venerdì 24 maggio 2013

MEGLIO LE SCUOLE PRIVATE FINANZIATE DALLO STATO CHE LE SCUOLE PUBBLICHE

Adesso non ho tempo per riportare da un mio libro  tutte le motivazioni. Per ora posso dire che le scuole pubbliche sono ormai un cesso pubblico. Dato l'obbligo scolastico e l'impossibilità di espellere da una scuola pubblica quelli che non hanno voglia di studiare e scaldano la sedia danneggiando e ritardando i migliori, o fanno  della scuola una palestra di "politica", imbrattando muri e danneggiando gli arredi, tanto è roba di tutti, meglio una scuola privata finanziata dallo Stato (e perciò aperta a tutti senza dover pagare la retta, che possono pagare solo le famiglie agiate), meglio la scuola privata, anche quella dei preti, dove vigila l'occhio attento del padrone e da cui possono essere espulsi i peggiori. La scuola privata diverrebbe la scuola dei migliori, e gli altri finirebbero nel cesso della scuola pubblica. Questo dovrebbe valere anche per l'Università. Bisogna per questo modificare la Costituzione. 

Segue dal mio libro. 


L’elevazione della scuola dell’obbligo, suggerita da una concezione morale dell’egualitarismo, che vuole imporre dispoticamente il proseguimento degli studi oltre la scuola media inferiore, invece di offrire, dopo questa, una scuola professionale, può avere come duplice risultato soltanto il declassamento degli studi – derivante dalla pratica necessità di promuovere tutti – nonché il danno che subiscono gli studenti migliori, che nello svolgimento del programma sono costretti a stare al passo dei peggiori, con la scusa che questi ultimi debbono essere aiutati a causa del loro deficit mentale. E’ pertanto auspicabile che la scuola pubblica, divenuta ormai un cesso pubblico, ricettacolo della demagogia, venga integrata, con finanziamento statale, dalla scuola privata, dove l’occhio vigile del padrone impedisce gli scioperi e dove agli studenti peggiori e turbolenti può essere negata l’iscrizione, in modo che essa diventi la scuola dei migliori, indipendentemente dall’appartenenza al ceto sociale, in base al principio della salvaguardia delle pari opportunità. Meglio la scuola dei preti, ma con programmi ministeriali che prevedano l’esclusione dell’insegnamento della religione cattolica, da sostituirsi con l’insegnamento di storia delle religioni. Lo stesso discorso vale per le Università, dove, superato un concorso, il docente può anche smettere di studiare, divenendo inamovibile. Soltanto le Università private, finanziate dallo Stato, permetterebbero la selezione dei professori e degli studenti migliori.

Si aggiunga che oggi la scuola media, inferiore e superiore, non può dare economicamente dignità sociale ad un professore, per cui essa è ormai, per il 90%, costituita da un corpo di insegnanti donne. E valgono su questo punto le considerazioni che faceva Schopenhauer (Il fondamento della morale) sul carattere femminile. “Le donne, data la debolezza della loro ragione nel comprendere i principi universali, nell’attenervisi e nel prenderli come norma, sono molto meno capaci degli uomini nella virtù della giustizia…; superano invece gli uomini nella virtù dell’amore del prossimo, perché la spinta in questo caso è per lo più concreta e parla direttamente alla compassione, alla quale le donne sono decisamente più accessibili…La giustizia è una virtù piuttosto maschile, l’amore del prossimo piuttosto femminile”. Se così è, si può dire che



la scuola in Italia è dominata dalla compassione piuttosto che dal merito.


Le nuove leve dei magistrati provengono oggi dalle sgangherate Università italiane, dove la preparazione, anche nelle Facoltà di giurisprudenza, è proporzionale alla demagogica e buffonesca riforma universiaria che, dopo avere liberalizzato i piani di studi e l’ingresso a tutti i diplomati – cosicché è possibile diventare magistrati e avvocati anche senza avere studiato il latino - ha aggravato la situazione per il futuro con l’introduzione della inutile laurea breve di tre anni, che dovrebbe chiamarsi laurea flebile, non essendo compensata dai due anni successivi di cosiddetta specializzazione, giacché gli esami del triennio, avendo il vincolo delle ore da dedicare alla preparazione di ciascun esame, trasformato così in un esamuncolo, sono ridotti ormai ad una farsa. I palazzi di giustizia, se oggi sono ricevitorie del lotto, con magistrati laureati dopo il 1968, domani saranno dei manicomi.

Vedere il seguito nella voce "Scuola e Università" nel sito collegato

Ordine Liberale

www.ordineliberale.org/

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