In questo mio ultimo libro ho voluto proporre un programma politico che è valido non soltanto per la Sardegna ma anche per l'Italia. Un programma politico che, con l'acquisita indipendenza, renderebbe la Sardegna la regione più ricca d'Europa, anche considerando il rapporto ottimale tra popolazione (1 milione e 600 mila abitanti) e territorio (24 mila kmq). Ho affrontato la questione della sovranità nazionale che implica anche quella monetaria. Nella prefazione ho esposto una analisi della situazione internazionale dopo la scellerata politica estera degli Stati Uniti. Una Sardegna indipendente in cui venga considerato fuori legge l'islamismo in quanto contrario all'ordinamento giuridico di uno Stato laico. Vietata la presenza di moschee, covi di propaganda di violenza confome a vari dettati del Corano. Sbarrato l'ingresso ai clandestini.
Il libro è una controstoria dei sardi basata sulla Storia di Sardegna e sulla Storia moderna della Sardegna dal 1773 al 1799 del sardo Giuseppe Manno. Contro tutte le storie paludate degli storici accademici, che hanno presentato i sardi come vittime degli altri invece che come vittime di se stessi, essendo stati sempre e solo capaci di alimentare odi tribali e faide tra loro in una subcultura pastorale, generatrice di violenze intestine. Pronti a sottomettersi all'invasore rimanendo sempre divisi tra i diversi territori con l'alimentare tra essi un'invidia distruttiva. La pastorizia è stata il maggiore male endemico della Sardegna. Il Manno (1786-1868) si trasferì a Torino, dove divenne presidente del Senato del Regno di Sardegna e socio dell'Accademia delle scienze. Riporto alcune frasi del Manno con cui si evidenzia che i sardi erano capaci soltanto di distruggersi a vicenda."Funeste gare municipali per le quali non solo restarono separati e talvolta ostili interessi di coloro che la natura avea collocato a qualche distanza l'uno dall'altro, ma si vide l'odio e la rivalità trascorrere poche leghe d'intervallo fra le vicine città e giungere perfino ad invertere quelle norme geografiche che doveano dirigere la ripartigione politica dell'isola...Perciò Cagliari e Sassari contesero sempre aspramente...Per lo stesso motivo le città di Sassari e Alghero, quantunque divise da poca terra, si accesero a mutue competenze e intalentate a nuocersi scambievolmente". "I barbaricini (nuoresi), chiusi tra le montagne, non obbedivano ad alcuno. Non perché avessero loro leggi, ma perché non ne avevano affatto". "Abbacinati più volte dall'interesse speciale del luogo, non seppero immaginare altro giovamento alla patria loro fuorché trattenendo uno spirito di ostile rivalità contro gli altri abitanti dell'isola". "Bastava loro avere un poco di frumento e un branco di bestiame per prendere il mondo come veniva". "La grettezza delle municipalità era la vera pestilenza del cielo sardo". Il Manno descrive dettagliatamente la feroce guerra del "rivoluzionario" da operetta Giovanni Maria Angioy contro il partito dei moderati rappresentato da Girolamo Pitzolo, condotto dentro la torre di S. Pancrazio di Cagliari e fatto trucidare dalla banda dell'Angioy a colpi di scimitarra mentre era a terra già ferito. Il capo della milizia posto a difesa del Pitzolo fu ucciso buttandolo dalla torre di S. Pancrazio. Fallì la "rivoluzione" dell'Angioy, che fuggì in Francia dove morì nel 1808, dopo avere sperato inutilmente di avere l'appoggio di Napoleone per tornare vincitore in Sardegna con le armate francesi. Fu un povero illuso. Ma a Cagliari si trovano due strade dedicate sia al Pitzolo che all'Angioy.
