venerdì 1 luglio 2016

GLI ALIENI, DI INTELLIGENZA SUPERIORE RISPETTO A QUELLA UMANA, HANNO IL DIRITTO DI MANGIARCI


E' evidente che gli alieni che giungessero sulla Terra avrebbero un'intelligenza nettamente superiore rispetto a quella umana. L'uomo non potrà mai uscire dal sistema solare. Il pianeta più simile alla Terra, solo ipoteticamente abitabile, dista ben 500 anni luce. E' matematicamente certo che l'uomo sarà per sempre costretto a vivere nella gabbia del sistema solare. Perciò degli alieni che fossero capaci di venire sulla Terra avrebbero una conoscenza scientifica e tecnologica incomparabilmente superiore a quella umana. Una differenza che sarebbe assai maggiore di quella che vi è tra l'uomo è l'animale più intelligente dopo l'uomo. Si suppone che debba trovarsi tra le scimmie antropomorfe, che hanno la maggiore comunanza con l'uomo per quasi totale identità del DNA. E' questo l'argomento impiegato da Robert Nozick per demolire qualsiasi concezione antropocentrica in base al diritto naturale. Se l'uomo si ritiene superiore a tutte le altre specie e per questo si ritiene in diritto di schiavizzarle e di mangiarle, allora per lo stesso motivo gli alieni avrebbero il diritto di venire sulla Terra e di mangiare carne umana se scoprissero che fosse molto gradita al loro palato.       
 Robert Nozick è l'unico filosofo contemporaneo per cui abbia avuto rispetto avendo coerentemente impiegato il concetto di diritto naturale sia per spiegare i fondamenti (pur non rispettati nella storia) della nascita di uno Stato sia per avere con ulteriore coerenza esteso il diritto naturale a tutti gli animali. Egli è una sorta di oasi nel deserto della filosofia contemporanea. Morì prematuramente (1938-2002). La sua opera principale (Anarchia, Stato e Utopia, 1974) rimane come antidoto ad ogni concezione convenzionalistica e storicistica del diritto. La sua opera fu una dura risposta al contrattualismo e al convenzionalismo del suo collega di Università John Rawls, immeritatamente più noto tra i filosofi per il suo libro Una teoria della giustizia (1971), che fece scorrere fiumi di inchiostro tra i filosofi, come invece non li fece scorrere Nozick, forse perché la sua opera era di più difficile lettura. 


Se esistono i diritti fondamentali degli uomini, considerati come individui, tali diritti, in quanto naturali, non possono essere soltanto umani.

   Non vi è da meravigliarsi che nel mare del soggettivismo, del pluralismo e del relativismo della filosofia contemporanea soltanto Robert Nozick, tra i filosofi che non si siano in modo specifico dedicati alla questione dei diritti animali,[1] abbia sostenuto, nel proporre un modello di spiegazione dell’origine della società, il diritto naturale, estendendolo coerentemente agli animali non umani, anche se ne tratta in poche pagine dell’opera principale Anarchia, Stato e utopia, 1974). Tale diritto consegue coerentemente dall’avere superato i vincoli morali, e perciò antropocentrici, del diritto. Scrive Nozick: “ Se ci fossero esseri provenienti da un’altra galassia e se stessero rispetto a noi nella posizione in cui stiamo di solito rispetto agli animali, questi esseri sarebbero giustificati a trattarci come mezzi alla maniera utilitaristica? Gli organismi sono forse collocati su una scala ascendente, in modo che uno qualsiasi di essi può essere sacrificato o fatto soffrire perché quelli che non sono più in basso nella scala conseguano un maggior vantaggio totale? ...Questi esseri proclamano che noi possiamo essere sacrificati per il loro benessere...Le nostre dottrine morali permettono il nostro sacrificio a profitto delle superiori capacità di questi esseri? ...Le conseguenze non riguardano unicamente la questione se esseri superiori possano sacrificarci a loro vantaggio. Riguardano anche la questione  di quel che noi dovremmo fare”.[2] Osserva Nozick che non è possibile ammettere che abbia significato soltanto la vita di coloro che siano capaci di regolare la propria vita secondo un piano globale per darle un significato. Si potrebbe infatti sostituire all’espressione “significato della vita” il termine “felicità”. Non è infatti un imperativo categorico pretendere che la vita umana debba avere un significato. Non si può dunque pretendere che sia la qualità di esperienza di vita a stabilire i limiti di ciò che l’uomo può fare agli animali. Quanto all’argomento secondo cui, se gli uomini non mangiassero animali, questi non verrebbero fatti nascere, ed è sempre meglio vivere, anche se poco, piuttosto che non nascere, Nozick osserva che, se fosse valido l’argomento per gli animali non umani, allora in uno Stato che imponesse limiti demografici una coppia che avesse superato il limite stabilito di figli farebbe bene a farne nascere altri per poi sacrificarli per qualche uso gastronomico giunto che fosse ad una certa età. “Si supponga che mangiare animali non sia necessario alla salute...Quindi il vantaggio di mangiare animali sta nei piaceri del palato...Il problema è questo: questo piacere, o piuttosto l’aggiunta marginale a questo piacere, supera in valore il valore morale che si deve dare alle vite e alle sofferenze degli animali? Stabilito che gli animali devono contare qualche cosa, il vantaggio supplementare ottenuto mangiandoli al posto di prodotti non animali è maggiore del costo morale?...Potremmo esaminare il caso della caccia, in cui suppongo che non sia giusto inseguire e uccidere animali per puro divertimento”.[3]

   Condannata in proposito qualsiasi concezione utilitaristica, che giustificherebbe il rispetto degli animali non umani sulla base della considerazione che anche gli animali non umani hanno interessi, per cui la felicità totale deve essere calcolata considerando tutti i viventi, Nozick precisa che gli animali non umani non possono essere impiegati o sacrificati per il vantaggio umano, né è mai stato dimostrato che mangiare carne sia necessario alla salute e non dipenda piuttosto da una questione di palato. Ogni concezione etica dei diritti presuppone una differenza radicale tra gli uomini e gli altri animali. Ma la questione, come disse già Jeremy Bentham, non è se gli animali non umani siano capaci di parlare, ma se siano capaci di soffrire. Pertanto nello Stato minimo di Nozick la libertà e i diritti naturali non sono limitati agli esseri umani.[4]
   
[1] Se si prescinde dall’ambito specifico della teoria dei diritti degli animali, in cui emergono i nomi di Tom Regan (statunitense), autore di Diritti animali (1983, Garzanti 1990)  e Peter Singer (australiano), autore di Liberazione animale (1975, L.A.V. 1986) e di Etica pratica (1979, Liguori 1989). Il primo fa riferimento al diritto naturale mentre il secondo ad una concezione utilitaristica.  

[2] Anarchia, Stato e utopia (1974), Le Monnier 1981, pp.48 sgg.

[3] Ibid., p.39.


[4] Ibid., pp. 38-41.

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