domenica 8 novembre 2015

NON DATE L'8 PER MILLE ALLA CHIESA CATTOLICA. DATELA AI BUDDISTI ANCHE SE NON LO SIETE. ECCO PERCHE'

Purtroppo il governo Craxi nella revisione dei Patti Lateranensi a metà degli anni '80 incluse l'8 per mille per finanziare la Chiesa cattolica. In alteranativa lo si può dare allo Stato ma anche ad altre organizzazioni religiose. Impossibile darlo agli islamici perché questi fortunatamente non hanno un'organizzazione unitaria con cui farsi rappresentare da questo Stato di merda. Se sul quadratino corrispondente  non viene messa crocetta l'8 per mille viene distribuito proporzionalmente a tutte le organizzazioni religiose e allo Stato in base alle preferenze avute, e naturalmente la Chiesa cattolica anche in questo caso si prende la fetta più grossa. Purtroppo non vi è via di scampo: se non scegli ci pensa questo Stato di merda a scegliere per te. Chi non volesse darlo ad alcuno dovrebbe avere il diritto di tenersi in tasca l'8 per mille. Supponiamo che uno dia l'8 per mille allo Stato. Egli lo dà a tutti ma senza avere alcun ritorno da quelli che lo danno alla Chiesa cattolica o ad altre organizzazioni religiose (come la Chiesa valdese). L'art. 7 della Costituzione (che ha assorbito scelleratamente i Patti Lateranensi anche grazie al comunista Togliatti, pur con il voto contrario del partito socialista di Nenni) deve essere ritenuto in contrasto con il primo comma dello stesso art. 7 ("Lo Stato e la Chiesa cattolica, ciascuno nel proprio ordine, sono indipendenti e sovrani"). Dove sta la separazione tra Stato e Chiesa con l'inclusione dei Patti Lateranensi voluti da Mussolini, che tuttavia con gli stessi Patti escluse il mantenimento della Chiesa cattolica con i soldi dei contribuenti? La Chiesa cattolica, come ogni altra organizzazione religiosa, dovrebbe chiedere direttamente ai suoi fedeli di scomodarsi inviando privatamente dei contributi al suo finanziamento. Allora si vedrebbe quanti siano i veri cattolici in Italia.  
Dal mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica. 

