giovedì 21 aprile 2011

CI VUOLE UNO PSICHIATRA PER IL PAPA

CHE COS'E' UNA CHITARRA CON LE CORDE SPEZZATE? E' UN LEGNO MA NON PIU' UNA CHITARRA. COSI' AVREBBE RISPOSTO UNO SANO DI MENTE.


questa e altre risposte del pontefice in onda su raiuno il venerdì santo

«L'anima di suo figlio in coma?
Una chitarra con le corde spezzate »

Benedetto XVI risponde alla signora di Busto Arsizio che assiste il figlio malato, da due anni in stato vegetativo

questa e altre risposte del pontefice in onda su raiuno il venerdì santo

«L'anima di suo figlio in coma?
Una chitarra con le corde spezzate »

Benedetto XVI risponde alla signora di Busto Arsizio che assiste il figlio malato, da due anni in stato vegetativo

Benedetto XVI durante la  solenne celebrazione del Giovedì Santo (Eidon)
Benedetto XVI durante la solenne celebrazione del Giovedì Santo (Eidon)
CITTÀ DEL VATICANO – Santità, dov’è l’anima di mio figlio in coma? «Certamente l’anima è ancora presente nel corpo. La situazione, forse, è come quella di una chitarra le cui corde sono spezzate, così non si possono suonare. Così anche lo strumento del corpo è fragile, è vulnerabile, e l’anima non può suonare, per così dire, ma rimane presente». Benedetto XVI risponde alla signora Maria Teresa, di Busto Arsizio, madre di Francesco Grillo, 40, malato di sclerosi multipla dal ’93 e da due anni in stato vegetativo. Registrata la settimana scorsa nella biblioteca del Palazzo Apostolico, la risposta del Papa andrà in onda nella puntata del Venerdì Santo del programma A sua immagine, su Raiuno, che ha selezionato sette domande da rivolgere al Pontefice fra le tremila arrivate in redazione. «Io sono anche sicuro che quest’anima nascosta sente in profondità il vostro amore, anche se non capisce i dettagli, le parole, eccetera; ma la presenza di un amore la sente», dice Benedetto XVI nella risposta diffusa dalla Radio Vaticana e dall’Osservatore Romano. «Perciò questa vostra presenza, cari genitori, cara mamma, accanto a lui, ore ed ore ogni giorno, è un atto di amore di grande valore, perché questa presenza entra nella profondità di quest’anima nascosta e il vostro atto è, quindi, anche una testimonianza di fede in Dio, di fede nell’uomo, di fede, diciamo di impegno per la vita, di rispetto per la vita umana, anche nelle situazioni più tristi. Quindi vi incoraggio a continuare, a sapere che fate un grande servizio all’umanità con questo segno di fiducia, con questo segno di rispetto della vita, con questo amore per un corpo lacerato, un’anima sofferente».

LE ALTRE DOMANDE - Tra le domande scelte, Maria nel Venerdì Santo e il mistero della Risurrezione; una mamma musulmana che vive in Costa d’Avorio e chiede al Papa di «Gesù, uomo e profeta di pace» dal suo Paese in guerra; sette giovani di Bagdad che spiegano al Papa di rischiare ogni giorno la vita per il solo fatto di essere cristiani.

LA BIMBA SOPRAVVISSUTA AL SISMA - E una bimba giapponese scampata al terremoto: «Mi chiamo Elena, sono giapponese ed ho sette anni. Ho tan­ta paura perché la casa in cui mi sentivo sicura ha tremato, tanto tanto, e molti miei coetanei sono morti. Non posso andare a giocare nel parco. Chiedo: perché devo avere tan­ta paura? Perché i bambini devono avere tanta tristezza? Chiedo al Papa, che parla con Dio, di spiegarmelo». La risposta di Benedetto XVI, riportata da Avvenire, affronta il mistero del dolore: «Cara Elena, ti saluto di cuore. Anche a me vengono le stesse domande: perché è così? Perché voi dovete soffrire tanto, mentre al­tri vivono in comodità? E non abbiamo le ri­sposte, ma sappiamo che Gesù ha sofferto co­me voi, innocente, che il Dio vero che si mo­stra in Gesù, sta dalla vostra parte. Mi sem­bra questo molto importante, anche se non abbiamo risposte, se rimane la tristezza: Dio sta dalla vostra parte, e siete sicuri che questo vi aiuterà. E un giorno possiamo anche capi­re perché era così. In questo momento mi sem­bra importante che sappiate: "Dio mi ama", an­che se sembra che non mi conosca. No, mi a­ma, sta dalla mia parte, e essere sicuri che nel mondo, nell’universo, tanti sono con voi, pen­sano a voi, fanno per quanto possono qual­cosa per voi, per aiutarvi. Ed essere consape­voli che un giorno, io capirò che questa soffe­renza non era vuota, non era invano, ma che c’è un progetto buono, un progetto di amore dietro. Non è caso». E il Pontefice conclude: «Stai sicura, noi siamo con te, con tutti i bambini giapponesi che soffro­no, vogliamo aiutarvi con la preghiera, con i nostri atti e siete sicuri che Dio vi aiuta. E in questo senso preghiamo insieme perché ven­ga luce per voi quanto prima».

Gian Guido Vecchi
21 aprile 2011

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