sabato 7 gennaio 2012

RABBIA NEI RIGUARDI DEGLI EBREI NEGAZIONISTI DELLA LIBERTA' DI PENSIERO PRETENDENDO IL REATO DI NEGAZIONISMO. CANCELLARE IL GIORNO DELLA MEMORIA.

Anche se ora ha straripato per rabbia e provocazione bisogna conoscere i precedenti. Fu provocato dalla figlia della Loewenthal che gli domandò che cosa pensasse dell'olocausto ed egli rispose che la verità era ancora da conoscere. Fu sospeso per questo per sei mesi dalla scuola. Ma il Tribunale lo assolse e lo reintegrò. E' evidente che ora si tratta di reazione esagerata ma dettata solo da rabbia non potendosi vedere nelle sue ultime minacce una seria intenzione ma solo sfogo nei confronti di coloro che sono i veri negazionisti perché negano la libertà di pensiero nella ricerca storiografica. Che senso ha il giorno della memoria solo per gli ebrei? Allora che sia anche il giorno della memoria dei 20 milioni (almeno) di morti nei gulag sovietici di Stalin, del milione e mezzo di armeni uccisi dai turchi, dei 200.000 morti vittime del vigliacco bombardamento di Dresda rasa al suolo dagli inglesi, delle centinaia di morti civili di Hiroshima e Nagasaki. Ma che credono gli ebrei della sinagoghe? Di essere l'ombelico dell'universo e che gli altri morti non contino?
Che la cifra di sei milioni di ebrei sia vera è ancora tutta da dimostrare. Tra gli affermazionisti dell’olocausto e i negazionisti io ho inventato la categoria dei
dubitazionisti, sulla base di un’ampia letteratura, consegnatami in CD da un frate benedettino – e costretta vergognosamente alla clandestinità - che giunge persino, da parte di alcuni autori, a negare l’esistenza delle camere a gas. E non mi riferisco a David Irving. Mi riferisco soprattutto a quanto hanno scritto Robert Faurisson e Paul Rassinier. E’ possibile che siano tutti matti o falsari e che la verità stia solo dalla parte degli ebrei, che, essendo parte in causa, come in un comune processo, non possono essere testimoni di se stessi? Perché, per esempio, continuano a rimanere segretati i tre volumi della Croce Rossa internazionale che ispezionava i campi di concentramento nazisti? Evidentemente perché si ha interesse a che rimangano segretati. Come è possibile che siano morti in campi di concentramento (se non anche in camere a gas) sei milioni di ebrei se è stato accertato che nel 1939 la popolazione ebraica in Europa era di 6 milioni e che nell’Europa occupata dai nazisti era non più di tre milioni perché molti erano emigrati in Unione Sovietica, negli Stati Uniti o in Paesi neutrali non toccati dalla guerra? Nessuno degli occidentali poté visitare Auschwitz ed altri campi di concentramento (detti di sterminio) della Polonia, occupata dai sovietici, se non dopo 10 anni dalla fine della guerra. E non si trovarono mai tracce di una passata presenza di camere a gas, mentre i sovietici avrebbero avuto interesse a non cancellarle. Ancor oggi ad Auschwitz si può vedere solo un forno crematorio. Ma poteva servire per bruciare i cadaveri di quelli che vi morivano per altri motivi (soprattutto per dilaganti epidemie), per impedire di dover seppellire i cadaveri ed impedire l’espandersi di epidemie, che decimavano come mosche gli internati negli ultimi mesi di guerra, quando non giungevano più rifornimenti e si moriva anche di fame. E’ possibile che un solo forno crematorio sia bastato a bruciare i cadaveri dei di 3 milioni di ebrei che nella sola Auschwitz sarebbero morti tutti in camere a gas? Andando nei particolari: come mai la famiglia Frank, arrestata nell’agosto del ‘44, e giunta ad Auschwitz nel mese di ottobre, non finì in camera a gas, ma, addirittura, le due sorelle furono trasferite nel gennaio del 1945 a Bergen-Belsen (non lontano dal confine con l’Olanda), dove morirono entrambe di tifo, mentre la madre, già malata da tempo, morì ad Auschwitz di malattia e il padre sopravvisse sino all’arrivo dei sovietici? Allora è falso quanto si racconta, che gli ebrei in grado di lavorare venivano inviati nelle fabbriche circostanti mentre gli altri finivano subito in camere a gas. O la famiglia Frank era fatta di accozzati di ferro? Si è sempre detto che i nazisti usassero lo ZyclonB come gas asfissiante. Ma poi è risultato che lo ZyclonB è un disinfettante. Si è sempre detto che i nazisti spiavano da una finestra per vedere se nelle camere a gas fossero tutti morti e che entrassero subito dopo per raccogliere i cadaveri. Ma se fossero entrati subito dopo sarebbero rimasti asfissiati anch'essi. Se vi entravano subito dopo allora non vi era dentro un gas asfissiante. E come mai Simon Wiesenthal, il noto cacciatore dei nazisti, rimase sempre in un campo di concentramento austriaco, mentre si è sempre riconosciuto che i campi di sterminio si trovavano solo in Polonia? La storia dei 6 milioni di ebrei è nata durante il processo di Norimberga, con un Tribunale che, sotto l’aspetto giuridico fu un obbrobrio, in quanto i cosiddetti giudici non potevano avere alcuna legittimità giuridica. Da chi furono nominati? Dai vincitori! Roba da matti! Lo stesso maresciallo Montgomery, vincitore di El Alamein, commentò ironicamente che in futuro sarebbe stato un crimine contro l’umanità perdere una guerra. Prima o dopo si dovrà conoscere la verità sull’olocausto. E l’olocausto della popolazione civile di Dresda, vigliaccamente rasa al suolo dagli inglesi verso la fine della guerra, quando, oltre tutto, non aveva più senso né scopo giacché per la Germania la guerra era ormai persa? No! Di questo olocausto non bisogna parlare, perché fu attuato dai vincitori. Come furono attuati dai vincitori gli inutili bombardamenti in molte città d'Italia, con la morte di migliaia di civili. Con l'unico scopo di terrorizzare la popolazione, non avendo i palazzi delle città alcuna importanza strategica. Solo dopo 60 anni si è riconosciuto ufficialmente che la strage di 22.000 polacchi nella foresta di Katin fu comandata da Stalin per decapitare l'élite dell'esercito polacco, mentre era stata attribuita da Stalin, e rimase attribuita per tanti decenni, ai nazisti. Si sapeva da sempre la verità, ma non si poteva addebitare tale strage ad un vincitore alleato allora delle potenze occidentali.

