Come definire diversamente un simile individuo che faceva l'apologia del comunismo senza avere alcuna capacità di analisi storica. Se per comunismo si intende quello di cui si faceva assertore allora dovrebbe avere vergogna di se stesso. Da quando diceva che i carri armati sovietici avevano riportato la pace in Ungheria nel 1956. Questo respingente individuo ha identificato l'ideale del comunismo con quello sempre realizzato con una rivoluzione fatta sempre da minoranze che hanno imposto la dittatura sotto la maschera della democrazia popolare. Ma da qui a fare oggi l'elogio dell'opposto del comunismo ne passa se l'opposto è questa società marcia che riduce il lavoro a merce e fa del profitto il fine e non il mezzo della vita. Società industriali che vivono tra la ricchezza di pochi che hanno il 40% del reddito nazionale e la povertà di molti. E' questa l'alternativa della banderuola Napolitano che incominciò a sconfessare il comunismo per fare carriera politica giungendo sino al Quirinale? Ha precisato ora, dopo tanti anni, che non bisogna cadere nell'estremismo del liberismo. Ma non si rende conto questo fanatico sostenitore della farsesca Unione Europea che questa è fondata sugli interessi dei poteri occulti e non occulti della finanza? FINALMENTE QUANDO NON LO SENTIREMO PIU' BLATERARE credendo di seminare perle di saggezza mentre è vissuto in un passato di elogio dei massacratori sovietici in Ungheria, di silenzio sulle foibe istriane e ora vive nella contraddizione tra un servilismo nei confronti degli interessi dei poteri finanziari del peggiore capitalismo che è quello delle banche e il moralistico e fatuo appello ad una economia che non sia dettato da un liberismo estremistico. Non capendo che il liberismo non può essere moralizzato. Esso ha portato alla globalizzazione dei mercati e ad una lotta senza freni per la speculazione finanziaria, che si è sostituita all'economia reale, che è quella della produzione.
Napolitano: "Impossibile non riconoscere il fallimento del comunismo"
Il Presidente della Repubblica, in un intervento sull'Osservatore Romano, certifica il fallimento di falce e martello
Il Presidente della Repubblica, in un intervento sull'Osservatore Romano, certifica il fallimento di falce e martello
"È
stato impossibile - se non per piccole cerchie di nostalgici sul piano
teoretico e di accaniti estremisti sul piano politico - sfuggire alla
certificazione storica del fallimento dei sistemi economici e sociali
d'impronta comunista".
A tirare in ballo falce e martello questa volta non è Mario
Monti. Non si parla della "gloriosa storia comunista" del Partito
Democratico. Le parole sono infatti del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. E sono un estratto di un più lungo intervento pubblicato sull'Osservatore Romano.
Il Capo di Stato si concentra sul rapporto tra etica e politica e analizza il crollo delle ideologie, a partire da quella comunista, dal "rovesciamento di quell’utopia rivoluzionaria che conteneva in sè promesse di emancipazione sociale e di liberazione umana e che aveva finito - come, con fulminante espressione, disse Norberto Bobbio - per capovolgersi, nel convertirsi di fatto nel suo opposto".
Alla fine di falce e martello - conclude Napolitano - è sopravvissuta "l'ideologia conservatrice", sempre più simile a un "fondamentalismo di mercato, tradottosi in deregulation e in abdicazione della politica, che solo la crisi finanziaria globale scoppiata nel 2008 avrebbe messo in questione".
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Il Capo di Stato si concentra sul rapporto tra etica e politica e analizza il crollo delle ideologie, a partire da quella comunista, dal "rovesciamento di quell’utopia rivoluzionaria che conteneva in sè promesse di emancipazione sociale e di liberazione umana e che aveva finito - come, con fulminante espressione, disse Norberto Bobbio - per capovolgersi, nel convertirsi di fatto nel suo opposto".
Alla fine di falce e martello - conclude Napolitano - è sopravvissuta "l'ideologia conservatrice", sempre più simile a un "fondamentalismo di mercato, tradottosi in deregulation e in abdicazione della politica, che solo la crisi finanziaria globale scoppiata nel 2008 avrebbe messo in questione".
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