Affermazione paradossale. Ma solo apparentemente. E' capace qualche lettore di spiegarmi questo falso paradosso? Aspetterò qualche giorno e poi glielo spiegherò io scientificamente.
Siamo al 31 luglio
Ciò che segue è tratto da un manoscritto di 800 pagine che conservo dal 2009. Avendo pubblicato nel mese di febbraio il libro Scienza, filosofia e teologia. Che cos'è veramente il diritto naturale . Ho incominciato la fatica di completarlo nelle note Sarà intitolato Geometria del diritto nsturale. Sotto titolo: La morale come oblio della giustizia. Dall'Antichità a oggi. Il termine Geometria mi è venuto in mente per contrappormi a quello che secondo me è il migliore libro del famoso (nella filosofia) Remo Bodei: Geometria delle passioni. Bodei è stato un grande erudito, ma l'ho affrontato in un mio libro contestandogli la contraddizione nel suo credere e pretendere che si possa arrivare a norme morali universali.
E’ paradossale che in nome della morale della libertà, e pur in mancanza di una selezione naturale, grazie alla medicina, la legge vieti per principio la clonazione in nome della “sacralità” della vita umana, mentre concede a tutti di fare figli, anche se predisposti alle sofferenze per gravi malattie ereditarie, limitando così il loro diritto naturale alla conservazione, che include anche il diritto al benessere delle funzioni vitali. Platone si meravigliava del fatto che gli uomini operassero delle selezioni per migliorare le razze degli animali da allevamento, mentre nessuno aveva pensato di attuare la stessa selezione per gli uomini in funzione della loro salute. La medicina, come osservò Dobshansky, ritenuto il maggiore genetista sperimentale del XX secolo, ha permesso di contrastare la selezione naturale conservando in vita anche individui malati e permettendo ad essi di riprodursi.[1]
In una società multirazziale aumenterebbe la variabilità genetica, e conseguentemente anche l’incidenza delle mutazioni, con la corrispondente possibilità di aumento del numero di nuove malattie ereditarie, che non comparirebbero se i genotipi rimanessero isolati, favorendo in tal modo un più limitato numero di malattie ereditarie estirpabili in futuro con la terapia genica. Una popolazione chiusa come quella dell’Islanda, di cui è stata fatta la mappatura del genoma, si troverà avvantaggiata quando si arriverà alla terapia genica delle malattie.
La morale, che propaganda la società multirazziale, alimenta nuove malattie derivanti dall’incrocio di genomi che da sempre erano rimasti isolati, conservandole nelle generazioni successive grazie alla mancanza o all’attenuazione della selezione naturale prodotta dalla medicina, che, paradossalmente, è responsabile della conservazione delle malattie.[2] La morale pretende di riconoscere il diritto alla paternità (o maternità) senza avvedersi che ciò comporterebbe il corrispondente “dovere di nascere”, che, essendo un non senso linguistico, rende privo di senso anche il diritto alla paternità, che sarebbe, per di più, in contrasto con il diritto di non nascere già segnati da malattie e da sofferenze, in mancanza di selezione naturale.
Ed è sempre la morale che, contrastando il diritto di un organismo a conseguire il suo benessere fisico con il recupero delle sue funzionalità normali compromesse da gravi malattie, sta oggi ritardando o impedendo la ricerca scientifica sulla utilizzazione delle cellule degli embrioni necessarie per riparare organi ormai compromessi. La morale giunge a considerare come individuo portatore di diritti un embrione, che, al contrario, non può considerarsi ancora un individuo, essendo privo di quella completezza di organi che sola può dar luogo all’esistenza di funzionalità naturali, e dunque al diritto di conservarle per la raggiunta condizione biologica di un organismo completo tendente al suo benessere. Inspiegabilmente l’opposizione all’impiego di embrioni viene anche da ambienti laici, dove tuttavia, contraddittoriamente, si giustifica l’aborto legale. Quanto all’opposizione proveniente da ambienti ed organizzazioni religiose, specialmente della Chiesa cattolica, essa si fonda generalmente sul dogma secondo cui già all’atto del concepimento vi sarebbe l’anima immortale, per cui si tratterebbe anche in questo caso, come in quello dell’aborto, di omicidio. A questa opposizione si può replicare con una serie di considerazioni. Innanzi tutto essa parte dal presupposto che la vita sia un dono di Dio, pur in mancanza di un ricevente prima del concepimento. In secondo luogo si dà per scontato, secondo una morale che è anche laica, che la vita sia un bene, anche se, come si è già detto, nessuno ha mai chiesto di nascere per essere costretto a fare l’esperienza della morte. Gli uomini nascono sempre o per sbaglio o per egoismo dei genitori. E’ lo sbaglio che differenzia gli uomini dagli altri animali. Vale inconsciamente anche la tendenza a sopravvivere nella discendenza oltre al cercare di pensare meno a se stessi e alla morte creandosi delle responsabilità per fornirsi di scopi illusori nella vita, in un circolo vizioso. In terzo luogo, se fosse vero che nell’embrione vi è già l’anima immortale, poca cosa sarebbe una vita pur lunga e beata di fronte alla certezza dell’anima dell’embrione di avere una vita immortale di beatitudine, non essendo sottoposta al rischio di una vita eterna di dannazione diventando individuo adulto. La Chiesa, condannando l’aborto, preferisce che ognuno, nascendo, corra questo rischio, che l’embrione, privo di colpe, non può correre, mentre dovrebbe riconoscere che, dal suo stesso punto di vista, l’aborto sarebbe una fabbrica di anime beate. Ma, a parte questi paradossi, che sono conseguenti ad una concezione morale contraddittoria, vi è da domandarsi se valga maggiormente la salvezza di un individuo già formato, soggetto cosciente del diritto alla vita, garantibile, perché malato, dall’impiego di tessuti od organi ottenuti dalla coltura di embrioni, piuttosto che quella di un embrione che non può nemmeno desiderare di nascere e non può tendere a conseguire un benessere fisico che non conosce, essendo mancante di quegli organi e di quelle facoltà naturali che ne sono la premessa. Si vede come la morale riesca persino, contro il diritto naturale, a farsi sostenitrice di un diritto alla morte, e non alla vita, del soggetto malato a favore di chi non esiste nemmeno come individuo.
[1] Theodosius Dobshansky, L’evoluzione della specie umana, Einaudi 1965, pp. 330-40. Lo stesso Dobshansky scrive che la stupidità è destinata ad aumentare sulla Terra, perché sono normalmente gli stupidi che fanno più figli.
[2] Chi ritiene che con l’incrocio di una razza con un altra possano essere evitate le malattie ereditarie perché sarebbero incrociati i geni portatori non considera che questi potrebbero al massimo diventare da dominanti recessivi, per riapparire dopo qualche generazione, mentre nell’incrocio si possono aggiungere per una razza altre possibili malattie ereditarie derivanti dalla razza con cui si incrocia.
Finché la causa pende, la causa rende, trucco degli avvocati più o meno azzeccagarbugli per cavare denaro dai sempliciotti tipo il pluri cornuto Tramaglino Renzo. Sostituendo la parola causa con malattia, ecco svelato, per sommi capi, il trucco dei medici, speziali, produttori di medicine e placebi.
RispondiEliminaOrmai qualche giorno è passato. Che c'è, non lo spieghi più, professorone dei miei stivali?
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