Pochi sanno come avvenne veramente la fine di Mussolini e della Petacci, che non fu risparmiata dai vigliacchi partigiani comunisti che sottrassero Mussolini ai partigiani non comunisti che lo volevano consegnare agli americani secondo l'ordine che era provenuto dal governo Badoglio. Ma i comunisti del CLNAI vollero prevenire l'arrivo degli americani a Milano sapendo che Mussolini certamente sarebbe stato risparmiato perché sostanzialmente aveva subìto la guerra contro la sua volontà. E non è da escludere che l'avrebbero riciclato come capo del governo nel clima di guerra fredda sorto contro l'Unione Sovietica. Mussolini ebbe sempre una più che celata insofferenza per Hitler. Ma nel 1940 sembrava che Hitler fosse ormai padrone dell'Europa. Il progetto dell'invasione della Russia (operazione Barbarossa, giugno 1941) era stato sempre tenuto nascosto a Mussolini, tanto più in quanto nell'agosto del 1939 vi era stato il patto di non aggressione tra Hitler e Stalin). Qualcosa è trapelato dal carteggio Churchill-Mussolini: sembra che sia stato lo stesso Churchill a indurre Mussolini ad entrare in guerra perché Churchill pensava che ormai la guerra fosse persa dopo che tutta l'Europa nel 1940 era caduta sotto il dominio nazista. Solo Mussolini, pensava Churchill, avrebbe potuto moderare le aspirazioni di Hitler sedendosi anche lui al tavolo delle trattative di pace. E' evidente che nemmeno Churchill sospettava che vi fosse il progetto di invasione della Russia. E fu Churchill a dire con lacrime da coccodrillo nell'aprile del 1945 (qualche giorno prima che Hitler si suicidasse) che "sull'Europa era caduta una cortina di ferro". Ma torniamo alla fine di Mussolini e della Petacci. Nel noto film di Carlo Lizzani Mussolini ultimo atto si dà una versione errata della loro fine perché si narra che fu Walter Audisio (un oscuro ragioniere noto come colonnello Valerio, gente che si dava i gradi da sé) a uccidere Mussolini e la Petacci. E nel film si dà ad intendere che Audisio non volesse uccidere la Petacci e che questa venne uccisa mentre cercava di fare da scudo a Mussolini. Che questo sia vero o falso non si saprà mai. Di vero si sa che tra i mandanti della spedizione a Como per far fuori Mussolini vi era un fanatico di nome Sandro Pertini (responsabile con Giorgio Amendola e Riccardo Bauer) della autonominatasi giunta militare a Roma che programmò il vile attentato di via Rasella che provocò la rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Mio padre, colonnello, aveva avuto l'ordine di portarsi a nord nella costituita Repubblica Sociale, ma, essendo antifascista, preferì darsi alla clandestinità. In una delle sue rare uscite fu scoperto ed arrestato con un suo compagno durante una manifestazione di piazza contro il rincaro del pane. Mio padre riuscì a fuggire nella calca della folla mentre il suo compagno finì a Regina Coeli e poi alle Fosse Ardeatine. Tutto ciò secondo il racconto di mio padre, che dopo la guerra si iscrisse al partito comunista, in cui rimase iscritto sino al 1956 non avendo approvato la demolizione del mito di Stalin, di cui era ammiratore. Cosa che mai gli perdonai. Ma debbo riconoscere che mio padre qualche volta rimpiangeva il fascismo per le cose buone che aveva fatto nella legislazione sociale. Mi disse che due volte aveva scritto a Mussolini lamentandosi di certe cose (che ora non ricordo) e due volte Mussolini gli rispose con uno dei suoi segretari. E faceva amaramente la differenza con i tempi successivi. Diceva: prova adesso a scrivere a un ministro per vedere se ti risponda. In un certo senso rimpiangeva molti aspetti del fascismo. Dopo questa ulteriore divagazione torno alla fine di Mussolini e della Petacci. Nel film di Lizzani vi è una fondamentale falsità. Il fanatico Pertini, che riuscì a salvarsi da Regina Coeli per mezzo di alcune sue conoscenze fasciste, mentre sarebbe stato meglio che fosse finito alle Fosse Ardeatine per tutto ciò che fece, a partire dal vigliacco e proditorio attentato di via Rasella) si congratulò con Lizzani ma aggiunse che non era stato l'Audisio a uccidere Mussolini e la Petacci. E allora chi fu? gli domandò Lizzani. Questo non te lo posso dire, rispose Pertini. Dunque egli sapeva chi erano stati i veri assassini, ma preferì portarsi il segreto nella tomba, certamente per non coinvolgere alti esponenti del partito comunista. Si sa infatti che Mussolini fu ucciso a Dongo la mattina del 28 aprile 1945, mentre è risultato accertato che l'Audisio arrivò a Dongo solo la sera dello stesso giorno. Il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Infatti i coperchi della vera fine di Mussolini e della Petacci furono aggiunti dalla perizia necroscopica sui cadaveri di Mussolini e della Petacci fatta da prof. Cattabeni. Risultò che i fori sui due corpi erano di numero superiore rispetto ai fori riscontrati sugli abiti (a partire dai cappotti). Ciò significava che Mussolini e la Petacci furono prima denudati e poi fucilati. Dopo di che furono rivestiti e questi vigliacchi assassini, anche stupidi, non prevedendo che la cosa si sarebbe scoperta, spararono sui cadaveri rivestiti convinti di poter in questo modo celare la verità su come erano stati uccisi Mussolini e la Petacci. Il prof. Cattabeni riscontrò delle gravi lesioni con perdita di sangue (non mestruale) della Petacci, che risultava essere stata violentata non sessualmente ma certamente con un corpo che poteva essere quello di un bastone. Queste cose non si dicono perché la menzogna deve apparire come verità per i vincitori. E comunque un buffone che ha sempre sputato sul piatto in cui ha mangiato non doveva permettersi di insultare la Petacci, colpevole solo di avere amato sinceramente Mussolini preferendo la morte con lui invece che rinunciare alla sua giovane vita. Un drammaturgo sincero dovrebbe portare in un film la vera versione della morte di Mussolini e della Petacci, quest'ultima martire di un amore portato sino all'estremo. Mentre il buffone dovrebbe essere radiato dalla TV per avere oltraggiato una donna che, nonostante tutto, anche un antifacista che non sia fanatico ma rispettoso della verità storica, dovrebbe onorare nella memoria.
