venerdì 22 settembre 2017

LA SPECIE UMANA E' IL CANCRO DELLA TERRA

Aggiungo le mie considerazioni esistenziali a quelle di Franco Libero Manco. La specie umana è l'unica specie la cui esistenza non ha alcun senso. Infatti è l'unica specie che può porsi la domanda "che senso ha la vita"? E la risposta è unica: non ha alcun senso. Ogni forma di vita è il risultato di una evoluzione naturale che parte dalla stessa origine casuale dell'universo visibile e dunque dello stesso sistema solare, sino a giungere alla casuale formazione della vita sulla Terra. Solo gli ignoranti, soprattutto coloro che sono abbacinati dalle religioni, possono credere che la vita umana abbia un senso, che essa sia il fine dell'evoluzione e che dunque abbia il diritto di dominare sulle altre specie. Solo tutte le altre specie hanno un senso: perché non possono porsi la domanda "che senso ha la vita?". E questa specie, la cui vita è l'unica che non abbia senso sta distruggendo l'ambiente di tutte le altre forme di vita, che hanno invece un senso perché non si sono sottratte alla loro natura, come invece ha fatto l'animale uomo, che, corrotto dalle culture, è diventato nemico della natura.      
Ma l'articolo di Libero Manco non prende in considerazione che la maggiore causa del degrado ambientale è l'eccessiva presenza umana sulla Terra, causa anche la medicina che ha sottratto tale specie alla selezione naturale. Su questa Terra vi sono almeno 5 miliardi di umani (spesso tali solo biologicamente) che non dovrebbero esistere perché hanno antropizzato la Terra. A cominciare da quelli africani. Prima che fosse Libero Manco a scrivere sugli allevamenti intensivi (che io chiamo di morte) avevo già affrontato questo argomento in più di un libro. Il gas serra è causato per la maggior parte dalle flatulenze degli animali degli allevamenti intensivi. Ma perché non aggiungere anche quelle di 7 miliardi di individui della specie biologicamente umana? 
     
CAMBIAMENTI CLIMATICI E CONSUMO DI CARNE
Franco Libero Manco



Non ci vuole un genio per capire che il nostro limitato pianeta non può metabolizzare la progressiva antropizzazione dell’uomo, l’inquinamento che produce e la crescita esponenziale della popolazione. Le metropoli invadono la natura e la conseguente cementificazione riduce a vista d’occhio gli spazi verdi vitali. Le porzioni della “torta” da dividere si fanno sempre più esigue e solo i furbi e i “predatori” riescono a farla franca. Ma per quanto?
La terra è ammalata e a farla ammalare è la specie umana che come un cancro distrugge l’ambiente in cui vive. E così avveleniamo la terra  con la chimica, inquiniamo l’ambiente, sventriamo le montagne, deprediamo i mari, e come se non bastasse bruciamo i boschi. Le prospettive sono allarmanti e quello che si sta verificando è solo l’inizio di un’era contro cui l’umanità si troverà a combattere per sopravvivere. Se non ci sarà  una forte volontà politica a livello globale di invertire la rotta, ed una presa di coscienza individuale, occorre prepararsi al peggio, rassegnarsi a siccità sempre più roventi, a sbalzi climatici e a conseguenti frequenti  inondazioni. Ma la vera rivoluzione può venire solo dalla massa attraverso la responsabilità individuale che deriva dalle scelte quotidiane.
Il problema del cambiamento climatico è ormai tema di continue quanto sterili dissertazioni televisive. Anche se l’ONU afferma che gli allevamenti producono il 14,5% delle emissioni globali di gas nocivi per l’ambiente, cioè un quarto dei gas serra, e che eliminando dalla nostra dieta carne, pesce e derivati si ridurrebbero del 70%, della principale causa del problema nessuno ne parla, come ci fosse un tacito accordo comune a non menzionare in alcun modo l’industria zootecnica principale responsabile dell’inquinamento globale perché richiederebbe la messa al bando della bistecca; nessuno dice che per la produzione di un solo kilogrammo di manzo necessitano circa 50.000 litri di acqua potabile, di 7 litri di petrolio, 15 kg di cereali, che vengono distrutti 12 mq di foresta,  che genera 36 kg di anidrite carbonica,  e che assorbe energia quanto un’automobile per 40 km. Praticamente solo l’industria zootecnica inquina più di tutti i mezzi di trasporto del pianeta: automobili, aerei, navi e treni compresi. Ma pare che i mangiatori di animali preferiscono morire che rinunciare alla bistecca.

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