Quanto segue è tratto dal mio libro E giustizia infine fu fatta. Sette giudici uccisi in sette giorni. E' parte del dialogo tra il protagonista e il cappellano dell'ospedale.
Gesù appare un individuo abbastanza ignorante.
Forse non conosceva nemmeno l’ebraico perché parlava in aramaico.
Se fosse stato veramente figlio di Dio che gli sarebbe costato dire che
le conoscenze scientifiche del suo tempo erano tutte sbagliate? Forse
l’incarnazione gli aveva fatto perdere le conoscenze divine?
Non era questo il suo compito, lo interruppe il cappellano. Venne su questa Terra per altri motivi. Per lasciare un messaggio morale e per dimostrare con i suoi miracoli e con la sua resurrezione che la vita umana aveva un destino ultraterreno. E se avesse detto qualcosa che riguardasse l’universo non sarebbe stato capito. Si ricordi che il famoso astronomo greco Aristarco dovette fuggire per scampare alla morte perché accusato di eresia nel suo sostenere che era la Terra che girava intorno al sole. E per questo è ritenuto oggi il Copernico dell’antichità. Se Gesù avesse detto una cosa simile sarebbe stato accusato anch’egli di eresia. Gli sarebbe stata aggiunta l’accusa di un’ulteriore bestemmia oltre a quella ingiusta di essersi proclamato re dei giudei. Egli doveva attenersi alle conoscenze che gli uomini avevano della natura.
La sua risposta non mi convince affatto, rispose il prof. Petix. È vecchia come quella di Galileo, che cercò di salvare capra e cavoli, fede e scienza, nel suo inutile tentativo di salvarsi dalla condanna. Visto che Gesù è per lei Dio incarnato quale maggiore miracolo, maggiore anche della resurrezione, sarebbe stato per i posteri il suo dire la verità sull’universo. Si immagini un Gesù che avesse detto: tutto ciò che sinora avete pensato sulla natura è sbagliato. La Terra non è al centro del mondo. Adamo ed Eva non sono mai esistiti. L’uomo è il risultato di un’evoluzione durata milioni di anni. Sarebbe stata una vera rivoluzione, anche morale. Che cosa aveva da perdere dicendo ciò? Nulla. Sarebbe stato accusato anche per questo di eresia? E che doveva importargliene se già sapeva che sarebbe stato condannato a morte e che, anzi, doveva essere condannato a morte comunque perché si realizzasse la sua missione di salvezza dell’uomo dal peccato? Vede. Lei non ha capito che non è l’asserito miracolo della resurrezione che può indurre i non credenti a credere. Oggi tutti sarebbero credenti nel Dio cristiano se Gesù, ammesso che fosse figlio di Dio, avesse detto cose che sarebbero state un miracolo maggiore: l’avere detto delle verità sull’universo, oggi verificabili, dimostrando che solo una mente di origine divina avrebbe potuto dirle. Questa sarebbe stata la migliore testimonianza della sua divinità perché nessuno avrebbe potuto negarla. Infatti sarebbe stata verificabile. Mentre pochi credono nella sua resurrezione, non essendo verificabile. E se Gesù non è risorto, tutto è stato inutile perché in tal caso “la vostra fede è vana” ha scritto S. Paolo (Lettera 1 ai Corinzi, 15, 17). Io mi immagino un Gesù che, essendo figlio di Dio, avesse scritto su una pietra, per lasciarla ai posteri, la formula di Newton sulla gravitazione universale. Magari questa formula non avrebbe corrisposto esattamente alla realtà, vista la successiva relatività generale di Einstein, che l’ha ritenuta parzialmente valida inglobandola in essa, e non falsificandola, come credono gli ignoranti. Ma anche qualche filosofo della scienza come Karl Popper.
Non era questo il suo compito, lo interruppe il cappellano. Venne su questa Terra per altri motivi. Per lasciare un messaggio morale e per dimostrare con i suoi miracoli e con la sua resurrezione che la vita umana aveva un destino ultraterreno. E se avesse detto qualcosa che riguardasse l’universo non sarebbe stato capito. Si ricordi che il famoso astronomo greco Aristarco dovette fuggire per scampare alla morte perché accusato di eresia nel suo sostenere che era la Terra che girava intorno al sole. E per questo è ritenuto oggi il Copernico dell’antichità. Se Gesù avesse detto una cosa simile sarebbe stato accusato anch’egli di eresia. Gli sarebbe stata aggiunta l’accusa di un’ulteriore bestemmia oltre a quella ingiusta di essersi proclamato re dei giudei. Egli doveva attenersi alle conoscenze che gli uomini avevano della natura.
