Sono stato preso alla sprovvista altrimenti avrei registrato la
telefonata. Avevo inviato a papa Imbroglio una copia del mio libro Addio a Dio. Dialogo con Dio chiedente perdono. Beati coloro che non credono in Dio se...Essi saranno i primi del regno dei Cieli. Tesi ricavata dalla stessa circostanziata lettura delle Lettere di S. Paolo e dei Vangeli, cronologicamente successivi. Un dialogo con la trinità immaginato da un ateo-agnostico come me per dimostrare come
il cristianesimo, anche alla luce delle Lettere di S. Paolo, tra cui,
fondamentale, la Lettera ai Romani, che Lutero definì il
documento fondativo del cristianesimo, sia del tutto inutile per
salvarsi l'anima, e che, anzi, ammesso che esista il Dio cristiano,
questo dovrebbe tenere in maggiore considerazione l'ateo che segua le
norme della giustizia senza aspettarsi alcun premio nell'aldilà, in cui
non crede. Mentre il cristiano è un opportunista che, se si astiene dal
fare del male, lo evita solo per timore di Dio.
Squilla il telefono di casa ma non vedo il numero.
Buon giorno, sono papa Francesco. Le telefono per dirle che mi ha incuriosito il suo libro e debbo riconoscere che sono sorpreso e senza risposte di fronte alle sue osservazioni.
Squilla il telefono di casa ma non vedo il numero.
Buon giorno, sono papa Francesco. Le telefono per dirle che mi ha incuriosito il suo libro e debbo riconoscere che sono sorpreso e senza risposte di fronte alle sue osservazioni.
Io: Io rimango più sopreso di lei perché mai avrei immaginato che il
mio piccolo libro le sarebbe stato consegnato pur passando prima per
altre mani.
Il papa: per ragioni di sicurezza il plico è stato prima aperto dalla
segreteria, che, conoscendo il mio carattere, ha capito che sarebbe
stato sconveniente non consegnarmelo nonostante il titolo.
Io: e dunque che conclusioni ne ha tratto?
Il papa: sono rimasto turbato perché dal suo punto di vista la Chiesa di Cristo non avrebbe più alcuna missione.
Io: non ho affermato che la Chiesa non abbia più alcuna missione. La
può conservare solo nei confronti dei disperati che non si arrendono al
pensiero del nulla dopo la morte.
Il papa: allora lei non è un disperato?
Io: anzi, lo sono più dei credenti, ma non posso rimuovere la
disperazione con le illusioni della religione, compreso il cristanesimo
considerando che i Vangeli sono soltanto delle favole inventate dopo la
predicazione di S.Paolo l'ex Saulo pluriassassino che prima perseguitava
i cristiani e che si inventò la resurrezione di Gesù sulla via di
Damasco dando ad intendere che gli apparì in pieno giorno dicendogli
"Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". E poi come si può credere nei
Vangeli se sono pieni di contraddizioni? Lei ha interesse a non
rilevarle perché altrimenti non potrebbe più fare riferimento ad essi?
Come posso credere nei Vangeli se io mi ritengo migliore di Gesù?
A questo punto il papa ebbe a dirmi che non potevo essere credibile
se avevo tanta presunzione. Ebbi a replicargli che Gesù in fondo rimase
un ebreo osservante dei sacrifici di sangue in un grande mattatoio in
Gerusalemme che gli ebrei chiamavano tempio e che Gesù stesso definiva
casa del Signore. Uno che nella parabola del figliol prodigo fece
riferimento all'uccisione del vitello più grasso per fare festa in
occasione del ritorno del figliol prodigo. Come potevo trarre
insegnamento da testi che in fatto di animali non apparivano diversi
dalle pratiche pagane?
Il papa a questo punto si trovò in difficoltà e cercò di giustificare
tutto ciò aggiungendo che Gesù non poteva non conformarsi alle
tradizioni ebraiche per non porsi in contrasto con la classe dei
sarcedoti, a cui era già abbastanza inviso. Aggiunse che il suo
predecessore Benedetto XVI nel suo libro Gesù di Nazareth aveva espresso la tesi che Gesù proveniva dalla setta degli Esseni, notoriamente vegetariani.
Io: e allora perché lei non è vegetariano? Mi ricordo che lei dichiarò che il suo film preferito era Il pranzo di Babette.