Un deficiente di chiara fama che risponde al nome di Gustavo Zagrebelsky, che è presidente emerito  della Corte Costituzionale, fu estensore il 20 settembre del 2000 di una sentenza pazzesca.
Il codice penale italiano considera reato l’offesa alla religione cattolica. Ma la sentenza dello Zagrebelsky, per una male intesa par condicio, ha considerato incostituzionale l’articolo 404 del codice penale e, riconoscendo eguale dignità a tutte le religioni, ha ritenuto reato l’offesa a qualsiasi religione, rinforzando così la totale sconsideratezza del legislatore di uno Stato che si dichiara laico. Né il legislatore né i giudici della Corte hanno capito la gravità di ciò. Infatti il reato di offesa dovrebbe comportare l’intromissione dello Stato nei contenuti della religione per stabilire se essi meritino di pretendere il rispetto da parte dei non credenti. Diversamente lo Stato dovrebbe ritenere reato anche l’offesa nei riguardi, se non dei seguaci di una setta satanica, degli animisti, dei buddisti (per offese a Buddha), degli induisti (per offesa alla trinità indiana, anche se si trattasse della seconda persona, Visnù, dio della distruzione o per offesa alla dea sanguinaria Kalì), etc. Dovrebbe dunque ritenere reato anche offendere una divinità ritenuta pagana in Occidente. Di fatto lo Stato, pur non potendo avere alcuna competenza riguardo ai contenuti e ai culti di una religione, ha indebitamente e gravemente compromesso la sua laicità riconoscendola soltanto verbalmente, ma negandola giuridicamente con lo scopo di tutelare i seguaci delle tre religioni monoteistiche, giudaica, cristiana ed islamica per convenienza politica, prescindendo dai loro contenuti, in merito ai quali, d’altra parte, non può entrare se non restaurando un cesaropapismo o una commistione tra Chiesa e Stato di medievale memoria, pur contro la citata dottrina di papa Gelasio, che dichiarò la separazione tra interessi secolari e interessi religiosi. L’aspetto ancor più grave dello scellerata tutela giuridica delle credenze religiose è che lo Stato, per la totale incoscienza di legislatori e di giudici della Corte, ha in tal modo recepito nella sua legislazione il pericoloso concetto di “sacro”, che non può far parte di un ordinamento giuridico, se non in uno Stato teocratico, al quale lo Stato italiano è si avvicinato con la suddetta norma del codice penale e della sentenza della Corte, prefigurando il reato di offesa alla religione e salvaguardando la forza del numero dei credenti invece che il diritto. Come se fosse il numero a fare il diritto e non la ragione.
La conseguenza ulteriore è che lo Stato si è assunto il compito di difendere i dogmi religiosi, trascurando il fatto che in tal modo esso stesso, dal punto di vista del cittadino non credente, promuove “l’abuso della credulità popolare” che è anch’esso un reato ai sensi dell’art. 661 C.P. Non si può negare, infatti, che per il cittadino non credente - che non può essere discriminato - rientra nella credulità popolare il credere che le cosiddette sacre scritture siano ispirate da Dio, e che dunque sia vero che Gesù sia figlio di Dio, nato da una vergine, concepito con lo Spirito Santo, sia morto e risorto perché il Padre volle la macellazione del figlio per cancellare il peccato originale. Come per il non credente rientra nella credulità popolare il credere che Maometto sia profeta di Allah, che gli avrebbe dettato il Corano e che, da una piazza di Gerusalemme, l’avrebbe portato, ancora in vita, in paradiso, anche con il suo cavallo bianco, perché avesse conoscenza di come era fatto e lo potesse descrivere nel Corano. Come per il non credente rientra nella credulità popolare il credere che il dio ebraico abbia consegnato a Mosè le tavole in pietra dei dieci comandamenti sul Sinai e non li abbia invece scolpiti lo stesso Mosè, per altro mai esistito secondo la più accreditata esegesi biblica. Se per il non credente tutti questi racconti non possono che essere imposture sul piano storico, ebbene, lo Stato si fa pedagogo pretendendo di difendere le imposture e di condannare chi ironizza contro di esse accusandolo di oltraggio alla religione e trascurando il fatto che troppi oltraggi ancora il non credente è costretto a subire, per esempio nel campo della bioetica, a causa delle credenze religiose. Per tacere delle persecuzioni passate e presenti, nonché dei conflitti mai spenti tra le religioni che lo Stato alimenta riconoscendo ad esse dignità morale, ignorando che esso stesso si autodistruggerebbe, come scrisse Hegel (Scritti teologici giovanili), se i precetti dei Vangeli fossero applicati alla lettera, perché sarebbe la morte del diritto e della società civile. Figuriamoci se venissero applicate tutte le norme della Torah e del Corano, compresa quella che prescrive la lapidazione degli adulteri. Oggi l’autore del Corano sarebbe perseguibile secondo il codice penale per istigazione alla violenza, sino all'omicidio di massa. Non si può, infatti, prescindere dal fatto che il Corano, essendo una istigazione alla violenza, anche come metodo politico, sia in contrasto con l’ordinamento giuridico fondato su una Costituzione liberale. Questi sono i contenuti che i tartufi della Corte costituzionale hanno difeso equiparando di fatto i Vangeli al Corano.
Ma vi è di più. La gravità della sentenza degli zombi della Corte costituzionale, che hanno ormai perso la testa – e che non hanno avuto, invece, alcunché da obiettare di fronte all’eccezione della “macellazione rituale” ebraico-islamica nei mattatoi, perché per gli animali non varrebbe la par condicio - si rende evidente nell’avere equiparato tutte le religioni a causa dell’ignoranza che questi zombi hanno delle radici greco-romano-cristiane del diritto in Occidente, e dunque nell’avere misconosciuto che il cristianesimo è l’unica religione che, al di là dei suoi dogmi, ha traghettato sino ai giorni nostri quel diritto naturale che, pur ancora inteso antropocentricamente dal cristianesimo, è ignorato da tutte le altre religioni, oltre che dalla filosofia dopo il ‘700, mentre rimane a fondamento della tradizione giuridica occidentale, che con la sentenza della Corte è stata calpestata in nome di un non dichiarato relativismo culturale, ormai di moda, dei valori morali che, sostituendosi alla metacultura del diritto naturale, non può che perpetuare i conflitti religiosi. “La politica dovrebbe essere basata sulla conoscenza…Ma purtroppo la scienza è ampiamente sottovalutata. Credo che un motivo sia il familiare flagello del relativismo…A peggiorare le cose vi è il fatto che questo atteggiamento tende a essere considerato liberale e aperto. La scienza finisce così per essere vista come autoritaria e trionfalista”. 1 Così lo Stato stesso impone la dittatura del relativismo e alimenta la scissione tra credenze religiose, tutte di origine antropomorfica, e conoscenza scientifica promuovendo la schizofrenia come comportamento normale. Per i tartufoni della Corte costituzionale dovrebbero valere le considerazioni già citate dei giusnaturalisti cristiani Pufendorf (XVII sec.) e Montesquieu (XVIII sec.), che, sulla base del diritto naturale, ritenuto valido indipendentemente dall’esistenza di Dio, giustificavano anche il diritto alla bestemmia e all’offesa alla divinità. Pertanto questi tartufoni non possono rivalersi se non pretendono di essere superiori a Dio. E il credente non deve sentirsi offeso per offese a Dio, facendosi suo avvocato, perché Dio, se esiste, saprebbe difendersi da solo, e credere che abbia bisogno di essere difeso dagli uomini significa ridicolizzarlo.
E’ evidente che la soluzione può consistere unicamente, da parte dello Stato, nell’ignorare tutte le religioni, e vietare quei comportamenti che, in contrasto con le sue leggi, derivino da pratiche religiose, come aveva insegnato Spinoza (Trattato teologico-politico, cap. XIX) distinguendo il culto interno (di cui lo Stato non deve occuparsi) da quello esterno, che può contrastare con le leggi dello Stato.
1 Helena Cronin, Comprendere la natura, in I nuovi umanisti (a cura di John Brockman), 2003, Garzanti 2005, p. 62.

1 commento:

  1. I Buddisti della Soka Gakkai non sono meglio della Chiesa Cattolica. E non sono nemmeno vegetariani. Meglio dare i soldi all'UBI, se proprio non si può evitare.

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