Giorno del mio onomastico ormai da molti anni ridotto a giorno feriale mentre prima era giorno festivo. Non si è capito che tale giorno dovrebbe essere considerato più importante delle due festività cristiane che sono il Natale e la Pasqua perché senza Pietro e soprattutto senza Paolo non sarebbe esistito il cristianesimo. Pietro era all'inizio in contrasto con Paolo perché riteneva che la predicazione dovesse limitarsi alla conversione degli ebrei di Palestina mentre Paolo, il vero fondatore del cristianesimo, ritenne che la predicazione dovesse estendersi a tutti i popoli in concordanza con le ultime parole di Gesù dopo il racconto della resurrezione quando disse che i discepoli dovessero estendere la predicazione percorrendo varie nazioni. Ma in effetti l'unico predicatore che percorse varie nazioni non fu un discepolo ma Paolo, che non conobbe mai Gesù e iniziò la predicazione dopo la sua conversione che avvenne dopo la morte di Gesù. Si dice che Pietro morì a Roma crocifisso con la testa in giù su sua richiesta perché voleva sentirsi inferiore a Gesù. Ma la presenza di Pietro a Roma non fu di alcuna utilità al fine della predicazione e della conversione dei romani. Fu invece Paolo il vero portavoce di Gesù nella sua predicazione documentata dalle sue Epistole. Soprattutto l'Epistola ai Romani deve ritenersi il documento fondativo del cristianesimo, come bene intese Lutero. Senza Paolo il cristianesimo non sarebbe mai esistito. Lo riconosce lo stesso Nietsche nell'Anticristo, titolo sbagliato perché il bersaglio di Nietzsche non è Gesù, a cui riconosce il merito di essere morto coerentemente con la sua predicazione, ma Paolo, definito da lui un ciandàla (un miserabile) per avere voluto vendicare la morte di Gesù "appiccando un grande incendio a Roma" inventandosi lui la resurrezione di Gesù. Vi è infatti da precisare che tutte le Epistole di Paolo precedono cronologicamente tutti i Vangeli, che dunque avrebbero preso da Paolo l'invenzione della resurrezione di Gesù inserendolo in un racconto inventato, mentre Paolo nelle sue Epistole ha sempre evitato di porre la resurrezione nel contesto di un racconto. Egli si limita a dire, per esempio, che se Gesù non è risorto allora vana è la vostra fede. Paolo fu un rivoluzionario nella sua predicazione perché si rivolse a tutte le genti abolendo la distinzione tra ebrei (circoncisi) e non ebrei (non circoncisi). Aggiunse che anche i gentili (cioè i pagani) si sarebbero salvati se avessero rispettato "la legge naturale iscritta nei loro cuori". Ma con ciò Paolo non si avvide che la sua predicazione diveniva inutile ai fini della salvezza se questa poteva essere ottenuta anche dai non cristiani, se questi avessero rispettato la legge naturale, che vieta di danneggiare gli altri. Questa norma verrà esplicata dal giureconsulto romano Ulpiano (III secolo) con la norma di due parole: neminem laedere (non danneggiare alcuno).
Da notare che gli studiosi sono d'accordo nel ritenere che sia dovuta ad una falsificazione risalente a qualche secolo succesivo l'aggiunta rivolta a Pietro che dice: tu sei pietra (cefa) e su questa pietra fonderò la mia Chiesa. Certamente nella lotta tra diversi vescovi riuscì ad avere il primato il vescovo di Roma, che così diventò papa anche facendosi forte della presenza di Pietro a Roma. La falsa aggiunta doveva consacrare il primato del vescovo di Roma, facendo diventare Pietro primo papa.
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