Mi sono informato e ho scoperto che il pranzo era a base di brodo di
tartaruga e quaglie arrosto. Allora una delle due: lei, e nemmeno
Benedetto XVI, è stato coerente con la tesi del Gesù vegetariano
oppure Gesù non era affatto vegetariano. Ma lasciamo perdere la tesi del
Gesù vegetariano che non regge affatto perché l'ultima cena, si legge
nei Vangeli, fu una cena "pasquale", e si sa che cena pasquale
significava per gli ebrei una cena a base di carne d'agnello. Come posso
credere in una religione simile che conserva nelle due massime
festività, il Natale e la Pasqua, la tradizione ebraica della
macellazione degli agnelli traducendo queste festività in stragi di
agnelli? Lei non ha mai speso una parola contro queste tradizioni di
sangue. Anche per questo non la posso riconoscere come autorità morale.
Il papa: Benedetto XVI nell'udienza del 7 gennaio 2009 ha detto
chiaramente che dopo il sacrificio della croce non era più necessario il
rito ebraico del sacrificio dell'agnello perché Gesù si è sostituito
per sempre all'agnello sacrificale diventando Agnus Dei.
Io: ma nessuna condanna è avvenuta pubblicamente né da parte di
Benedetto XVI né da parte sua in uno dei tanti discorsi fatti
affacciandosi alla finestra su piazza S. Pietro. E mi fa senso sentire
da un papa come lei che da bambino aspirava a fare il macellaio. Come
posso considerare un papa come lei maestro di morale? Io sono migliore
di lei. Bisogna che se ne renda conto. Ma lasciamo questo aspetto e
passiamo al tema che più mi interessa. Io dico, d'accordo con molti, che
lei è un papa che fa politica mentre lei dovrebbe astenersi da questo in
rispetto del detto di Gesù "date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio
quel che è di Dio". Lei non può intromettersi nella politica dicendo
continuamente che bisogna accogliere i migranti a braccia aperte, così
dimostrando di non avere nemmeno capito che significa la carità dal
punto di vista della predicazione di Gesù. Il suo predeccessore aveva affermato il diritto di non emigrare, mentre lei afferma il diritto di emigrare, anche se poi aggiunge che viè un limite, ma senza dire mai quale sia questo limite, che ormai è stato ampiamente superato.
Il papa: in che cosa mi sarei contraddetto con la carità cristiana?
Gesù ha detto di accogliere lo straniero come nell'esempio della
Samaritana.
Io: ma per carità! L'esempio della Samaritana non giustifica
l'accoglienza di una massa di invasori. Lei non ha capito o fa finta di
non aver capito che cosa sia la carità cristiana. Questa non può essere
imposta con le leggi a spese delle tasse dei cittadini. La carità ognuno
la deve fare individualmente con i propri soldi, non anche di quelli
altrui a carico del bilancio dello Stato. Lo dice espressamente Gesù:
quando fai la carità non suonare la tromba come fanno i farisei ma la tua
sinistra non sappia quel che fa la destra e il Padre tuo che ti vede
nel segreto ti premierà. Ho citato a memoria. Il Vaticano è il maggiore proprietario in
Italia di beni immobili. Se vuole fare la carità li ospiti lei e li
mantenga lei senza pretendere che sia lo Stato a mantenere questi
invasori, per di più quasi tutti islamici. La sua Chiesa sta diventando il cavallo di Troia dell'invasione islamica con la scusa del dialogo interreligioso. Non volendo capire, per ragioni più politiche che religiose, che non vi può essere alcun dialogo con i musulmani. Cristianesimo e islamismo sono agli antipodi. Lei è responsabile di un relativismo religioso che ha portato tanta confusione tra i cristiani. Lei deve imparare a non
confondere la morale con il diritto. La morale non può essere fondamento
del diritto. La morale riguarda il bene, il diritto riguarda il divieto
di fare del male. Non si finisce in tribunale per non avere fatto del
bene. Vi si finisce per aver fatto del male, inteso come danno, sia nel
civile che nel penale. E' questa confusione tra morale e diritto che non
sopporto e che lei va predicando.
Il papa: come può negare che molte norme morali riguardano anche il
diritto? Forse il comandamento "non uccidere" non è un comandamento
anche morale?
