mercoledì 22 maggio 2013

LO RIPETO: IMU (COME PRIMA L'ICI) ANTICOSTITUZIONALE IN TUTTI I CASI PERCHE' TASSA SUL PATRIMONIO E NON SUL REDDITO

Leggete in basso il breve riassunto della storia di questa anticostituzionale imposta patrimoniale. Anticostituzionale perché l'art. 53  - BISOGNA RIPETERLO, MA NESSUNO CITA MAI QUESTO ARTICOLO -  dice che "tutti devono concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività". 
Ho ascoltato iei la trasmissione di regime BALLARO'. Nessuno, tra i cosiddetti economisti (tra cui Claudio Borghi) che sia stato capace di fare riferimento alla Costituzione. A questa gente non vuole entrare in testa l'art. 53 della Costituzione, che esclude tasse patrimoniali. Se non entra loro in testa allora bisogna che vi sia qualcuno che, come me, sia capace, di fargliela entrare in culo. L'ICI, poi trasformata dal venditore di fumo Berlusconi in IMU (ma a decorrere dal 2014 e anticipata al 2012 da quella sciagura di Monti) fu introdotta nel 1992. E allora mi domando. Come facevano prima i Comuni a finanziare i loro servizi? Questa sciagurata tassa dell'ICI fu voluta da quegli sciagurati della Lega Nord credendo di fare gli interessi del nord in base al cosiddetto federalismo fiscale. Ma il risultato è stato che, mentre la tassazione sui redditi (art. 53 Costituzione) non è diminuita, si è aggiunta la tassa patrimoniale dell'ICI (poi aumentata con l'IMU). E allora da dove i Comuni, si domandano i disonesti, dovrebbero prendere i soldi per finanziare i servizi pubblici (asili, scuole, fognature, strade, trasporti urbani, etc.? E io domando loro: da dove li prendevano prima del 1992 quando fu introdotta anticostituzionalmente l'ICI? Li prendevano direttamente dallo Stato, che li distribuiva ai carrozzoni delle Regioni (che dovrebbero scomparire insieme alle province) che a loro volta li distribuiva alle province e ai Comuni. Questo era perfettamente costituzionale. Infatti, torno a dire, una tassa sul patrimonio, quando questo patrimonio non dia reddito, a prescindere dai motivi, non è tassabile. Il patrimonio non è reddito automatico. Faccio un esempio (fatto anche da altri pur di fronte alla perdurante sordità di economisti e politici): vi sono costruttori che rischiano di fallire perché hanno una massa di appartamenti non venduti. Non solo essi debbono pagare i mutui bancari ma anche l'IMU sulle case non vendute. E poi ci si domanda perché l'economia non decolli. Certo: perchè viene ammazzata dalla politica. La divisione tra varie categorie (appartamenti signorili, ville, castelli) è una cosa veramente indecente. Supponiamo che uno erediti una VECCHIA CASA, dichiarata signorile, nel centro storico di Roma (per esempio in piazza di Spagna o in piazza Navona) ma abbia uno stipendio da impiegato delle poste. In che situazione si troverebbe? Dovrebbe cercare di vendere subito la casa rinunciando al piacere di abitare nel centro storico e rimanere in una casa popolare? E perché dovrebbe essere costretto? Perché lo Stato ha deciso che quella casa vale di più? Ma se ci abita e non dà reddito perché lo Stato si permette di imporgli una tassa patrimoniale oltre alle tasse che paga con detrazioni fiscali all'origine sullo stipendio? Ma anche se non ci abitasse perché dovrebbe privarsi di una seconda casa se questa non gli dà alcun reddito? Lo Stato gli dice: no, devi venderla o affittarla. E va bene. Quel tale l'affitta ricavandone un reddito. Ma perché oltre al reddito di quella casa affittata (che fa cumulo, oltre tutto, con lo stipendio) dovrebbe pagare l'IMU? L'IMU non è una tassa sul reddito e dunque è anticostituionale. Va inoltre detto che lo stipendio o la pensione dovrebbero essere salvaguardati e non fare cumulo con altri redditi. La progressività dell'art. 53 non include il concetto di cumulo. Progressività non significa cumulo. Ogni reddito particolare si deve sommare ad altri eventuali redditi particolari senza fare cumulo, e anche in questo modo si salverebbe il concetto di progressività dell'art. 53. Supponiamo che uno abbia tre case affittate. Perché queste tre case debbono formare insieme un solo reddito facendo salire l'aliquota enormemente, mentre la progressività dovrebbe essere calcolata senza fare cumulo, e tanto meno con lo stipendio o con pensione? Per meglio spiegarmi: bisognerebbe pagare la tassa sul reddito della casa A, separatamente su quello della casa B, separatamente su quello della casa C. Invece lo Stato interpreta disonestamente la "progressività" come cumulo, e dice al proprietario: No, tu devi pagare su A+B+C insieme facendo cumulo. E allora per difendersi dallo Stato ladrone il cittadino che fa? Frega onestamente lo Stato. Per esempio donando una casa ai figli giovani privi di reddito, e questi non pagheranno nemmeno l'IMU se prima casa, e, se seconda casa, il padre eviterà il cumulo. 
Torno a dire che l'unica soluzione consiste nel verificare l'ORIGINE del patrimonio. Se questo non corrisponde ai redditi dichiarati nel tempo dell'acquisto allora lo Stato avrà il diritto di sequestrare gli immobili non corrispondenti al reddito. Questo sarebbe un mezzo serio per combattere l'evasione fiscale. Ma abbiamo uno Stato disonesto e buffone forte con i deboli e debole con i forti.    
Tutti i problemi stanno a monte e non a valle. Questo è uno Stato strozzino che non vuole abolire le spese pubbliche inutili. Con la cancellazione delle Regioni, delle province e con l'accorpamento dei piccoli Comuni non vi sarebbe bisogno di una tassa patrimoniale. 
Notare poi l'assurdo dell'esenzione dall'IMU di un terreno agricolo (con relativa impresa agricola) mentre l'IMU grava su una area fabbricabile che non rende un cazzo perché non vi è sopra alcun fabbricato. I dico che dall'IMU deve essere esente non soltanto il terreno agricolo (se su questo terreno vi è un'impresa agricola essa pagherà solo in proporzione al suo reddito) ma anche quello fabbricabile perché questo non dà alcun reddito per il solo fatto che sia dichiarato fabbricabile, anche senza fabbricato. Si dice che in tutti gli Stati esiste una tassa patrimoniale anche sulle prime case. E io rispondo: E CHI SE NE FREGA! CAMBIATE ALLORA LA COSTITUZIONE. Ma cambiarla sarebbe una grossa ingiustizia. Perché si pretenderebbe da ogni cittadino il pagamento di tasse che vanno oltre la sua "capacità contributiva". Leggete quanto ho tratto da Wikipedia riguardo alla sciagurata introduzione dell'ICI, con cui è iniziata la recessione economica, anche a causa di quegli scellerati della Lega Nord. I quali pretendono con una misera percentuale di voti di rappresentare il Nord mentre rappresentano solo se stessi. Se non sono mai riusciti in alcuna regione del Nord a diventare nemmeno partito di maggioranza relativa vi saranno pur dei motivi. Il fatto è questi ignoranti hanno rovinato anche il Nord con la mitologia del federalismo fiscale, mentre per risparmiare sulla spesa pubblica occorrerebbe uno Stato centralista per quanto riguarda il fisco, e le Regioni considerarle solo come organi di decentramento AMMINISTRATIVO e NON LEGISLATIVO. Con commissari ad acta aventi compiti di distribuzione di spesa. Via tutti i parassiti che sono i consiglieri regionali. Debbono sparire. Qui è l'origine di tutti i mali dello sperpero di danaro pubblico.  Le Regioni furono introdotte con poteri legislativi per fare contenti decenni fa comunisti e socialisti che volevano governare almeno nelle Regioni rosse, non riuscendo a governare l'Italia. 
              