La persecuzione dei negazionisti sortisce l’effetto contrario, di far nascere il dubitazionismo, almeno sull’entità dell’olocausto ebraico.



TORINO

Indagato il professore che su Facebook
minaccia di fare una strage in sinagoga

Sdegno della comunità ebraica: «non deve più insegnare»

TORINO

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Renato PallavidiniRenato Pallavidini
MILANO – Dopo aver negato i campi di sterminio, offeso donne e disabili ora arriva a minacciare su Facebook una strage in sinagoga se gli amministratori del social network avessero tolto le foto di Hitler e del Duce da lui pubblicate. Quanto basta per spingere la procura di Torino ad iscrivere nel registro degli indagati Renato Pallavidini, 55 anni, docente in un liceo classico che continua a mettersi in mostra per il suo antisemitismo che ora viaggia pericolosamente in Rete. L’ipotesi di reato per l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Sandro Ausiello è di istigazione all’odio razziale. Venerdì uomini della Digos gli hanno sequestrando due computer, una chiavetta dati e alcuni cd. Il professore Pallavidini, che in passato è stato anche sospeso dall’insegnamento, parla della California come terra di «froci» e degli ebrei come «bastardi e parassiti». E nei giorni precedenti al Natale ha lanciato un delirante messaggio su facebook per reclutare persone disponibili a fare il «tiro a segno» contro i «negroni» spacciatori di droga sotto casa sua.

DONNE E DISABILI - In passato si era già messo in mostra per gli attacchi alle donne del movimento «se non ora quando» definite «femministe frustrate» e dei disabili per i quali suggerisce di applicare i metodi di Mengele. Sarebbe arrivato persino a scrivere al sindaco Fassino chiedendo di pagare l'Ici per non finanziare l'assistenza a «negri e zingari». Sdegnate le reazioni del mondo politico e della comunità ebraica. I parlamentari del Pd Emanuele Fiano e Roberto Della Seta e il deputato leghista Davide Cavallotto hanno annunciato interrogazioni urgenti al ministro Francesco Profumo mentre il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna e il presidente della Comunità ebraica di Torino, Beppe Segre, chiedono che Pallavidini finisca sotto processo.

NON DEVE INSEGNARE - «Desta inoltre molta preoccupazione - affermano Gattegna e Segre - che un docente di un noto liceo classico utilizzi il mondo dei social network per pubblicare materiale fotografico di chiaro stampo neonazista e indirizzare inequivocabili minacce verso ebrei, omosessuali, disabili e immigrati». «Sono minacce che non vanno sottovalutate - sostiene il deputato Pd Fiano - mi auguro che il Ministro intervenga e che il professore venga estromesso per sempre dall'insegnamento».

Redazione Online6 gennaio 2012 (modifica il 7 gennaio 2012)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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RABBIA E PROVOCAZIONE
07.01|12:17 robert nozick

Anche se ora ha straripato per rabbia e provocazione bisogna conoscere i precedenti. Fu provocato dalla figlia della Loewenthal che gli domandò che cosa pensasse dell'olocaust ed egli rispose che la verità era ancora da conoscere. Fu sospeso per questo per sei mesi dalla scuola. Ma il Tribunale lo assolse e lo reintegrò. E' evidente che ora si tratta di reazione esagerata ma dettata solo da rabbia non potendosi vedere nelle sue ultime minacce una seria intenzione ma solo sfogo nei confronti di coloro che sono i veri negazionisti perché negano la libertà di pensiero nella ricerca storiografica.

.... che dire ....
07.01|11:31 Ugo Cal

da quanti anni fa il professore? Nessuno è intervenuto? come mai? Preside e company dove erano in questi anni? Vedo che anche a Torino la frase "nulla sacciu" è entrata di moda.

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