Avevo scritto ad un mio corrispondente, colui che, trasferitosi poi in Germania, mi impostò il sito con collegato il blog.
Ing. Luca C.
purtroppo Laika è mancata mercoledì della scorsa settimana. Sono
in un baratro di tristezza. Preferivo la tristezza degli ultimi
dieci giorni con Laika viva. Gli ultimi giorni sono stati terribili
perché bisognava sostenerla con un tutore per le zampe davanti e
un sottopancia di stoffa con due manici per quelle posteriori.
Laika se ne è andata con valori del sangue normali e temperatura
tornata normale (38,3). Ha mangiato con appetito due ore prima. Poi si è accasciata ed è spirata. Veterinari ignoranti con prescrizioni
discordanti. Mai più cani per il resto della vita. Mi hanno
intristito e schiavizzato la vita. Lasciandomi solo dolori e
brutti ricordi della fine. L'ultimo mio libro è dedicato a Laika
con fotografia a colori.
Risposta di Luca.
Non credo che la condivisione di parte della sua vita con Laika (e
con chi l'ha preceduta) possa essere definita come una
schiavizzazione. L'affetto e la fedeltà di un cane sono qualcosa
di unico e assolutamente irraggiungibile per qualunque essere
umano.
Certamente la sofferenza che caratterizza fin troppo spesso le
ultime fasi della vita è triste e deprimente, ma il ricordo deve
andare a quanto le è stato generosamente profuso dalla sua amica a
quattro zampe, perchè solo quel ricordo e quell'amicizia sincera
potranno restituirle, almeno in parte ma senza eguagliarlo, tutto
quanto le ha sempre dato per tutta la sua vita.
Ho replicato
La ringrazio delle parole ma purtroppo
tutti i bei ricordi vengono cancellati dall'ultimo ricordo.
"Di fronte alla morte di un nostro familiare non umano si rimane più indifesi". Così ho sentito dire da Romina Power ricordando il suo dolore per la perdita della sua cagnolina di 10 anni che dormiva a fianco del suo cuscino, "un dolore maggiore rispetto a quello..." (e qui Romina Power non ha avuto il coraggio di andare oltre facendo un paragone con la morte di un familiare umano).
Diagnosi per Laika senza alcuna certezza: ictus oppure
tumore al cervello. Ma per escludere il tumore bisognava fare una
tac o una risonanza magnetica a Sassari e sotto anestesia totale.
Cosa per tutti e due i motivi impossibili data l'età. Lei ha mai
avuto cani? Mi ha dato da pensare di sì per le belle parole che mi
ha scritto, anche se non possono attenuare il dolore dell'assenza.
Io e mia moglie viviamo in una atmosfera funebre. Io non esco da
10 giorni perché non ce la faccio. Senectus ipsa morbus est.
Alla sua età non avevo tutti questi pensieri tristi. Allora per me
la morte era sempre la morte degli altri (Sartre), ora la morte è
anche la mia morte (Heidegger: vivere per la morte).
Aggiungo ora quanto segue.
Il filosofo immanentista, praticamente ateo, Spinoza scrisse che bisogna contestualizzare le proprie condizioni nel contesto universale della natura (Deus sive natura). Egli fu coerente quando avvertì a 44 anni che la morte gli si avvicinava a causa della malattia di cui soffriva. Probabilmente un tumore all'intestino. Non diede mai un segno esterno agli altri della sua malattia. Ma io dico che ogni personale condizione non può trovare consolazione considerando i dolori degli altri. Non mi consolano le disgrazie quotidiane degli altri. Se uno ha un forte mal di pancia non può consolarsi pensando che vi sono coloro che sono malati di cancro. Questo pensiero non gli fa passare il mal di pancia, che è suo e non degli altri. Spinoza considerava ed accettava la natura così come è fatta, al di là del bene e del male. Io non l'accetto. Sarò antropomorfico nel condannare la natura per come è mal fatta, ma il mio antropomorfismo è una forma di ribellione nei confronti di coloro che, ingannati e accecati dalle religioni, dicono che Dio è amore. Questa è una vera "bestemmia".
Aggiungo ora quanto segue.
Il filosofo immanentista, praticamente ateo, Spinoza scrisse che bisogna contestualizzare le proprie condizioni nel contesto universale della natura (Deus sive natura). Egli fu coerente quando avvertì a 44 anni che la morte gli si avvicinava a causa della malattia di cui soffriva. Probabilmente un tumore all'intestino. Non diede mai un segno esterno agli altri della sua malattia. Ma io dico che ogni personale condizione non può trovare consolazione considerando i dolori degli altri. Non mi consolano le disgrazie quotidiane degli altri. Se uno ha un forte mal di pancia non può consolarsi pensando che vi sono coloro che sono malati di cancro. Questo pensiero non gli fa passare il mal di pancia, che è suo e non degli altri. Spinoza considerava ed accettava la natura così come è fatta, al di là del bene e del male. Io non l'accetto. Sarò antropomorfico nel condannare la natura per come è mal fatta, ma il mio antropomorfismo è una forma di ribellione nei confronti di coloro che, ingannati e accecati dalle religioni, dicono che Dio è amore. Questa è una vera "bestemmia".
professore,
RispondiEliminacredo che alcune cose sia meglio accettarle per non soffrire di più.
la figlia di un mio vicino di casa aveva perso il nonno, al quale era legatissima, e diceva di volersi suicidare. è andata avanti così per una settimana e poi le è passata. è questo che intendo quando dico che alcune cose bisogna accettarle, che non vuol dire giustificarle o pensare che siano giuste. la natura è ingiusta, sono d'accordo con lei.
saluti,
marco
Caro professore, mi passi la terminologia, ma credo che la Vita, di cui la Natura è matrigna, é un'intera presa per il culo. È uno spettacolo organizzato dalla Natura e noi volenti o nolenti siamo suoi burattini, come del resto ogni specie in questo pianeta.
RispondiEliminaProfessore, sa che cosa le dico: io credo che in fondo quando noi cerchiamo di dimenticare per non soffrire una persona che abbiamo perso o un animale come nel suo caso in realtà è come se la facessimo morire di nuovo, nel nostro animo, quindi non è giusto, è egoismo. Il suo dolore invece è giusto, è una ribellione a qualcosa di storto, di sbagliato, il suo dolore non deriva solo dal cuore ma anche dall'intelligenza che appunto riconosce l'errore, la stortura nel mondo naturale. Più si è intelligenti più si soffre, ma per me questo dolore non va spento, perché altrimenti soffochiamo la nostra stessa consapevolezza.Nella società di oggi esiste il rimedio facile per tutto, la pillola della felicità, della bontà, tutte cazzate che ti distruggono. Per me esiste anche il diritto ad essere infelici, depressi e assolutamente incazzati!
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