Lei è peggio dei
macellatori che si sporcano le mani di sangue per gli
ipocriti come lei, che appartiene alla lurida categoria dei
mandanti che credono di avere le mani monde di sangue mentre ci sono i macellatori che se le sporcano per lei.
Schifoso individuo la cui vita vale meno di quella di un
animale del cui cadavere si ciba.
Aggiungo un commento (al mio precedente articolo) inviatomi nel mio blog dove ho riportato il link (ripetuto qui in basso) del suo lurido e farneticante articolo. Uno che si ammalasse di cancro come lei non dovrebbe essere curato. Perché le spese sanitarie sarebbero anche a carico dei vegetariani e dei vegani, che lei odia. Lei, nato nel 1962 da un parto anale di sua madre, alla mia età non vi giungerà. Io sono vegetariano dall'età di 10 anni, ho passato l'età della crescita raggiungendo l'altezza di m. 1,80 e praticando anche attività sportiva. Sino ad oggi nessuna malattia. E certamente lei, coglione (con cui fa rima il suo cognome), non ha avuto tutte le donne che ho avuto io, per natura poligamo. Sempre soddisfatte. Questo per sfatare la diceria che i vegetariani siano impotenti. Ma è peggio l'essere impotenti di cervello come lei. Continui a cibarsi di cadaveri, brutto stronzo e ultra cattolico di merda. Almeno legga ciò che disse Benedetto XVI nell'udienza del 7 gennaio 2009. Che riporto in un mio precedente articolo, inviato al pretaccio sardo Antonio Tamponi. Che lei sia una gran testa di cazzo è dimostrato anche dal fatto che giustifica il mangiare carne con riferimento alle merdate dell'Antico Testamento (Genesi,9,3), libro che, se fosse stampato in carta sottile, userei per pulirmici il culo. Peggio della Bibbia vi è solo il Corano. Quanto a S. Paolo, che lei cita, bell'esempio da portare. Non vi è che dire! Uno che si inventò la resurrezione di Cristo dopo essere stato un pluriassassino. E tutte le Epistole di Paolo precedono cronologicamente i Vangeli, che trassero da Paolo l'invenzione della resurrezione di Gesù. Ma si vede che lei non conosce bene, come li conosco io, né i Vangeli né le Epistole di Paolo, perché non ha un cervello che le consenta di coglierne tutte le contraddizioni. In ogni caso vada a (ri)leggersi l'Epistola ai Romani (8,21) dove si legge che tutte le creature, non solo l'uomo, "saranno liberate dalla schiavitù della corruzione umana per ottenere la libertà propria dei figli di Dio" perché "contaminate dall'insulsaggine peccatrice dell'uomo" saranno ripagate di tutte le sofferenze causate dallo stato di sottomissione forzata così da estendere la salvezza al mondo infraumano". Questo ha fatto pensare all'ottimo commentatore, gesuita, Ugo Vanni (nell'edizione S. Paolo della Lettera ai Galati e ai Romani) che Paolo attribuisse l'anima immortale a tutti gli animali. Ha capito IGNUORANTE (sic!)? Io come modelli non ho la Bibbia ma grandi menti come quelle di Apollonio di Tiana, di Plutarco (De esu carnium, del mangiar carne, dove sta scritto: siate voi stessi capaci di uccidere l'animale che mangiate) e di Porfirio (De abstinentia carnibus), neoplatonici e vegetariani. Paolo cercò di convertire Apollonio di Tiana. Ma non vi riuscì. Sarebbe stata migliore la storia se Paolo si fosse fatto convertire da Apollonio. Molto migliore di quel Gesù Cristo in cui lei crede.
"E cortesia fu lui esser villano" (Dante, Inferno, XXXIII, 150). Ma l'essere villano con un individuo come lei era troppo poco. Mi scuso per non aver trovato parole più volgari per un volgare individuo come questo.
Riporto dal De esu carnium di Plutarco alcune frasi da me commentate nel libro Scontro tra culture e metacultura scientifica.
