vita va svolta così, questa è la regola. Se vuoi stare nel mondo devi vivere così! La questione è che noi solo come spiriti, nel mondo non vogliamo starci. Se ci siamo è perché c'è una utilità, una utilità dello spirito. Ma non crediamo all'esistenza di questa interiorità che sopravvive in un modo diverso dopo la morte fisica e quindi non riusciamo a capire a comprendere e a giustificare alcun evento, tutto ci appare senza senso . Manca il paradigma dello spirito. La verità ha molti aspetti ed essa tanto più è profonda tanto più è inaccettabile perché investe l'essere nella sua realtà autentica.

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  9. Che cos'è lo spirito? Data la comune origine di ogni forma di vita perché attribuire lo spirito solo all'uomo e non anche a un insetto? Non ci si vuole arrendere alla casualità della formazione del nostro sistema solare e perciò anche della vita. Se non vi è un fine non vi è nemmeno uno scopo che trascenda la vita. Volgendomi a detra e a manca non si vede lo spirito ma soltanto una mente che non esisterebbe senza il cervello. Il mistero è un termine improprio perché è solo ciò che non conosciamo.

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