Al capretto è costata ancora più cara
Fonte: Il Giornale
Un capretto ucciso e in fase di macellazione oscillava appeso a
testa in giù da un albero di fronte allo stadio “San Nicola”. Il
povero animale è stato slegato e portato via dal personale del
servizio veterinario intervenuto sul posto dopo l'arrivo della
squadra volante. Secondo una prima ricostruzione effettuata dalle
forze dell'ordine il capretto apparteneva a un gruppo di rom da un
po' di tempo insediatisi in un campo allestito nella zona dello
stadio. È verosimile pensare che l'animale dovesse far da “piatto
forte” a un banchetto che gli stessi rom preparavano per una
particolare ricorrenza e che la macellazione fosse avvenuta
pochissimo tempo prima dell'esposizione del capretto sull'albero di
fronte allo stadio, una scelta che però è costata cara agli
organizzatori della festa.
[Articolo segnalato da Francesco Spizzirri]
In Italia il maltrattamento di animali è ancora reato?
Fonte:
Il Giornale
Il
capretto era ancora vivo, legato con una corda al motorino e
trascinato senza pietà per chilometri. Siamo a Marano (Napoli), dove
un musulmano ha maltrattato la povera bestia comprata per celebrare
la fine del Ramadan,
la festa islamica. L'uomo, un immigrato musulmano, è stato fermato
da una donna mentre ancora trascinava il capretto. Si è messa con
l'auto di traverso sulla strada, impedendo il passaggio al motorino.
Scesa dalla macchina, la donna ha provato ad interrogare l'uomo,
chiedendogli per quale motivo stesse trascinando un animale vivo per
strada. L'islamico ha risposto che il capretto sarebbe servito a
celebrare la fine del Ramadan ed era stato acquistato da poco in una
macelleria. A quel punto, una folla si è raccolta intorno
all'animale e al musulmano.
Alcuni, scrive Vesuvio
Live, hanno cercato di linciare il ragazzo di origine africana.
Uno dei cittadini ha anche colpito con due schiaffi l'islamico.
Subito dopo l'intervento dei carabinieri ha riportato alla calma la
situazione.
Anche i giudici al servizio del nuovo ordine mondiale
Fonte:
Il Secolo XIX
Genova
- C’è un limite alla pena che si può infliggere anche agli
animali in nome della religione? A leggere una sentenza della Corte
d’Appello di Genova parrebbe di no, prevale sempre la fede. Perciò
sono stati assolti due rom che avevano massacrato un capretto,
macellandolo con rito islamico senza autorizzazioni. La procedura
sarebbe consentita dalla legge rispettando certi paletti; ma le
sevizie inferte erano state così brutali che in primo grado li
avevano condannati, finché altri magistrati non hanno ritenuto
«prevalente» la spiritualità degli umani sul dolore delle bestie.
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