Qualche volta mi sono immaginato il paradiso e allora mi sono tornate in mente alcune parole tratte dal filosofo positivista Ludwig Büchner (Forza e materia): E' più angosciante il pensiero che dopo la morte vi è il nulla o non è più angosciante il pensiero che dopo morti, divenendo immortali, non possiamo più morire?
E in che cosa consisterebbe questa immortalità se pur di beatitudine? Mi immagino una pura inedia. Che si fa? Si contempla Dio per l'eternità? Come si trascorrerebbe il tempo dell'eternità senza corpo? Senza corpo? Ma Gesù non ascese forse al cielo con tutto il corpo dopo essere resuscitato e avere dimostrato, dopo esseresi messo a mangiare di fronte ad alcuni apostoli del pane e del pesce, di essere resuscitato con tutto il corpo? Che fine fece il suo corpo? Dove avvenne la digestione visto che poco dopo fu assunto al cielo? Certamente avvenne nel cielo. Allora Gesù defecò dal cielo? Oppure il suo corpo si spiritualizzò insieme con tutte le feci? Anche le feci divennero spirito? Non voglio sembrare blasfemo, ma a rigor di logica non vedo altra soluzione. Ma lasciamo questo quesito evangelico, che già esposi in questo blog. Se in paradiso si è puri spiriti, in che cosa consiste la vita da puro spirito? Vita da angelo? Ma come passano la vita gli angeli? Si occuppano delle cose terrene? Mi immagino una diversa vita da spirito. Dalle mie vecchie letture di parapsicologia e di spiritismo (che avevo sempre preferito, come loro succedaneo, agli inutili romanzi di fantascianza) avevo tratto la conoscenza di una asserita esistenza un corpo ectoplasma (o corpo astrale) che era capace di staccarsi dal corpo vero e proprio in particolari stati di sonno (non comatoso) e di andare a visitare vari luoghi potendo avere persino rapporti sessuali. L'ectoplasma doveva rientrare nel corpo prima che questo si svegliasse perché avrebbe potuto provocarne la morte. E allora mi domandavo se non fosse quello dell'ectoplasma nell'aldilà una condizione ancora migliore perché mi sarei potuto permettere di avere congiungimenti con donne bellissime senza che queste se ne accorgessero. Ma gli ectoplasmi hanno anche orgasmi? Perché se non li hanno a che serve avere rapporti sessuali con donne bellissime?
Ma ora lasciamo perdere questi aspetti materiali che fanno pensare piuttosto al paradiso coranico, che fa veramente ridere in quanto le anime degli eroi (coloro che hanno ucciso gli infedeli) giaceranno tra due vergini tra fiumi di miele e vino purissimo (che finalmente potranno bere nell'aldilà). Mi vien fatto di paragonare il paradiso coranico all'isola di Giava, che nel lontano ricordo liceale di una sua scherzosa definizione, era l'isola dove si mangia, si beve e si chiava. Veniamo al serio.
Che si fa nell'eternità? Può lo spirito "viaggiare" per gli spazi intergalattici senza avere i limiti della velocità della luce? Potrà finalmente conoscere tutta la verità sull'universo? E anche se la conoscesse tutta d'un botto vedendola in Dio, che gli resterebbe poi da fare? Mi ricordo di una famosa frase di Lessing: "se Dio mi dicesse: in questa mano ho la verità, e in quest'altra la ricerca della verità, gli risponderei: tieniti la verità e lasciami la ricerca della verità". Non sono stato mai d'accordo con Lessing. La ricerca della verità non avrà mai fine, è una dura fatica. Ma se si conoscesse la verità su questa Terra non esisterebbero nemmeno le religioni, che hanno sostituito la verità con diverse verità, generatrici tuttora di guerre. Il papa ad Ankara ha detto che è necessario un dialogo interreligioso. Vecchia bufala da impostori. Un dialogo è possibile se i due dialoganti non partono dalla pretesa di ciascuno di avere la verità, non una sua verità. Dal momento in cui il papa chiede un dialogo interreligioso accetta (pur dissimulandolo) di rinunciare alla verità e di volersi limitare ad una verità relativa concordandola con l'altro. Ma in questo modo la conclusione è ridicola. Se il musulmano accettasse di avere solo una parte della verità non sarebbe più musulmano perché