venerdì 11 maggio 2018

IL DEBITO PUBBLICO NON ESISTE...

 La cosa può sembrare un grossa falsità, ma solo per gli europeisti fanatici e ignoranti. Dopo avere sentito l'economista Giulio Sapelli mi sono confermato in ciò che sapevo. Il debito pubblico non esiste se i titoli sono posseduti dai cittadini e non dagli stranieri o dalle banche, che non reinvestono gli interessi nel consumo facendo aumentare la produzione e dunque aumentando l'occupazione in conseguenza della maggiore base imponibile. La Cina ha un debito pubblico del 300 per cento. Ma ha un tasso di crescita annuale del 10%, mentre l'Unione europea negli Stati più virtuosi non raggiungono il 3%, e l'Italia non raggiunge il 2%. Il Giappone ha un debito pubblico che è il doppio rispetto a quello dell'Italia. Ma non ha alcuna sofferenza economica perché gli interessi del debito pubblico sono posseduti dai giapponesi. Dunque non è il debito che può spaventare l'economia di uno Stato. Gli Stati Uniti sono usciti dalla crisi del 2008 stampando moneta e aumentando il debito pubblico. Tutto questo si può fare solo quando uno Stato abbia ua sovranità monetaria, che per colpa dell'UE, del rispetto del 3%nella differenza tra deficit (annuale) e PIL e dell'euro non si può avere. Mi immagino il ritorno alla lira, ma ad una lira pesante, che valga un euro. Ma abbiamo una congiura politica, dettata da disonestà o ignoranza, a cominciare dal Grigio Mattarella, contro la sovranità monetaria. Costui dovrebbe essere accusato di alto tradimento della Costituzione.
Art. 1. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (principio fondamentale).
Ci è stato imposto l'euro violando la sovranità popolare. Vero è purtroppo che la stessa Costituzione nell'art. 75 si è posta in contraddizione con l'art. 1 perché l'art. 75 vieta un referendum popolare che riguardi i trattati internazionali. Ma nel 1946 tale articolo fu approvato solo perché fu una scelta fondamentale tra l'aderire alla NATO e all'alleanza con gli Stati Unuti e l'aderire ad una alleanza con l'Unione sovietica di Stalin. Ora l'art. 75 dovrebbe essere riscritto abolendo il divieto di sottoporre a referendum i trattati internazionali. 
         
Dopo avere sentito una intervista all'economista Giulio Sapelli, così gli ho scritto.

Ogni tanto sento delle parole sagge (come le ha dette lei a Sky TVTG 24). Ho pensato sempre che il debito pubblico, come lei ha detto, sia una fantasia, una fandonia. Ma allora, di fronte ad esperti in economia come lei (per non citare premi Nobel che hanno detto che l'Italia avrebbe fatto bene a non entrare nell'euro) perché abbiamo subìto da tutti i governi  questa sciagura come se invece fosse il rimedio a tutti i mali? Siamo forse vittime di una congiura di  governi disonesti o di incapaci che, non sapendo governare, hanno demandato al carrozzone di Bruxelles il compito di governare l'Italia con tutte le folli restrizioni? Ma chi ce lo fa fare a regalare ogni anno circa 20 miliardi di euro di cui circa 12 milioni in restituzione ma sotto determinati vincoli di spesa? Siamo stati costretti a rinunciare ai nostri interessi, che non sono quelli dell'UE, con la rinununcia ad una sovranità politica ed economica.  Siamo vittime di una mitologia, quella dell'Europa unita. Io mi domando allora come mai la piccola Danimarca e la Svezia abbiano preferito tenersi la corona.  Come mai la Svizzera si è tenuta il franco?
Io posso dire per esperienza personale che il mio ultimo stipendio in lire come professore univ. nel 2001 ha subìto una forte diminuzione del suo valore in capacità d'acquisto. Mi sono sentito impoverito. Tutti i prezzi erano aumentati perché per una legge naturale i prezzi si sono portati verso l'alto, cioè verso i prezzi  degli Stati più forti della disgraziata Unione Europea. Ciò accadde anche nel 1861 quando fu introdotta la lira in tutta l'Italia. Aumentarono i prezzi in tutto il sud portandolo ad  maggiore impoverimento. Ho sempre pensato che il debito pubblico non esista. E' una fandonia. Gli interessi pagati dallo Stato dove finiscono se non nel risparmio dei cittafdini? E i cittadini consumano i rendimenti dei BTP, favorendo così la  produzione e dunque l'occupazione. Se l'Italia lasciasse l'euro avremmo una lira beneficamente svalutata rispetto all'euro, moneta artificiale costruita a tavolino. La moneta deve corrispondere all'economia reale, diversa da Stato a Stato. L'euro è fuori natura. E adesso mi dica se sbaglio: nel mercato interno non vi sarebbe alcuno svantaggio perché le imprese per non perdere il mercato interno dovrebbero adeguare i prezzi al minore valore d'acquisto della lira (svalutata, si suppone, del 20% rispetto all'euro). Ma le esportazioni sarebbero avvantaggiate perché i prodotti italiani incomincerebbero a mettere in ginocchio la Germania che ha trasformato il marco in euro perché per convenzione assurda nel 1999 furono introdotti i cambi fissi delle monete nazionali prendendo come riferimento il loro rapporto con il marco. Alla Germania conveniva avere un euro per avere più facile accesso al mercato comune. Il Giappone ha un debito pubblico che il doppio di quello italiano. Come sono state giustificate le sciagurate politiche portanti all'euro? A chi conveniva in Italia? IL DEBITO PUBBLICO NON ESISTE, almeno se è in mano agli italiani e non agli stranieri e alle banche.      
CORDIALI SALUTI
Caro professore
Concordo
Grato della Sua stima
Grazie!Suo G sapelli


Da: Prof.Pietro Melis
Inviato: mercoledì 9 maggio 2018 05:36
A: giulio.sapelli@feem.it
Oggetto: EURO

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