venerdì 2 maggio 2014

FESTIVAL DELLA FILOSOFIA A CAGLIARI: LE SOLITE ESCRESCENZE VUOTE E LOGORROICHE SUI VALORI MORALI. I SOLITI CHE SE LA SUONANO E SE LA CANTANO CORROMPENDO LA FILOSOFIA

Sono intervenuto in occasione del dialogo tra Gherardo Colombo (ex p.m. di mani pulite, e perciò ex collega di Di Pietro, Borrelli e compagnia bella) e la filosofa Roberta De Monticelli. Vi era tra i due un lagnoso e noioso dialogo sui fondamenti della politica in relazione al concetto di persona e di libertà. Già lo stesso impostare il discorso vertente sul diritto alla luce dei concetti di persona e di libertà risulta fuorviante. Si confonde ancora  il diritto con la morale. Tanto più che la De Monticelli rimane ancorata ad una concezione letteraria e antiscientificsa della libertà fondata sul concetto di persona in quanto esprimente una libera scelta di valori morali in relazione ad una decisione che si debba prendere. Si parlava diritti e di doveri alla luce dei valori morali, come vi era da aspettarsi. Di fronte ad una riconosciuta diversità di valori morali la De Monticelli offriva come soluzione la ricerca di una comunanza di valori che non pretendesse di proporre una verità assoluta ma una ricerca della verità passando per il dubbio e per il dialogo. Discorsi scontati che sanno di muffa filosofica che lascia le cose come stanno, nella palude del relativismo dei valori morali. Ha scritto la De Monticelli: "Libertà è il potere di essere in accordo con il dovuto, laddove il riferimento al 'dovuto' richiama l'esperienza di adeguatezza dell'agire ad esigenze poste dalla realtà, alle qualità di valore che si danno nell'esperienza delle cose e delle persone. Ecco perché l'immagine  della danzatrice: la danza è esempio di un'attività che è fine a se stessa e che è compiuta non solo volontariamente, ma volontieri, cioè è un agire felice...(p. 120). Un soggetto si costituisce e prende coscienza di sé attraverso i suoi atti liberi...e in confronto costante con gli atti liberi altrui da cui progressivamente ci si distingue. Come recita il distico di Schiller: 'Se vuoi conoscere te stesso guarda come si comportano gli altri. Se vuoi capire gli altri guarda nel tuo proprio cuore (p. 322)" (La novità di ognuno. Persona e libertà, Garzanti 2009). 
Ora è facile capire come frasi come queste siano assolutamente vuote di significato. Parole in libera uscita, vuote e contraddittorie, che non hanno alcun possibile riferimento alla realtà. Non si può continuare a fare riferimento ad una libertà fondata sul concepire l'uomo scrivendo che "L'uomo, l'individuo è la cosa più nuova che esiste in natura. Per la sua unicità, per la sua profondità, per la sua capacità di scegliere e di decidere, di agire e dunque di creare. E di iniziare gesti e mondi nuovi".  Che significa che l'uomo è la cosa più nuova che esiste in natura...per la sua capacità di scegliere? Se si racchiude tutta l'evoluzione biologica dell'uomo (durata almeno sei milioni di anni) in un anno solare l'uomo appare negli ultimi secondi di tale anno. Su che è fondata la sua libertà prescindendo dal fatto che egli non può essere sottratto alla sua animalità intesa come conseguenza di una evoluzione biologica? Persiste nella De Monticelli una concezione idealistica dell'uomo. Non per nulla ella cita il fenomenologo idealista Husserl, su cui ha scritto ampiamente e che giunse ad affermare  in Meditazioni cartesiane che "vano è considerare il pensiero come una cosa di questo mondo". Se questa è la premessa della De Monticelli non può fare meraviglia che ella faccia ancora riferimento al bagaglio di una filosofia da museo antropologico rimasta ancora antropocentrica e antiscientifica. Uno come me, che ha sempre considerato l'uomo entro una concezione scientifica sulla base di studi di cosmologia (per spiegare la determinante casualità sin dalla formazione delle galassie per giungere alla casualità della formazione del nostro sistema solare e dunque della nascita stessa della vita sulla Terra), quando sente parlare di dignità della persona umana come qualcosa di unico, inspiegabile scientificamente nella sua asserità libertà, non può che provare nausea e sconcerto. E verso che cosa dovrebbe essere poi indirizzata secondo la De Monticelli l'asserita libertà umana nella asserità dignità della persona umana? Qui si ripresenta la solita cantilena dei valori morali. E io mi domando: quali valori morali? La De Monticelli, avendo una concezione antiscientifica dell'uomo non può che ripetere le solite sciocchezze della filosofia del dialogo presupponendo che tutti gli uomini siano liberi e persone morali e che ognuno debba confrontare la propria libertà con quella degli altri. Questa conclusione è veramente la più grossa stronzata (nel senso di Harry G.  