Ha detto che Dio esiste perché esiste un disegno intelligente della
natura. E ha fatto un esempio: vedo un auto prototipo e chiedo: chi l'ha
costruita? Se mi sento dire che si è costruita da sé debbo considerare
che l'autore della risposta sia un pazzo.
O Bocelli, anni fa andai al
teatro lirico di Cagliari per ascoltare te e non la Boheme di Puccini in
cui cantavi. E ti applaudii calorosamente. Ma fai il tenore e non il
filosofo, ché non è il tuo mestiere, così eviti di dire stronzate.
Infatti hai aggiunto anche che Dio è bene e che bisogna saper trarre il
bene anche dalla sofferenza. Che tu l'abbia saputo trarre anche dalla
tua cecità è un fatto. Disgrazia che ti è capitata da bambino per la
violenza di una pallonata in faccia. Ma come si giustifica il male in
natura se Dio è bene? Il catechismo della Chiesa dice che Dio non vuole
il male ma lo tollera per lasciar libere le creature, sapendo poi trarre
il bene anche dal male. Dunque non hai fatto altro che ripetere il
Catechismo. Ma in questo caso si tratta di un male morale e non fisico.
Perché esistono migliaia di malattie? Come si può conciliare con il
fatto che vi sia un disegno intelligente della natura? E per questo ti
sei riparato dietro la conoscenza del prolifico autore di molti libri di
cosmologia Paul Davies, che ben conosco e ho anche citato in passato in
un mio libro trattante argomenti di biologia evoluzionistica. Ad ogni
buon conto Davies ha sempre evitato da cosmologo di evitare termini come
"bene" e "male". Ma per te che usi questi termini il disegno
intelligente dovrebbe escludere il male FISICO. Quello morale è un altra
cosa, che riguarda solo l'uomo. E invece il male FISICO esiste. E se
esiste il disegno intelligente non è poi tanto intelligente. Il fatto è
che questo disegno è sostanzialmente antiscientifico: e il motivo è
semplice. Tutta l'evoluzione, sin dalla formazione dell'Universo
visibile (che non è unico ma parte del pluriverso) sino al nostro sistema solare, è frutto
della casualità, che ha inciso successivamente anche sull'origine della
vita. Sono occorsi circa 3 miliardi di anni per passare casualmente
dalla cellula procariotica (dei batteri e delle alghe azzurre) alla
cellula eucariotica (vegetale e animale, simbiosi casuale di cellule
procariotiche), senza la quale non vi sarebbe stata l'evoluzione
biologica a partire da una COMUNE ORIGINE di tutte le forme di vita.
Questo è il punto fondamentale. Abbiamo in comune le cellule originarie
di tutte le forme di vita, comprese quelle degli insetti, primi
colonizzatori delle terre emerse. Dunque dal punto di vista scientifico
è obbligo mettere da parte Dio, che sarebbe responsabile di tutte le
imperfezioni della natura, che vengono chiamate mali impropriamente
perché il male FISICO non esiste in natura. Il male è un termine morale
che non fa parte della natura, la quale, per dirla con Nietzsche, è Al
di à del bene e del male. Riferendoci alla medicina si suol dire
impropriamente che il malato è afflitto da un male. Ma allora
bisognerebbe dire che tutta la natura è malata, riferendomi sempre al
male fisico. Il fatto è che il cosiddetto male dal punto di vista della
natura, che non è quello dell'uomo, non esiste. La natura è nata
casualmente passando attraverso errori di duplicazione del DNA e di
trascrizione del DNA nell'RNA. Ma sono proprio questi errori naturali all'origine
di tutte le malattie di natura genetica. Ognuno nasce con un suo
orologio biologico scritto nel DNA. Poi intervengono stili di vita (tra
cui l'alimentazione) che lo possono far peggiorare. Ma torno al punto
fondamentale. Se è unica l'origine di tutte le forme di vita l'uomo non
può pretendere di avere uno statuto ontologico superiore. Sono le
religioni che gli hanno dato la superbia della superiorità ontologica.
