In questi giorni non riesco a
commuovermi per la strage di Berlino. Come per tutte le precedenti stragi messe
in atto dagli invasati malati di mente che sono gli islamici. Sono la
conseguenza di un'Europa malata che si sta votando al suicidio con l'ideologia
della società multiculturale e multirazziale. L'hanno voluta? Ne subiscano le
conseguenze. Oggi abbiamo uno sgoverno fotocopia succeduto a quello del BOMBA,
uno sgoverno che si vanta di avere eliminato un autentico esponente del vero
islamismo. Nessuno ha spiegato come questo vero islamico sia riuscito a
superare il confine della Germania per entrare in Francia e poi abbia superato
il confine della Francia per rientrare in Italia. Ma non esistono controlli dei
documenti ai confini? MISTERO. Questo vero islamico autore della strage di
Berlino non è stato riconosciuto nemmeno in Italia. Non veniva ricercato in
Italia. Per puro caso a Sesto S. Giovanni (Milano) si imbatté alle tre di notte in due poliziotti che gli
chiesero i documenti non sospettando affatto che si trattasse dell'autore della
strage di Berlino. Dopo che fu ucciso si scoprì che si trattava di lui. E
adesso questi due poliziotti vengono addirittura considerati eroi mentre lo sgoverno si vanta della sua efficienza nel prevenire il
terrorismo. SGOVERNO SBRUFFONE E VANTONE.
Spieghi piuttosto il ministro dell’interno Marco Minniti come sia potuto rientrare in Italia questo vero islamico. Spieghi come mai sia stato lasciato libero dopo che con altri tre tunisini incendiò il centro di accoglienza di Lampedusa e sia stato arrestato e condotto in carcere a Palermo solo dopo che incendiò anche il centro di accoglienza di Catania, non avendo agito prima il Tribunale di Agrigento da cui dipende Lampedusa. Perché non fu arrestato dal Tribunale di Agrigento dopo l'incendio di Lampedusa?
Non mi stancherò di scrivere che non esiste e non può esistere un islam moderato perché non esiste un Corano moderato. Gli islamici cosiddetti moderati sono soltanto degli impostori. Avete mai visto un corteo di islamici protestare contro le stragi commesse da islamici? MAI. Essi mettono in atto l'impostura voluta dallo stesso Corano che comanda la dissimulazione (Taqiyya) per gli islamici che vivano in Stati non islamici, in attesa che monti il loro numero per poi dettare essi le loro leggi fondate sulla shari'a.
Spieghi piuttosto il ministro dell’interno Marco Minniti come sia potuto rientrare in Italia questo vero islamico. Spieghi come mai sia stato lasciato libero dopo che con altri tre tunisini incendiò il centro di accoglienza di Lampedusa e sia stato arrestato e condotto in carcere a Palermo solo dopo che incendiò anche il centro di accoglienza di Catania, non avendo agito prima il Tribunale di Agrigento da cui dipende Lampedusa. Perché non fu arrestato dal Tribunale di Agrigento dopo l'incendio di Lampedusa?
Non mi stancherò di scrivere che non esiste e non può esistere un islam moderato perché non esiste un Corano moderato. Gli islamici cosiddetti moderati sono soltanto degli impostori. Avete mai visto un corteo di islamici protestare contro le stragi commesse da islamici? MAI. Essi mettono in atto l'impostura voluta dallo stesso Corano che comanda la dissimulazione (Taqiyya) per gli islamici che vivano in Stati non islamici, in attesa che monti il loro numero per poi dettare essi le loro leggi fondate sulla shari'a.
Taqiyya - Wikipedia
Le moschee sono solo covi di propaganda della violenza. Si legga, per esempio, una frase della Sura V dove sta scritto: " In verità la ricompensa di coloro che combattono Allah e il suo Messaggero e si danno a corrompere la terra è che essi saranno massacrati o crocifissi, o amputati della mani e dei piedi dai lati opposti, o banditi dalla terra: questo sarà per essi ignominia in questo mondo e nel mondo avvenire immenso tormento, eccetto quelli che si pentiranno prima che voi vi impadroniate di essi”. Se gli abitanti di Sesto S. Giovanni e di Milano non si oppongono alla costruzione della grande moschea essi saranno i responsabili di una ulteriore predicazione della violenza islamica. E poi non vadano da ipocriti o ignoranti a condannare gli attentati terroristici. Non ne hanno diritto.
