lunedì 13 maggio 2024

LETTERA APERTA A VITTORIO FELTRI SULLA VITA E SULLA MORTE

 

In Facebook sotto il nome di Roberto Ferrari sono io Pietro Melis. Il mio indirizzo email è profpietromelis@gmail.com. Ho sempre avuto ammirazione per ciò che pensa e ciò che ha scritto. Conservo i fascicoli contenenti l'esposizione del Corano con i suoi commenti. Per me il Corano è la più grande disgrazia della storia. Peggio del Mein Kampf di Hitler. E' proibita la propaganda del Mein Kampf ma non quella del Corano, perché dietro questo libro vi è più di un miliardo di individui che ci credono avendo il cervello rovinato e pronti al terrorismo se lo si dicesse. Nel mio blog ho scritto un florilegio del Corano (il terrorismo nel Corano) . Ho sentito dire da lei nella trasmissione della Berlinguer che l'aborto è un omicidio. Io nel 1976 ho convinto una ragazza ad abortire dopo che involontariamente l'avevo lasciata incinta. Si era spaccato il preservativo Hatu che lei stessa aveva comprato non accettando che passasse il periodo della fecondità. Giovanni Paolo II, rivolgendosi alle donne che avevano abortito scrisse in Evangelium vitae che i loro mancati figli erano stati "accolti nella gloria di Dio". Ho dunque un figlio che mi ringrazia per non averlo fatto nascere spedendolo direttamente in paradiso. Nel 2010 ho pubblicato un libro per metà autobiografico e per l'altra metà filosofico intitolato Io non volevo nascere. Non volevo nascere per non essere costretto a fare l'esperienza della morte. Ho sempre fatto presente il non senso linguistico dell'espressione "donare la vita". A chi la si dona se manca il ricevente? A parte ciò perché non si ha il coraggio di dire "donare la morte"? Odio quei due che per egoismo mi hanno fatto nascere volendo dei figli. Vivo con la paura della morte addosso. Ha scritto Ludwig Buchner (con i due punti sopra la u) in Forza e materia: è più tremendo il pensiero che dopo morti vi è il nulla o non è più tremendo il pensiero che dopo morti, divenendo immortali, non possiamo più morire? In tutti e due i casi si vive nella disperazione se si vive in quella che il grande filosofo Heidegger in Essere e tempo ha definito vita inautentica, propria di coloro che vivono negli affari quotidiani rimuovendo il pensiero della morte. Lei può essere contento di essere arrivato a 80 anni (e le auguro di vivere ancora a lungo e in salute) ma non può pretendere che tutti siano contenti di essere nati, altrimenti non esisterebbero coloro che hanno il coraggio di suicidarsi. La vita è la più grave malattia perché ha il 100% di decessi

1 commento:

  1. Infatti. La vita è una malattia molto seria. A decorso mortale. Più che altro io la trovo una parentesi incomoda, quando non tragica ahimè. Io che non amo Leopardi, che ritengo un menagramo rompikoglioni, non posso non ammirare il finale di "A Silvia": ....la fredda morte ed una tomba ignuda mostravi di lontano.

    E quindi, a parte la paura di morire oppure di un eventuale castigo, alla fine di noi rimarranno due tibie incrociate ed un teschio. Skull and bones. Un po' pochino, in verità.

    RispondiElimina