dovrebe rinunciare al Corano. E il papa dovrebbe rinunciare all'assolutezza della verità dei Vangeli per dichiararsi disposto ad accettare almeno parte della verità coranica. Il risultato è che nessuno possiede la verità. Perché la verità non ammette compromesssi. Due mezze verità (che sono due mezze falsità) non danno aritmeticamente una verità. Sarebbe stato vero invece dire: il dialogo interreligioso non può esistere se non a prezzo della rinuncia alla verità in cui ognuno dei due crede. Perciò facciamo una cosa: ognuno si tenga la verità in cui crede e, senza alcun bisogno di dialogo interreligioso, nessuno rompa i coglioni all'altro. Ignoriamoci a vicenda e vivremo in pace. Questo avrebbe dovuto dire il papa. Ma il fatto che il papa non potesse dirlo significa che il suo vero scopo era politico e non religioso, quello di chiedere pietosamente ai musulmani di rispettare la vita dei cristiani proponendo un dialogo con essi. E politicamente è andato a pregare nella moschea blu di Costantinopoli. TUTTO SBAGLIATO. Si è dovuto togliere anche lui le scarpe per pregare quale Dio? Certamente non ha potuto pregare Allah. Anche perché Allah esclude la trinità, sinonimo di politeismo e di bestemmia per quel pazzo analfabeta di Maometto. Avrà pregato certamente il Dio cristiano. E come mai i musulmani hanno permesso al papa di pregare da eretico? O il papa ha pregato un simbiosi di Dio cristiano e di Allah tanto per non scontentare i musulmani? Credo sia da escludere. Tutta politica e niente religione. Religiosamente avrebbe dovuto evitare di mettere i piedi dentro una moschea. Politicamente vi è entrato. Ha seguito l'esempio politico dei suoi due predecessori: Giovanni Paolo II entrò nella moschea di Damasco e Benedetto XVI nella moschea blu di Costantinopili. Religiosamente, e non politicamente, avrebbe dovuto dire: voi musulmani ignorateci e noi ignoreremo voi. Ognuno predichi liberamente il suo Dio secondo la propria fede senza rompere i coglioni agli altri. Allora si arriverebbe, non alla tolleranza religiosa, ma all'indifferenza religiosa degli uni nei confronti degli altri, che sarebbe la maggiore conquista nel rapporto tra religioni. In questo modo si salverebbero capra e cavoli. Infatti il dialogo interreligioso porta al relativismo e alla rinuncia da ambo le parti ad una verità assoluta, mentre l'ignorarsi reciprocamente salverebbe, ma pacificamente, la pretesa di ogni religione di rappresentare la verità assoluta. E poi si vedrà nell'aldilà, se si vedrà un aldilà, chi abbia ragione.
Di certo so che un aldilà privo dei miei grandi affetti che furono i gatti e i cani mi sarebbe insopportabile. Ma se sono immortali i cani e i gatti perché non dovrebbero essere immortali anche tutte le altre forme di vita data l'evoluzione biologica da una comune origine di tutte le forme divita? E i poveri animali, i più sfortunati, che sono stati uccisi per finire cadaveri sulle mense degli uomini? Forse che questi non dovrebbero essere ripagati delle loro sofferenze in un aldilà? Senza di essi l'aldilà sarebbe profondamente ingiusto. Ma allora dovrebbero essere immortali anche tutti gli insetti, compresi pulci, pidocchi, zecche, zanzare, etc. E i pesci in quali acque nell'aldilà sopravvivrebbero? In un uno spazio senza acque? Se sì diventano anch'essi puro spirito? A questa conseguenza il papa non ha accennato. Eppure egli ha accennato ad un famoso passo della Lettera ai Romani di S. Paolo ove si accenna all'immortalità di tutti gli animali. E si sa che Paolo è il vero fondatore del cristianesimo. Passo che sempre è stato ignorato dalla Chiesa ufficiale, che ha negato l'immortalità alle anime degli animali non umani. Si pensi che Pio IX aveva proibito (prima della scomparsa Stato temporale della Chiesa nel 1870) che si costituisse in Roma un'associazione a protezione degli animali perché aveva paura che la gente pensasse che anch'essi avessero un'anima immortale. Per reazione Garibaldi chiamò il suo cavallo preferito Pio IX per il gusto di poter dire che andava a cavallo di Pio IX.
