lunedì 12 gennaio 2015

LA RADICI EUROPEE NON SONO GIUDAICO-CRISTIANE MA GRECO-ROMANO-CRISTIANE .

Dal mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica


Il cristianesimo conserverà con Il Verbo il vincolo razionale della creazione divina, per cui, anche per il cristiano conoscere la natura significherà conoscere la razionalità divina.

Dal momento in cui, al contrario, il dio ebraico si presentava come creatore, non soltanto della natura, ma anche della ragione, cioè della sapienza, in funzione della creazione del mondo, si palesava subito il pericolo che la ragione della natura, e con essa quella dell’uomo, fosse derivata dall’arbitrio della volontà del dio creatore, che, in quanto onnipotente, doveva ritenersi fondamento anche della ragione, cioè ragione della ragione, e perciò non vincolato da alcunché. La sua potenza ab-soluta (libera da ogni limite), essendo infinite possibilità, non ha alcunché di fronte a sé, nemmeno la ragione, che egli trascende. Da qui la svalutazione della conoscenza scientifica, che non ci può dare la conoscenza di Dio, perché egli trascende la sapienza - e dunque anche razionalità della natura che da essa deriva – perché anche la sapienza è una creazione della volontà arbitraria di dio.


Questo spiega perché gli ebrei non abbiano dato alcun contributo al progresso della conoscenza scientifica nell’antichità. Essi, fanaticamente religiosi, identificavano la sapienza con la conoscenza del loro dio, risultando pertanto nulli in fatto di contributi al progresso della conoscenza. Nessuna idea scientifica ci è provenuta dalla loro antichità. Nessuna. Purtroppo, in compenso, ci hanno lasciato tutto il negativo del loro dio. Un dio rozzo fatto a somiglianza della loro rozzezza. Ciò spiega perché tutti gli scienziati e filosofi ebrei dell’età moderna e contemporanea siano stati atei. Esempio massimo nella filosofia Spinoza, nella scienza Einstein.

E questo spiega anche perché nessuna scoperta scientifica sia provenuta e possa provenire dal mondo islamico, che ha ereditato il dio della Torah, a cui si richiama il Corano. Un dio che agisce per puro arbitrio, non vincolato da una ragione che sia espressione della sua essenza, essendo, al contrario, la ragione una creazione dell’arbitrio di dio.Di modo che, conoscendo il mondo, non si conosce dio.Per la ragione classica dei filosofi greci, ereditata dal cristianesimo, conoscendo il mondo si conosce anche Dio. Questa è la differenza enorme tra cristianesimo, da una parte, ed ebraismo ed islamismo dall’altra. 1

Le radici del diritto naturale sono greco-romano-cristiane. Le radici della scienza sono greco-cristiane. E’ quanto anche un ateo deve riconoscere nella sua obiettività storica, pur non ignorando le dispute teologiche, con le conseguenti traversie, che la scienza moderna ha dovuto sopportare, ma non tanto a causa del cristianesimo, quanto della Torah .Perché, quando non si trattò degli “eretici che negavano la trinità, fu soltanto la Torah, con il Genesi, ad essere all’origine delle persecuzioni religiose.

Galileo, distinguendo l’intelletto divino da quello umano, spiegò che il primo si distingueva estensivamente, per il maggior numero di intelligibili. “Ma pigliando l’intendere intensive…dico che l’intelletto umano ne intende alcune così perfettamente, e ne ha così assoluta certezza, quanto se n’abbia l’istessa natura: e tali sono le scienze matematiche pure..delle quali l’intelletto divino ne sa bene infinite proposizioni di più, perché le sa tutte, ma di quelle poche intese dall’intelletto umano credo che la cognizione agguagli la divina nella certezza obiettiva” (Dialogo sopra i Massimi Sistemi, II giornata). Scrive Garin: “La radice di queste affermazioni si trova tutta in quella concezione che era stata di Leonardo e di Cusano,2e di tutto il platonismo fiorentino: che Dio è geometra e ha composto l’universo numero, pondere et mensura….Fede, dunque, in un accordo originario fra mente, natura e Dio; tre forme di razionalità strettamente connesse: natura e uomo, in quanto espressioni della somma ragione divina, sono di quella l’incarnazione evidente e concorde. Che Dio abbia operato in forma irrazionale, o al di là di ogni razionalità, è escluso…Non c’è perciò la possibilità (per Galileo) che Dio abbia operato oltre ragione…Il platonismo cristiano, affine a quello di Marsilio Ficino e del Pico Della Mirandola (della Accademia platonica di Firenze nel ‘400) continuerà ad affiorare nella scuola galileiana anche quando si verrà accentuando la tendenza meccanicistica fin quasi a sconfinare nel materialismo…3Ed è interessante notare come Lorenzo Magalotti, il segretario dell’Accademia del Cimento…nelle Lettere familiari, ove polemizza contro gli atei e i materialisti…riaffermi la posizione galileiana:
La nostra intelligenza della verità è una perfezione in noi, e questa non disdice a Dio né occorre levargliela…Il nostro modo d’intendere una verità geometrica di passo in passo…sarebbe un’imperfezione in Dio, a cui intanto è perfezione l’intenderla in quanto Ei l’intende in istante...” (Lett., I, 26). Il Magalotti…affermava di indignarsi soprattutto quando taluno gli diceva: io veggo la natura e non veggo Dio…4.

Si può dire che la trinità cristiana è stata il rifugio della razionalità in Occidente, traghettata dal Medioevo all’età moderna anche nella “fede” nella conoscenza scientifica, sino a quando questa si è accorta di non avere più bisogno di Dio, divenuto prima, nella scienza del ‘600, un inutile cappello metafisico, e poi nelle discipline biologiche, in merito alla spiegazione evoluzionoistica della vita, anche un ostacolo. La scienza ringrazia il Demiurgo di Platone e il Dio cristiano per averle dato in eredità la razionalità, ma si congeda da essi conservando la razionalità.


