Riporto qui quanto fa parte di un testo mai pubblicato e che prima o dopo pubblicherò.E' intitolato VERGOGNATEVI! Sottotitolo: IL DIRITTO NATURALE CONDANNATO ANCHE IN CASSAZIONE. Riguarda il processo (con condanna a 4000 euro mai pagati perché sotto condono) riguardante l'accusa infondata di antisemitismo per aver condannato in un mio scritto la maggiore crudeltà inflitta agli animali nei mattatoi per rispettare la macellazione ebraica detta kosher che equivale a quella islamica detta halal. Da notare che io ponevo sullo stesso piano ebrei osservanti del kosher ed islamici. Ma nelle sentenze non si è tenuto conto di ciò e per questi giudici senza cervello o disonesti valeva solo il riferimento agli ebrei senza distinguere tra ebrei non credenti ed ebrei credenti in quanto osservanti delle fanatiche norme di macellazione secondo cui l'animale deve morire cosciente e non privato prima dei sensi altrimenti diventa impuro. Secondo le norme mosaiche del Levitico, cioè di un individuo, Mosè, la cui esegesi ha dimostrato di essere un personaggio puramente romanzesco, mai esistito. Ma la disonestà portò il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ad accusarmi disonestamente di antisemitismo. La frase incriminata diceva che io avevo il diritto di non commuovermi per tutti gli ebrei morti nelle asserite camere a gas se essi erano stati osservanti della macellazione kosher perché essi, rispetto agli animali morti coscienti per dissanguamento, erano morti con minori sofferenze perché prima privati della coscienza. Come se il limitarsi a non commuoversi fosse un reato. Ciò premesso riporto del mio testo gli scritti di Bruno Bauer e del suo contemporaneo Marx in La questione ebraica, titolo comune ad entrambi gli autori.
La
questione ebraica in Bruno Bauer e in Marx
Bruno Bauer critica gli ebrei che chiedono la loro emancipazione
nella Prussia cristiana, ma la chiedono in quanto ebrei, non in
quanto cittadini. Essi vorrebbero gli stessi privilegi dei cristiani,
ma li chiedono sulla base della loro identità religiosa. Essi si
sentono discriminati in quanto non sono disposti a prescindere dalla
loro identità religiosa. Bauer osserva che, quando si rivendicano
dei diritti su basi religiose, tali diritti confliggono con i diritti
degli altri cittadini. Pertanto Bauer chiedeva all'ebreo di
manifestarsi come cittadino e non come ebreo di fronte allo Stato
rivendicando diritti per tutti e non per essi in quanto ebrei. Essi
si sentivano prima ebrei che tedeschi. D'altra parte, Bauer negava
che la possibilità che uno Stato cristiano potesse realizzare il
cristianesimo, in quanto, se lo Stato seguisse i principi del
cristianesimo, dovrebbe dissolversi come Stato. Gli stessi cristiani
vivono nei loro circoli isolati gli uni dagli altri, nel dominio
della religione cristiana intesa come religione del dominio dello
Stato. Si tratta di un cristianesimo mondanizzato dal potere dello
Stato. Gli stessi cristiani, infatti, ritengono che i loro ideali
possano essere realizzati soltanto nell'aldilà. Lo Stato cristiano è
dunque una contraddizione, una mera ipocrisia. Lo Stato cristiano è
piuttosto la negazione cristiane dello Stato, è la realizzazione
statale del cristianesimo, e dunque la negazione del cristianesimo.
Lo Stato cristiano usa il cristianesimo come mezzo di santificazione
del proprio potere. Il cristianesimo statale si è ridotto è ridotto
soltanto aduna serie di privilegi che hanno i cristiani di fronte ad
ogni altra religione. Né gli ebrei né i cristiani possono
rivendicare, in quanto tali, dei diritti universali perché
rivendicano una religione che li fa diversi gli uni dagli altri.
L'ebreo può emanciparsi soltanto incominciando ad emanciparsi
dall'ebraismo. E poiché tale emancipazione presupponeva che non
esistessero più nemmeno i privilegi per i cristiani, era necessario
che gli ebrei si emancipassero anche dallo Stato cristiano (cioè lo
Stato dei privilegi per i cristiani) rivendicando uno Stato ateo.
