sabato 6 marzo 2021

ABRAMO FIGURA MITOLOGICA MESOPOTAMICA: MA IL PAPA NON PUO' DIRLO

Tre religioni se lo contendono considerandolo personaggio storico. FALSO. Il che significa che tutti e tre sono false. Prive di qualsiasi credibilità. I maggiori studiosi mondiali dell'Antico Testamento l'hanno dimostrato. Mosé è un personaggio romanzesco. Mai esistito. D'altronde, i "profeti" nei loro libri ne ignorano l'esistenza. E' stato inventato tardivamente rielaborando un racconto egizio. E se cade Mosè cade tutto l'Antico Testamento. Si pensi che nei Vangeli si racconta che Gesù parlò con l'anima di Mosè. Dunque è falso anche questo racconto.  Gli evangelisti aggiunsero questo episodio credendo ingenuamente di poter avere credito presso gli ebrei. Non lo ebbero. Ha detto papa Imbroglio che "non si può uccidere nel nome di Dio". Con ciò ha passato disonestamente sotto silenzio l'Antico Testamento che nei primi sei libri (sino al libro di Giosuè) è una continua storia (se pur romanzata) di tremendi eccidi  nel nome di Jahweh, dio degli eserciti che, assetato di sangue, spronava gli ebrei (con Mosè e poi con Giosuè) a sterminare le popolazioni autoctone pagane in Palestina e a porre persino gli ebrei contro altri ebrei ritenuti colpevoli di non riconoscere Jahweh come unica divinità.      

Dal mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica

Vi è un periodo storico che corrisponde mitologicamente ai racconti del Genesi riferiti ad Abramo, ad Isacco e a Giacobbe, il periodo dei patriarchi. E si vede come un periodo così lungo sia male coperto nel Genesi da tre soli patriarchi, Abramo, padre di Isacco, padre di Giacobbe. “Lo storico tedesco M. Noth afferma che il periodo veramente storico di Israele inizia in Palestina quando le dodici tribù, nel secolo XII, si riuniscono in anfizionia[1] sacra. Il periodo patriarcale è racchiuso in una nebulosa. Il contenuto attuale biblico circa le personalità dei Patriarchi rispecchia le promesse divine di carattere teologico, più che i fatti concreti della loro vita. I Patriarchi non sono che i recipienti di queste promesse, credute nel periodo estrapalestinese…G. von Rad trasporta la questione sul piano teologico…Non abbiamo delle figure reali, ma figure filtrate attraverso la fede di Israele e la storia della salvezza…L’autore sacro, fissandolo nello scritto, lo arricchisce ancora, aggiungendovi la visione teologica della sua scuola e della tradizione a cui appartiene. Il Redattore finale lo armonizza con il resto dell’opera e lo chiosa in vista della sua fede e abbiamo finalmente il fatto posto nella Bibbia <<normativa>> degli ebrei”. [2] Abbiamo così la redazione del periodo sacerdotale degli anni  successivi all’esilio in Babilonia (587), che dura 50 anni, e che fissa il Pentateuco. L’ultimo redattore fu nel 444 Esdra. .     

I cosiddetti patriarchi sono dunque figure mitologiche create secondo una tradizione che fa riferimento ad un periodo compreso tra circa il 1800 e circa il 1300 a. C., cui si rifanno le fonti - che furono la plurisecolare tradizione orale e scritta premosaica delle saghe, o racconti popolari, la tradizione orale mosaica con poche scritture, falsamente attribuite a Mosè, e la tradizione orale e scritta postmosaica – che dovette conoscere il redattore finale della stesura normativa del Pentateuco e del libro di Giosuè (avvenuta, come si è detto, in un periodo compreso tra il 536 e il 450 a. C., dopo l’esilio).

