Prendo spunto dalla chiusura del libro di Davide Hume Ricerche sull'intelletto umano.
Parafrasando quanto scrisse Hume a chiusura delle Ricerche sull’intelletto umano, si può concludere: contengono i libri di filosofia scritti nelle Università proposizioni che si ricolleghino alle conoscenze scientifiche riguardanti la natura? No. Contengono proposizioni di filosofia morale, con l’impiego di termini o espressioni quali “tolleranza”, “dialogo”, “dignità umana”, “valori della persona”, “solidarietà” (invece che “socialità”)[1] e altri termini ed espressioni altrettanto vuoti di contenuto e pieni di retorica umanistica, nell’ignoranza che non esiste l’uomo, ma esistono gli uomini, compresi i criminali? Si. Contengono proposizioni che, riguardando i diritti umani, non si accompagnino ad alcuna riflessione sui suoi fondamenti? Si. Contengono proposizioni che si richiamino al relativismo, allo storicismo, al soggettivismo, nella contraddittoria affermazione che ogni conoscenza scientifica è soltanto una pura costruzione umana priva di alcun fondamento nella realtà, mentre si presuppone come assoluta la verità del relativismo e si ignora che la conoscenza scientifica è l’unica conoscenza cumulativa, il cui progresso, metaculturale, si sottrae ad ogni concezione soggettivistica? Si. Più in generale, contengono proposizioni che non siano coerenti con le premesse, cosicché, se si ammette il diritto naturale, questo, tuttavia, viene attribuito alla sola natura umana, mentre, se il diritto, in alternativa, viene concepito come una convenzione umana, tuttavia si ha la pretesa di condannare i “crimini contro l’umanità”? Si. Contengono proposizioni, teologiche o non, che prescindano dalla conoscenza dell’evoluzione biologica e dalla verità scientifica della comune origine di tutte le forme di vita? Si. Contengono proposizioni che distinguano la morale dal diritto lasciando la prima al campo del sentimento e fondando il secondo sul diritto naturale, cioè unicamente sulla norma neminem laedere, sapendo che ognuno vede il bene morale con i propri occhi e cerca di imporlo agli altri, mentre il male, inteso come danno, sanzionabile giuridicamente, deve essere ben visibile da tutti perché richiede soltanto che ognuno si astenga dall’agire sugli altri se non gli è stato da questi richiesto? No. Contengono proposizioni che si rivolgano moralmente ai buoni sentimenti senza fornire strumenti giuridici per diminuire il tasso di crudeltà degli uomini sulla Terra? Si. Contengono proposizioni, insomma, che servano a demolire anche sul piano del diritto la concezione antropocentrica della natura, che è all’origine di tutti i guasti ambientali e di danno per tutte le forme di vita? No.
Allora vengano presi tutti questi libri e gettati nel fuoco perché essi continuano a propagare soltanto “inganni e sofisticherie” alimentando la violenza antropocentrica, e i loro autori, pessimi maestri nelle Università, sarebbero dovuti, o dovrebbero, andare a zappare la terra rendendosi finalmente utili agli altri.
[1] Dovrebbe sparire dal linguaggio della politica il termine “solidarietà”, che ha una valenza morale, non implicando, al contrario del termine “socialità”, una reciprocità di diritti e di doveri convenzionali.
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