Frankfurt, Stronzate, Rizzoli 2005) che bene lumeggia tutto quanto ha scritto la grafomane e logorroica De Monticelli nei suoi deleteri libri che propongono ancora una concezione dell'uomo scissa dalla realtà naturale e che crede di superare le diversità culturali facendo appello ai valori morali, che sono sempre culturali. Perché non ci si può confrontare con uomini che facciano appello a valori morali differenti. Chi è veramente libero? Ognuno non lo è veramente sino a quando è condizionato da valori morali che fanno parte della cultura di uno Stato in cui è nato. Pochi sono capaci di rendersi veramente liberi da certe tradizioni, soprattutto religiose. E poi come si può dialogare per esempio con gli islamici se credono, sulla base di un libro orribile quale è il Corano, che la religione loro debba essere il fondamento dello Stato per cui non ritengono possibile concepire uno Stato laico? Come posso confrontarmi con questi individui? E' soltanto un esempio. Chi non affronta questa problematica è condannato a dire solo stronzate. Perciò ho dovuto assistere a sproloqui che, partendo da simili stronzate antropocentriche, avevano la pretesa di essere una premessa del discorso incentrato sui fondamenti della politica, incentrata anch'essa sulla libertà quale fondamento dei valori morali. A tutti i filosofi che parlano di diritti umani bisogna domandare: su che sono fondati tali diritti? Gratta e gratta la risposta è sempre tautologica: essi sono fondati sul fatto di essere umani. Sì, perché il dire che sono fondati sulla "dignità della persona umana" è la stessa cosa. Non esiste la dignità della persona umana se non in astratto, come ideale. Purtroppo la realtà è molto diversa, come dimostra la storia. Forse dovremmo riconoscere la "dignità della persona umana" anche ai peggiori criminali? A questi filosofastri io propongo il gioco della torre: chi buttereste dall'alto di una torre? Hitler o uno scarafaggio? Chi sostiene la tesi della dignità della persona umana deve salvare Hitler (involontariamente ponendosi in questo modo sul piano della dottrina cattolica perché, nonostante tutto, Hitler è stato pur sempre un uomo, anche se causa di circa 40 milioni di morti). Quando anni fa al telefono domandai a Remo Bodei chi avesse preferito gettare da una torre dovendo scegliere tra Hitler e un cane, mi rispose: nessuno dei due. Così dimostrando di cercare di salvare capra e cavoli. Non accorgendosi della gravità della sua risposta. Avrebbe infatti voluto salvare anche Hitler. Non avendo avuto il coraggio di dirmi ciò che pensava, che avrebbe preferito gettare il cane. E si capisce. Un uomo per lui vale pur sempre e in ogni caso più di un cane. 
Benedetto XVI, condannando l'aborto, disse che "l'embrione umano è un piccolo prodigio divino in cui Dio vede già il destino dell'uomo". Ma non sarebbe stato meglio allora che la madre di Hitler avesse abortito? Come si vede, se è meglio salvare la vita di un insetto invece che quella di un uomo come Hitler (che è solo un esempio), se ne deduce che non esiste la dignità della persona umana e che tale dignità bisogna guadagnarsela. Un uomo può valere meno di un insetto, anche se fosse un insetto "nocivo", che non sa di essere nocivo. La Carta dell'ONU fa riferimento ai diritti umani, ma contraddittoriamente ne fanno parte molti Stati che ne sono la negazione, a cominciare dall'Arabia Saudita, che, alleata da sempre con i "democratici" Stati Uniti d'America, ha uno dei peggiori governi della Terra, se non il peggiore.        
A questo punto ho potuto avere il microfono per pochi minuti per dire: quando studiavo al liceo imparai una definizione della filosofia che dice che essa è quella cosa con la quale o senza la quale le cose rimangono tali e quali. Osservai che Max Weber scrisse che non si potrà mai uscire dal "conflitto mortale tra valori morali" e aggiunsi che Sartre aveva definito la coscienza un "per-sé" come "vuoto di essere" (in contrapposizione all'"essere-in-sé" della natura, che non ha bisogno della coscienza umana per esistere). Essendo la coscienza una mancanza di essere-in-sé, e perciò un nulla (Sartre, L'essere e il nulla), i valori morali sono fondati sul nulla. Non si può dunque continuare a fare appello ai valori morali perché essi sono diversi a seconda delle culture. Anche i nazisti avevano i loro valori morali. Appena dissi ciò si scatenò una protesta da parte di un pubblico di imbecilli. Dovetti spiegare che intendevo dire che anche i nazisti erano convinti di avere i loro valori morali, ritenuti superiori a quelli degli altri popoli. Aggiunsi che il fascista Norberto Bobbio aveva scritto della piagnuccolose lettere a Mussolini, salvo poi il suo diventare antifascista saltando sul carro dei vincitori. E su che cosa era fondato il suo passaggio dal fascismo all'antifascismo diventando un promotore della democrazia ma diventando al contempo un avversario del diritto naturale nel suo libro Giusnaturalismo e giuspositivismo? Sulla superiorità dei valori morali dell'antifascismo? E come mai non se ne accorse prima? Evidentemente i valori morali dell'antifascismo non erano stati per lui abbastanza chiari. Il suo passaggio all'antifascismo non poteva essere giustificato sulla base di una scelta di diversi valori morali visto che altri continuarono a ritenere che fossero migliori i valori morali del fascismo anche dopo la caduta del fascismo. E qui debbo aggiungere che il fascismo e ancor più il nazismo ebbero un consenso di massa (il