lunedì 6 febbraio 2017

LA CHIESA E GLI ANIMALI



MARCO FANCIOTTI. LA CHIESA E GLI ANIMALI

Secondo il Genesi Dio ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine. E' dunque legittimo servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare indumenti . Possono essere addomesticati, perché aiutino l'uomo nei suoi lavori e anche per ricrearsi negli svaghi. Le sperimentazioni mediche e scientifiche sugli animali sono pratiche moralmente accettabili, se rimangono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane.
A proposito  dell'utilizzo di animali nei laboratori risulta interessante la posizione del Dizionario di Teologia morale, diretto dal cardinale Francesco Roberti che, alla voce vivisezione orgogliosamente afferma come "nei paesi protestanti le associazioni protettrici degli animali hanno quasi sempre ottenuto che la legge controlli strettamente e disciplini la vivisezione (...) donde un evidente ostacolo, che i paesi cattolici non conoscono, al progresso della fisiopatologia, che nella vivisezione ha il suo principale mezzo.". Di conseguenza, non stupisce come, analogamente, la medesima opera sancisca con ridondante dialettica che "l'ordine gerarchico delle creature, voluto dal Creatore, ha posto l'uomo re e quindi proprietario e usufruttuario  di tutti gli essere inferiori . Gli zoofili perdono troppo di vista lo scopo per cui gli animali, creature irragionevoli, sono stati da Dio creati, cioè a servizio e uso dell'uomo ".
Non si riscontra un atteggiamento analogo nella vita e nelle dichiarazioni di diversi santi e padri della Chiesa. A scopo esemplificativo merita di esser citato S.Girolamo, il quale, in un libro tra i più rilevanti della patristica sostiene che "dopo che Cristo è venuto a nessuno è permesso mangiare carni. " Egli si ritirò in eremitaggio nel deserto siriaco, dedicandosi per diversi anni all'esegesi biblica, e, a seguito di tali profonde meditazioni, sostenne fra l'altro, che il presunto permesso di mangiar carne accordato dal Signore a partire da Noè, altro non sia che un' interpolazione del testo sacro, apposta tardivamente in un'epoca d'infimo profilo spirituale ". Merita infine esser rilevato come lo stesso S.Girolamo, alla morte di Papa Damaso I nel 384, suo protettore, si trovò costretto a fuggire in Palestina, in quanto a Roma gli si rivolsero contro numerosi nemici insofferenti dell'ondata di ascetismo monastico che portò nell'Urbe . Questo dato storico testimonia ancora una volta la presenza di accesi conflitti in merito all'interpretazione del messaggio cristiano.
 Origene, vissuto tra il II e il III secolo, fu uno degli scrittori più prolifici nei primi secoli di cristianesimo, nonché il più illustre biblista della Chiesa delle origini . Egli fu il primo sostenitore della citata teoria secondo la quale i sacrifici animali sono stati  inventati dall'uomo come pretesto per mangiarecarne.
  E ancora, Clemente d'Alessandria, apologista cristiano di origine greca, nella prima metà del III secolo scrisse riguardo chi si nutriva di carne, dichiarando che essi "sono governati  da un demone estremamente lussurioso, che non ho vergogna a chiamare il demone della pancia, il peggiore di tutti i demoni (...). E' molto meglio essere felici che rendere i nostri corpi simili a tombe di animali ".
Si rinviene una carica di affettuoso pietismo, sentimento del quale ci si avvale anche per descrivere l'atteggiamento che alcuni santi avrebbero in passato manifestato verso tutte le creature . Viene scomodata, a tal riguardo, la figura di san Filippo Neri, il quale, sebbene vissuto nel XVI secolo, può ben considerarsi un esempio di animalista nel senso contemporaneo. Egli, si legge negli "Atti del processo di canonizzazione", non riusciva a passare per i macelli, tale era la sua cristiana compassione; soffriva ogniqualvolta vedesse patire un animale e addirittura ordinò che non si ammazzassero i topi, seppure nocivi per le attività umane. A san Filippo è attribuita la resurrezione di un passero nonché l'attenzione di non calpestare lungo il cammino alcun essere vivente e, infine, è riportata l'attrazione che egli esercitava sui cani, attirandoli a sé, come avveniva per gli umani che lo incontrassero.  Il Catechismo parla di delicatezza, ma, da quanto riportato, pare evidente che l'atteggiamento del santo fiorentino sia contraddistinto da una carità ben più sostanziale nei confronti di ogni animale di quanto l'attributo benevolo del num. 2416 lasci intendere.
Particolare scalpore suscitò poi un elegio papale in merito all'attività dei circensi, in particolare nella parte in cui il pontefice Giovanni Paolo II descrive con apparente ingenuità ciò che il circo dovrebbe rappresentare : "L'abilità e la creatività dell'uomo, lo spettacolo, l'insieme di luci e colori, il contatto singolare con gli animali costituiscono fonte di sano divertimento per la società e in modo particolare per tutta la famiglia". E poco dopo dichiarerà che nell'ambiente del circo, "l'uomo si lascia incantare da ciò che è bello e buono e si apre ai valori di pace, bontà e verità che gli vengono comunicati. Occorre qui ricordare che per ottenere il contatto singolare al quale Giovanni Paolo II si riferisce, vi sono più di mille grandi animali, nei soli circhi italiani , che conducono una vita di prigionia. Si tratta prevalentemente di tigri stabulate in contenitori metallici di tre metri quadrati, di elefanti perennemente alla catena, e di cavalli ignari di cosa sia una stalla, tanto i loro spazi assomigliano più alle aree di sosta dei macelli. Non si comprende, alla luce di ciò, dove risiedano i valori di pace e di bontà vagheggiati nella dichiarazione in oggetto. E sempre riguardo all'utilizzo degli animali negli svaghi umani, nel gennaio del 1997 il Papa accordò un'udienza privata a J. de Ubrique uno dei maggiori e più acclamati toreri di Spagna. Nel corso della riunione nonostante le pressioni esercitate dalla Società mondiale per la Protezione degli animali, il Santo Padre ritenne opportuno non rivolgere alcun riferimento alle torture inflitte a centinaia di animali dal devoto torero recante in dono una statua della Vergine Maria. Tutto ciò risulta peraltro in linea con una costante presenza di una cappella a uso dei matador, all'interno di ogni Plaza de Toros della cattolicissima Spagna.
 Fortunatamente il clero non si presenta in forma monolitica sul tema della corrida, tant'è che l'arcivescovo di Madrid Carlo Alberto Iniesta Cano si scagliò contro questa tradizione incivile e primitiva con parole che non lasciano spazio ad altre interpretazioni :" Possiamo noi, come cristiani, e anche come uomini civili, rimanere indifferenti di fronte a una "festa" che degrada così tanto l'uomo??"
Da Paolo Ricci (Bailador.org) ricevo


