Il titolo è in parte errato. In verità Dio non è morto perché non può esistere. Ma ho voluto rifarmi ad una famosa espressione di Nietzsche (La gaia scienza), che aggiunge: "e noi l'abbiamo ucciso". Voleva così dire che finivano tutti i valori morali fondati sul cristianesimo. Dovevano essere trovati nuovi valori morali per evitare il nichilismo. E qui Nietzsche sbagliò tutto. Egli pensò che, venendo a mancare i vecchi valori morali, fosse necessario inventarne di nuovi sostituendo a Dio il superuomo, una umanità superiore con una guida elitaria. Sulla base di questa concezione il nazismo credette di trovare in Nietzsche la sua guida morale. Ma Nietzsche non fu mai un antisemita. Fu sfruttato dal nazismo contro le sue intenzioni. Non si trova in Nietzsche una sola frase in cui si dica che il popolo tedesco rappresentasse una umanità superiore. Anzi, vi sono alcuni passi in cui Nietzsche appare preferire i francesi ai tedeschi. Se un filosofo può essere usato per fini contrari al suo pensiero vuol dire che il suo stesso pensiero è lacunoso e contraddittorio. Infatti Nietzsche non fu mai un pensatore sistematico. Libri pieni di aforismi, spesso contrastanti tra loro. Abituato a studiare filosofi sistematici trovai una grande fatica a leggere tutto Nietzsche. Ritengo che i suoi migliori scritti siano quelli giovanili quando faceva il filologo e analizzava il pensiero dei filosofi presocratici. Rimane famosa tra gli studiosi la sua interpretazione di un oscuro frammento di Anassimandro, che ha poi fatto scorrere fiumi di interpretazioni, tra cui quella di Heidegger. Benché molto criticata dagli storici della filosofia per la tesi in essa sostenuta La nascita della tragedia fu per me una illuminazione nel contrapporre lo spirito dionisiaco a quello apollineo in una dialettica trai due spiriti come fonte ispiratrice della tragedia greca. Ritengo che la sua migliore opera sia Genealogia della morale, anche perché un'opera che porta avanti un'esposizione discorsiva senza aforismi. Seguì l'Anticristo, con titolo sbagliato perché il bersaglio di Nietzsche non è Gesù - a cui riconosce un insegnamento morale e una coerenza che lo indusse ad accettare la morte in croce - ma Saulo (S. Paolo), il ciandàla (il miserabile, come lo definisce Nietzsche) per essersi inventato la resurrezione di Gesù con l'unico scopo di costituire una setta di cristiani con cui vendicare la morte dell'ebreo Gesù "appiccando un grande incendio". Dove? Nell'impero romano. E la storia ci dice che vi riuscì. Perché Nietzsche sbagliò tutto? Perché credette che, morti i valori morali del cristianesimo, non vi fosse più alcun riferimento obiettivo che potesse contrastare il nichilismo se non inventando nuovi valori morali fuori del cristianesimo. Non pensò mai che anche i nuovi valori morali non si sarebbero potuti mai sottrarre al relativismo. "Non si uscirà mai dalla lotta mortale tra valori morali" (famosa frase di Max Weber). La storia ci ha insegnato che sono sempre prevalsi sempre i valori morali dei vincitori. Come uscire dal relativismo? Nietzsche, che, pure, aveva un occhio ben attento alla natura, vide in essa solo un caos, considerò la scienza come una costruzione artificiale fatta dalla mente degli scienziati. Ma se avesse riflettuto meglio su di essa avrebbe ben capito dalla stessa natura che in essa non vige la legge del più forte. Nel medesimo errore caddero nel '600 Hobbes e Spinoza. Tutti o quasi tutti ricordano la famosa espressione di Hobbes "homo homini lupus". L'uomo è un lupo per l'altro uomo. Hobbes credette di degradare l'uomo (nello stato di natura) alla natura di un lupo, nel senso che vi fosse una naturale inimicizia tra gli uomini nello stato di natura, prima della nascita delle leggi di uno Stato. Il diritto nello stato di natura (scrissero Hobbes e Spinoza) si estende sin dove si estende la forza. Ha sempre ragione chi è più forte. E questo principio, se pur sostituito dalle leggi di uno Stato, sarebbe rimasto valido nel rapporto tra vari Stati. Da qui la giustificazione delle guerre. Tutti questi discorsi sono falsi perché fondati sul diritto naturale inteso come