Notizie relative a libro di augias bruciato
- Primaonline.it - 13 ore faL'ultimo libro di Augias, 'I segreti d'Italia', che brucia tra le fiamme di un camino acceso: è la fotografia postata su Facebook da Francesco Neri, ...
Tanto chiasso per nulla. E' forse un reato bruciare un libro? Bruciare un libro non è e non deve essere reato. Altrimenti si
dovrebbe ammettere che tutti i libri sono buoni, mentre esistono
libri che sarebbe meglio non fossero stati mai scritti, come
l'Antico Testamento e il Corano. E come la mettiamo con il Mein
Kampf? Quello di Augias non si deve bruciare e quello di Hitler sì?
Io dico che ognuno è padrone di bruciare i libri che vuole SE SONO SUOI: E' un gesto simbolico, di libertà, che deve essere rispettato.
Il
poeta John Milton (autore del poema
Il paradiso perduto),
che, esponente del movimento puritano, giustificò l’esecuzione
del re, fu autore anche di diversi scritti politici, in cui, muovendo
dalla constatazione che, in base al diritto naturale, ognuno nasce
libero, e soltanto in quanto tale conferisce ad altri il potere che
gli appartiene per realizzare la giustizia, considerò le leggi
umane un’invenzione successiva al diritto naturale, che si pone al
di sopra di qualsiasi legge, intercorrendo tra il re e il popolo un
contratto che deve essere fondato su principi fondamentali, essendo
il potere derivato soltanto dal bene comune del popolo. Appellandosi
al cristianesimo come religione della libertà, che esclude
l’obbedienza passiva, Milton si pose anche contro la Chiesa
presbiteriana, che, nata dal movimento puritano, divisosi tra
presbiteriani e indipendenti (tra i quali si riconosceva Milton), era
riuscita a farsi riconoscere come Chiesa di Stato pretendendo quelle
stesse prerogative di cui prima la Chiesa anglicana aveva goduto
contro i puritani, ed aveva richiesto una preventiva censura su un
suo testo (The
Doctrine and discipline of Divorce,
1644), accusato di essere sedizioso. In difesa della libertà
di pensiero e di stampa Milton scrisse l’Areopagitica,1
in cui non riconobbe allo Stato il diritto di esercitare la censura
sulla base della distinzione tra teorie che professano il bene e
teorie che professano il male, giacché tale distinzione,
spiega Milton, non può valere nella ricerca della verità,
che comporta la conoscenza e la confutazione degli errori, possibile
soltanto con il confronto anche con quei libri che sono ritenuti
cattivi. Il male non
può essere eliminato senza il libero uso della ragione, e il
bene non può essere conosciuto senza la conoscenza del male.
Nessun potere politico può arrogarsi il diritto di monopolio
del bene. Pertanto, continua Milton, è inutile cercare di
impedire la diffusione di scritti che si ritengano contrari alla
verità, perché la storia dimostra che le dottrine si
sono diffuse nonostante i provvedimenti censori, che servono solo ad
alimentare il conformismo, che maschera la pigrizia intellettuale e
l’imbecillità, per cui “la mondana accortezza, …l’essere
ignavi, l’essere un qualunque solennissimo balordo sarà
l’unica vita piacevole”.
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