Ma non basta essere giganti per vedere più lontano e credere che un nano assisosi sulle spalle del gigante veda più lontano del gigante se il gigante è cieco. Toninelli ha citato una celebre frase di Bernardo di Chartres (ma senza fare il suo nome probabilmente perché lo ignora) resa però famosa da Newton che la riprese nella sua polemica con il fisico Hooke circa la teoria dei colori. Quasi certamente Newton non pensava a Bernardo di Chartres, che era un filosofo del XII secolo. La scienza successiva ha dato torto a Newton che nell'Opticks aveva spiegato erroneamente che i raggi di luce fossero composti da particelle (o atomi) che, rifrangendosi su un prisma, davano luogo allo spettro dei colori. Dunque in questo caso Newton citava una frase che era conosciuta da secoli ma certamente voleva di dire di essersi assiso sulle spalle di giganti dell'astronomia come Keplero, perché senza le famose tre leggi di Keplero Newton non sarebbe mai arrivato a formulare la legge della gravitazione universale. Ma nel 1695 il fisico Christian Huyghens (De la lumière) introdusse la teoria ondulatoria con cui spiegò per la prima volta il fenomeno della rifrazione della luce che passava da un mezzo meno denso (l'aria) ad un mezzo più denso (l'acqua). Prima di Huyghens vi furono spiegazioni errate per dimostrare il fenomeno del raggio rifratto che, passando dall'aria all'acqua, si accosta alla perpendicolare. Sia Cartesio che Newon e Leibniz spiegarono tale fenomeno attribuendo all'acqua una maggiore gravità esercitata sulle particelle della luce. Essi errarono perché nella rappresentazione geometrica del fenomeno della rifrazione impiegarono una linea retta invece che un fascio di luce. Ma prima di essi fu il filosofo Hobbes (Tractatus Opticus, 1644, rimasto inedito ) a introdurre una giusta spiegazione del fenomeno della rifrazione, concependo la luce come fenomeno ondulatorio (e non corpuscolare) precorrendo la spiegazione di Huyghens. Infatti Hobbes, come dopo farà Huyghens, usò graficamente un rettangolo, e non una linea, per rappresentare un fascio di luce con il suo fronte d'onda, e questo fascio di luce trovava più resistenza nel passare dall'aria all'acqua. Nella teoria di Cartesio, di Newton e di Leibniz si riteneva illogicamente che la luce avesse una velocità superiore nell'acqua. Contemporaneo di Cartesio il grande matematico (di professione giudice di Bordeaux) Pierre Fermat dimostrò matematicamente che la luce aveva una velocità inferiore nell'acqua. Mi sono occupato dell'argomento in un mio volume del 1983 dal titolo Cartesio e Hobbes. Studi sull'ottica (Annali della Facoltà di scienze della formazione dell'Università di Cagliari). Perché ho detto che non basta assidersi come nani sulle spalle di un gigante per vedere lontano? Bisogna ricorrere alla mitologia greca.
L’immagine è derivata dalla mitologia greco-romana: il gigante Orione (così detto perché nato dall’orina di Giove, Nettuno e Mercurio) durante un periodo della sua vita era stato accecato ma Efesto, impietositosi, lo affidò alla guida Cedalione, che gli si sedette sulle spalle e lo guidò a est, dove Eos, dea dell’aurora, gli ridonò la vista.
Conclusione: Toninelli si è definito un gigante. Ma è un gigante cieco che ha bisogno di un nano sulle spalle per farsi guidare. E non penso che riacquisterà la vista come la riacquistò Orione.
P. S. Hobbes fu il primo nella storia della scienza a capire (come non lo capirono Cartesio, Newton e Leibniz) che il mondo di per sé è buio anche quando ci appare illuminato dal sole e che sono gli occhi ad illuminare lo spazio per riflessione della luce sugli occhi. "Ablato omni vidente lumen non amplius existat" (tolto ogni vedente la luce non esista più" come luminosità.
L’immagine è derivata dalla mitologia greco-romana: il gigante Orione (così detto perché nato dall’orina di Giove, Nettuno e Mercurio) durante un periodo della sua vita era stato accecato ma Efesto, impietositosi, lo affidò alla guida Cedalione, che gli si sedette sulle spalle e lo guidò a est, dove Eos, dea dell’aurora, gli ridonò la vista.
Conclusione: Toninelli si è definito un gigante. Ma è un gigante cieco che ha bisogno di un nano sulle spalle per farsi guidare. E non penso che riacquisterà la vista come la riacquistò Orione.
P. S. Hobbes fu il primo nella storia della scienza a capire (come non lo capirono Cartesio, Newton e Leibniz) che il mondo di per sé è buio anche quando ci appare illuminato dal sole e che sono gli occhi ad illuminare lo spazio per riflessione della luce sugli occhi. "Ablato omni vidente lumen non amplius existat" (tolto ogni vedente la luce non esista più" come luminosità.
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