Non si tratta dunque di richiedere egoisticamente una emancipazione
sulla base di una identità religiosa per rivendicare gli stessi
privilegi dei cristiani, nella parificazione con essi, quanto di
abbandonare il pregiudizio religioso perché i cristiani non
rinunceranno mai ad avere riconosciuti i loro privilegi in uno Stato
cristiano, ma nel senso che il cristianesimo è divenuto mezzo di
dominio dello Stato cessando di essere coscienza religiosa. Lo Stato
cristiano permette l'isolamento degli ebrei dagli altri sudditi in
quanto l'ebreo stesso si pone in contrasto religioso con la religione
dominante facendo valere una sua identità religiosa trasformandola
in identità nazionale dentro lo Stato. La soluzione consiste dunque
per Bauer nell'eliminare la religione dallo Stato. L'ebreo, come il
cristiano, dovrà prescindere dalla sua identità religiosa e vivere
da cittadino senza pregiudizi religiosi. Deve dunque cadere la
contraddizione tra il pregiudizio religioso e l'emancipazione
politica. L'ebreo, per esempio, scrive Bauer, dovrà prescindere
dalla festività del sabato come scusa per non presentarsi alla
Camera dei deputati e non prendere parte in quel giorno al dibattito
politico. “Non vi sarà più religione se non vi saranno più
religioni privilegiate. Togliete alla religione la sua forza di
esclusione ed essa non esisterà più”. L'ebreo deve rinunciare al
giudaismo, e in generale l'uomo deve rinunciare alla religione in
quanto cittadino. Pertanto Bauer sottopone a critica lo Stato
cristiano come Stato di privilegi per i cristiani. Lo Stato deve
emanciparsi da ogni religione perché l'uomo, in quanto cittadino,
cioè nel contesto dei rapporti tra cittadini di diversa fede
religiosa, non pretenda più di fare valere dei privilegi
religiosi. L'emancipazione dell'uomo avviene per Bauer confinando la
religione dal diritto pubblico al diritto privato, nella società
civile.
Scrive Bauer: “Che cosa esigono i precetti dei Vangeli? La rinuncia
soprannaturale a se stessi, la sottomissione all'autorità della
rivelazione, l'allontanamento dallo Stato, la soppressione dei
rapporti mondani”. Lo Stato cristiano “si è appropriato dello
Spirito del Vangelo” anche se non lo ripete così letteralmente
come lo esprime il Vangelo”. Ma in questo modo lo Stato stesso
“esprime tale spirito in forme forme statali, cioè in forme che
sono bensì prese a prestito dall'essenza dello Stato, ma nella
rigenerazione religiosa che tali forme devono subire esse vengono
abbassate ad apparenza”
In sostanza, secondo Bauer lo Stato cristiano è un ibrido tra Stato
e religione, dove lo Stato non è veramente Stato e il cristianesimo
non è più veramente cristianesimo. Infatti, lo Stato, “non solo
non segue, ma neppure può seguire il cristianesimo, se non vuole, in
quanto Stato, dissolversi completamente”. Lo Stato che si richiami
alla Bibbia, alla follia della coscienza, entra in conflitto con la
sua coscienza religiosa, al quale può sottrarsi solo se si trasforma
in uno Stato democratico nella sua forma mondana. Per quanto riguarda
in particolare l'ebreo, Bauer scrive che “la questione è se
l'ebreo, in quanto tale, cioè l'ebreo che spontaneamente confessa di
essere costretto all'isolamento dagli altri, sia capace di ricevere
gli universali diritti dell'uomo e di accordarli ad altri. L'idea dei
diritti dell'uomo venne scoperta per il mondo cristiano nel secolo
scorso...il premio della lotta contro la casualità della nascita e
contro i privilegi... Sono il risultato della cultura, e li può
possedere solo colui che se li è guadagnati e meritati. Può dunque
l'ebreo prenderne realmente possesso? Fino a che egli è ebreo,
bisogna che, sulla natura umana, che dovrebbe legarlo in quanto uomo
agli uomini, l'essenza limitata che lo fa ebreo riporti la vittoria e
lo isoli dai non ebrei. Per tale isolamento egli dimostra che
l'essenza particolare che fa di lui un ebreo è la sua vera e suprema
essenza, dinnanzi alla quale l'essenza dell'uomo deve cedere”.
I
diritti umani sono per Bauer, non soltanto i diritti del cittadino,
cioè i diritti che cadono entro la libertà politica, ma anche i
diritti sanzionati dalle costituzioni francesi del 1791 e del
1793, e nel loro elenco si trovano la libertà di coscienza, il
diritto di praticare un qualsivoglia culto. Il privilegio della fede
rientra dunque nella sfera dei diritti universali dell'uomo, non in
quella del cittadino. La politica deve essere garanzia
dei diritti dell'uomo.