“Vi state chiedendo perché Pitagora si astenesse dal mangiar carne? Io, da parte mia, mi domando piuttosto per quale ragione e con quale animo un uomo, per primo, abbia potuto avvicinare la sua bocca al sangue coagulato e le sue labbra alla carne di una creatura morta, ponendosi avanti i serviti, le vivande e il cibo di corpi uccisi…le membra che poco avanti belavano, mugghiavano, andavano e vedevano? Come poterono soffrire gli occhi di scorgere l’uccisione degli animali scannati, scorticati, smembrati?…L’uomo non si nutre certo di leoni e di lupi, per autodifesa…ma al contrario, uccide creature innocue, mansuete, prive di pungiglioni o di zanne. Per un pezzo di carne l’uomo le priva del sole, della luce, della durata naturale della vita alla quale hanno diritto per il fatto di essere nate”. Plutarco vede l’origine di ciò in un tempo in cui gli uomini, non conoscendo ancora l’agricoltura, soffrirono la fame più dura, e non nella guerra, come aveva pensato Teofrasto. Da allora essi impararono a cibarsi di animali morti. Aggiunge Plutarco: “Che orribile vista ci presenta la mensa dei ricchi, veder adornarla da cuochi e pasticceri di cadaveri e corpi morti”. Precisa Plutarco – quasi anticipando le stesse considerazioni che svolgerà Rousseau (Discorso sull’origine e sui fondamenti dell’ineguaglianza tra gli uomini), a cui oggi possiamo scientificamente arrivare - che il corpo umano non ha nello stomaco la capacità di “cuocere e smaltire la gravezza della carne”, considerando la delicatezza dei denti, la piccolezza della bocca. La cosiddetta civiltà è per Plutarco dominata dalla follia. Si incominciò ad uccidere gli animali selvatici, “fino ad uccidere il bue, nostro operaio, la pecora che ci veste, il gallo guardiano della nostra casa, e così a poco a poco, cresciuta l’insaziabile cupidigia si pervenne al sangue, agli omicidi, alle guerre”. Aggiunge Plutarco che non è naturale cibarsi di carne, che genera malattie, da cui l’uomo rimane castigato. Gli animali carnivori cacciano “per necessità di pascersi” e non cacciano ogni specie, come fa l’uomo.[1]
Aggiungo un commento (al mio precedente articolo) inviatomi nel mio blog dove ho riportato il link (ripetuto qui in basso) del suo lurido e farneticante articolo. Uno che si ammalasse di cancro come lei non dovrebbe essere curato. Perché le spese sanitarie sarebbero anche a carico dei vegetariani e dei vegani, che lei odia. Lei, nato nel 1962 da un parto anale di sua madre, alla mia età non vi giungerà. Io sono vegetariano dall'età di 10 anni, ho passato l'età della crescita raggiungendo l'altezza di m. 1,80 e praticando anche attività sportiva. Sino ad oggi nessuna malattia. E certamente lei, coglione (con cui fa rima il suo cognome), non ha avuto tutte le donne che ho avuto io, per natura poligamo. Sempre soddisfatte. Questo per sfatare la diceria che i vegetariani siano impotenti. Ma è peggio l'essere impotenti di cervello come lei. Continui a cibarsi di cadaveri, brutto stronzo e ultra cattolico di merda. Almeno legga ciò che disse Benedetto XVI nell'udienza del 7 gennaio 2009. Che riporto in un mio precedente articolo, inviato al pretaccio sardo Antonio Tamponi. Che lei sia una gran testa di cazzo è dimostrato anche dal fatto che giustifica il mangiare carne con riferimento alle merdate dell'Antico Testamento (Genesi,9,3), libro che, se fosse stampato in carta sottile, userei per pulirmici il culo. Peggio della Bibbia vi è solo il Corano. Quanto a S. Paolo, che lei cita, bell'esempio da portare. Non vi è che dire! Uno che si inventò la resurrezione di Cristo dopo essere stato un pluriassassino. E tutte le Epistole di Paolo precedono cronologicamente i Vangeli, che trassero da Paolo l'invenzione della resurrezione di Gesù. Ma si vede che lei non conosce bene, come li conosco io, né i Vangeli né le Epistole di Paolo, perché non ha un cervello che le consenta di coglierne tutte le contraddizioni. In ogni caso vada a (ri)leggersi l'Epistola ai Romani (8,21) dove si legge che tutte le creature, non solo l'uomo, "saranno liberate dalla schiavitù della corruzione umana per ottenere la libertà propria dei figli di Dio" perché "contaminate dall'insulsaggine peccatrice dell'uomo" saranno ripagate di tutte le sofferenze causate dallo stato di sottomissione forzata così da estendere la salvezza al mondo infraumano". Questo ha fatto pensare all'ottimo commentatore, gesuita, Ugo Vanni (nell'edizione S. Paolo della Lettera ai Galati e ai Romani) che Paolo attribuisse l'anima immortale a tutti gli animali. Ha capito IGNUORANTE (sic!)? Io come modelli non ho la Bibbia ma grandi menti come quelle di Apollonio di Tiana, di Plutarco (De esu carnium, del mangiar carne, dove sta scritto: siate voi stessi capaci di uccidere l'animale che mangiate) e di Porfirio (De abstinentia carnibus), neoplatonici e vegetariani. Paolo cercò di convertire Apollonio di Tiana. Ma non vi riuscì. Sarebbe stata migliore la storia se Paolo si fosse fatto convertire da Apollonio. Molto migliore di quel Gesù Cristo in cui lei crede.