Io ho citato il passo di S. Paolo nel mio Addio a Dio. Ho scritto al riguardo:
"Non si può tuttavia, tacere della bellezza di un passo (8, 21) - di per sé incomprensibile nell'economia del contesto della Lettera ai Romani, incentrata unicamente sull'escatologia umana - in cui tutte le creature, non solo l'uomo, 'saranno liberate dalla schiavitù della corruzione (umana) per ottenere la libertà propria dei figli di Dio'. Esse, contaminate 'dall'insulsaggine peccatrice dell'uomo', sarebbero così restituite alla loro essenzialità, ripagate di tutte le sofferenze causate dallo stato di sottomissione forzata, così da estendere la salvezza al mondo infraumano".
Da notare che questo stesso passo, di per sé ambiguo, è stato interpretato come testimonianza sicura dell'immortalità dell'anima degli animali non umani da parte di un teologo cattolico che ha curato l'ottima edizione critica e storica della Lettera ai Romani . Vedi Lettere ai Galati e ai Romani (Introduzione, versione e note a cura di Ugo Vanni, ed. San Paolo 2003, I ed. 1967). E la Lettera ai Romani fu considerata da Lutero il documento fondativo del cristianesimo.
Le
rivelazioni di Papa Francesco:
Giordano contro Papa Francesco:
Di certo so che un aldilà privo dei miei grandi affetti che furono i gatti e i cani mi sarebbe insopportabile. Ma se sono immortali i cani e i gatti perché non dovrebbero essere immortali anche tutte le altre forme di vita data l'evoluzione biologica da una comune origine di tutte le forme divita? E i poveri animali, i più sfortunati, che sono stati uccisi per finire cadaveri sulle mense degli uomini? Forse che questi non dovrebbero essere ripagati delle loro sofferenze in un aldilà? Senza di essi l'aldilà sarebbe profondamente ingiusto. Ma allora dovrebbero essere immortali anche tutti gli insetti, compresi pulci, pidocchi, zecche, zanzare, etc. E i pesci in quali acque nell'aldilà sopravvivrebbero? In un uno spazio senza acque? Se sì diventano anch'essi puro spirito? A questa conseguenza il papa non ha accennato. Eppure egli ha accennato ad un famoso passo della Lettera ai Romani di S. Paolo ove si accenna all'immortalità di tutti gli animali. E si sa che Paolo è il vero fondatore del cristianesimo. Passo che sempre è stato ignorato dalla Chiesa ufficiale, che ha negato l'immortalità alle anime degli animali non umani. Si pensi che Pio IX aveva proibito (prima della scomparsa Stato temporale della Chiesa nel 1870) che si costituisse in Roma un'associazione a protezione degli animali perché aveva paura che la gente pensasse che anch'essi avessero un'anima immortale. Per reazione Garibaldi chiamò il suo cavallo preferito Pio IX per il gusto di poter dire che andava a cavallo di Pio IX.
Io ho citato il passo di S. Paolo nel mio Addio a Dio. Ho scritto al riguardo:
"Non si può tuttavia, tacere della bellezza di un passo (8, 21) - di per sé incomprensibile nell'economia del contesto della Lettera ai Romani, incentrata unicamente sull'escatologia umana - in cui tutte le creature, non solo l'uomo, 'saranno liberate dalla schiavitù della corruzione (umana) per ottenere la libertà propria dei figli di Dio'. Esse, contaminate 'dall'insulsaggine peccatrice dell'uomo', sarebbero così restituite alla loro essenzialità, ripagate di tutte le sofferenze causate dallo stato di sottomissione forzata, così da estendere la salvezza al mondo infraumano".
Da notare che questo stesso passo, di per sé ambiguo, è stato interpretato come testimonianza sicura dell'immortalità dell'anima degli animali non umani da parte di un teologo cattolico che ha curato l'ottima edizione critica e storica della Lettera ai Romani . Vedi Lettere ai Galati e ai Romani (Introduzione, versione e note a cura di Ugo Vanni, ed. San Paolo 2003, I ed. 1967). E la Lettera ai Romani fu considerata da Lutero il documento fondativo del cristianesimo.
Il Papa: ci troveremo tutti in Paradiso, anche gli animali ...
www.liberoquotidiano.it/news/italia/.../Il-Papa--ci-troveremo-tutti.html
3 giorni fa - Ma cos'è il Paradiso? Come è fatto l'aldilà? Sono domande umane, antiche, a cui Papa Francesco dà una risposta. E lo fa davanti ai fedeli in ...