Esiste una favola in cui si dice che un angelo propose ad un sardo la realizzazione di un suo desiderio purché un suo nemico avesse il doppio. Rispose il sardo: cavami un occhio. E' nota la frase che erroneamente è da taluni attribuita a Carlo V mentre fu pronunciata dal vescovo spagnolo di Cagliari Parragues (1559-61), che così descrisse i sardi: pocos, locos y male unidos (pochi, pazzi e disuniti). Quando iniziò l'invasione della Sardegna da parte dell'esercito di Martino il giovane, figlio del re spagnolo Martino il vecchio, i sardi del cagliaritano si unirono all'esercito spagnolo per combattere contro i sardi del Giudicato d'Arborea, l'ultimo dei quattro Giudicati rimasto ancora indipendente. Nella battaglia di Sanluri (1409) morirono 5000 sardi del Giudicato d'Arborea, che vide così la sua fine, mentre precedentemente il Giudicato d'Arborea, sotto Eleonora il fratello Mariano IV, era riuscito ad unificare con le armi la Sardegna.
Oggi la Sardegna è tuttora una terra di povertà. Il passato, con tutte le sue divisioni e i suoi odi intestini, si sconta. Una terra con circa 6 milioni di ovini. Circa cinque ovini per ogni abitante. Popolazione (nemmeno un popolo) di mungitori e macellatori di ovini, soggetti spesso al morbo della lingua blu. Pastori che non hanno mai pensato di migliorare la razza degli ovini giacché la lana degli ovini sardi non ha alcun valore economico e serve soltanto come isolante termico. Non hanno mai pensato di introdurre pecore e capre dalla lana pregiata, come il cachimire e il merino, in modo da risparmiare i maschi, sapendo che il cachimire del maschio è ancora più pregiato. Metà di tutta la popolazione di ovini dell'Italia si trova in Sardegna. Con pastori criminali che ogni estate sono i responsabili degli incendi che essi appiccano per far crescere prima l'erba per gli ovini, devastando il già povero residuo del territorio ricoperto da foreste.
La Sardegna potrebbe trarre la maggiore risorsa dal turismo. Ma tutti i maggiori villaggi turistici sono in mano a capitali non sardi, tra questi i più famosi Forte Village e Costa Smeralda, divenuta incredibilmente di proprietà dell'emiro del Qatar, finanziatore occulto dell'Isis in Siria. Per i sardi vi sono al massimo solo posti per camerieri. I partitini indipendentisti si fanno promotori della zona franca per tutta la Sardegna, non capendo da ignoranti che la zona franca non serve per produrre maggiore reddito ma per consumare a minor costo con i soldi dell'assistenzialismo del governo di Roma, che perpetua in questo modo l'atavica miseria dei sardi. Mi sono avvalso della consulenza di un economista per quanto riguarda la truffa dell'euro e di un mio collega (professore di economia politica nella Facoltà di Scienze politiche di Cagliari) per quanto riguarda l'illusoria soluzione della zona franca.
I Consigli regionali della Sardegna, covi di parassiti, sono stati sempre composti da individui incapaci, che ben rappresentano la popolazione sarda. Sono stati capaci solo di alimentare il vittimismo dei sardi alimentando l'assistenzialismo e andando sempre a piangere soldi a Roma. "Ogni popolo ha il governo che si merita" (Aristotele, Politica, VIII). Io, parafrasando Dante, mi definisco sardus natione non moribus (ma sono nato a Roma da genitori sardi).
La presentazione compresa nella quarta di copertina è stata scritta dall'editore. Il libro è commissionabile, oltre che presso tutti i distributori on line (come IBS), in tutte le librerie (principalmente in quelle della catena Feltrinelli con cui è convenzionato l'editore) ma anche direttamente presso lo stesso editore (senza addebito di spese postali) scrivendo a
ordini@cicorivoltaedizioni.com
Ho voluto rinunciare ai diritti d'autore per devolverli ad una associazione animalista. Cliccando su vai alla scheda (o sul titolo compreso nel rettangolo grigio a sinistra) si può leggere la Prefazione. Nella seconda stampa ho precisato le complesse origini della bandiera sarda dei quattro mori dopo essere stato in comunicazione sia per via email che telefonica con i due massimi studiosi dell'argomento.