fascismo almeno sino al 1940). Aggiunsi che Remo Bodei (presente in teatro) in occasione della morte di Giovanni Paolo II, contrastando il pensiero del papa che faceva riferimento ai diritti umani (pur considerati antropocentricamente)  aveva scritto sul Sole24Ore che non possono esistere i diritti umani come una realtà precostituita e che esistono invece i valori morali nascenti "da scelte di fondo oscure", non accorgendosi che in tal modo cadeva in un irrisolvibile relativismo culturale, potendo ognuno opporre le sue "scelte di fondo oscure" alle "scelte di fondo oscure" di altri, in un continuo conflitto tra valori morali. Non esistendo un criterio UNIVERSALE per stabilire quali valori morali siano superiori rispetto ad altri. Cercate di convertire gli islamici ai vostri valori morali, ho detto sfidandoli. Non vi riuscirete mai. Gli islamici rimarranno convinti che i loro valori morali siano di certo superiori a quelli dell'Occidente. 
Per concludere in fretta, sollecitato in tal senso da un ex collega Pierluigi Lecis, uno degli organizzatori di questo cosiddetto Festival, e anch'egli appartenente alla mefitica palude della filosofia odierna, non avendo nemmeno mai avuto una notorietà oltre il Festival, con cui da tre anni cerca di mettersi in mostra per mascherare la sua nullità, dissi che l'unico modo per uscire dal relativismo del conflitto tra valori morali era il diritto naturale, che, in quanto naturale, non poteva più essere considerato come diritto della sola natura umana data l'evoluzione biologica e la comune origine di tutte le forme di vita. Conclusi dicendo che dal diritto naturale così inteso discende il diritto alla vita e alla libertà, che per l'uomo è anche diritto alla libertà di pensiero. Non ebbi il tempo di aggiungere che il diritto naturale non è contraddetto dalla catena alimentare preda-predatore. Infatti il predatore uccide facendo valere il suo diritto naturale alla vita e non per crudeltà come fa l'uomo per motivi culturali e non naturali. Come la preda ha il diritto naturale di sfuggire al predatore finché le è possibile. Dopo avere così concluso la De Monticelli non ebbe altro argomento contro di me se non lo stupido esempio che in base al diritto naturale dovrebbe valere anche per l'uomo il principio che il pesce grande mangia il pesce piccolo. Come esempio, secondo lei, della legge del più forte, che in questo modo dovrebbe valere anche per gli uomini. Putroppo non avevo più il microfono per rispondere a questa ulteriore stronzata. Il pesce grande mangia quello piccolo per il suo diritto alla sopravvivenza. La De Monticelli, da filosofa priva di capacità di discernimento critico, non ha mai capito che solo apparentemente il pesce grande mette in atto il diritto del più forte. Egli mette in atto il suo diritto alla sopravvivenza. Avendo terminato il mio breve intervento dal microfono non potei replicare aggiungendo quanto aggiungo ora. Un filosofo come Hobbes (De cive), prendendo esempio dal mondo animale, si avvicinò al concetto di diritto naturale inteso come diritto all'autoconservazione, ma errò estendendolo oltre tale limite aggiungendo che esso comportasse anche il diritto di ognuno su tutto. Hobbes confuse la lotta interspecifica tra animali (per motivi di sopravvivenza alimentare) con la lotta intraspecifica che normalmente non esiste tra animali della stessa specie, e che, quando esiste, non è mai mortale, essendo dettata solo dalla necessità di far valere la propria superiorità sul branco. Inoltre gli animali predatori non hanno come prede tutti gli altri animali, ma soltanto alcune specie. Dunque non hanno "diritto" su tutto. Solo tra gli uomini è esistita ed esiste la lotta mortale intraspecifica. Come dimostra la sua storia di sopraffazioni e di invasioni. Per questo gli uomini sotto questo punto di vista sono peggiori degli animali non umani. Infatti si vede in natura che nessun animale non umano usa la violenza oltre la necessità dell'autoconservazione. E lo stesso discorso vale per Spinoza, che identificò il diritto naturale con il diritto della forza senza alcun limite. Ponendo riparo ad esso con l'uscita dallo stato di natura. L'uomo, diventato animale culturale, e perciò snaturato, in tutta la sua storia ha agito mettendo in atto il diritto della forza, non per sopravvivere, ma per dominare sugli altri. Nella sua risposta la De Monticelli fece anche riferimento a Socrate. Sentito questo nome, essendomi già seduto nuovamente al mio posto, le urlai senza microfono che Socrate era stato "colui che aveva rovinato la filosofia occidentale  oscurando il grande pensiero dei presocratici". Avrei voluto aggiungere che questo grande pensiero fu oscurato anche dal cristianesimo, che assorbì il pensiero di Platone, che soltanto nelle sue ultime opere riuscì parzialmente a liberarsi dalla nefasta influenza dell'antropocentrismo di Socrate, che sottrasse l'uomo dal suo contesto naturale in cui era stato posto dai filosofi naturalisti presocratici (soprattutto Anassimandro, Pitagora, Eraclito, Parmenide, Empedocle Anassagora e Democrito).      