1 “Se Allah volesse, gli idolatri non farebbero questo. Lasciali dunque alle loro menzogne… E se essi testimoniano, tu non testimoniare con essi”(Sura VI). “Immunità da parte di Allah e del Suo Messaggero per quegli idolatri coi quali abbiate stretto un patto e che in nulla hanno mancato contro di voi” (Sura IX). Questo atteggiamento contraddittorio è tuttavia conforme alla contraddizione insanabile che pervade tutto il Corano, tra il continuo e ossessivo proferire anatemi, sino alla paranoia, contro i non credenti (nell’islam), che presupporrebbe una volontà libera di non adesione, e l’attribuzione ad Allah, per via della sua onnipotenza, di ogni decisione umana, per cui è Allah stesso che travia il malvagio destinandolo alla dannazione eterna.

Da una parte si invita il credente alle opere di bene, gradite ad Allah, dall’altra si dice: “Non sei tu, o Maometto, che devi guidarli, ma è Allah che guida chi vuole” (Sura II). E ancora: “ Egli dà la grazia a chi vuole”. Ma subito dopo, quasi la fede dipendesse da una libera adesione, si aggiunge: “Come può mai Allah guidare degli uomini che hanno respinto la Fede…?”. Ma in contraddizione con ciò si dice ancora: “Tu (Maometto) non v’hai alcuna parte, sia che Allah perdoni gli iniqui, sia che li punisca” (Sura III). “Gli ipocriti cercano di ingannare Allah, mentre è Allah che li sta ingannando…chi Allah svia, non troveresti per lui via di salute” (Sura IV) . “Egli perdona chi vuole e tormenta chi vuole… Chi Allah vuole confondere, tu non potrai nulla per lui presso Allah. Sono esseri i cuori dei quali Allah non ha voluto purificare: essi avranno in questo mondo ignominia e nell’altro tormento immenso” (Sura V). “Anche se avessimo loro mandato gli angeli, o parlassero loro i morti, e se avessero radunato al loro cospetto tutte le cose a schiera a schiera, non crederebbero se non in tanto in quanto Allah voglia. Ma i più ignorano questo…Chi Allah vuole perde, e chi Allah vuole pone sulla retta via” (Sura VI). “Non ci capiterà che quel che Allah ha decretato per noi” (Sura IX). “Nessun’anima può credere se non col permesso di Dio, ed Egli porrà la sua abominazione su quelli che non comprendono” (Sura X). “Colui che Allah travia, nessuno più lo guida” (Sura XIII). “Allah è su tutte le cose potente! Punisce chi vuole e fa grazia a chi vuole” (Sura XXIX). E tuttavia, nuovamente in contraddizione con il fatto che è Allah a stabilire se ognuno farà il bene o il male si dice: “Ognuno sarà compensato in gradi diversi per quel che avrà fatto” (Sura VI). Il che presupporrebbe una libera volontà di scelta, che sostanzialmente, nel complesso, viene contraddetta dal fatto che Allah, onnipotente, non può dipendere dalla volontà dell’uomo nella sua decisione di premiare o di condannare, di perdonare o non perdonare. Ma allora anche la Fede dovrebbe risultare inutile, altrimenti Allah dipenderebbe dalla Fede. La contraddizione si trova anche internamente ad uno stesso brano: “Chi è che vi preserverà da Allah, sia che Egli vi voglia fare del male o voglia fare atto di grazia? Quelli non credono, e Allah renderà vane le loro opere, cosa, questa facile ad Allah” (Sura XXXIII)”. Da una parte Allah è libero nella sua decisione di dannare o di graziare l’uomo, dall’altra richiede la fede perché siano valide le opere umane. E tuttavia ogni Sura si apre con l’espressione “nel nome di Allah clemente misericordioso”, che è tale, però, a condizione che uno si penta e si converta. Ma non è questo l’aspetto più scandaloso del Corano, comune, d’altra parte, all’irrazionalità della dottrina della predestinazione di Agostino (su cui si basa la Riforma luterana e calvinista, al contrario della teologia ufficiale della Chiesa cattolica, ispirantesi al razionalismo aristotelico di S. Tomaso, per cui vale la priorità delle opere sulla grazia), quanto quello di avere promosso e giustificato una guerra, chiamata santa dall’Islam, contro altre religioni, o contro gli atei, pur sulla base di una dichiarata inutilità delle opere, da cui dovrebbe conseguire anche l’inutilità della stessa guerra santa. L’irrazionalità estrema si esprime nell’affermazione che Allah, onnipotente, avrebbe potuto scegliere come profeta anche una pietra (Sura XXXIX). Si può commentare dicendo che sarebbe stato meglio per tutta l’umanità.
2 Nicola Cusano (nato a Cues, in Germania, vissuto tra il 14001 e il 1466) fu un importante filosofo, cardinale e delegato del papa al concilio di Basilea. Fu ammirato da Giordano Bruno, che lo chiama il “divino Cusano”, per essere giunto, sulla base di sole considerazioni matematiche, a ritenere indefinito l’universo e a negare la centralità della Terra.

3 Per questo ribadiamo la nostra tesi che il cristianesimo, per l’identificazione della razionalità della natura con la razionalità divina (nel Verbo di Dio) ha potuto servire anche come scala per arrivare al materialismo.


4 Eugenio Garin, Storia della filosofia italiana, 3 voll. , Vol.II, pp. 843-59.

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