In Facebook sotto il
nome di Roberto Ferrari sono io Pietro Melis. Il mio
indirizzo email è profpietromelis@gmail.com. Ho
sempre avuto ammirazione per ciò che pensa e ciò che
ha scritto. Conservo i fascicoli contenenti
l'esposizione del Corano con i suoi commenti. Per me il Corano è la più grande
disgrazia della storia. Peggio del Mein Kampf di
Hitler. E' proibita la propaganda del Mein Kampf ma
non quella del Corano, perché dietro questo libro vi
è più di un miliardo di individui che ci credono
avendo il cervello rovinato e pronti al terrorismo
se lo si dicesse. Nel mio blog ho
scritto un florilegio del Corano (il terrorismo nel
Corano) . Ho sentito dire da lei nella trasmissione
della Berlinguer che l'aborto è un omicidio. Io nel
1976 ho convinto una ragazza ad abortire dopo che
involontariamente l'avevo lasciata incinta. Si era
spaccato il preservativo Hatu che lei stessa aveva
comprato non accettando che passasse il periodo
della fecondità. Giovanni Paolo II, rivolgendosi
alle donne che avevano abortito scrisse in
Evangelium vitae che i loro mancati figli erano
stati "accolti nella gloria di Dio". Ho dunque un
figlio che mi ringrazia per non averlo fatto nascere
spedendolo direttamente in paradiso. Nel 2010 ho
pubblicato un libro per metà autobiografico e per l'altra metà filosofico intitolato Io non volevo
nascere. Non volevo nascere per non essere
costretto a fare l'esperienza della morte. Ho sempre
fatto presente il non senso linguistico
dell'espressione "donare la vita". A chi la si dona
se manca il ricevente? A parte ciò perché non si ha
il coraggio di dire "donare la morte"? Odio quei due
che per egoismo mi hanno fatto nascere volendo dei
figli. Vivo con la paura della
morte addosso. Ha scritto Ludwig Buchner (con i due
punti sopra la u) in Forza e materia: è più
tremendo il pensiero che dopo morti vi è il nulla o
non è più tremendo il pensiero che dopo morti,
divenendo immortali, non possiamo più morire? In
tutti e due i casi si vive nella disperazione se si
vive in quella che il grande filosofo Heidegger in Essere e tempo ha definito vita inautentica,
propria di coloro che vivono negli affari
quotidiani rimuovendo il pensiero della morte. Lei
può essere contento di essere arrivato a 80 anni (e
le auguro di vivere ancora a lungo e in salute) ma
non può pretendere che tutti siano contenti di
essere nati, altrimenti non esisterebbero coloro che
hanno il coraggio di suicidarsi. La vita è la più
grave malattia perché ha il 100% di decessi
Infatti. La vita è una malattia molto seria. A decorso mortale. Più che altro io la trovo una parentesi incomoda, quando non tragica ahimè. Io che non amo Leopardi, che ritengo un menagramo rompikoglioni, non posso non ammirare il finale di "A Silvia": ....la fredda morte ed una tomba ignuda mostravi di lontano.
RispondiEliminaE quindi, a parte la paura di morire oppure di un eventuale castigo, alla fine di noi rimarranno due tibie incrociate ed un teschio. Skull and bones. Un po' pochino, in verità.