Avrei voluto aggiungere dal microfono che il primo articolo della Costituzione italiana dovrebbe essere riscritto scrivendo: L'Italia è una Repubblica liberale fondata sul diritto naturale. Infatti non può essere la democrazia, cioè la volontà della maggioranza, il fondamento del diritto. Al contrario, essa può avere come fondamento solo il liberalismo, che non può essere soggetto alla volontà della maggioranza. Il liberalismo è antidemocratico. Nel senso che i principi del liberalismo trovano fondamento sul diritto naturale, che trascende la volontà di un popolo, altrimenti sarebbero stati democratici anche il nazismo e il fascismo, che ebbero un consenso di masssa. E chi lo nega è solo un disonesto. E infine, dal diritto naturale si può dedurre anche il diritto al lavoro giacché solo dal lavoro si può trarre, nel caso dell'uomo, un diritto alla vita. Tranne che qualcuno, nascendo benestante o ricco, possa permettersi di vivere parassitariamente di rendita.  Indirizzo queste mie considerazioni sulla Costituzione soprattutto a Stefano Rodotà, presente in aula. Facendo rilevare che questa Costituzione è antidemocratica perché esclude il referendum propositivo spogliando il popolo della sua capacità legislativa oltre la palude del parlamento dei partiti ed escludendo il referendum abrogativo per i trattati internazionali (cosicché abbiamo dovuto subire la disgrazia dell'Unione Europea delle banche e dell'euro, con la perdita della sovranità monetaria). Non vi può può essere vera democrazia quando la volontà popolare non possa esprimersi direttamente legiferando oltre la falsa democrazia rappresentativa. Rousseau insegni (Contratto sociale).  
Ho avuto la consolazione, dopo il mio breve intervento, di alcuni complimenti da parte di tre persone all'uscita dal teatro. Probabilmente ne avrei avuti anche altri se mi fossi trattenuto in teatro e non fossi uscito da una porta secondaria. 
E' triste comunque che certa gente cerchi di mettersi in mostra con un festival della filosofia contrabbandando la sua vuotaggine di pensiero per alimentare ancora una concezione antropocentrica della natura, proponendo ancora, se pur involontariamente, anche da non credenti, l'immagine biblica dell'uomo come padrone della Terra, mentre è padrone di un cazzo.  Io non sono noto come Bodei o la De Monticelli, ma non ho mai scritto stronzate antropocentriche come essi.    
Ho tralasciato di parlare di Gherardo Colombo perché egli, privo di argomenti filosofici, ha detto solo cose banali parlando di libertà. Ma si sa che i magistrati non pensano filosoficamente. Sono manovali, non studiosi, del diritto. Accusano, se pubblici ministeri, o fanno sentenze se giudici.  Ma meglio non pretendere di essere filosofi se lo si è come la De Monticelli (dappertutto come il prezzemolo), Bodei e tanti altri, che degradano la filosofia scindendola dalle conoscenze scientifiche, senza le quali si possono dire solo stronzate antropocentriche. Gente che nasconde dietro un linguaggio oscuro e complicato, sfoggiante solo erudizione, una assai misera povertà di pensiero. Per non dire una assoluta mancanza di pensiero. E questa gente è persino considerata maestra di pensiero.  Che mondo!   
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1:53:57
Diretta venerdi 02/05 Aggiunto il 02/05/2014 20:07 151 visualizzazioni
Apparirà il video. Per sentire il mio contrastato intervento passare direttamente a ore 01.32 del video. 
Nella sua risposta la De Monticelli cita Palazzeschi che dice che vorrebbe trovare un nascondiglio dalla natura. Sottintendendo che in natura vige la legge del più forte, non avendo capito, a causa della sua ignoranza, che la legge del più forte in natura è la legge della sopravvivenza. Inoltre si noti che la De Monticelli cerca di salvarsi separando i valori morali dalle tradizioni, convinta che siano separabili per riproporli come valori assoluti. Senza saper spiegare su che cosa siano fondati i valori morali in cui lei crede e che contrappone alla asserita "ferinità" umana, cadendo nella identificazione della crudeltà umana con la "ferinità", nella tacita distinzione, di origine religiosa, tra uomini e "bestie", come se poi tutte le "bestie" fossero "ferine", cioè aggressive. Ora, a parte il fatto che i felini sono aggressivi soltanto nei confronti delle loro prede (per necessità di sopravvivenza alimentare), vi è da notare che molta umanità sarebbe migliore se fosse "ferina". Infatti ucciderebbe solo per motivi di sopravvivenza e non per sopraffazione oltre i limiti della sopravvivenza. E non vi sarebbero gli omicidi di cui quotidianamente è piena la cronaca. E quando io ho osservato che il discorso sulla asserita "dignità della persona umana" è una espressione vuota altrimenti dovremmo attribuirla anche a Totò Riina, questa malata inguaribile di antropocentrismo mi ha interrotto dicendo: "e perché no?". Basta questa interruzione per capire a quale grado di depravazione mentale possa essere portata la filosofia da individui come la De Monticelli, la quale certamente preferirebbe salvare la vita degli assassini di Falcone e Borsellino al posto di quella di un cane (per esempio).            

