Questo è il blog del prof. Pietro Melis, autore del testo intitolato "Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'occidente e il diritto naturale. Nelle sue radici greco-romano-cristiane. Non giudaiche e antislamiche".
martedì 26 giugno 2018
L'INNO NAZIONALE TEDESCO NON E' TEDESCO
E' austriaco. La sua musica è tratta dall'adagio del quartetto op. 76, n. 3 (Imperatore) di Franz Joseph Haydn (1732-1809)
ADESSO AVETE CAPITO CHI SONO I LEGHISTI? VOI TERRONI LI AVETE VOTATI AHHAHA QUELLI HANNO LA SPILLETTA DI GIUSSANO ANCORA APPESA! VE LO METTERANNO AL CULO IN MODO EPOCALE. HANNO GIA' RUBATO 30 MILIONI DI EURO DI RIMBORSI ELETTORALI (=SOLDI NOSTRI), INCULATI CHISSA' DOVE
Ad Aizen. Se lei concorda con quella merda di articolista che difende quella merda di Saviano significa che anche lei non ha capito una cipolla dell'Etica nicomachea, che è appunto Etica e non diritto, e che lei quasi certamente non conosce, mentre io ne ho fatto oggetto di studio in alcune lezioni e nei miei libri. Del diritto Aristotele scrive nell'opera "La politica". E tuttavia anche nell'Etica nicomachea (V,7) Aristotele scrive di "un giusto per natura" quale fondamento delle leggi di uno Stato, che richiede un equilibrio tra le classi sociali tramite la medietà tra due opposti. In concordanza con "Politica", IV, 11. E nella stessa Etica nicomachea vi è un libro (libro V) intitolato "La giustizia" dove Aristotele scrive che "il giusto sarà il rispettoso della legge" e "ingiusto totale chi trasgredisce la legge". Poi Aristotele aggiunge che "non è la stessa cosa essere un uomo buono ed essere un buon cittadino", intendendo dire che è uomo buono colui che è virtuoso, mentre il buon cittadino è colui che rispetta le leggi, non dovendo per questo avere l'obbligo di essere virtuoso. Ma qual'è la legge giusta? Giusta è la legge che proibisce che uno si avvantaggi a danno degli altri (cap.4), andando oltre il giusto mezzo, che implica che nello scambio uno abbia da perderci. Esiste poi secondo Aristotele (cap. 5 del V libro)una giustizia particolare, che è la giustizia intesa in senso stretto, secondo cui bisogna usare "la legge del taglione". "Perciò l'ingiustizia è propria dell'eccesso di ciò che è utile mentre l'ingiustizia per difetto è propria di ciò che è dannoso". "Del giusto civile una parte è di origine naturale mentre un'altra si fonda sulla legge. Naturale è quel giusto che mantiene ovunque lo stesso effetto" (cap.7). Sembra dunque che per Aristotele esista una legge naturale che sta al di sopra delle mutevoli leggi. Quando una legge non contempla un caso particolare non previsto da essa "è cosa retta il correggere la lacuna" (cap.10). In sostanza, per Aristotele la giustizia in senso stretto non deve essere confusa con l'etica in senso stretto, che riguarda la virtù in senso stretto, anche se Aristotele definisce la giustizia "virtù perfetta". La giustizia in senso stretto riguarda il rispetto delle leggi, anche se queste debbono orientarsi verso un giusto per natura, al di là delle diverse leggi relative a diversi Stati. Ma una cosa Aristotele mette in evidenza: l'ingiustizia consiste nel causare un danno agli altri. E questo concetto di ingiustizia sembra rientrare nel concetto di giustizia naturale. Il giureconsulto romano Ulpiano introdurrà dopo tanti secoli il concetto di giustizia naturale consistente nel rispettare la norma universale "NEMINEM LAEDERE" (Non danneggiare alcuno). Usare l'etica di Aristotele per giustificare i doveri morali traducendoli in doveri giuridici è una menzogna usata ad uso e consumo della falsa sinistra di oggi che naviga nella confusione tra morale e diritto. Nessuno può essere accusato di non fare del bene, mentre tutti debbono essere accusati di danneggiare gli altri. Non si finisce in tribunale per non aver fatto del bene, ma per aver fatto del male inteso come danno. Comunque, Aristotele, considerando la virtù come medietà tra due contrari, non confonde la virtù con l'umanitarismo, la carità, la benevolenza, il perdono e via dicendo, che sono piuttosto virtù cristiane. Ma ha scritto Hegel (Scritti giovanili sul cristianesimo) che uno Stato che applicasse le virtù cristiane si autodistruggerebbe. Ed è questo che fa uno Stato portando la merda dall'Africa.
P.S. L'articolista del FATTO QUOTIDIANO è un puro ignorante anche perché ha trascurato che Aristotele (Politica, I, 4) considera naturale la schiavitù. Hanno infatti diritti solo i cittadini, cioè gli aventi diritto di voto all'interno dello Stato (Polis). Coloro che non ne fanno parte non hanno diritti. Aristotele arriva a considerare "barbari" i non greci, e pertanto è naturale che possano esistere degli schiavi purché non siano cittaddini greci. Se l'articolista conoscesse Aristotele avrebbe dovuto riconoscere che gli africani che lasciano il loro Paese, non essendo cittadini dello Stato dove sono arrivati, debbono poter essere ridotti in schiavitù.
Ho sbagliato dove mettere il mio commento. Dovevo rispondere a Tommaso in relazione al post intitolato "SALVINI SEI UNA MERDA COME IL PD". Non c'entrava alcunché Aizen. Lo ripeterò come commento nel post giusto.