Io: ma non tutti i comandamenti morali, che impongono di fare del
bene, sono anche comandamenti giuridici. Lei invece vuole tradurre tutti
i comandamenti morali in comandamenti giuridici. Lei vive sempre in
questa confusione. Lei si dovrebbe occupare piuttosto dell'anima e non
dei corpi. Si ricordi del Discorso della montagna, in cui Gesù dice che
saranno beati nell'altra vita quelli che soffrono a causa della mancanza
di giustizia. Dunque Gesù non ha predicato la giustizia sostituendosi
alle leggi. Gesù non volle essere un rivoluzionario predicando una
giustizia sociale come invece fa lei. Se fosse coerente con la
predicazione di Gesù dovrebbe apprezzare le ingiustizie sociali e
predicare la sofferenza come mezzo per acquisire dei meriti nella vita
eterna. Invece lei si occupa sempre di questa vita e mai dell'altra.
Il papa: io debbo predicare anche la giustizia su questa terra perché
coloro che non la praticano dovranno risponderne nell'altra vita.
Dunque è vero che coloro che soffrono per mancanza di giustizia saranno
beati, ma debbo occuparmi anche di coloro che commettono ingiustizie per
metterli in guardia perché dovranno risponderne nell'altra vita.
Io: parafrasando Ponzio Pilato le domando: che cos'è la giustizia?
Essa ha un solo principio su cui sono fondate le norme della giustizia,
come spiegarono i giusnaturalisti a cominciare dal giureconsulto romano
Ulpiano: NEMINEM LAEDERE (non danneggiare alcuno). Questo è l'unico
principio regolatore della mia vita. Lei non mi può imporre di andare
oltre questo principio allargandolo ai doveri morali che impongono di
fare del bene. E' vero che tale principio è anche morale ma ciò che è
morale non per questo è anche giuridico. Il campo del diritto è assai
ristretto rispetto al campo della morale. E Kant nel libretto intitolato Fondazione della metafisica dei costumi ha
scritto: se l'umanità, invece di parlare di benevolenza, di amore per
il prossimo si astenesse dal fare del male, quanto bene ci sarebbe in
più sulla terra. Io faccio del bene astenendomi dal fare del male. E se
esistesse un'altra vita dopo la morte io certamente dovrei essere
premiato per non avere fatto del male, non sarei condannato per non aver
fatto del bene. Mentre lei predica il bene della morale favorendo
l'opportunismo cristiano di coloro che fanno del bene per salvarsi
l'anima. Mi dica se abbia maggiori meriti di fronte al suo Dio coloro
che fanno del bene per opportunismo, cioè per meritare un premio dopo la
morte, o coloro che da non credenti come me si limitano a non fare del
male senza aspettarsi alcun premio nell'aldilà. I primi, direbbe Kant,
applicano una morale eteronoma, imposta dall'esterno, i secondi hanno
una morale autonoma (se nella morale includiamo i doveri giuridici)
perché non obbediscono a norme dettati da altri (come nei Vangeli) ma
unicamente dettati dalla coscienza. Lei predica una morale eteronoma, e
dunque priva di qualsiasi merito. Non è necessario essere credenti per
applicare le norme della giustizia.
Il papa: Le sue argomentazioni sono così strettamente logiche che mi
costringono alla loro approvazione. Ma adesso debbo dirle la verità:
non tutti sono capaci di seguire le norme della giustizia senza il
timore di Dio. E dunque a questo punto debbo ammettere che non è
necessario credere nel Dio cristiano per salvarsi l'anima. D'altronde,
che fine farebbero coloro che sono nati in Stati non toccati dalla
predicazione cristiana? Dovrebbero essere tutti condannati soltanto
perché non cristiani o addirittura non credenti? Impossibile.
Io: si rende conto che in questo modo ha ammesso, come me,
l'inutilità di ogni religione compresa quella cristiana? A che serve il
proselitismo cristiano? A nulla.
Il papa: serve, come ho detto, ad elevare i deboli di mente ad una
morale che altrimenti, cioè senza il timore di Dio, non sarebbe
coercitiva.
Io: allora mi spieghi perché Gesù dopo l'asserita resurrezione abbia
detto: andate per tutte le nazioni e predicate: coloro che crederanno
saranno beati altrimenti saranno condannati. Vi era bisogno di credere
in lui per meritarsi un premio dopo la morte? Io ho cercato di dare un
senso diverso a questa frase che altrimenti farebbe di quasi tutta
l'umanità una"massa dannata", come disse il fanatico S. Agostino, che
era persuaso che fuori della Chiesa cattolica non vi fosse salvezza.