 

Programma Festival di filosofia 2014

Venerdi 2 maggio
Ore 17.30
Apertura Festival con la partecipazione delle autorità di  Regione Autonoma della Sardegna – Provincia di Cagliari – Comune di Cagliari
POTENZA – Il potere e  il diritto: cosa fonda la legge?
18.00 – 19.30 primo dialogo: La Repubblica siamo noi
Gherardo Colombo con Roberta De Monticelli
Ore 19.30 – 20.00
La parola al pubblico
Ore 21.00
Spettacolo: Elena di Euripide, regia Guido De Monticelli

Sabato 3 maggio
Ore 11.00 – 12.30 secondo dialogo: Parole e diritto
Stefano Rodotà con Giuseppe Lorini
Ore 12.30 – 13.00
La parola al pubblico
RAGIONE – L’idea di Europa, o la “vecchia” Europa?
Ore 16.00 – 17.30 terzo dialogo: Europa: la patria della ragione
Remo Bodei con Pier Luigi Lecis
Ore 18.00 – 19.30 quarto dialogo: Il senso della cittadinanza: Pensando a Socrate, alla polis, e ai tiranni
Maria Michela Sassi con Elisabetta Cattanei
Ore 19.30 – 20.00
La parola al pubblico
Ore 21.00
Spettacolo: Elena

