Ho ripreso in mano il libro dello scrittore detective David Yallop intitolato IN NOME DI DIO (326 pagine, Tullio Pironti Editore, 1985). Tralascio di rileggere tutte le documentate circostanze politiche ed economiche in cui era invischiato il Vaticano che faceva affari soprattutto con l'allora padrone della banca vaticana IOR, il famigerato arcivescovo americano Marcinkus e i suoi rapporti con gli altrettanto famigerati banchieri Sindona (morto in carcere con un caffè avvelenato) e Calvi (ucciso a Londra e poi fatto pendere da una corda sotto il ponte dei frati neri per simulare un suicidio), come pure posso tralasciare le asserite infiltrazioni massoniche all'interno del Vaticano. Tutte cose importanti ma che servono solo di contorno alla morte di Papa Luciani, che si diceva fosse stato eletto con l'appoggio del cardinale Benelli, anch'egli intenzionato a fare pulizia all'interno del Vaticano. A me bastano alcune fondamentali contraddizioni per privare di fondamento il referto ufficiale del Vaticano secondo cui papa Luciani sarebbe morto per ipertensione arteriosa che avrebbe provocato un embolo polmonare. Sono soprattutto i diversi orari e le diverse versioni all'interno dello stesso Vaticano che obbligano ad avere dei fondati dubbi sulla vera causa della morte del "papa del sorriso". Secondo la versione ufficiale la scoperta della morte sarebbe avvenuta alla 5,30 del mattino e il corpo esanime sarebbe stato trovato da un suo segretario privato monsignor John Magee che avrebbe visto sul letto il corpo esanime del papa con accanto un libro, rimasto aperto, intitolato L'imitazione di Cristo, mentre per terra gli erano caduti gli occhiali. Questa versione tende ad avvalorare la tesi che il papa fosse morto durante la lettura. Ma da un articolo del quotidiano La Stampa (in una data che non posso precisare perché in un breve articolo da me ritagliato e conservato in mezzo al libro di Yallop non appare la data) si apprende che la famiglia, in particolare una nipote di Luciani, escluse che il loro congiunto fosse morto sul letto e che, al contrario, fosse morto stando seduto ad una scrivania. Secondo la famiglia la prima scoperta non fu fatta da monsignor John Maggee ma da una suora, suor Vincenza, che a quell'ora si era insospettita perché il papa non si era ancora svegliato per prendere il caffé che la suora, come sempre, aveva preparato. La versione ufficiale voleva nascondere il fatto che una suora si fosse permessa di entrare nella stanza da letto del papa. In realtà il papa si sarebbe trovato seduto alla scrivania per leggere dei documenti segreti che riguardavano gli affari dello Stato del Vaticano. Si era già diffusa infatti la voce che il papa stesse per licenziare il segretario di Stato Villot, impelagato negli sporchi traffici di Marcinkus con la banca vaticana IOR. Forse per questo il successore Giovanni Paolo II si guardò bene dal licenziare Marcinkus, volendo anch'egli coprire questi traffici per salvare la faccia del Vaticano. E ora passo ad un vecchio articolo del quotidiano La Repubblica anch'esso ritagliato da una pagina in cui non appare la data. In esso viene accolta la versione ufficiale mentre l'articolista (Stefano Malatesta) sorvola sulle contraddizioni rilevate da Yallop. Accetta infatti che il corpo esanime non sia stato rinvenuto per la prima volta da una suora, nonostante questa fosse anche la notizia promulgata dall'ANSA. Yallop aveva scritto che quell'ora (5,30) era stata inventata per permettere di chiamare molto prima gli imbalsamatori, i due fratelli Signoracci, contravvenendo alla norma che l'imbalsamazione di un papa non dovesse avvenire se non dopo le 24 ore dal decesso. E' questo un fatto importante che il Vaticano ha sempre rifiutato di spiegare. Inoltre fu proibito l'esame autoptico della salma con la scusa che il regolamento vaticano lo proibisse. I fratelli Signoracci non negarono mai che essi furono chiamati subito, appena fu scoperta la salma del papa. Che ieri è stato dichiarato beato. Il Vaticano ha così voluto ancora distrarre l'attenzione dal mistero della morte del "papa del sorriso". Che è più che un mistero.
Questo è il blog del prof. Pietro Melis, autore del testo intitolato "Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'occidente e il diritto naturale. Nelle sue radici greco-romano-cristiane. Non giudaiche e antislamiche".
Sospetti più che legittimi, direi. Sembra il Luciani, sotto la timida scorza, fosse un determinato, un riformatore.... Povero Albino! Infarto o tisana , questo il dilemma. Anche io nutro un sospettuccio. Roba abbastanza comune le eliminazioni nelle multinzionali, nei governi e via discorrendo.
RispondiEliminaPeraltro il credente non dovrebbe scandalizzarsi più di tanto. Una volta accettato il dogma che il figlio di Dio è stato messo a morte dagli uomini per riscattare eccetera eccetera, perché scandalizzarsi per un presunto vicario in terra del Maestro, fatto secco perché troppo ficcanaso. Sangue chiama sangue, fin dal principio...