lunedì 12 agosto 2024

DIFFERENZA TRA CITTADINANZA ITALIANA E L'ESSERE ITALIANI

Tanti complimenti per l'oro conseguito dalle ragazze della pallalvolo. Sono giunti anche da Bruno Vespa, che ha voluto dimostrare la possibilità di integrazione. Mai l'avesse detto. Gli sono piovute addosso delle critiche per il fatto che tale frase sottintendeva che non basta nascere in Italia per conseguire l'integrazione. Bisogna considerare anche le ascendenze culturali non italiane. Consideriamo il caso degli islamici. Vi sono islamici, come dimostra soprattutto la Francia, che, pur appartenendo ad una seconda generazione proveniente da immigrati per essere nati in Francia, tuttavia non si sentono francesi perché in essi, soprattutto per motivi religiosi, prevale una appartenenza allo Stato in cui hanno radici i genitori, se non anche i nonni. In questo senso ha ragione Vespa. Il quale, tuttavia, non ha avuto il coraggio di dire che anche il colore della pelle tradisce una mancanza di italianità. Della stessa squadra fa parte una russa, la Andropova, che ha rifiutato di far parte di una squadra russa composta da ragazze che non avessero più di 16 anni perché attendeva la concessione della cittadinanza italiana, che avuto nell'agosto dell'anno scorso. Che cosa differenzia le due negre dalla Andropova? Il colore della pelle. Bisogna avere il coraggio di ammetterlo. Il colore della pelle della Andropova tradisce la sua origine nordica e europea. Dunque la Andropova può essere considerata italiana grazie alla sua pelle? No. Può essere considerata italiana perché appartiene ad una identità EUROPEA che non può avere invece chi ha una identità africana. Per meglio spiegarmi. Consideriamo uno che abbia ascendenze italiane anche risalendo a qualche secolo fa. ipotizziamo che che costui si converta all'islamismo. Possiamo dire che egli rimanga italiano? NO. Egli ha rinunciato all'identità europea per preferire quella islamica che non fa parte dell'identutà europea, che esclude storicamente l'islamismo. Si sa che Benedetto Croce, ateo, scrisse un breve libro intitolato Perché non possiamo non dirci cristiani. Il cristianesimo, nel bene e nel male, è la principale connotazione storica dell'Europa, perfino nella Russia ricordandoci che dopo la disgraziata fine dell'Impero Bizantino (erede dell'Impero Romano d'Oriente) con la caduta di Costantinopoli nel 1453 di fronte alle orde barbariche turche di Maometto II, Mosca si dicharò fieramente "Terza Roma", a difesa del cristianesimo, se pure quello ortodosso. Vi è dunque una identità italiana perché questa è da ricomprendere in una identità europea riconoscibile anche nel colore della pelle o negli occhi se si tratta, per esempio, di cinesi o giapponesi. Ma nel clima deteriore ed imperante del relativismo anche in filosofia si arriva ad affermare, per esempio con Karl Popper o, peggio, con Paul Feyerabend,  che le leggi fisiche sono teorie in quanto costruzioni della mente umane e non verità scientifiche che abbiano radice nella realtà. Ancor peggio nell'ambito sociologico impera il relativismo.                        

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