ADESSO AVETE CAPITO CHI SONO I LEGHISTI?
RispondiEliminaVOI TERRONI LI AVETE VOTATI AHHAHA
QUELLI HANNO LA SPILLETTA DI GIUSSANO ANCORA APPESA!
VE LO METTERANNO AL CULO IN MODO EPOCALE.
HANNO GIA' RUBATO 30 MILIONI DI EURO DI RIMBORSI ELETTORALI (=SOLDI NOSTRI), INCULATI CHISSA' DOVE
Ad Aizen.
RispondiEliminaSe lei concorda con quella merda di articolista che difende quella merda di Saviano significa che anche lei non ha capito una cipolla dell'Etica nicomachea, che è appunto Etica e non diritto, e che lei quasi certamente non conosce, mentre io ne ho fatto oggetto di studio in alcune lezioni e nei miei libri. Del diritto Aristotele scrive nell'opera "La politica". E tuttavia anche nell'Etica nicomachea (V,7) Aristotele scrive di "un giusto per natura" quale fondamento delle leggi di uno Stato, che richiede un equilibrio tra le classi sociali tramite la medietà tra due opposti. In concordanza con "Politica", IV, 11. E nella stessa Etica nicomachea vi è un libro (libro V) intitolato "La giustizia" dove Aristotele scrive che "il giusto sarà il rispettoso della legge" e "ingiusto totale chi trasgredisce la legge". Poi Aristotele aggiunge che "non è la stessa cosa essere un uomo buono ed essere un buon cittadino", intendendo dire che è uomo buono colui che è virtuoso, mentre il buon cittadino è colui che rispetta le leggi, non dovendo per questo avere l'obbligo di essere virtuoso. Ma qual'è la legge giusta? Giusta è la legge che proibisce che uno si avvantaggi a danno degli altri (cap.4), andando oltre il giusto mezzo, che implica che nello scambio uno abbia da perderci. Esiste poi secondo Aristotele (cap. 5 del V libro)una giustizia particolare, che è la giustizia intesa in senso stretto, secondo cui bisogna usare "la legge del taglione". "Perciò l'ingiustizia è propria dell'eccesso di ciò che è utile mentre l'ingiustizia per difetto è propria di ciò che è dannoso". "Del giusto civile una parte è di origine naturale mentre un'altra si fonda sulla legge. Naturale è quel giusto che mantiene ovunque lo stesso effetto" (cap.7). Sembra dunque che per Aristotele esista una legge naturale che sta al di sopra delle mutevoli leggi. Quando una legge non contempla un caso particolare non previsto da essa "è cosa retta il correggere la lacuna" (cap.10). In sostanza, per Aristotele la giustizia in senso stretto non deve essere confusa con l'etica in senso stretto, che riguarda la virtù in senso stretto, anche se Aristotele definisce la giustizia "virtù perfetta". La giustizia in senso stretto riguarda il rispetto delle leggi, anche se queste debbono orientarsi verso un giusto per natura, al di là delle diverse leggi relative a diversi Stati. Ma una cosa Aristotele mette in evidenza: l'ingiustizia consiste nel causare un danno agli altri. E questo concetto di ingiustizia sembra rientrare nel concetto di giustizia naturale. Il giureconsulto romano Ulpiano introdurrà dopo tanti secoli il concetto di giustizia naturale consistente nel rispettare la norma universale "NEMINEM LAEDERE" (Non danneggiare alcuno). Usare l'etica di Aristotele per giustificare i doveri morali traducendoli in doveri giuridici è una menzogna usata ad uso e consumo della falsa sinistra di oggi che naviga nella confusione tra morale e diritto. Nessuno può essere accusato di non fare del bene, mentre tutti debbono essere accusati di danneggiare gli altri. Non si finisce in tribunale per non aver fatto del bene, ma per aver fatto del male inteso come danno. Comunque, Aristotele, considerando la virtù come medietà tra due contrari, non confonde la virtù con l'umanitarismo, la carità, la benevolenza, il perdono e via dicendo, che sono piuttosto virtù cristiane. Ma ha scritto Hegel (Scritti giovanili sul cristianesimo) che uno Stato che applicasse le virtù cristiane si autodistruggerebbe. Ed è questo che fa uno Stato portando la merda dall'Africa.
P.S. L'articolista del FATTO QUOTIDIANO è un puro ignorante anche perché ha trascurato che Aristotele (Politica, I, 4) considera naturale la schiavitù. Hanno infatti diritti solo i cittadini, cioè gli aventi diritto di voto all'interno dello Stato (Polis). Coloro che non ne fanno parte non hanno diritti. Aristotele arriva a considerare "barbari" i non greci, e pertanto è naturale che possano esistere degli schiavi purché non siano cittaddini greci. Se l'articolista conoscesse Aristotele avrebbe dovuto riconoscere che gli africani che lasciano il loro Paese, non essendo cittadini dello Stato dove sono arrivati, debbono poter essere ridotti in schiavitù.
RispondiEliminaERRATA CORRIGE NEL MIO PRIMO COMMENTO.
RispondiElimina...che implica che nello scambio uno NON abbia da perderci.
Ho sbagliato dove mettere il mio commento. Dovevo rispondere a Tommaso in relazione al post intitolato "SALVINI SEI UNA MERDA COME IL PD". Non c'entrava alcunché Aizen. Lo ripeterò come commento nel post giusto.
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