"E cortesia fu lui esser villano" (Dante, Inferno, XXXIII, 150). Ma l'essere villano con un individuo come lei era troppo poco. Mi scuso per non aver trovato parole più volgari per un volgare individuo come questo.
Riporto dal De esu carnium di Plutarco alcune frasi da me commentate nel libro Scontro tra culture e metacultura scientifica.
“Vi state chiedendo perché Pitagora si astenesse dal mangiar carne? Io, da parte mia, mi domando piuttosto per quale ragione e con quale animo un uomo, per primo, abbia potuto avvicinare la sua bocca al sangue coagulato e le sue labbra alla carne di una creatura morta, ponendosi avanti i serviti, le vivande e il cibo di corpi uccisi…le membra che poco avanti belavano, mugghiavano, andavano e vedevano? Come poterono soffrire gli occhi di scorgere l’uccisione degli animali scannati, scorticati, smembrati?…L’uomo non si nutre certo di leoni e di lupi, per autodifesa…ma al contrario, uccide creature innocue, mansuete, prive di pungiglioni o di zanne. Per un pezzo di carne l’uomo le priva del sole, della luce, della durata naturale della vita alla quale hanno diritto per il fatto di essere nate”. Plutarco vede l’origine di ciò in un tempo in cui gli uomini, non conoscendo ancora l’agricoltura, soffrirono la fame più dura, e non nella guerra, come aveva pensato Teofrasto. Da allora essi impararono a cibarsi di animali morti. Aggiunge Plutarco: “Che orribile vista ci presenta la mensa dei ricchi, veder adornarla da cuochi e pasticceri di cadaveri e corpi morti”. Precisa Plutarco – quasi anticipando le stesse considerazioni che svolgerà Rousseau (Discorso sull’origine e sui fondamenti dell’ineguaglianza tra gli uomini), a cui oggi possiamo scientificamente arrivare - che il corpo umano non ha nello stomaco la capacità di “cuocere e smaltire la gravezza della carne”, considerando la delicatezza dei denti, la piccolezza della bocca. La cosiddetta civiltà è per Plutarco dominata dalla follia. Si incominciò ad uccidere gli animali selvatici, “fino ad uccidere il bue, nostro operaio, la pecora che ci veste, il gallo guardiano della nostra casa, e così a poco a poco, cresciuta l’insaziabile cupidigia si pervenne al sangue, agli omicidi, alle guerre”. Aggiunge Plutarco che non è naturale cibarsi di carne, che genera malattie, da cui l’uomo rimane castigato. Gli animali carnivori cacciano “per necessità di pascersi” e non cacciano ogni specie, come fa l’uomo.[1]
[1] Ibid., p. 497.
Il pagano Porfirio (n. in
Siria nel 233 e m. a Roma nel 305), allievo prediletto di Plotino, [1]
conoscitore del Vecchio e del Nuovo Testamento e della lingua ebraica, fu autore
di un’opera intitolata Contro i cristiani,
giunta mutila, in cui Porfirio aveva attaccato S. Paolo che nella I lettera ai Corinzi aveva scritto che i
cristiani non dovevano farsi scrupolo di mangiare tutto ciò che usciva dai
mattatoi. In Sull’astinenza dalle carni
Porfirio riprendeva la tradizione neopitagorica e neoplatonica della giustizia cosmica
come mezzo del ritorno del mondo a Dio. Secondo Porfirio fu il massacro degli animali
a predisporre gli uomini, ormai avvezzi ad uccidere, ad uccidersi tra loro in
guerra, perché identiche furono le armi. La guerra nacque per la bramosia di
possedere di più estendendo agli uomini l’ingiustizia già commessa nei confronti
degli animali. Le guerre nacquero dopo la fase dell’agricoltura e coincisero
con la fase successiva dell’allevamento, che portò ad impadronirsi contemporaneamente
degli animali e delle terre altrui. Così si è formata la civiltà del dolore.
Uomini ed animali fanno parte
di uno stesso ordine naturale che comporta misura e giustizia. Pertanto
uccidere glianimali per divorarne le carni, il condurli al macello smaschera
l’ordine umano e la sua pretesa superiorità rivelandone tutto
l’orrore. E’ possibile superare un un universo di dolore inutile. Scrive
Porfirio: “Sicuramente Dio non ha fatto in modo che ci fosse impossibile
assicurare la nostra salvaguardia senza fare del male ad altri; ciò sarebbe
stato in effetti darci la nostra natura come principio di ingiustizia” (III,
12). Capovolgendo il testo biblico, Porfirio scrive che la violazione originaria
della vita degli animali da parte degli ebrei fu compiuta da un sacerdote, che
poi diede in pasto della carne alla compagna.