Domenica 4 Maggio
BELLEZZA – La Bellezza creata e la Bellezza dissipata: la terra e il cielo
Ore 11.00 – 12.30 quinto dialogo: Paesaggio e bellezza
Salvatore Settis  con Antonello Sanna
Ore 12.30 – 13.00
La parola al pubblico
Ore 15.00 – 16.30 sesto dialogo: Salvezza e perdizione nel rapimento estetico
Vito Mancuso con Pierpaolo Ciccarelli
Ore 16.30 – 17.30
La parola al pubblico
Ore 19.00
Spettacolo: Elena

                         

1 commento:

  1. Alcuni anni fa appresi che la Monticelli aveva lasciato la Chiesa cattolica, immagino dopo un dolorosissimo conflitto interiore e dopo una vita di pensiero e da cattolica. Me ne rallegrai: meglio tardi che mai. Io, che non sono un filosofo, avevo già capito a 17 anni che i fondamenti del cristianesimo sono piuttosto deboli e ne avevo tratto le conseguenze.
    Ho letto poi noiosissimi articoli della Monticelli su MicroMega in cui dà lezioni di morale ed altro a noi poveri scemi. È una donna molto "impegnata" apparentemente. Ma scrive cose noiose e anche piuttosto oscure. Prendiamo per es. la frase qui riportata: ""Libertà è il potere di essere in accordo con il dovuto, laddove il riferimento al 'dovuto' richiama l'esperienza di adeguatezza dell'agire ad esigenze poste dalla realtà, alle qualità di valore che si danno nell'esperienza delle cose e delle persone." Madonna, che modo di esprimersi. Devi leggere almeno tre volte questo periodo per capirci forse qualcosa.
    Lei, Melis, diceva tempo fa che una volta le opere dei filosofi erano comprensibili per una persona di media cultura (però penso che Kant e Hegel siano ossi duri per chiunque). Oggi invece i discorsi dei filosofi sono comprensibili solo ai colleghi: è un parlarsi addosso tra di loro nel completo disprezzo della massa che ovviamente non ci arriva, non ci può arrivare all'altezza dei loro pensiero. Se i loro discorsi fossero meno barocchi, in un linguaggio normale, si vedrebbe la pochezza dei loro ragionamenti. Penso che sia dovuto a questo il loro "parlare oscuro". Non sanno quasi niente in genere di scienza, ma pretendono di sapere quali siano i doveri morali dell'uomo. Parlano e straparlano di libertà, dell'essenza dell'uomo, e di altre amenità, senza avere nozioni serie e profonde di ciò che la "scienza vera", non fondata sulle chiacchiere e sui moralismi dei sedicenti filosofi, ha scoperto solo nell'ultimo secolo sulla storia dell'universo e dell'evoluzione delle specie, incluso l'uomo. Vaneggiano ancora sull'unicità di questo essere, su libertà e morale ecc. Ultimamente la filosofia, o certi filosofi, hanno capito che bisogna essere un po' più chiari e comprensibili. E sul canale franco-tedesco Arte da anni dei filosofi parlano, per una ventina di minuti a puntata (ottima misura per non annoiare troppo), sui concetti e i problemi più comuni e ineludibili della nostra vita: la filosofia diventa così interessante e comprensibile a un pubblico più vasto.
    Comunque un bell'esempio di prosa monticelliana si può ammirare su MicroMega. Ho voluto leggerlo, ma confesso che non ce l'ho fatta ad arrivare fino in fondo: sproloqui a ruota libera nel solito filosofese. Per me la Monticelli è *erledigt". Chi me lo fa fare di seguire i ragionamenti astrusi di gente come lei o Severino o Cacciari? Tutta gente con la puzza al naso che disprezzano la gente comune (odi profanum vulgum et arceo). Di questa filosofia non abbiamo bisogno. Non illumina, confonde. Forse è quello che vuole il potere. "A quoi bon les philosophes?" si chiedeva qualcuno. Ad intrattenere gli studenti, a puntellare il potere. Marcello Pera, un professorucolo di filosofia ignoto al pubblico, ateo e acceso anticlericale, ha cambiato pelle non appena al potere: oggi è papista, ateo devoto, s'illumina d'immenso quando vede Ratzinger. Non ci vuole un bel "ma vaffà"?

    Monticelli:
    La “dittatura del presente” e l’idealità perduta. Riflessioni in dialogo con Gustavo Zagrebelsky

    http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-“dittatura-del-presente”-e-l’idealita-perduta-riflessioni-in-dialogo-con-gustavo-zagrebelsky/

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