La sua risposta non mi convince affatto, rispose il prof. Petix. È vecchia come quella di Galileo, che cercò di salvare capra e cavoli, fede e scienza, nel suo inutile tentativo di salvarsi dalla condanna. Visto che Gesù è per lei Dio incarnato quale maggiore miracolo, maggiore anche della resurrezione, sarebbe stato per i posteri il suo dire la verità sull’universo. Si immagini un Gesù che avesse detto: tutto ciò che sinora avete pensato sulla natura è sbagliato. La Terra non è al centro del mondo. Adamo ed Eva non sono mai esistiti. L’uomo è il risultato di un’evoluzione durata milioni di anni. Sarebbe stata una vera rivoluzione, anche morale. Che cosa aveva da perdere dicendo ciò? Nulla. Sarebbe stato accusato anche per questo di eresia? E che doveva importargliene se già sapeva che sarebbe stato condannato a morte e che, anzi, doveva essere condannato a morte comunque perché si realizzasse la sua missione di salvezza dell’uomo dal peccato? Vede. Lei non ha capito che non è l’asserito miracolo della resurrezione che può indurre i non credenti a credere. Oggi tutti sarebbero credenti nel Dio cristiano se Gesù, ammesso che fosse figlio di Dio, avesse detto cose che sarebbero state un miracolo maggiore: l’avere detto delle verità sull’universo, oggi verificabili, dimostrando che solo una mente di origine divina avrebbe potuto dirle. Questa sarebbe stata la migliore testimonianza della sua divinità perché nessuno avrebbe potuto negarla. Infatti sarebbe stata verificabile. Mentre pochi credono nella sua resurrezione, non essendo verificabile. E se Gesù non è risorto, tutto è stato inutile perché in tal caso “la vostra fede è vana” ha scritto S. Paolo (Lettera 1 ai Corinzi, 15, 17). Io mi immagino un Gesù che, essendo figlio di Dio, avesse scritto su una pietra, per lasciarla ai posteri, la formula di Newton sulla gravitazione universale. Magari questa formula non avrebbe corrisposto esattamente alla realtà, vista la successiva relatività generale di Einstein, che l’ha ritenuta parzialmente valida inglobandola in essa, e non falsificandola, come credono gli ignoranti. Ma anche qualche filosofo della scienza come Karl Popper.
Detto terre terre, alla francese, era impossibile radunare turbe su brulle colline, nella oppressiva società dell'epoca, nella Giudea dell'epoca. Perdipiu sotto il dominio romano, che considerava adunata sediziosa gruppuscoli di più di due persone a conciliabolo. Inoltre le spie del Sinedrio e di Pilato erano sempre attive h24. Sarebbero stati infilzati dai legionari, senza pietà. Indi la mancata parusia, o seconda venuta del Cristo, non depone a favore della divinità del nazareno. Sempre detto terre terre, alla francese. Novelline importate ahimè in occidente dal turco Paolo di Tarso, sovrano impostore. Corroborate, qualche secolo dopo, dall'infame Costantino, che ridiede linfa, vigore, ad una credenza settaria che stava languendo. Qui forse sta il miracolo...
RispondiEliminaIl criminale papa Alessandro VI Borgia, colui che oso' fra le tante profanare il grembo filiale, si vantava un dì con i suoi cardinali accoliti. "prendiamo per il culo tutti questi sciocchi e raccontiamo loro novelline, promettiamo loro il paradiso che non esiste. Esiste sulla terra e noi ce lo godiamo alla faccia di questi stolti..." più o meno....
Anche raffigurare sempre un dio sconfitto, al palo del supplizio, morente, non infonde coraggio, stima, terrore nei credenti, nei fedeli. Sembra quasi uno scherno, una sfida, una presa per il bavero, quasi a significare è tutto falso, svegliatevi idioti!
Gentile prof. Melis, se Gesù avesse veramente "scritto su una pietra, per lasciarla ai posteri, la formula di Newton sulla gravitazione universale", siamo sicuri che ciò basterebbe, in modo assoluto e a chiunque, per credere nella sua divinità? No, non basterebbe. Chi dubitasse della sua divinità potrebbe sempre cercare, e trovare, spiegazioni alternative per motivare ciò; ad esempio, particolari doti di preveggenza... Anche Pilato gli rivolse la domanda cruciale: "Che cos'è la verità?" (Gv 18, 37-38). Non ottenne risposta. E, quando era sulla croce, Gesù venne sfidato allo stesso modo: "Scenda ora dalla croce, e gli crederemo" (Mt 27, 42). Anche i contemporanei reclamavano una prova "innegabile" (a livello razionale) della sua divinità; ma egli rispose: "non le sarà dato nessun segno, fuorchè il segno di Giona" (Lc 11, 29). Dunque, segni e miracoli bastano a chi ha fede, e non basteranno mai a chi non ha fede. Non è una mera evidenza sensibile a persuadere l'uomo dell'esistenza del divino: è la fede a renderlo possibile. Dio si rivela rimanendo, al tempo stesso, nascosto. Questo, a motivo, forse, del fatto che ci troviamo nella "regio dissimilitudinis" di cui parlava Agostino... "Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia" (I lettera ai Corinzi). Con cordiali saluti. Elisabetta Simoni
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