venerdì 4 novembre 2022

IL CENTENARIO DELLA MARCIA MARCIA SU ROMA

Non ho ripetuto due volte lo stesso termine "marcia". La prima marcia è un aggettivo. Avrei dovuto scrivere la Marcia MARCETTA su Roma. Mio padre nel 1922 aveva 31 anni ed era reduce dalla prima guerra mondiale con il grado di capitano. Mi descrisse la ritirata dopo il disastro di Caporetto attribuendone principalmente la colpa a Cadorna. Assistette alla marcetta su Roma formata da una banda armata di bastoni e al massimo di fucili. La vittoria del fascismo non sarebbe esistita se il nano Vittorio Emanuele III, una vera disgrazia dell'Italia, il maggiore responsabile della chiamata di Mussolini al governo, avesse firmato il foglio che proclamava lo stato d'assedio presentatogli dall'allora capo del governo Luigi Facta. L'imbelle nano (era alto 1,53) aveva paura di una guerra civile. Ma quale guerra civile se si trattava di poche migliaia di esagitati che assaltavano le sedi dei sindacati e del partito socialista? Notare che il voltagabbana Mussolini era stato direttore del quotidiano socialista Avanti! e allora era contro l'intervento in guerra dell'Italia. Sarebbe bastato un accordo con l'Austria per avere in cambio della neutralità il Trentino e l'Istria. La vittoria finale contro l'Austria e la Germania fu la principale causa della seconda guerra mondiale a causa della forsennata richiesta di risarcimento di guerra avanzata dalla sola Francia. La Germania nazista, aggirando l'inutile linea difensiva Maginot, occupò la Francia costringendola a firmare la resa sullo stesso vagone dove la Germania aveva firmato la resa alla Francia. Mussolini se ne stava timoroso a Milano aspettando gli esisiti della marcetta su Roma, dove arrivò comodamente in vagone letto. Nelle elezioni successive il partito fascista dimostrò di essere un partito di minoranza. Corresponsabili tutti i tradizionali partiti che, alleandosi con i fascisti, diedero la vittoria all'alleanza fascisti-liberali (alla Giolitti) grazie alla liberticida legge elettorale Acerbo. Sia il re nano che i partiti antifascisti avevano creduto di poter in questo modo indebolire il fascismo lasciandole un futuro di partito di minoranza. Altro sbaglio fu l'Aventino, cioè la decisione dei partiti antifascisti di non partecipare alle sedute del parlamento. Tra i primi aderenti al fascismo vi fu addirittura Benedetto Croce, poi divenuto fiero antifascista. Aveva creduto anche lui che il fascismo fosse il partito dell'ordine dopo i tumulti e gli assalti alle fabbriche attuati dai fascisti che chiamarono il 28 ottobre 1922 l'anno della rivoluzione fascista. Ma quale rivoluzione? Si trattava di qualche migliaio di violenti che potevano essere dispersi con l'intervento dell'esercito. Ma paradossalmente l'esercito non era tutto antifascista perché ai reduci di guerra non erano state riconosciute le benemerenze acquisite dopo i 600mila morti della prima guerra mondiale. Ma sarebbe bastato l'intervento della polizia e dei carabinieri per disperdere i 15.000 partecipanti alla marcia marcia su Roma. L'Italia si sarebbe risparmiata la sconfitta nella seconda guerra mondiale. La vittoria del fascismo fu dovuta alla grave insipienza dei partiti antifascisti che credettero di indebolire il fascismo alleandosi con esso con la legge elettorale Acerbo. In base alla nuova legge elettorale (legge 18 novembre 1923 n. 2444, nota come "legge Acerbo"), alla lista più votata a livello nazionale - purché avesse almeno il 25% dei voti validi, spettavano i 2/3 degli eletti al parlamento. Fu il suicidio degli altri partiti antifascisti che non si unirono tra loro per evitare il listone che conteneva il partito fascista. Il nano re indegno d'Italia rinunciò per volere di Mussolini ad essere comandante supremo dell'esercito e riacquistò il titolo dopo la seduta del Gran Consiglio del fascismo che decretò la fine di Mussolini come capo del governo. Il nano firmò anche le famigerate leggi razziali. Mussolini fu l'amante dell'ebrea Margherita Sarfati, che aveva finanziato il quotidiano di Mussolini Il popolo d'Italia. Nonostante ciò fu anch'essa vittima delle leggi razziali volute per imitare il nazismo perché espatriò in Argentina. Il nazismo fu la rovina del fascismo.  

Legge Acerbo - Wikipedia

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