Nel giugno del 2009 fu pubblicata nella Sua posta (Corriere cartaceo) una mia lettera che riscosse successo. Ancora oggi cerco di far capire la necessità che si istituisca il "partito" dei non votanti. In modo che, fatta salva una soglia fisiologica (per esempio del 20%) di non votanti, sotto tale soglia il numero degli eletti diminuisca in proporzione al numero dei non votanti. Ad una lettrice che obiettava che il voto è un dovere Lei giustamente rispose che era un diritto ma non un dovere. E allora bisogna tener conto anche del non voto, compreso il non voto di quelli che votano scheda bianca o volutamente nulla. Io non voto dal 1994 perché non mi sento rappresentato pienamente da alcun partito. E del mio non voto bisogna tener conto. Altrimenti può capitare quello che è capitato in Sicilia, dove il 54% non ha votato e tuttavia le poltrone sono rimaste egualmente 90. Tenendo conto del non voto si rispetterebbe veramente la volontà popolare, che non può essere alienata (Rousseau, Contratto sociale). Bisogna cambiare la Costituzione per introdurre il referendum propositivo senza quorum per scavalcare la palude del parlamento e sempre in rispetto della volontà popolare. Grillo è l'unico che ha proposto il referendum propositivo (e senza quorum) ma non posso votare nemmeno per lui perché tace su tante questioni, come la politica dell'immigrazione, la caccia, la vivisezione.
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