diritto del più forte. Anche grandi filosofi come quelli citati sono caduti malamente in questa errata identificazione del diritto naturale con il diritto del più forte. Poiché i filosofi hanno considerato superficialmente la catena naturale preda-predatore sono giunti alla conclusione che in natura vigesse il diritto del più forte. FALSO! FALSO! FALSO! Io non passerò alla storia come Hobbes, Spinoza e Nietzsche, ma è da tutta la vita che ho scritto e vado scrivendo che in natura non esiste se non erroneamente il diritto naturale come diritto del più forte. Il lupo è migliore dell'uomo perché all'interno di un branco di lupi esiste una gerarchia ed una coesistenza pacifica che fa sì che nessun lupo ammazzi un altro lupo. La fallaccia dei filosofi citati è nata dall'avere confuso i rapporti intraspecifici con quelli interspecifici (tra diverse specie, in cui esiste il rapporto preda-predatore). E così si è pensato che allo stesso modo dei rapporti interspecifici si dovesse giustificare una naturale violenza all'interno della specie homo. Questa violenza intraspefica dell'uomo non è naturale ma culturale. L'uomo ha introdotto la violenza all'interno della sua specie quando ha incominciato a sviluppare diverse culture (a iniziare da quelle religiose), che sono nate ponendosi in contrasto fra loro. Gli animali non hanno culture se non in senso improprio. Se i citati filosofi avessero capito che il diritto naturale solo apparentemente è diritto della forza perché questo principio è l'attuazione del diritto naturale alla sopravvivenza avrebbero capito che il predatore usa il diritto della forza in funzione del diritto alla sopravvivenza, e non il contrario. Il predatore non uccide per il piacere di uccidere, per far valere il principio della forza, ma usa la forza per sopravvivere. Se non lo usasse morirebbe di fame. Questo mi è sembrato sempre così evidente che mi è sempre sembrato di avere scoperto l'acqua calda. Ma purtroppo nemmeno grandi filosofi sono riusciti a scoprire questa acqua calda, cadendo così in affermazioni del tutto erronee, per salvarsi dalle quali si sono poi appellati ai valori morali. Sostituendo così ai loro errori un male peggiore che sono i valori morali, portanti irrimediabilmente al relativismo e al nichilismo. Da cui ci si può salvare solo riconoscendo che in natura esiste un diritto naturale inteso come diritto all'autoconservazione e non come diritto della forza, che è solo un mezzo per attuare il diritto all'autoconservazione, che include anche il diritto alla legittima difesa.
DIO NON E' MAI MORTO PERCHE' NON E'MAI ESISTITO. E' invece la Terra che è viva. E lo dimostrano i terremoti. Se la Terra fosse un pianeta morto non esisterebbero i terremoti. La Terra è viva perché dopo circa 4 miliardi di anni (dalla formazione del sistema solare) il suo sottosuolo (che al centro conserva quel fuoco originario che poi andò solidificandosi nei milioni di anni negli strati superiori) è ancora sottoposto a vari e frequenti stadi di assestamento tra le diverse placche che entrano in contrasto fra loro. E ciò esclude un disegno intelligente della natura. I terremoti dimostrano che Dio non esiste. Mi fanno pena coloro che continuano a pregare di fronte alle macerie di una chiesa distrutta dal terremoto. Gente incapace di riflettere. Tanta è la disperazione umana da indurre i credenti a continuare a credere per non arrendersi al pensiero del nulla dopo la morte.
professore,
RispondiEliminac'è una spiegazione razionale. gli appennini nascono - come tutte le montagne - dallo "scontro" tra due placche. lì c'è una faglia, e si muove. "terrae motus" dicevano i latini.
esiste poi tutta una interpretazione spiritistica, che va dalla new age fino alle chiese evangeliche e ai mormoni. bè, questa è un'altra storia !
saluti,
marco
Il problema non sono i filosofi ma coloro che attingono energia non consona alla filosofia..siamo completmente succubi di questi personaggi che si arrogano il diritto e il volere di una ragione che vive sugli specchi...io dormo da solo ed è un bel divenire ragionare con i sogni.
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