Forse la chiave di lettura del nostro tempo e della nostra Nazione deve essere proprio questa: nanetti che violano le tombe di giganti, col sorriso sulle labbra e applauditi dagli sgherri di regime alla Floris.
Il
triste guitto Gene Gnocchi, riciclato contro i Cinque Stelle e le
destre dopo che per anni ce lo siamo dovuti subire contro quello stesso
Berlusconi che gli pagava lo stipendio per le sue comparsate a “Mai dire
gol”, ha paragonato, nella trasmissione Dimartedì, condotta da quel
Giovanni Floris da sempre amico nei confronti della sinistra al caviale,
il maiale ripreso a gironzolare per Roma a Claretta Petacci: “Il maiale è femmina, si chiama Claretta Petacci”, ha detto nell’intento stupido di far ridere. Come
quel compagno di scuola completamente minchione che fa battute stupide,
senza senso e offensive, con l’unica differenza che almeno a lui si
poteva tirare qualche educativo ceffone.
Gene
Gnocchi ha paragonato il maiale che grufola per Roma, simbolo della
incompetenza dei Cinque Stelle, a Claretta Petacci, l’amante di Benito
Mussolini che fu uccisa con lui dai partigiani, in una mattanza che,
anche a distanza di decenni, si fatica a concepire come giustificata.
Risatina di Floris – un altro guitto di regime, solo un po’ più
presentabile – e gelo degli ospiti in studio, a sancire la definitiva
mancanza non tanto di morale, quanto di empatia, prima di tutto umana,
di quelli che non si sono mai indignati per l’”Uccidere un fascista non è
reato”.
Il giorno dopo, sui giornali e sulle TV, niente di niente: le
femministe che piagnucolano per presunti stupri (indimostrabili) a
distanza di decenni tacciono; i sinistri, quelli dell’hashtag #metoo e
del “se non ora quando?” tacciono; dalla Boldrini non un fiato.
Insultare e denigrare una donna che è stata torturata, violentata ed
infine uccisa, nell’epoca delle Asia Argento e degli scandali Wienstein e
dei fotomontaggi di Anna Frank con la maglia della Roma, non crea
alcuno scandalo se viene fatto nel nome di un antifascismo che si mostra
nel suo vero volto: disumano, crudele e vigliacco. È
da internet, però, che parte la riscossa. I profili Facebook della
trasmissione e dei guitti Floris e Gnocchi vengono letteralmente presi
d’assalto da utenti infuriati: si va’ dalla “battuta squallida tipica di
un viscido verme” alla domanda su come il Gnocchi possa aver confuso
sua madre con la Petacci, e via dicendo.
Così – nel nome dell’antifascismo più becero – Claretta Petacci, l’amante del Duce, può venire insultata. Claretta,
che ebbe il solo torto di amare un uomo fino alla più romantica follia e che per questo fu stuprata, torturata,
disonorata e poi esposta all'odio di quella folla che è la degna
rappresentazione di questa miserabile Repubblica antifascista e dei suoi
guitti di regime: vigliacchi, crudeli, umanamente miserabili.
Non si placa l'odio verso i maiali
Testo di Rosanna Manzato
Quella di Gene Gnocchi è una battuta inqualificabile. Un comico che fa solo piangere. Disgustoso, falso e meschino come la Sinistra.
RispondiEliminaQuella non può essere definita una battuta.
RispondiEliminaQuell’associazione tra la maiala e la Petacci trasuda di violenza stalinista che cova in certe teste.
La violenza che il socialista Mussolini conosceva bene sapendo dell’esistenza dei terribili lager sovietici e che ha portato alla sua morte da parte dei comunisti bramosi di potere appena ne hanno avuta l’occasione.
La stessa brama di potere che ha portato i rossi al linciaggio di Craxi.
Si erano create le condizioni politiche affinchè i violenti comunisti eliminassero il loro principale nemico ideologico, il socialista, e per questo,come loro consuetudine hanno mistificato ad arte la realtà dando la colpa solo a Craxi di essere un ladro quando i loro dirigenti lo erano altrettanto se non di più.