Il libro è una controstoria dei sardi basata sulla Storia di Sardegna e sulla Storia moderna della Sardegna dal 1773 al 1799 del sardo Giuseppe Manno. Contro tutte le storie paludate degli storici accademici, che hanno presentato i sardi come vittime degli altri invece che come vittime di se stessi, essendo stati sempre e solo capaci di alimentare odi tribali e faide tra loro in una subcultura pastorale, generatrice di violenze intestine. Pronti a sottomettersi all'invasore rimanendo sempre divisi tra i diversi territori con l'alimentare tra essi un'invidia distruttiva. La pastorizia è stata il maggiore male endemico della Sardegna. Il Manno (1786-1868) si trasferì a Torino, dove divenne presidente del Senato del Regno di Sardegna e socio dell'Accademia delle scienze. Riporto alcune frasi del Manno con cui si evidenzia che i sardi erano capaci soltanto di distruggersi a vicenda."Funeste gare municipali per le quali non solo restarono separati e talvolta ostili interessi di coloro che la natura avea collocato a qualche distanza l'uno dall'altro, ma si vide l'odio e la rivalità trascorrere poche leghe d'intervallo fra le vicine città e giungere perfino ad invertere quelle norme geografiche che doveano dirigere la ripartigione politica dell'isola...Perciò Cagliari e Sassari contesero sempre aspramente...Per lo stesso motivo le città di Sassari e Alghero, quantunque divise da poca terra, si accesero a mutue competenze e intalentate a nuocersi scambievolmente". "I barbaricini (nuoresi), chiusi tra le montagne, non obbedivano ad alcuno. Non perché avessero loro leggi, ma perché non ne avevano affatto". "Abbacinati più volte dall'interesse speciale del luogo, non seppero immaginare altro giovamento alla patria loro fuorché trattenendo uno spirito di ostile rivalità contro gli altri abitanti dell'isola". "Bastava loro avere un poco di frumento e un branco di bestiame per prendere il mondo come veniva". "La grettezza delle municipalità era la vera pestilenza del cielo sardo". Il Manno descrive dettagliatamente la feroce guerra del "rivoluzionario" da operetta Giovanni Maria Angioy contro il partito dei moderati rappresentato da Girolamo Pitzolo, condotto dentro la torre di S. Pancrazio di Cagliari e fatto trucidare dalla banda dell'Angioy a colpi di scimitarra mentre era a terra già ferito. Il capo della milizia posto a difesa del Pitzolo fu ucciso buttandolo dalla torre di S. Pancrazio. Fallì la "rivoluzione" dell'Angioy, che fuggì in Francia dove morì nel 1808, dopo avere sperato inutilmente di avere l'appoggio di Napoleone per tornare vincitore in Sardegna con le armate francesi. Fu un povero illuso. Ma a Cagliari si trovano due strade dedicate sia al Pitzolo che all'Angioy.
Esiste una favola in cui si dice che un angelo propose ad un sardo la realizzazione di un suo desiderio purché un suo nemico avesse il doppio. Rispose il sardo: cavami un occhio. E' nota la frase che erroneamente è da taluni attribuita a Carlo V mentre fu pronunciata dal vescovo spagnolo di Cagliari Parragues (1559-61), che così descrisse i sardi: pocos, locos y male unidos (pochi, pazzi e disuniti). Quando iniziò l'invasione della Sardegna da parte dell'esercito di Martino il giovane, figlio del re spagnolo Martino il vecchio, i sardi del cagliaritano si unirono all'esercito spagnolo per combattere contro i sardi del Giudicato d'Arborea, l'ultimo dei quattro Giudicati rimasto ancora indipendente. Nella battaglia di Sanluri (1409) morirono 5000 sardi del Giudicato d'Arborea, che vide così la sua fine, mentre precedentemente il Giudicato d'Arborea, sotto Eleonora il fratello Mariano IV, era riuscito ad unificare con le armi la Sardegna.