Credere in Gesù significa unicamente credere nella giustizia e non nel
fatto che egli fosse figlio di Dio e avesse fatto dei miracoli.
Certamente gli evangelisti hanno messo in bocca a Gesù anche frasi da lui
mai pronunciate. Non si saprà mai chi veramente sia stato Gesù nella
storia, certamente diverso da quello dei Vangeli. Infatti la frase che
ho citato non si trova in tutti e quattro i Vangeli. Perché nessun papa
ha mai rilevato la contraddizione in cui cadde S. Agostino, riprendendo
un pensiero di S. Paolo, secondo cui Dio, non potendo dipendere dalla
volontà umana, è libero di salvare chi vuole, dando così luogo alla
dottrina incredibile della predestinazione? Dio avrebbe già stabilito
dall'eternità chi si sarebbe salvato, indipendenemente dalle opere. E
Lutero seguì la dottrina della predestinazione di S. Paolo-S.Agostino
svilendo completamente l'importanza delle opere. Mi domando se questa
sia logica. E S. Paolo, che con la sua predicazione nel mondo romano, è
il vero fondatore del cristianesimo, venne in conflitto con S. Giacomo,
che propendeva per l'importanza delle opere, non accorgendosi della
terribile contraddizione che segnò la sua vita andando a predicare la
resurrezione di Gesù e la conversione al cristianesimo ancor prima che
venissero scritti i Vangeli. Infatti a S. Paolo non interessavano
affatto i miracoli che poi saranno raccontati nei Vangeli. Gli
interessava un unico miracolo: la resurrezione, perché disse: se Gesù non
è risorto vana è la nostra fede. Ma a che serviva la predicazione se
Dio aveva già stabilito dall'eternità chi si sarebbe salvato? Il
cristianesimo è sorto da questa profonda contraddizione. Come si può
ritenere che i suoi testi siano veritieri se la prima norma della verità
è il rispetto del principio di non contraddizione? I papi hanno sempre
occultato questa verità per loro comodo, altrimenti non avrebbero
potuto giustificare il loro potere, che fin dall'inizio fu anche
temporale.
Il papa: lei sa bene che questa contraddizione fu tolta da S. Tomaso,
che sostituì alla predestinazione la prescienza per salvare
l'importanza delle opere. Dio sa chi si salverà ma non incide sulla
libertà umana e perciò non la determina, salvando così il merito delle
opere. Se sono le opere a salvare l'uomo allora debbo riconoscere la
verità della sua tesi: anche gli atei si salveranno se avranno
rispettato le norme della giustizia e il cristianesimo conserva la sua
missione soltanto presso coloro che non siano capaci di rispettare tali
norme se non le sentono imposte da una autorità esterna come quella
della Chiesa. Dostojevskij capì bene ciò nella Leggenda del Grande
Inquisitore tratta da I fratelli Karamazov. Gli uomini hanno bisogno di
una autorità esterna che imponga determinate norme e il compito della
Chiesa nella storia è stato unicamente quello di far valere tali norme
accompagnandole con il timore di una dannazione eterna. Questo, è
evidente, vale solo per quelli che non siano capaci di rispettare la
giustizia per amore della giustizia, mentre non vale per gli atei che
siano capaci di rispettare tali norme senza fare riferimento ad una
autorità esterna, che sarebbe Dio tramite la Chiesa. Penso a questo
punto che abbia ragione lei. Il suo piccolo libro mi ha illuminato.
Continui pure a rimanere ateo, anzi, come lei preferisce definirsi,
agnostico, e i suoi meriti saranno superiori a quelli dei cristiani. Già
il definirsi agnostico è immune dall'assolutismo gnoseologico
dell'ateismo. Ma sa che anch'io qualche volta ho dei dubbi di fede? L'ho
detto anche pubblicamente. Rimanga agnostico e continui a considerarsi
superiore ai cristiani.
Io: La ringrazio per ciò che mi ha detto. Questo è per me un grande
giorno. Posso dire che ho convertito un papa all'agnosticismo.
Uno tra i migliori scritti letti in questo blog.
RispondiEliminaSolo un dubbio e mi perdoni: è una vera telefonata ricevuta o una ipotetica?
Grazie