Dal mio libro Roba da sardi. Ve la do io la Sardegna
Per
alcuni secoli l'umanità ha sfruttato il carbone come fonte maggiore di energia
e nel XX secolo si è aggiunto il petrolio. Ma né il carbone né il petrolio sono
stati causa dell'inquinamento atmosferico sino alla metà del XX secolo, al cui
inizio la popolazione umana era di circa un miliardo e mezzo. Nell'arco di
mezzo secolo è passata a circa sette miliardi. E' dunque l'antropizzazione
della Terra la causa principale dei mutamenti climatici, giacché le piante, con
la pazzesca deforestazione dell'Amazzonia, polmone verde della Terra - e
sacrificata negli ultimi decenni a vantaggio degli allevamenti di morte delle
industrie dell'hamburger degli USA - non riescono più ad assorbire l'eccesso
di anidride carbonica in rispetto dei normali tempi biologici. Tra il 1996 e
il 2009 cento mila kmq della foresta amazzonica, pari a tre volte la superficie
della Francia, con una popolazione di bovini passata tra il 1990 e il 2003 da
circa 27 milioni a 64 milioni. Secondo la FAO il 70% delle terre deforestate
dell’Amazzonia è stato trasformato in terra da pascolo e il 30% è stato
destinato a produzione di mangime, cosicché il Brasile è divenuto il maggiore
esportatore di carne con il maggiore numero di bovini. Ma poiché la terra
ricavata dalla foresta non è adatta al pascolo, dopo pochi anni di pascolo il
suolo diventa sterile e gli allevatori di morte debbono abbattere altri kmq di
foresta provocando la degradazione del suolo. Si aggiunga la perdita di una
superficie del 30% della foresta indonesiana, cioè di una superficie pari a
quella della Germania, a causa della coltivazione
di palme da cui ricavare l’olio saturo non idrogenato, dunque nocivo, e tuttavia utilizzato per
molti prodotti alimentari, soprattutto dolciari. Il suolo agricolo, a causa di
un suo sfruttamento intensivo, innaturale e non biologico, viene inquinato da
pesticidi quali gli organochlorini e gli organofosfati, che poi si ritrovano
nei cibi.
Né si
deve trascurare l’inquinamento dei mari a causa dell’aumento della
popolazione. Il consumo globale di pesce è cresciuto dal 1960 al 2009 passando
da 10 kg annui pro capite a 18,4 kg. E a seguito dell’impoverimento dei mari si
è pensato di ricorrere all’acquacoltura. Ma con la conseguenza che normalmente
occorrono da 2,5 a 5 kg di pesce pescato da trasformare in mangime per
produrre un solo kg di pesce di acqua coltura, che si stima fornisca il 43% del
pesce per uso alimentare. E per ingrassare di un kg un tonno sono necessari
almeno 20 kg di pesce pescato. L’allevamento del tonno rosso ha portato ad una
riduzione dell’80% del tonno rosso catturato. Inoltre l’acquacoltura ha causato
la dispersione nei mari di sostanze nocive a causa dell’impiego di additivi chimici
quali an-tibiotici, disinfettanti, deiezioni e scarti di mangime insieme a
parassiti che si depositano sui fondi e si disperdono nel mare contaminando le
acque e decimando la popolazione ittica e distruggendo le foreste marine,
necessarie per la sopravvivenza di numerose specie.
Sulla Terra vi sono almeno cinque miliardi
in più di individui che non dovrebbero esistere. Ma di
ciò nessuno parla nelle ricorrenti Conferenze
dell'ONU con grande parata inutile di capi di Stato, che per opportunismo politico
sanno guardare solo al presente e non al futuro. Nonostante la FAO, pur
essendo un’organizzazione dell’ONU, abbia documentato ampiamente nel suo
rapporto del 2006 intitolato La lunga
ombra dell’allevamento intensivo, le cause complessive del degrado
ambientale, dovute anche, e principalmente, all’aumentato consumo di carne. La
FAO ha stimato che nella seconda metà del ‘900 il consumo di carne è aumentato
di 5 volte, passando da 45 milioni di tonnellate all’anno nel 1950 a 233
milioni nel 2000 e che secondo le statistiche del 2007 ogni anno vengono
macellati 56 miliardi di animali, esclusi gli animali marini. Secondo la FAO
anche la produzione di un litro di latte comporta una emissione di 2,4 kg di CO2
. Sempre secondo la FAO la zootecnia utilizza il 30% dell’intera superficie
terrestre non ricoperta da ghiacci e il 70% di tutte le terre agricole. Se è
così bisogna concludere che quasi tutta l’umanità è demenziale nel voler
continuare a proporre una tradizione alimentare basata sulla carne o su cibi di
derivazione animale mentre poi si va predicando contro la fame nel mondo.
Ma la stessa FAO non è stata mai capace di
preoccuparsi del fatto che l’inquinamento ambientale dovuto agli allevamenti
industriali si collega all'aumento della popolazione, non avendo essa mai promosso
una campagna mondiale per la decrescita della popolazione umana. Complice
degli allevamenti intensivi si è limitata a consigliare un minore consumo di
carne. Pur essendo stata contraddetta nel suo affermare che i gas serra
prodotti dagli allevamenti costituiscano solo il 18%, e non il 51% del
totale dei gas serra emessi nell’atmosfera. E’ comunque certo che a causa degli
allevamenti non vi sarà abbastanza acqua per una popolazione che nel 2050 si
stima debba arrivare a 9 miliardi.
la FAO sta li per mangiare lei, non per far mangiare gli altri. Ora aumenteranno l'IVA su cadaveri di carne e di pesce, latte di altri animali non umani, zucchero, farmaci. Panzironi fallirà. Con i nuovi prezzi gli Italiani dovranno scordarsi dei 5 veleni di cui sopra ed anziché 120 anni come promette il panzironi coi suoi troppo eterogenei mischi micidiali di spezie magari sintetizzate, camperanno 200 anni ! Il tao è fatto di due soli elementi. Mischiarne tre è già troppo per essere un rimedio salutare. A me dispiace per le Besiole che periscono negli incendi. Per gli bruti umani che ne sono causa, molto di meno. Natura se la cava. Prima o poi si riprende.
RispondiEliminaNel nostro piccolo non ci facciamo mancare nulla.
RispondiEliminahttps://www.ilgiorno.it/monza-brianza/cronaca/incendio-parco-1.4753027