FONTE: CORRIERE DELLA SERA
Lo studio
Carne e salumi, quei 37 miliardi di costi nascosti
La ricerca Demetra prende in considerazione l’impatto che la produzione di bovini, suini e pollame ha su ambiente e sistema sanitario: una «tassa» di 650 euro in più per ogni cittadino. Lav: «Le istituzioni spingano verso un’alimentazione a base vegetale»
C’è il prezzo nominale, che paga il consumatore che acquista tagli di carne o salumi da un rivenditore, sia esso una bottega di quartiere o un punto vendita della grande distribuzione. E poi c’è un prezzo reale, quello che non risulta sullo scontrino, che pagano di fatto tutti i cittadini, anche quelli che non hanno beneficiato direttamente dell’acquisto. E non è roba da poco: in un anno sulla collettività finiscono col gravare quasi 37 miliardi di euro di costi nascosti dovuti alla produzione di carne. A determinarli sono le conseguenze dell’impatto che l’intera filiera ha sull’ambiente e la maggiore spesa sanitaria determinata dalle malattie connesse con i consumi eccessivi. I conti li ha fatti Demetra, società di consulenza nell’ambito della ricerca scientifica sulla sostenibilità, che in uno studio indipendente diffuso in queste ore ha provato a quantificare il vero peso economico di ogni porzione di carne che finisce nei piatti degli italiani.
La cifra complessiva è considerevole — e ripartita sulla popolazione significa una sorta di «tassa» di 650 euro pro-capite, molto più di una manovra di bilancio in tempi di pace —, ma è solo parziale perché la ricerca ha preso in considerazione solo le carni maggiormente diffuse in Italia, ovvero quelle di bovino, suino o del comparto avicolo (pollame e dintorni), senza tenere conto del resto degli animali allevati a scopo alimentare che, pur se quota minoritaria, rappresentano il 3,1% del totale. Passando dal livello macro al dettaglio, lo studio evidenzia come a 100 grammi di pollo corrispondano costi per la collettività pari a 50 centesimi. Per la stessa quantità di maiale i costi salgono ad 1 euro e arrivano a quasi il doppio (1,9o) nel caso di bovini o salumi. Detto in altri termini, se questi costi facessero parte del prezzo pagato dai consumatori il prezzo al chilogrammo della carne bovina e dei salumi sarebbe di 19 euro in più rispetto all’attuale, quello del maiale di 10 euro in più e quello dei polli di 5 euro in più.
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