Chi voglia leggere tutte le frasi
del Corano che predicano la violenza nelle moschee (che gli islamici chiamano
preghiera) ha a disposizione il mio florilegio del Corano.
pietromelis.blogspot.com/2009/10/il-terrorismo-nel-corano.html
20 ott 2009
- Florilegio della propaganda terroristica nel Corano a fronte degli
utopisti ... un falso Islam, per cui il terrorismo è conforme al dettato
del Corano
No. Non riesco a commuovermi per le
stragi commesse dai veri islamici. L'Occidente imbelle se le merita. Ogni anno
invece soffro in occasione di due tremende ricorrenze che odio, il Natale e la
Pasqua, che sono feste di sangue perché si identificano con una strage di
agnelli. Maledetta Chiesa del silenzio. Abbuffatevi gente, riempitevi di carne
(per aumentare il colesterolo) e di dolci (per aumentare la glicemia).
Accorciatevi la vita come meritate. Mangiate pure il panettone o il pandoro per
aumentare il grasso nelle arterie. Ne uccide più il palato che la spada.
24 dic 2014 - NON PERDONARE LORO PERCHE' SANNO QUEL CHE FANNO. ... allora è logico e giusto il viceversa: non perdonare a quelli che sanno.
Riporto quanto ho scritto nelle
ultime pagine del mio libro ROBA DA SARDI. Blog del prof. Pietro Melis: NON PERDONARE LORO PERCHE ...
pietromelis.blogspot.com/2014/12/non-perdona-loro-perche-sanno-quel-che.html
Avevo sempre sognato un programma
politico che avesse escluso per sempre dalla Sardegna gli allevamenti di morte
e dunque anche la pastorizia, che, parafrando il Manno, è stata sempre la
maledizione del cielo sardo. A causa
della pastorizia avevo sempre odiato il Natale e la Pasqua, trasformate ogni
anno in una strage di agnelli, gli animali più mansueti della Terra. Ogni volta
che si avvicinavano queste feste di sangue aumentavano la mia sofferenza e il
mio odio contro una barbara e crudele tradizione che ha contagiato anche gli
atei. Avevo inviato una lettera al papa Francesco chiedendo che rompesse il
silenzio contro la crudele tradizione dell'agnello pasquale, ucciso per
rispettare una antica tradizione ebraica e non cristiana. Gli avevo scritto che
dopo il sacrificio della croce non era più necessario immolare animali come si
faceva nel tempio-mattatoio ebraico. Avevo aggiunto che un altro S. Francesco,
quello da Paola, migliore di quello carnivoro di Assisi, era stato vegano ed
era vissuto ben 91 anni, mentre quello di Assisi era vissuto solo 44 anni.
Lo stesso Benedetto XVI, seguendo il
S. Paolo della Epistola ai Romani (3,25),
aveva detto all'udienza generale del 7 gennaio 2009: "Questo rito -
quello ebraico del sacrificio degli animali - era espressione del desiderio che
si potessero realmente mettere tutte le nostre colpe nell’abisso della
misericordia divina e così farle scomparire. Ma col sangue di animali non si
realizza questo processo. Era necessario un contatto più reale tra colpa
umana ed amore divino. Questo contatto ha avuto luogo nella croce di Cristo.
Cristo, Figlio vero di Dio, fattosi uomo vero, ha assunto in se tutta la nostra
colpa. Egli stesso è il luogo di contatto tra miseria umana e misericordia
divina; nel suo cuore si scioglie la massa triste del male compiuto
dall’umanità, e si rinnova la vita. Rivelando questo cambiamento, san Paolo ci
dice: Con la croce di Cristo – l’atto supremo dell’amore divino divenuto amore
umano – il vecchio culto con i sacrifici degli animali nel tempio di
Gerusalemme è finito. Questo culto
simbolico, culto di desiderio, è adesso sostituito dal culto reale: l’amore di
Dio incarnato in Cristo e portato alla sua completezza nella morte sulla croce".