Certamente gli altri animali non sono arrivati all'evoluzione del
cervello pari a quello dell'uomo, che tuttavia trova le sue origini
dagli ominidi, o australopiteci. E quando sarebbe nata l'immortalità
dell'anima in tale evoluzione? Domanda rispondere alla quale porta a
risposte scientificamente prive di senso. Un noto studioso di evoluzione
biologica, pur cattolico, Pierre Grassé, ha scritto che è meglio
dimenticarsi di Dio quando si studia l'evoluzione della natura perché se
ne ricaverebbe "un'idea meschina di Dio. Questo essere onnipotente che è
obbligato in ogni momento a rimodellare, a ritoccare la sua opera, si
trova messo in scacco da ostacoli che la sua onniscienza non gli ha
permesso di scorgere. Non è neppure un semidio, è un fantasma di dio,
una deità vaga ad uso e consumo degli scienziati che ragionano di
traverso. Non richiamamoci a Dio in realtà nelle quali egli non ha più
bisogno di intervenire. L'atto creatore, unico, gli è bastato. Più
modesti dei darwinisti noi non pretendiamo di conoscere l'autore di
quella finalità che, nei fatti, va molto al di là della presunta opera
della selezione naturale, dato che noi la troviamo in ogni essere
vivente, a tutti i livelli. La vita si manifesta come legata alla
finalizzazione di un sistema chimico-fisico complesso e strutturato,
fatto che non esclude, nella sua realizzazione, l'approssimazione e il
fallimento. Ben lungi dal sopprimere o dall'eludere il determinismo, la
finalità biologica immanente ne presuppone uno, rigoroso e canalizzato, e
si oppone assolutamente al caso" (L'evoluzione del vivente,
Adelphi 1979, p. 235). Come si vede, il cattolico Grassé è costretto ad
adattare il suo finalismo ad un'idea di Dio ridotto a semidio se lo si
cerca nell'evoluzione naturale. Dio sarebbe intervenuto nel creare la
materia organica che poi si sarebbe evoluta da sé con un finalismo
interno soggetto ad errori e fallimenti. Ma un Dio incapace di una
creazione priva di riconosciuti fallimenti contrasta con l'onnipotenza e
con l'onniscienza divina. Un credente è dunque costretto ad una sorta
di schizofrenia. Da una parte la credenza nella religione cosiddetta
rivelata, dall'altra la necessità di riconoscere che questo Dio non è
affatto né onnipotente né onnisciente.
La soluzione, pur mitologica, ma logica, potrebbe trovarsi in Platone (Timeo). Il Demiurgo non è creatore della materia dal nulla (per i Greci la creazione dal nulla era cosa impensabile). Il Demiurgo è principio ordinatore della materia, che, COETERNA con il Demiurgo, recalcitra di fronte all'opera ordinatrice del Demiurgo, fondata sull'ordine matematico della materia. In secondo luogo, sono le divinità inferiori, create dal Demiurgo, che proseguono l'opera del Demiurgo, che si ferma alla costituzione dell'ordine astronomico. Le divinità inferiori si occupano della nascita della vita sulla Terra. Se si unisce la difficoltà di sottomettere la materia all'ordine al fatto che il Demiurgo non vuole assumersi la responsabilità di una impossibile perfezione della vita sulla Terra e demanda perciò la nascita della vita a divinità inferori, si capisce che per Platone tutti i cosiddetti mali sono dovuti alla materia, di cui il Demiurgo, non onnipotente, non è responsabile. Ha fatto solo il possibile. Ma certamente il Demiurgo platonico non è assimilabile al Dio della Bibbia e del Corano, la cui asserita onnipotenza contrasta con l'imperfezione della natura e di tutti i suoi fallimenti nell'evoluzione biologica, basata sulla casualità delle mutazioni e sulla selezione naturale.
Da notare che nel Genesi (e non nella Genesi come si suol scrivere perché Genesi si riferisce al libro e non alla Genesi) si ha una cattiva traduzione del termine ebraico che corrisponde, non a "creò", ma a "fece" (nel senso di "ordinò"). Anche gli antichi ebrei, orginariamente anch'essi pagani e influenzati dai miti mesopotamici, non concepivano una creazione dal nulla. Seguiamo le prime righe del Genesi.
1,1 In principio Dio creò il cielo e la terra. 2 La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
3 Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. 4 Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalleon Filone tenebre 5 e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
Come si vede, bisogna far concordare 1,1 con 2, dove si dice che la terra era informe e deserta. Dunque esisteva già prima della asserita creazione. L'opera della "creazione" è un'opera consistente nell'ordinare la materia già esistente traendola dal caos (termine già presente nelle mitologie mesopotamiche). Da notare le frasi prive di senso che non si trovano nemmeno nelle antiche mitologie: "Sia la luce! E la luce fu, etc". Come se la luce potesse essere indipendente dal sole. Infatti solo in 14 si introduce il riferimento al sole, ma dopo la formazione dei mari, delle terre con vegetazione. Il che era privo di senso anche nell'antichità giacché si riconosceva che era il sole l'origine della luce e della vita.
