La sinistra (sinistro della politica) vuole introdurre il diritto di cittadinanza a coloro che pur arrivati come figli di clandestini abbiano percorso cinque anni di studio in Italia. Non si precisa se i cinque anni debbano essere quelli della scuola elementare o della scuola media. Non si chiarisce se ai figli dei clandestini debba essere accreditato un corso di studi nel loro paese. Sarebbe assurdo tale credito in quanto non è possibile equiparare un programma di studi nelle scuole elementari nel loro paese (con lo studio del Corano se islamici) alle elementari in Italia. Per esclusione si dovrebbe considerare un corso di studi di cinque anni nelle scuole elementari. Anzitutto questi figli di clandestini si troverebbero a dover stare con bambini italiani che iniziano le elementari a 4-5 anni di età, se arrivano in Italia ad una età superiore ai cinque anni. Inoltre, e qui sta l'inaccettabile contraddizione, che nessuno sinora ha rilevato, i genitori rimarrebbero stranieri in Italia (non potenndo separare i figli dai genitori) e pur tuttavia avrebbero figli che diverrebbero cittadini italiani. Evidentemente la sinistra si sentirebbe obbligata ad estendere la cittadinanza anche ai genitori promuovendo così tutti i danni di una società multirazziale che generano gravi conflitti culturali. E' risaputo che i figli stranieri della seconda generazione non rinunciano alla loro originaria provenienza e fanno fatica ad assimilarsi ad una cultura italiana che discende soprattutto dalla assimilazione della storia italiana necessaria per sentirsi italiani quando, al contrario, più spesso rifiutano l'integrazione sentendosi legati piuttosto alla "cultura" dei genitori. Questa è disgregazione della società polverizzata da culture straniere voluta dal sinisro della sinistra.
Questo è il blog del prof. Pietro Melis, autore del testo intitolato "Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'occidente e il diritto naturale. Nelle sue radici greco-romano-cristiane. Non giudaiche e antislamiche".
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