Ma nemmeno Benedetto XVI era stato capace di gridarlo ai cristiani affacciandosi alla finestra dante sulla piazza S. Pietro perché cessasse l’identificazione del Natale e della Pasqua con una strage di agnelli o capretti. E per risposta avevo ricevuto dal papa Francesco solo una ipocrita cartolina artistica che rinnovava il silenzio sulle cristiane stragi di agnelli. E pertanto ero stato costretto ad odiare anche i papi insieme con i pastori. Quando ero bambino capitò in casa, non mi ricordo come, un capretto, che era stato regalato a mio padre. Non mi ricordo per quale motivo mio padre avesse accettato in regalo un capretto vivo. Mi affezionai ad esso come se fosse un cane. Lo portavo a passeggio tenendolo al guinzaglio per fargli brucare l'erba nella periferia di Cagliari, che allora era un vasto campo erboso su cui sarebbero poi sorti i palazzi della piazza Michelangelo e della piazza Giovanni XXIII. Mi divertivo a giocare con lui in casa alzando una gamba per mostrargli la pianta della scarpa mentre gli dicevo in sardo: attumba caprittu (urta capretto). E lui prendeva la rincorsa per dare una tenera incornata alla suola della scarpa. Avevo capito che un capretto (o un agnello) non era meno capace di affettività rispetto ad un cane. E allora perché gli uomini si mangiano gli agnelli e non si mangiano i cani? mi domandavo. Anche ciò mi aveva indotto a divenire vegetariano, oltre al fatto di essere rimasto profondamente scioccato, sconvolto, vedendo all'età di 10 anni dei buoi correre impazziti per la via Sonnino dopo essere fuggiti dal mattatoio, che allora si trovava in una strada centrale della città. Piansi amaramente quando fui costretto a separarmi da lui per volere di mio padre, che disse che non si poteva ulteriormente convivere al terzo piano di un palazzo con un capretto. Ma fui ingenuamente rassicurato che il capretto non avrebbe fatto la triste fine che attende tutti i suoi simili e che il pastore, pagato per questo, l'avrebbe risparmiato tenendolo in vita per la riproduzione. Ma certamente il capretto, prima o dopo, avrebbe fatto la stessa fine. Anche per questo avevo coltivato sempre un odio per i pastori, per una terra, che, tra tutte le regioni italiane, pur avendo una popolazione di soli un milione e seicentomila abitanti, aveva tratto dalla pastorizia la maggiore risorsa economica e il maggiore profitto esportando cadaveri di agnelli, sottratti alle madri piangenti che cercano i loro figli. Pastori tanto crudeli quanto imbecilli per essere rimasti miserabili conservando la tradizione della produzione del latte ai fini del formaggio pecorino, anche se tratto da pecore malate del morbo della lingua blu o comunque trasmettenti nel latte l’antibiotico del vaccino per pecore, non avendo mai pensato di poter trarre maggior vantaggio economico sostituendo la pecora e la capra sarde, che danno una lana priva di valore, usata per tappeti o per isolanti termici, con altre razze di pecore e di capre dalla lana pregiata, come il cachemire e il merino, in modo da risparmiare i maschi, sapendo che il cachemire del maschio è ancora più pregiato. Una Sardegna che è stata sempre una terra di povertà espressa dal 45% di tutti gli ovini d’Italia pur con una popolazione di un milione e seicentomila abitanti. PASTORI SARDI BASTARDI. Una terra di miserabili che all'EXPO non ha avuto vergogna di farsi rappresentare soprattutto dal maialetto arrosto, e nonostante le frequenti pesti suine. Un EXPO baraccone diseducativo e rovinoso per la salute come fiera di tutte le peggiori tradizioni alimentari.
