mercoledì 9 settembre 2015

GUFI E SOMARI

Mi sono sempre domandato perché gli asini siano stati sempre considerati dei somari, cioè animali stupidi. Vi è da pensare che l'origine di questa maldicenza sia dovuta a dei somari umani, la cui conoscenza del mondo animale fosse pari alla loro ignoranza. E poi la diceria che i gufi siano animali porta sfortuna.  Se lo fossero, ma non lo sono, il grande GUFO in Italia è la "bestia" vera che è Renzi, che ha usato questo termine nei confronti di coloro (come Salvini) che si oppongono alle invasioni che io chiamo barbariche, soprattutto se islamiche. Chi usa il termine "bestia" (che ha un senso dispregiativo) invece di "animale non umano" è la vera bestia. E' proprio vero che molta umanità, quasi tutta, sta sotto il livello dell'animalità, come lo stesso Renzi. Infatti gli animali non umani della stessa specie non si fanno la guerra tra loro, non hanno sete di potere. I predatori uccidono per motivi di sopravvivenza e non per crudeltà come la specie animale umana. 
Ricevo spesso da BAILADOR.ORG (sito animalista) degli articoli dovuti al mio corrispondente  dall'Inghilterra Paolo Ricci o ad altri con lui in corrispondenza. Dal movimento antispecista ho ricevuto una lettera indirizzata al GUFO e SOMARO Renzi, usando questi termini nel senso errato in cui li usa questa sciagura che ci sgoverna per sete di potere, essendo egli un subanimale. Purtroppo sono costretto a riportare anche il termine "presidente" che questo subanimale, attorniato da tutti i suoi leccaculo aventi come fine solo la conservazione del potere, non si merita.   

Egregio Presidente,

il 17 aprile 2014 Le inviai una lettera a proposito dell’appellativo di ‘gufi’ da Lei usato verso quanti criticavano certe sue iniziative in campo economico, e un mese prima, il 17 marzo, a proposito dell’utilizzo da Lei fatto del termine ‘somari’, in occasione della Sua visita in Germania, per indicare (si presuppone) che gli italiani (o perlomeno il Governo che lei presiede) non sono ‘allievi’ che non imparano la ‘lezione’. Oggi mi ripeto per la terza volta, a distanza di più di un anno, in occasione del termie ‘bestie’ usato per indicare gli umani che non accolgono i rifugiati, o i ‘migranti’, come vengono chiamati quanti per ragioni politiche, economiche o belliche fuggono dai loro paesi d’origine per trovare ricovero altrove. Il lessico che Lei disinvoltamente e  volontariamente usa a tutto campo per identificare i cattivi comportamenti degli animali umani come tipici degli  animali non umani dimostra purtroppo una radicata zoofobia. Questa non può non derivare da un’altrettanto radicata cultura non propriamente ‘moderna’. Nei così detti ‘bestiari’ di origine medievale, infatti, venivano rappresentate le immagini e le caratteristiche (in genere negative) delle altre specie, con commenti moralistici e riferimenti biblici. All’epoca, per analogia si tendeva ad attribuire a vizi e crimini umani origini ‘animalesche’, nel vano tentativo di dimostrare che l’irrazionalità e la perversione non sono caratteristiche umane, ma delle ‘bestie’.
Cosa ben lontana dalla realtà, quant’è vero che negli umani si possono riscontare, in assai maggior misura che negli altri animali, comportamenti aberranti, e i più efferati delitti, per non parlare di guerre, torture, stupri e molto altro. I bestiari medievali che si sfogliano da bambini possono però al momento generare un senso di ripugnanza per le così dette ‘bestie’, e tale sentimento può rimanere impresso nella mente ove successivamente non si apprenda, tramite lo studio, quanto ci sia di falso in tali credenze. 
Non mi ripeto per quanto ricordato nelle precedenti lettere a proposito dei gufi, considerati simbolo di saggezza in molti paesi, ma aborriti come ripugnanti da alcune religioni, né a proposito dei somari, considerati ignoranti (chi ha diffusa tale idea lo era certo più di loro, ..) e usati nell’antichità solo come mezzi di locomozione (vedi nel Vangelo), mentre oggi è riconosciuta la loro intelligenza e la loro empatia verso gli umani.
Resta il fatto che il riferirsi ad animali non umani per indicare comportamenti abominevoli  nasce da credenze religiose che vedono in essi il simbolo del male, ed è non solo indice di assoluta non conoscenza dell’etologia, ma di una mentalità zoofoba. Citare vizi e i crimini umani come tipici degli altri animali, usando espressioni che li denigrano, contribuisce inoltre a radicare nelle popolazioni l’odio e la paura per il “diverso” (rifugiati e/o migranti inclusi), motivandone il rifiuto. Tali espressioni sono inoltre offensive dei “sentimenti dell’uomo per gli animali” tutelati (al posto dei diretti interessati) dalla legge sui maltrattamenti n. 189 del 2004.
Mi ero augurato, dopo le precedenti lettere, che Lei riflettesse sulle conseguenze dell’utilizzo disinvolto di tali similitudini (considerata la diffusione che le Sue parole hanno per effetto dei  media) specialmente per quanto riguarda l’educazione dei bambini, che non dovrebbe essere influenzata da credenze e luoghi comuni appartenenti ad un oscurantismo culturale ormai superato. E me lo auguro ancora, sebbene abbia ormai perso la speranza che Lei possa modificare il suo linguaggio.     

Cordiali saluti
Movimento Antispecista                                                       IMM_MOV_firma_paint
ma@movimentoantispecista.org                                             (Massimo Terrile)
www.movimentoantispecista.org
Via Principale, 11
Correzzana (MB)

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