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Il cibo cambia il corpo, la coscienza e il modo do pensare
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ESTREMA SINTESI DELL’ALIMENTAZIONE UMANA
Franco Libero Manco
Prima che l’uomo imparasse ad uccidere gli animali era un essere fondamentalmente pacifico. Poi inventò le armi, colpì le sue prede e iniziò a consumare, anche se sporadicamente, la carne delle sue vittime. Con la scoperta del fuoco la carne, resa morbida dalla cottura, entrò nell’alimentazione dell’ominide, in una percentuale del 20-30%. Circa 12 mila anni fa addomesticò gli animali e sviluppò la coltivazione dei vegetali. Negli ultimi millenni la carne è stata appannaggio delle classi abbienti mentre il popolo si nutriva prevalentemente di vegetali e consumava prodotti animali solo in ricorrenze festive; quindi la popolazione è stata fondamentalmente vegetariana fino a circa cinquanta anni fa, se non vegana, perché anche i formaggi e le uova erano occasionali. E prima di tale data le malattie degenerative e autoimmuni erano rarissime.
La necessità di nutrire le popolazioni delle metropoli ha favorito l’industria alimentare con la produzione di cibi inscatolati, incellofanati, la cui conservazione a lunga scadenza necessita di conservanti e vari additivi chimici che servono oltre a conservare il prodotto a renderlo attraente, gustoso e appetizzante ma che spesso genera dipendenza. Gli alimenti vegetali coltivati su terreni sempre più impoveriti, trattati con fertilizzanti chimici, spesso portano malattie da carenza. Da qui un vasto mercato parafarmaceutico di integratori alimentari con l’intento di colmare le carenze di principi nutritivi nei vegetali e non solo. Ma il principio nutritivo di un alimento funziona solo se in sinergia con tutti gli altri presenti nell’alimento che lo contiene da cui viene estratto, al punto che farne uso risulta addirittura dannoso. Il solo modo per correggere queste carenze è quello di far riferimento agli alimenti integri, biologici, più ricchi di quel principio scarso o mancante.
In più, la necessità di nutrire una popolazione in crescita esponenziale ha spinto le industrie agro/alimentari/zootecniche a produrre più cibo possibile, nello spazio più ridotto possibile, nel più breve tempo possibile, a discapito della qualità dei prodotti.
La storia della cultura vegan parte da lontano e si manifesta per la prima volta negli antichi testi dei Veda, nelle grandi religioni, nel pensiero dei grandi filosofi ed infine negli esperti di scienza dell’alimentazione. E mentre alle origini si escludeva l’alimentazione carnea per motivazioni a carattere etico e spirituale oggi i motivi sono anche di ordine salutistico, ambientale, economico, antropologico ecc.
Dunque il male dell’uomo parte da lontano, da quando per necessità di sopravvivenza si abituò ad uccidere e sfruttare gli animali inclinando se stesso “ad ogni crudeltà anche nei confronti dei suoi simili” e ad adottare un’alimentazione incompatibile con le sue vere esigenze di essere pacifico e fruttariano.
“…Ma voi uomini d’oggi, da quale follia e da quale assillo siete spronati ad aver sete di sangue, voi che disponete del necessario con una tale sovrabbondanza? Perché calunniate la terra come non fosse in grado di nutrirvi? Perché commettete empietà contro Demetra legislatrice e disonorate Dioniso benigno, dio della vite coltivata, come se non vi venissero da loro doni a sufficienza? Non vi vergognate di mischiare i frutti coltivati al sangue delle uccisioni? Dite che sono selvatici i serpenti, le pantere e i leoni, mentre voi stessi uccidete altre vite, senza cedere affatto a tali animali quanto a crudeltà. Ma per loro il sangue è un cibo vitale, invece per voi è una delizia del gusto” (Plutarco, da De esu carnium (Del mangiar carne)
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