Ma nemmeno Benedetto XVI era stato capace di gridarlo ai cristiani affacciandosi alla finestra dante sulla piazza S. Pietro perché cessasse l’identificazione del Natale e della Pasqua con una strage di agnelli o capretti. E per risposta avevo ricevuto dal papa Francesco solo una ipocrita cartolina artistica che rinnovava il silenzio sulle cristiane stragi di agnelli. E pertanto ero stato costretto ad odiare anche i papi insieme con i pastori. Quando ero bambino capitò in casa, non mi ricordo come, un capretto, che era stato regalato a mio padre. Non mi ricordo per quale motivo mio padre avesse accettato in regalo un capretto vivo. Mi affezionai ad esso come se fosse un cane. Lo portavo a passeggio tenendolo al guinzaglio per fargli brucare l'erba nella periferia di Cagliari, che allora era un vasto campo erboso su cui sarebbero poi sorti i palazzi della piazza Michelangelo e della piazza Giovanni XXIII. Mi divertivo a giocare con lui in casa alzando una gamba per mostrargli la pianta della scarpa mentre gli dicevo in sardo: attumba caprittu (urta capretto). E lui prendeva la rincorsa per dare una tenera incornata alla suola della scarpa. Avevo capito che un capretto (o un agnello) non era meno capace di affettività rispetto ad un cane. E allora perché gli uomini si mangiano gli agnelli e non si mangiano i cani? mi domandavo. Anche ciò mi aveva indotto a divenire vegetariano, oltre al fatto di essere rimasto profondamente scioccato, sconvolto, vedendo all'età di 10 anni dei buoi correre impazziti per la via Sonnino dopo essere fuggiti dal mattatoio, che allora si trovava in una strada centrale della città. Piansi amaramente quando fui costretto a separarmi da lui per volere di mio padre, che disse che non si poteva ulteriormente convivere al terzo piano di un palazzo con un capretto. Ma fui ingenuamente rassicurato che il capretto non avrebbe fatto la triste fine che attende tutti i suoi simili e che il pastore, pagato per questo, l'avrebbe risparmiato tenendolo in vita per la riproduzione. Ma certamente il capretto, prima o dopo, avrebbe fatto la stessa fine. Anche per questo avevo coltivato sempre un odio per i pastori, per una terra, che, tra tutte le regioni italiane, pur avendo una popolazione di soli un milione e seicentomila abitanti, aveva tratto dalla pastorizia la maggiore risorsa economica e il maggiore profitto esportando cadaveri di agnelli, sottratti alle madri piangenti che cercano i loro figli. Pastori tanto crudeli quanto imbecilli per essere rimasti miserabili conservando la tradizione della produzione del latte ai fini del formaggio pecorino, anche se tratto da pecore malate del morbo della lingua blu o comunque trasmettenti nel latte l’antibiotico del vaccino per pecore, non avendo mai pensato di poter trarre maggior vantaggio economico sostituendo la pecora e la capra sarde, che danno una lana priva di valore, usata per tappeti o per isolanti termici, con altre razze di pecore e di capre dalla lana pregiata, come il cachemire e il merino, in modo da risparmiare i maschi, sapendo che il cachemire del maschio è ancora più pregiato. Una Sardegna che è stata sempre una terra di povertà espressa dal 45% di tutti gli ovini d’Italia pur con una popolazione di un milione e seicentomila abitanti. PASTORI SARDI BASTARDI. Una terra di miserabili che all'EXPO non ha avuto vergogna di farsi rappresentare soprattutto dal maialetto arrosto, e nonostante le frequenti pesti suine. Un EXPO baraccone diseducativo e rovinoso per la salute come fiera di tutte le peggiori tradizioni alimentari.
E poi un'altra cosa che io detesto del Natale è il fatto che la gente sembra volerti stampare con la forza il sorriso sulla faccia, mentre c'è solo tanta ipocrisia, parenti che si odiano fingono di riappacificarsi mentre rimangono divisi dentro e il giorno dopo tutto daccapo peggio di prima. Chissà quante riappacificazioni finte si realizzano durante il cenone di Natale.
RispondiEliminaUn'altra cosa che vorrei dirle è che, al di là del Natale, molti animali vengono sottoposti a crudeltà non solo per il nostro palato ma anche per l'industria dei cosmetici, per la stupida vanità umana, e sono appunto agnelli sacrificali sul crudele altare dell'effimero. Tutto quel denaro sprecato nell'industria dell'effimero potrebbe poi essere impiegato per la cura di malattie genetiche, per lo sviluppo della tecnologia, e non per alimentare un narcisismo fondato sul nulla. Perché non pubblica un articolo anche su quest'aspetto? Un caro saluto.
professore,
RispondiEliminalei odia il natale per ciò che rappresenta : una strage di animali innocenti pronti a essere sacrificati per il nostro piacere. ha ragione, anch'io la vedo così. curiosamente - lo dico con ironia - anche un terrorista islamico odia il natale, anche se per motivi diversi...!