Nella terra di Palestina, anticamente chiamata terra di Canaan, si trovavano tribù scese dalla Mesopotamia, che si mescolarono con quella originaria di Canaan, di cui assorbì la cultura, compresa quella pagana dei sacrifici dei santuari, luoghi ritenuti sacri. Il gruppo che l’Esodo dice di essere giunto in fuga dall’Egitto, guidato da Mosé, era soltanto un ristretto gruppo delle originarie tribù stanziatesi in Canaan, che diedero origine a dei racconti in cui i temi, originariamente indipendenti, erano “l’uscita dall’Egitto” (tradottosi nella festa della pasqua), la “peregrinazione nel deserto”, “l’ingresso in una terra coltivata” e la “rivelazione divina nel Sinai”. E’ stato affermato  (da M. Noth) che originariamente il tema dell’esodo non fosse collegato con quello dell’occupazione della terra, e (da G. von Rad) che quello della rivelazione non fosse collegato con l’esodo e l’occupazione della terra.[3] All’interno del tema della “peregrinazione nel deserto” si formarono dei racconti coincisi indipendenti tra loro desunti da tradizioni locali del sud di Canaan e indipendenti dal gruppo fuoriuscito dall’Egitto. In tale ambiente sorse l’idea di una divinità, il “il dio dei padri”, che, ancora priva di comandamenti, collegò la leggenda della rivelazione nel Sinai con l’uscita dall’Egitto. A questi temi si aggiunse il racconto dei patriarchi, da collegare all’idea di “dio dei padri”, che assegnò miticamente un capostipite a tutta la gente abitante nel sud di Canaan. All’inizio questo capostipite fu chiamato Giacobbe, secondo un racconto nato nella regione di Samaria (nord della Palestina). Poi, per risalire indietro nel tempo, fu inventato in altra regione (nel Negheb) il racconto di Isacco, padre di Giacobbe, e, secondariamente fu concluso a Ebron il ciclo dei patriarchi con Abramo, padre di Isacco. Era tradizione delle popolazioni migratorie, sin dai secoli XIX-XVIII, costruirsi delle genealogie per conservare una loro identità storica per poter sopravvivere senza lasciarsi assimilare. Soltanto il racconto di Giuseppe, uno dei dodici figli di Giacobbe – da cui le mitologiche dodici tribù di Israele – fu aggiunto, pare, all’epoca di Salomone. Le norme giuridiche e rituali che non accennano ancora alla centralizzazione del culto, comprese nel libro dell’alleanza (Esodo, 20, 22- 23, 33), furono originariamente mutuate dalla popolazione pagana dei cananei e successivamente ampliate dalla tradizione  deuteronomistica, risalente all’epoca monarchica, caratterizzato dalla centralizzazione del culto nel tempio-mattatoio, considerato casa del dio ebraico.[4]

   Dunque il racconto delle origini del popolo ebraico del Genesi ha un’ordine di esposizione contraria a quello della sua creazione popolare. Questa è la conclusione a cui è giunto uno dei massimi studiosi mondiali, J. Wellhausen, fondatore dell’esegesi documentaria fondata sui codici delle diverse tradizioni confluite nel testo biblico, come vedremo. Entro questo ambiente culturale vi è da credere che la cosiddetta conquista della “terra promessa”  non vi sia mai stata, almeno nei termini in cui è descritta orribilmente dal testo biblico, nell’ultima parte del Deuteronomio e nel successivo libro di Giosuè. Vi fu un progressivo insediamento in Canaan che, con l’assorbimento di riti sacrificali pagani entro la religione del “dio dei padri”, cercò di mascherare i contrasti che dovettero sorgere sin da allora tra tribù ormai culturalmente, e perciò teologicamente, israelitiche sulla base di questi comuni racconti, ma politicamente divise tra nord e sud, come sarà reso evidente maggiormente dopo il periodo monarchico unitario con la divisione in due Stati, Israele a nord e Giuda a sud. Questa fu l’origine dell’identità religiosa, non etnica, degli ebrei.



[1]                L’anfizionia è la composizione di 6 o 12 tribù che adorano uno stesso luogo sacro o santuario.

[2]                 E. Testa, op. cit., p. 146-47.

[3]              Franz Josef Stendebach, Introduzione all’Antico Testamento (1994), Querianiana 1996, pp. 98-102.

[4]                Ibid., pp. 103-08.

   

3 commenti:

  1. Il mio bentornato a casa, professore, è stato da me erroneamente inserito sotto il post di Abrahamo. Errore involontario.

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  2. Buongiorno prof., ha mai sentito parlare della Near-Death-Experience? In una di queste, riportate da Joan Anderson - Where Angels Walks - la testimone reclama di aver rincontrato i suoi animali defunti, riporto testualmente "Along with the people, Susan saw all the pets she had had as a child: dogs and even her favorite parakeets. “They had a caretaker, a man who took care of all the animals. So if anyone ever asks me if animals survive death, I’ll have to say yes!”"
    b.g.
    Davide ex alunno

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