Nata come Imposta straordinaria sugli immobili (ISI) con il decreto legislativo 11 luglio 1992, n. 333 del Governo Amato, l'ICI ha preso la forma attuale con il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504 e si è rapidamente evoluta divenendo una delle entrate più importanti nel bilancio dei comuni italiani, sostituendo trasferimenti di fondi dallo Stato centrale.
Nella campagna elettorale 2006, Berlusconi durante un faccia a faccia televisivo[1] con Prodi annunciò di voler abolire l'ICI sulle prime case ma non venne eletto.
Il 21 dicembre 2007, il Governo Prodi, poco prima della propria caduta, approvò con la legge Finanziaria 2008 un provvedimento volto a ridurre l'ICI prima casa introducendo un'ulteriore detrazione della base imponibile dell'1,33 per mille (sino a un massimo di 200 euro).
Il successivo Governo Berlusconi con l'emanazione del decreto-legge n. 93/2008, entrato in vigore il 29 maggio 2008, poi convertito in legge n. 126/2008 pubblicata sulla G.U. 174 del 26 luglio 2008, abolì del tutto l'imposta ICI sulla prima casa. L'imposta rimase per intero sulle abitazioni signorili, sulle ville e sui castelli (Categorie catastali A/1, A/8 e A/9).
Il quarto governo Berlusconi, con il d. lgs. n. 23 del 14 marzo 2011 (articoli 7, 8 e 9) pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 67 del 23 marzo 2011,[2] ha introdotto l'imposta municipale propria stabilendone la vigenza a partire dal 2014 limitatamente agli immobili diversi dall'abitazione principale (art. 8, comma 2, d. lgs. n. 23/2011)).
Il successivo Governo Monti, con decreto legge n. 201 del 6 dicembre 2011 (Gazzetta Ufficiale n. 284 del 6 dicembre 2011, supplemento ordinario n. 251)[3] (noto come "manovra Salva Italia") poi convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 22 dicembre 2011 (G.U. n. 300 del 27 dicembre 2011, supplemento ordinario n. 276)[4], ne ha anticipato di due anni l'applicazione, estendendola anche alle abitazioni principali.


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