saluti,
marco
Grande tristezza a Natale, come al solito, ma in questo la sento di più.Fa impressione vedere esposti pezzi di cadavere animale nei centri commerciali e la gente che paga decine di euro per portarsi a casa zampe,teste,fegato,interiora di poveri esseri. La maggior parte dell'umanità è insensibile alla raccapricciante vetrina commerciale, di più, acquista felice di abbuffarsi selvaggiamente, magari mangiando con le mani unte perché " certe cose si mangiano così ". Grattando con i denti le ossa per non lasciarsi sfuggire neppure un brandello di carne. Da primitivi, ma con la camicia griffata. In Sardegna e non solo, addirittura, mi sia consentito dirlo, si mangiano pure le feci. Come a Sassari con il famoso zimino. Ma pure a Roma e altrove. Feci e carne per festeggiare il Natale.
RispondiEliminaLa carne si mangia in qualunque tempo dell'anno, son passati i tempi in cui si festeggiava qualche ricorrenza con la carne, che una volta era ritenuta un "lusso", ora sulle tavole e nei banchi dei supermercati si vede esposto ogni tipo di carne 365 giorni all'anno.
RispondiEliminaQuindi non afferro il concetto dell'odio verso il Natale (o Pasqua) in particolare, dal momento che mucche, agnelli, maiali, conigli e altro campeggiano nei cellophane tutti i giorni. Fermo restando che il Natale è ormai una colossale faccenda di soldi e molta ipocrisia.
Lei non ha capito che non è soltanto il mangiare carne che ho voluto condannare ma anche l'identificazione del Natale e della Pasqua con una strage di agnelli. Feste religiose che diventano feste di sangue. Il primo cristianesimo era rappresentato da padri della Chiesa come i vegetariani S. Girolamo e i padri della Cappadocia San Basilio, San Gregorio di Nissa e San Gregorio di Nazianzo. Il 25 dicembre era una festa pagana con cui si festeggiava il Sol Invictus. Con il cristianesimo è rimasta una festa pagana con sacrificio dell'agnello. Il cristianesimo volle cancellare la festa pagana sostitendo con il 25 dicembre la nascita di un certo personaggio chiamato Gesù trasformato in figlio di Dio. Personaggio la cui storicità non è mai stata dimostrata. In quanto i Vangeli sono solo racconti che non hanno alcun fondamento storico. Sono solo invenzioni. Favole.Il Gesù storico faceva parte della setta degli zeloti che combattevano contro l'occupazione romana. Per questo esistono fonti storiche come quelle dell'ebreo filoromano Giuseppe Flavio. Si informi. Se lei mangia carne fa parte di tutta quella grande massa di impostori che credono di avere le mani monde di sangue mentre le hanno più sporche di quelle dei macellatori che se le sporcano per gli impostori come lei che sono i mandanti dei macellatori. E' la domanda che fa l'offerta (di morte).
RispondiEliminaCaro professore bisognerebbe salvare la vita di questi poveri animali, invece che quella di tutti questi clandestini negri ed islamici parassiti e delinquenti che vengono ad invaderci. Purtroppo le nostre istituzioni stanno a pensare ai negri e lasciano scannare gli agnelli. Mi piange il cuore...
RispondiEliminaLei mi fraintende. condanno il carnivorismo, che esiste sempre e da sempre.
RispondiEliminaAddirittura secondo un biblista americano, di nome Joseph Atwill, la figura di Gesù Cristo sarebbe il frutto dell'invenzione di un gruppo di aristocratici romani (senatori) che avrebbero creato un sistema di credenze ad hoc per contrastare il messianismo violento ebraico e per pacificare i sudditi dell'impero romano. La cosa sarebbe poi però sfuggita di mano agli stessi ideatori, ma l'intento sarebbe stato proprio quello di creare un falso sistema di credenze da opporre all'ebraismo, un messia che predica la pace per contrastare l'attesa del messia guerriero antiromano.
RispondiEliminaUna tesi suggestiva a cui però credo molto poco, visto che lascerebbe aperte questioni irrisolvibili.
Lei ne aveva già sentito parlare, professore?