L'aveva riconosciuto anche l'ateo Benedetto Croce nel suo breve libro Perché non possiamo non dirci cristiani. Solo per ragioni politiche, a salvaguardia della pace religiosa, ebbe ufficiali incontri con gli islamici e con gli ebrei. Nei suoi scritti contrastò sempre la filosofia del relativismo, come quello del filosofo tedesco Habermas e del filosofo francese Derrida (di origini ebraiche). Ancorò sempre la fede cristiana alla ragione percependo il pericolo della dis-ellenizzazione del cristianesimo. Oggi alle ore 9,34 ha attraversato la "porta oscura" (così egli chiamava il passaggio dalla vita alla morte) e mi domando: e se avesse trovato il nulla? Ma come può averlo trovato se egli stesso si era trovato nel nulla e pertanto non poteva accorgersi di essere nel nulla? Ecco la tragica impossibilità di affacciarsi oltre la morte se dopo la "porta oscura" vi è il nulla. Se vi è il nulla per chi muore è come se il mondo si annullasse con lui. Benedetto XVI non si accorse che involontariamente aveva espresso la possibilità che la "porta oscura" fosse oscura perché significava la possibilità che la morte fosse un passaggio verso il nulla. Benedetto XVI aveva usato anche l'espressione "radici ebraico-cristiane" dell'Europa. E qui sbagliò perché proprio per il suo volere attingere alle fonti elleniche del cristianesimo avrebbe dovuto usare l'espressione "radici greco-romano-cristiane" del cristianesimo. Espressione che io ho impiegato come sottotitolo del mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica per significare l'opposizione ad ogni forma di relativismo. La verità per il teologo Ratzinger era la verità del cristianesimo che si era espressa nel prologo del vangelo di Giovanni, dove si fa riferimento al Verbo, al greco Logos, inteso come Verità, che si sarebbe incarnato in Gesù. Nel vangelo si legge infatti: "Io sono la via, la verità e la vita". Per i non credenti la verità deve essere quella scientifica, che, in quanto metacultura, supera le diverse culture che vengono espresse dalle diverse tradizioni, dai diversi costumi dei diversi Stati. Anche il diritto subisce le diversità culturali. Ma non per questo si giustifica il giuspositivismo, secondo cui la fonte del diritto è lo Stato. Famosi giuspositivisti, come Hans Kelsen, Benedetto Croce e Norberto Bobbio, non poterono giustificare la loro opposizione al fascismo e al nazismo cadendo in una concezione relativistica del diritto. Per superare il quale bisogna appellarsi al diritto naturale inteso come diritto all'autoconservazione. E' la stessa natura che ce lo spiega. Il predatore non uccide per crudeltà come culturalmente fa l'uomo. Il predatore uccide perché ogni forma di vita tende ad autoconservarsi. Si sbaglia dicendo che in natura esiste la legge del più forte. La maggiore forza del predatore rispetto alla preda è al servizio del suo diritto naturale di conservarsi in vita. Ed è diritto della preda il cercare di sottrarsi al predatore. Predatore e preda agiscono secondo il loro diritto naturale inteso come diritto di conservarsi in vita. La natura esprime una guerra tra opposti diritti naturali. Riporto la Lectio magistralis intitolata Europa. I fondamenti spirituali ieri, oggi e domani. Si può vedere il video e perciò ascoltare la Lectio tenuta nella biblioteca del Senato e ripresa da Radio radicale in alternativa alla lettura della Lectio cliccando su Vedi la registrazione della Lectio magistralis su Radio Radicale.. Una Lectio dell'allora cardinale Ratzinger che, non ancora papa, era stata concordata con l'allora presidente del Senato Marcello Pera, che, professore di filosofia della scienza, scrisse sul filosofo della scienza Karl Popper. Il filosofo Massimo Cacciari (Rainews) ha detto che papa Francesco ha impoverito il cristianesimo del teologo Benedetto XVI riducendolo sul piano delle questioni etiche e sociali. Io aggiungo che papa Francesco, povero di dottrina non essendo un teologo, è l'antidoto di Benedetto XVI per avere coltivato il multiculturalismo giungendo pericolosamente per il cristianesimo al relativismo per avere definito i musulmani "nostri fratelli" e favorendo una sostituzione etica con il suo insistere sul diritto di accoglienza dei migranti, mentre Benedetto XVI aveva espresso "il diritto di non emigrare". Benedetto XVI ha cercato da teologo di trovare un accordo tra scienza e fede nella sua battaglia contro il relativismo culturale, che è la malattia mortale dell'Occidente. Egli ha attribuito giustamente alla natura una razionalità che è quella stessa che Platone aveva attribuito ad essa, contrastando il relativismo dei filosofi della scienza che avevano inteso la razionalità scientifica come costruttivismo, cioè come costruzione da parte della mente umana. Naturalmente a questo punto lo scienziato diverge dal teologo Ratzinger, che attribuisce a Dio la fonte della razionalità della natura, mentre lo scienziato non ha bisogno di appellarsi a Dio per riconoscere nella natura un linguaggio matematico, secondo un pensiero che Galileo espresse nella sua opera Il Saggiatore. Ivi Galileo considerava "il libro della natura" costituito non da carta, ma da triangoli, cerchi ed altre figure geometriche (cap. 6), e solo chi è matematico è in grado di leggere "il libro della natura". Tutti i grandi scienziati del XX secolo hanno attribuito alla stessa natura la razionalità che si esprime nel linguaggio matematico. Einstein si sorprese del fatto che vi fosse una corrispondenza tra il linguaggio matematico e la razionalità della natura, cioè tra la mente dello scienziato e la realtà naturale.