SE NON HAI UN’ANIMA TI SI PUÒ FARE DI TUTTO
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Se non hai un’anima ti si può fare di tutto. Non hai un’anima e sei una scarpa vecchia e sfondata. Lo schiavismo dei negrieri era giustificato dai pii portoghesi e dai protestanti inglesi con il fatto che gli africani non possedevano un’anima. Più tardi la recupereranno.

Un olocausto di 10 milioni di morti deve avere una base ideologica.
Se non hanno un’anima li vendi come tronchi d’alberi. Come scarpe della Nike.
E poi c’è una cornucopia di detti che giustificano lo schiavismo: Romani 13: 1, Colossesi 3:2, 1 Pietro 2:18, 1 Timoteo 6:1, Efesini 6:5 ecc. ecc….

Cortez e Pizzarro distrussero impunemente imperi e vite per salvare anime e convertirle.
Ed erano seguiti da frati mostruosi che bruciavano vivi gatti e cani per rendere chiaro alle popolazioni conquistate cosa voleva dire finire tra le fiamme dell’inferno con le natiche abbrustolite dal fuoco eterno. Altro che frate lupo! Gli stermini si basano sempre su fondamenta ideologiche. E la Bibbia ne offre una mostruosa quantità con le ingiunzioni di Jahvè al massacro di uomini, donne, bambini e animali: Deuteronomio 20: 13-14, Salmo 109: 4-13; Giosuè 6, 21, 1; Samuele 15: 2-3; Esodo 11, 4-7 ecc… ecc…
E non c’è stato più grande orrore di quello decretato dalla Bibbia in Genesi 9: 1-4 con l’ingiunzione al terrore verso il non umano. E non c’è incitamento più grande al macello per i cattolici del sogno di Pietro (Atti 10: 9-16). Uno mangia pesante, roba condita con un chilo di aglio, ronfa e saliva, ha un incubo e ne deriva un fiume di sangue di arti troncati e di indicibile strazio. Ma si … avevano ragione gnostici e catari: un Dio della Luce infinita non può essere un macellatore, Jahvè è solo un demiurgo. Ma da questi sogni, in un torrido meriggio, prende spazio l’imbecillità pretesca che si concretizza nell’invito del vescovo di Orvieto a malmenare gli animalisti.

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