Solo con Filone Alessandrino, filosofo ebreo vissuto sempre in Alessandria d'Egitto e che non mise mai piede in Palestina, ritenuto eretico dagli ebrei credenti, si introdusse l'idea della creazione dal nulla. I cristiani ripresero da Filone (m. nel 27 d. C.) l'idea di creazione dal nulla.
La soluzione, pur mitologica, ma logica, potrebbe trovarsi in Platone (Timeo). Il Demiurgo non è creatore della materia dal nulla (per i Greci la creazione dal nulla era cosa impensabile). Il Demiurgo è principio ordinatore della materia, che, COETERNA con il Demiurgo, recalcitra di fronte all'opera ordinatrice del Demiurgo, fondata sull'ordine matematico della materia. In secondo luogo, sono le divinità inferiori, create dal Demiurgo, che proseguono l'opera del Demiurgo, che si ferma alla costituzione dell'ordine astronomico. Le divinità inferiori si occupano della nascita della vita sulla Terra. Se si unisce la difficoltà di sottomettere la materia all'ordine al fatto che il Demiurgo non vuole assumersi la responsabilità di una impossibile perfezione della vita sulla Terra e demanda perciò la nascita della vita a divinità inferori, si capisce che per Platone tutti i cosiddetti mali sono dovuti alla materia, di cui il Demiurgo, non onnipotente, non è responsabile. Ha fatto solo il possibile. Ma certamente il Demiurgo platonico non è assimilabile al Dio della Bibbia e del Corano, la cui asserita onnipotenza contrasta con l'imperfezione della natura e di tutti i suoi fallimenti nell'evoluzione biologica, basata sulla casualità delle mutazioni e sulla selezione naturale.
Da notare che nel Genesi (e non nella Genesi come si suol scrivere perché Genesi si riferisce al libro e non alla Genesi) si ha una cattiva traduzione del termine ebraico che corrisponde, non a "creò", ma a "fece" (nel senso di "ordinò"). Anche gli antichi ebrei, orginariamente anch'essi pagani e influenzati dai miti mesopotamici, non concepivano una creazione dal nulla. Seguiamo le prime righe del Genesi.
1,1 In principio Dio creò il cielo e la terra. 2 La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
3 Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. 4 Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalleon Filone tenebre 5 e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
Come si vede, bisogna far concordare 1,1 con 2, dove si dice che la terra era informe e deserta. Dunque esisteva già prima della asserita creazione. L'opera della "creazione" è un'opera consistente nell'ordinare la materia già esistente traendola dal caos (termine già presente nelle mitologie mesopotamiche). Da notare le frasi prive di senso che non si trovano nemmeno nelle antiche mitologie: "Sia la luce! E la luce fu, etc". Come se la luce potesse essere indipendente dal sole. Infatti solo in 14 si introduce il riferimento al sole, ma dopo la formazione dei mari, delle terre con vegetazione. Il che era privo di senso anche nell'antichità giacché si riconosceva che era il sole l'origine della luce e della vita.
Solo con Filone Alessandrino, filosofo ebreo vissuto sempre in Alessandria d'Egitto e che non mise mai piede in Palestina, ritenuto eretico dagli ebrei credenti, si introdusse l'idea della creazione dal nulla. I cristiani ripresero da Filone (m. nel 27 d. C.) l'idea di creazione dal nulla.
Buonasera professore, la stimo molto . Volevo sapere cosa pensa di quello che ha detto Marco Travaglio questa sera alla trasmissione otto e mezzo su la7
RispondiEliminaTravaglio spesso dice cose giuste. Ma crede di integrare i musulmani facendone una questione economica e culturale. Ha detto che bisogna offrire loro i nostri valori. Qui non si tratta di una questione economica. Se gli islamici in Occidente non sono integrati economicamente e culturalmente non è colpa nostra ma colpa loro perché per migliorare dovrebbero rinunciare al Corano, che è l'unica causa della loro inferiorità sotto ogni aspetto.Dovrebbero quanto meno accettare la separazione tra religione e Stato laico. Il che è impossibile per chi non può avere cervello se crede in quel libro di merda, la più grande disgrazia della storia.Mi riprometto di scrivere su ciò che ha detto il novantenne Scalfari neoteologo confusionario.
RispondiEliminaGrazie mille per la risposta, mi insegna sempre qualcosa!
EliminaMa mi scusi, caro professore, ma non è possibile che Dio esista davvero ma sia l'opposto di misericordioso, cioè malvagio? In fondo è possibile che volutamente abbia creato un mondo in cui il più forte schiaccia il più debole, in cui l'evoluzione è governata dal male (errore del DNA che produce male), in cui la morte regola la stessa vita. Le sembra così illogico?
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