giovedì 11 agosto 2016

PERCHE' GLI ANIMALISTI NON POSSONO NON ESSERE ANTISLAMICI. ALL'ORIGINE DELLA MACELLAZIONE ISLAMICA (2)

Nel Levitico – che, come gli altri quattro libri del Pentateuco (o Torah, che significa Legge), citeremo ampiamente con tutte le terribili norme rituali, ritenute divine, anche se ormai per la maggior parte cadute in disuso, come la lapidazione per adulterio o per sacrilegio - Mosè (capo di un popolo di pastori analfabeti) prescrive le regole di macellazione e si dice orribilmente che al dio ebraico piace soprattutto l’odore del grasso animale bruciato, per lui “soave odore”. Tali regole impongono che l’animale muoia cosciente per dissanguamento, e questa norma, trattandosi di animali, è stata sempre vigliaccamente conservata e mai lasciata cadere in disuso dagli ebrei credenti, come verrà documentato sulla base del contenuto di un libro del “delirante”[1] rabbino capo di Roma sulla cucina ebraica. Ecco come uno studioso non ebreo ha spiegato il significato della “macellazione rituale” riportandola all’antico rituale del tempio-mattatoio: “Le vittime vengono scannate non per sostituire l’uomo, ma per ricavarne il sangue. Particolare infatti del culto israelitico è l’importanza che il sangue riveste in ogni genere di sacrificio…Esso serve a ristabilire il rapporto con Dio; è l’elemento consacrante e purificante. Il sangue si sparge sull’altare o sulla base di esso o sulla parete…si sparge sui corni dell’altare. Nella consacrazione sacerdotale un po’ di sangue viene messo sul lobo dell’orecchio destro, sul pollice e l’alluce destro dei sacerdoti e viene spruzzato sulle loro vesti…In Israele si può dire che il sangue è il mezzo purificante e consacrante universale”.[2]
Seguirà il terzo ed ultimo articolo. 

[1] Questo aggettivo è stato impiegato dal grande filosofo ebreo (ateo) Spinoza (1632-77) nel Trattato teologico politico (cap. IX), dove ha scritto che “i Rabbini delirano”. E  non fu per questo denunciato. Oggi si vuole forse tornare indietro di circa tre secoli e mezzo in fatto di libertà di pensiero?  
[2] Levitico, Introduzione-versione-note di Sofia Cavalletti, ed. San Paolo 1998, pp. 35-36.

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