Oggi la Sardegna è tuttora una terra di povertà. Il passato, con tutte le sue divisioni e i suoi odi intestini, si sconta. Una terra con circa 6 milioni di ovini. Circa cinque ovini per ogni abitante. Popolazione (nemmeno un popolo) di mungitori e macellatori di ovini, soggetti spesso al morbo della lingua blu. Pastori che non hanno mai pensato di migliorare la razza degli ovini giacché la lana degli ovini sardi non ha alcun valore economico e serve soltanto come isolante termico. Non hanno mai pensato di introdurre pecore e capre dalla lana pregiata, come il cachimire e il merino, in modo da risparmiare i maschi, sapendo che il cachimire del maschio è ancora più pregiato. Metà di tutta la popolazione di ovini dell'Italia si trova in Sardegna. Con pastori criminali che ogni estate sono i responsabili degli incendi che essi appiccano per far crescere prima l'erba per gli ovini, devastando il già povero residuo del territorio ricoperto da foreste.
La Sardegna potrebbe trarre la maggiore risorsa dal turismo. Ma tutti i maggiori villaggi turistici sono in mano a capitali non sardi, tra questi i più famosi Forte Village e Costa Smeralda, divenuta incredibilmente di proprietà dell'emiro del Qatar, finanziatore occulto dell'Isis in Siria. Per i sardi vi sono al massimo solo posti per camerieri. I partitini indipendentisti si fanno promotori della zona franca per tutta la Sardegna, non capendo da ignoranti che la zona franca non serve per produrre maggiore reddito ma per consumare a minor costo con i soldi dell'assistenzialismo del governo di Roma, che perpetua in questo modo l'atavica miseria dei sardi. Mi sono avvalso della consulenza di un economista per quanto riguarda la truffa dell'euro e di un mio collega (professore di economia politica nella Facoltà di Scienze politiche di Cagliari) per quanto riguarda l'illusoria soluzione della zona franca.
I Consigli regionali della Sardegna, covi di parassiti, sono stati sempre composti da individui incapaci, che ben rappresentano la popolazione sarda. Sono stati capaci solo di alimentare il vittimismo dei sardi alimentando l'assistenzialismo e andando sempre a piangere soldi a Roma. "Ogni popolo ha il governo che si merita" (Aristotele, Politica, VIII). Io, parafrasando Dante, mi definisco sardus natione non moribus (ma sono nato a Roma da genitori sardi).
La presentazione compresa nella quarta di copertina è stata scritta dall'editore. Il libro è commissionabile, oltre che presso tutti i distributori on line (come IBS), in tutte le librerie (principalmente in quelle della catena Feltrinelli con cui è convenzionato l'editore) ma anche direttamente presso lo stesso editore (senza addebito di spese postali) scrivendo a
ordini@cicorivoltaedizioni.com
Ho voluto rinunciare ai diritti d'autore per devolverli ad una associazione animalista. Cliccando su vai alla scheda (o sul titolo compreso nel rettangolo grigio a sinistra) si può leggere la Prefazione. Nella seconda stampa ho precisato le complesse origini della bandiera sarda dei quattro mori dopo essere stato in comunicazione sia per via email che telefonica con i due massimi studiosi dell'argomento.
Il libro è dedicato a Laika (con la sua fotografia a colori) nel suo doloroso rimpianto.Fu completato quando era ancora viva.
da Pietro Melis già autore, fra l'altro,di E giustizia infine fu fatta, ecco a Voi
Con
questo saggio
politico-giuridico-filosofico, dopo
lunga e articolata meditazione e
stesura, il Prof. Pietro Melis ci
rappresenta l’ipotesi attuale, neppure
troppo provocatoria, di una Sardegna
indipendente “dalla stretta dei due
mostri Scilla e Cariddi, cioè degli
Stati Uniti e dell’Unione Europea”.
Ovviamente, non potendo la Sardegna
rimanere senza alleanze economiche e
difese militari avrebbe oggi la
necessità di un’alleanza con la
Russia; e ciò per vari motivi...
vai alla schedave la do la Sardegna collana temalibero |
professore,
RispondiEliminaha sentito a berlino ?
quanta cultura che importiamo...!
non ho ancora sentito la boldrini. strano !
saluti,
marco