Nessuna parola papa Bergoglio ha speso contro il Natale e la Pasqua tradotte in una strage di agnelli. D'altronde che cosa ci si poteva aspettare da un papa che disse che da bambino aspirava a fare il macellaio? Al contrario Benedetto XVI nell'udienza generale del 7 gennaio 2009 disse, riportando un passo (3,25) della Lettera ai Romani di S. Paolo, che con il sacrificio della croce era terminata la tradizione ebraica dell'uccisione di animali. "Con la croce di Cristo – l’atto supremo dell’amore divino divenuto amore umano – il vecchio culto con i sacrifici degli animali nel tempio di Gerusalemme è finito... Già prima della distruzione esterna del tempio per Paolo l’era del tempio e del suo culto è finita: Paolo si trova qui in perfetta consonanza con le parole di Gesù, che aveva annunciato la fine del tempio ed annunciato un altro tempio “non fatto da mani d’uomo” – il tempio del suo corpo resuscitato (cfr Mc 14,58; Gv 2,19ss)".
Ho voluto riportare in basso un dotto discorso su S.Agostino pronunciato da Ratzinger nell'udienza generale tenuta il 9 gennaio 2008. Avrei voluto domandargli come possa Agostino essere considerato il maggiore Padre della Chiesa con la sua dottrina della predestinazione che portò a considerare prive di importanza le opere ai fini della salvezza. Paradossalmente Agostino fu il padre ispiratore della Riforma nei suoi maggiori rappresentanti, Lutero e Calvinino, che svilirono le opere. Lutero considerò la Lettera ai Romani il documento fondativo del Cristianesimo. In tale Lettera S. Paolo appare con due facce, che nessuno, sulla base delle mie conoscenze, pare sia stato capace di rilevare. Da una parte il Paolo che scrive che anche i pagani (i gentili) si sarebbero salvati se avessero rispettato la legge naturale iscritta nei loro cuori. Il rispetto della legge naturale implica il valore delle opere. Dall'altra il Paolo che scrive che Dio ha già predeterminato chi si sarebbe salvato perché altrimenti Dio, che è libero nella sua volontà, sarebbe stato vincolato dalle opere umane. Nel primo caso viene spontaneo domandarsi a che cosa servisse la predicazione di Paolo per la conversione dei pagani al Cristianesimo se bastava l'osservanza della legge naturale. Nel secondo caso viene da domandarsi a che servano le opere alla luce della predeterminazione. Anche se Paolo scrive che bisogna sperare che tra i predeterminati per la salvezza siano da ricomprendere coloro che fanno opere di bene. La Lettera ai Romani contiene queste contraddizioni insuperabili. Fu S. Tomaso colui che da fine equilibrista qual era cercò di contemperare il valore delle opere con la predeterminazione, che egli intese come prescienza. Dio conosce il futuro senza per questo predeterminare le azioni umane. La fede serve a formare una predisposizione alle opere di bene. La sua teologia fu il fondamento del Concilio di Trento, come argine all'irrazionalità della dottrina della prederteminazione della Riforma, che ebbe come Padre di essa Agostino.
Discorso del Santo Padre Benedetto XVI - Augustinus.it
Con Ratzinger Marcello Pera ha pubblicato Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, islam (Mondadori, 2004).
Per quanto riguarda la famosa Lectio magistralis tenuta a Ratisbona (Regensburg), ho già scritto in
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