Ma, nonostante il riconoscimento di diritti universali, il
cristianesimo, come l'ebraismo, opera secondo il principio di
esclusione, derivante dal concetto di Grazia, legato all'arbitrio
divino. Da una parte il cristianesimo offre l'amore cristiano a
tutti, ma in realtà si rivolge all'uomo in quanto credente e il suo
universalismo si riduce alla possibilità di tutti di accedere alla
dimensione della fede cristiana nella distinzione tra battezzati e
non battezzati, nell'espressione dello stesso Gesù “chi non è con
me è contro di me” Matteo, 12,30), che ridimensiona il
comandamento “amate i vostri nemici” (Matteo, 5, 44). Ma Bauer
vede nel cristianesimo la radicalizzazione del principio di
esclusione dell'ebraismo. In effetti, secondo Bauer, bisognerebbe
riformare anche lo Stato perché ancora i diritti umani sono legati
alla cittadinanza, per cui sembra che tali diritti valgano solo per
coloro che fanno parte di uno Stato. Lo Stato vive dunque in questa
contraddizione, non avendo superato il principio di esclusione, e la
titolarità dei diritti umani appare subordinata alla cittadinanza
perché lo Stato è l'ultimo termine in base al quale esso definisce
la libertà dell'uomo. Bauer riconosce che la libertà universale
sancita dalla rivoluzione francese ha prodotto una società di
individui atomistici, che può favorire l'instaurarsi del dominio di
uno solo, cancellando la stessa libertà.
Sin qui arriva la critica di Bauer, che prescinde da una riforma
ulteriore dello Stato oltre la società capitalistica, pur
avvertendone tutti i limiti per avere trasformato la società civile
in una massa anonima di individui operanti egoisticamente con lo
stesso principio di esclusione che opera tra le religioni.
Ma Bauer ha sottovalutato l'esistenza del principio di esclusione
nell'ebraismo religioso, che ha fede solo nel popolo eletto e
considera empi tutti gli altri. La maggiore radicalizzazione del
principio di esclusione si ha proprio nell'ebraismo, anche se meno
visibile in quanto minoranza. Ma è proprio il principio di
esclusione che ha ha fatto sì che gli ebrei abbiano sempre rifiutato
l'integrazione ed abbiano avuto la pretesa di costituirsi come
nazione separata all'interno di uno Stato. Da ciò il motivo
principale della loro persecuzione nei secoli passati, almeno sino a
quando l'ebraismo nell'800 attraversò un processo di
secolarizzazione. Non l'accusa di essere stati deicidi e di non
essersi convertiti al cristianesimo.
La critica di Bauer è una critica teologica dello Stato in quanto
Stato non ancora emancipato dalla religione cristiana. E da qui la
critica agli ebrei che, invece di lottare per tale emancipazione
dalla religione, volevano riconosciuti gli stessi privilegi che lo
Stato riconosceva ai cristiani.
Nell'omonimo scritto dell'ebreo Marx La questione ebraica i
termini del discorso si spostano alla critica, non dello Stato
cristiano, confessionale, ma dello Stato stesso, ma la sua critica
sembra banalizzare il problema dello Stato confessionale che era
stato posto da Bauer. Infatti Marx ritiene che la questione religiosa
sia una questione secondaria perché dipendente dall'esistenza dello
Stato borghese e dunque dall'esistenza della proprietà privata. Marx
ritiene che sia necessario andare oltre l'emancipazione politica,
che è l'emancipazione di pochi, per arrivare ad una emancipazione
umana, che richiede un mutamento radicale della società. Marx vede
nel giudaismo solo la sostituzione del dio della religione con il dio
danaro, non anche il giudaismo religioso, causa maggiore
dell'isolamento ebraico nel passato, e, per certi versi, anche nel
presente. Egli pertanto, prescindendo dal giudaismo religioso,
semplifica tutto con l'affermare che la scomparsa della proprietà
privata, la fine di una società basata solo sul traffico, in cui
anche la donna diviene una merce, farà scomparire automaticamente
anche il giudaismo.
Più convincente l'analisi precedente di Bruno Bauer nello scritto dallo stesso titolo La questione ebraica, in cui Bauer vede, non tanto nell'attaccamento al ...
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