Contrapponendosi a S. Paolo,
Porfirio riporta un passo della Prima Epistola
ai Corinzi (10, 28): “Mangiate di tutto quello che si vende al macello,
senza preoccuparvi di niente per scrupolo di coscienza; perché di Dio è la
terra e tutto quanto essa contiene. Se un pagano vi invita e vi piace andare, mangiate
pure di tutto quello che vi è posto davanti, senza preoccuparvi di niente per
scrupolo di coscienza”. Purtroppo il cristianesimo iniziava così per bocca del
suo fondatore.
Secondo Porfirio la carne è il veicolo dei
demoni malvagi, che allontanano l’uomo dalla perfezione divina. Da ciò le colpe
degli ebrei (allora confusi insieme con i cristiani), contro cui devono ergersi
i filosofi per liberare gli uomini dall’orrore del togliere la vita agli
animali, capaci anche di un “discorso interiore” perché più vive sono le
sensazioni e più sensati sono gli animali, i quali sono “ragionevoli per
natura”, non nascendo la loro ragione principalmente dall’apprendimento, come
quella degli uomini. Uccidere gli animali per divorarli significa soprapporre
un ordinamento umano a quello divino, riempiendo la terra di dolore
inutile.
L’imperatore Costantino
emanò contro Porfirio la seguente disposizione: “Porfirio, il nemico della
religione, ebbe quel che meritava, sicché il suo nome sarà nei tempi avvenire
nome di ignominia ricolmo d’infamia, mentre i suoi empi scritti sono stati
distrutti…Chi verrà sorpreso con opere di Porfirio sarà immediatamente
condannato alla pena capitale” La stessa disposizione fu presa dai successori
Teodosio II e Valentiniano III.
[1] Platone nelle Leggi (849d)
scrive che “i macellai potranno vendere la carne solo a stranieri, artigiani ed
ai loro servi”. Ma per Platone artigiani potevano essere soltanto gli stranieri,
non potendo i cittadini, occupati nella difesa dello Stato, nella politica e
nell’istruzione, impiegare il loro tempo quotidiano nel lavoro artigianale
(846d). Vengono, invece, permessi nelle Leggi
(849a, 917b-c, 919e-920a-c) gli scambi commerciali tra cittadini e tra
cittadini estranieri, se pur rigorosamente regolamentati dallo Stato.
Precedentemente
(842e) aveva scritto: “i nuovi cittadini invece dovranno trarre il nutrimento
solo dalla terra”. Platone, inoltre, sembra glorificare il tempo mitico in cui
“non si osava nutrirsi nemmeno della carne di bue, non si sacrificavano animali
agli dei, ma invece focacce, e frutti melati e ogni altra offerta incruenta e
si astenevano dalla carne perché ritenevano sacrilegio mangiarne e macchiare di
sangue gli altari degli dei; questi uomini allora vivevano secondo i principi
orfici, nutrendosi di esseri inanimati, astenendosi da tutto ciò che ha vita
animale”. Vi è in questo passo, certamente, un riferimento alla tradizione
della scuola pitagorica, che faceva divieto di mangiare carne anche sulla base
della dottrina della metempsicosi. Da
qui, come da altri passi del Politico
e del Timeo, si può dedurre che
Platone richiedesse una dieta vegetariana. Ma purtroppo nemmeno Platone seppe
sottrarsi alla tradizione religiosa dei sacrifici degli animali, ritenendo,
evidentemente, che essa fosse da conservare per rafforzare esteriormente la
credenza nelle divinità, nel contesto di una religione astrale che egli,
contraddittoriamente, poneva a fondamento di una giustizia cosmica (Leggi, X).
Professore la stimo perché lei ha il coraggio di dire quello che pensa! A volte forse esagera, però credo che di persone come lei ce ne vorrebbero di più!
RispondiEliminaLuigi
professore,
RispondiEliminadopo la fine della seconda guerra mondiale chiesero ad einstein se vedesse dei pericoli per il futuro dell'umanità. egli rispose tra le altre cose che l'uomo sarebbe dovuto diventare vegetariano. disse anche che avrebbe preferito fare l'idraulico, visto l'uso che era stato fatto della bomba atomica.
ma questo faceva parte della sua ironia..
quindi l'uomo non solo non segue nessun principio di nessuna religione ( a parte chi si fa saltare in aria nel nome di allah, dimostrando di aver letto bene il corano ! ) ma non ascolta neanche i grandi della storia. è come un maiale che mangia tutto senza pensare alle generazioni future. sono molto pessimista.
saluti,
marco
Ma poi quanto cazzo è brutto, pare Nosferatu col toupet. Comunque davvero spassoso (oltre che perfetto nei contenuti) l'intervento del professore. Non so se IGNUORANTE sia voluto, ma mi fa sbellicare dalle risate.
RispondiEliminaE' evidente che IGNUORANTE è voluto. Ad evitare fraintendimenti ho aggiunto (sic!)
RispondiElimina