domenica 7 ottobre 2018

IL SILENZIO DISONESTO DEI MARCIATORI DELLA PACE SU ALDO CAPITINI VEGETARIANO

Aldo Capitini si rese famoso per aver ripreso da da Gandhi la teoria della non violenza. Ma Capitini la intese la disubbidienza come fondata sull'obiezione di coscienza. Orbene, mentre la disubbidienza non violenta può essere una potente arma contro il potere, tanto da poterlo mettere in crisi, come la utilizzò Gandhi per portare l'India all'indipendenza, la stessa arma dimostra tutta la sua impotenza quando la non violenza la si voglia estendere al mondo animale. I disonesti della marcia della pace hanno taciuto sul fatto che Capitini fosse vegetariano e avesse fondato la Società Vegetariana Italiana. Disonesti che spiegavano lo striscione con scritto FRATELLANZA ignorando che per Capitini, pur nella sua impotente utopia, la fratellanza doveva accomunare umani e non umani. Se i sinistronzi della marcia della pace fossero stati coerenti avrebbero dovuto portare con sé anche animali non umani, non esclusi quegli animali che hanno come destinazione il mattatoio. Una marcia di circa 20.000 idioti disonesti che hanno stravolto l'idea di Capitini politicizzando la marcia trasformandola in una pagliacciata dei terzomondisti globalisti. Non poteva mancare ladonna piùodiata d'Italia prontaa rilasciare lesue solite escrescenze. Pertanto posso avere solo uno schifo morale per tutti coloro che ogni volta utilizzano la marcia della pace per fini prettamente politici, a favore di una politica dell'accoglienza, mentre, al contrario, Capitini, rifiutò sempre di aderire ad un partito politico. Né Capitini si è mai pronunciato su una fratellanza intesa come abolizione dei confini. Egli rimase sempre sul piano morale, anche se intese la morale come limite di una politica aggressiva. Ma chi sono gli aggressivi? Sono coloro che marciano tra Perugia ed Assisi predicando la fine di uno Stato nazionale. Capitini fu antifascista ma non per questo propose la fine dello Stato nazionale. Gandhi si batté per l'indipendenza dell'India ma fu vittima di una sua utopia religiosa credendo di poter mettere d'accordo indiani di fede induista e indiani musulmani. Non vi poteva essere integrazione fra essi. E infatti fu ucciso da un induista. L'impossibilità di integrare induisti e musulmani portò al distacco di quella ampia regione dell'India ove prevaleva la presenza dei musulmani, dando luogo allo Stato musulmano del Pakista. Il problema della presenza di musulmani in Italia non esisteva ancora quando era in vita Capitini. Probabilmente, seguendo Gandhi, avrebbe anch'egli predicato una pace religiosa riconoscendo la legittimità di essere musulmani in Italia. E ciò dimostra quanto impotente potesse essere l'Utopia della non violenza contro un nemico che ha come arma la violenza. Non avrebbe potuto avere alcuna giustificazione per chiederne l'integrazione. D'altra parte il suo vegetarianesimo aveva anch'esso armi spuntate perché come avrebbe potuto difendere la vita animale oltre quella umana con la non violenza mentre gli animali non hanno armi per difendersi dalla violenza umana? Se gli animali hanno diritto alla vita la teoria della non violenza rimane una pura utopia priva di qualsiasi positiva conseguenza. Capitini intese la religione come religione laica indipendente dalla credenza nell'esistenza di un Dio, identificandola con una serie di valori morali, non capendo che ogni religione è nata dalla paura della morte e dal desiderio di sopravvivere ad essa. Anche in tal caso la sua religiosità rimase una pura utopia che non poteva trovare adesioni nei seguaci delle religioni tradizionali. 
Diedi due esami di filosofia morale con Capitini. Mi ricordo che tra i testi del primo esame erano compresi due libri del filosofo e pedagogista americano John Dewey (Esperienza e natura, Logica come teoria dell'indagine). Testi la cui difficile lettura nascondeva un cumulo di banalità, nel senso che predicavano un migliorismo morale dell'uomo inteso come essere naturale, nel compito dell'uomo di inserire il suo operare nell'ambito della natura. Parole vuote di significato perché non contrastavano una concezione antropocentrica della natura. Mi fu raccontato che durante una cena una mosca continuava a svolazzare sui piatti. Uno dei presenti era pronto con un tovagliolo a darle un colpo per farla fuori. Capitini gli fermò il braccio dicendogli: anche lei deve vivere.  E se si fosse trattato di una zanzara si sarebbe fatto succhiare volentieri il sangue per non usarle violenza? Come si vede Capitini andò oltre misura perché non capì che la non violenza è impotente quando si tratti di difendersi con la violenza da nemici, contro cui è legittimo l'uso della violenza come diritto alla legittima difesa. In natura esiste la legge che porta un animale alla difesa del proprio territorio. Con la non violenza si dovrebbero accogliere moralmente gli invasori.  
Capini non capì che si stava allevando un serpente in casa promuovendo come suo assistente uno che l'antidoto dell'animalismo e che da carnivoro non disdegnava la carne d'agnello. Questo individuo me lo ritrovai poi come preside della Facoltà. Prima marxista sfegatato ebbe una illuminazione sulla via di Damasco diventando sensibile agli autori cristiani per una inconfessata conversione alla morale cristiana, ma nella cornice di una concezione antropocentrica, e perciò antiscientifica della natura, dove gli animali non trovano alcuna considerazione. L'antitesi del pensiero di Capitini, che era sempre rifuggito da ogni religione intesa come portatrice di verità.                          

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