- Offro ai miei lettori una parte del mio florilegio di tutto il Corano. Non è ammissibile che se ne parli senza averlo letto. Poiché ho fatto copia e incolla delle frasi tratte dal mio florilegio non sono riuscito a rispettare il testo senza evitare le differenti andate a capo. Da notare che, essendo il Corano un libro che pretende di essere eterno, secondo quanto Allah richiede nello stesso Corano all'analfabeta Maometto, cioè di non cambiare nemmeno una parola, è evidente che sono disonesti, perché impostori, gli islamici che dicono che le parole del Corano debbono essere contestualizzate nella storia. Come diceva quell'islamico che spiegava in una tv inglese come doveva essere lapidata una donna adultera. Filmato ripreso da una trasmissione tv (Quarta Repubblica).
- Gli
utopisti occidentali che vanno vaneggiando di un Islam pacifico o parlano in
malafede o non
hanno mai letto il Corano, che giustifica l’immagine di un Islam per sua stessa natura aggressivo. La verità
è che il vero Islam è quello fondamentalista, mentre la forma pacifica di esso è una corruzione di quello
vero. A supporto di tale tesi offriamo un florilegio delle proposizioni che danno la vera immagine dell’Isla-
mismo. Nel Corano gli ebrei sono accusati di avere corrotto il messaggio dei profeti dell’antico testamento
e i cristiani di essere degli idolatri per avere trasformato Gesù da profeta in figlio di Allah macchiandosi
di empietà per avere interpretato Allah come trinità. Gli ebrei e i cristiani volgendo le spalle al Corano «si
porranno in aperta scissione (con gli Islamici) e allora basterà Allah contro di loro […] saranno maledetti
da Allah e dagli uomini. Eccetto coloro che si pentiranno […] Uccidete dunque chi vi combatte dovunque
li troviate e scacciateli di dove hanno scacciato voi, ché lo scandalo è peggio dell’uccidere. Combatteteli
sino a quando non vi sarà più scandalo, e la religione sia quella di Allah […] Vi è prescritta la guerra an-
che se ciò possa spiacervi […] Non sposate donne idolatre finché non abbiano creduto, ché è meglio una
schiava credente che una donna idolatra […] gli uomini sono su un gradino più alto delle donne, e Allah
è potente e saggio […] Combattete sulla via di Allah e sappiate che Allah ascolta e conosce» (Sura II). È
fatto divieto di avere commerci e alleanze con gli infedeli (ebrei e cristiani): «I credenti (Islamici) non si
scelgano a patroni gli infedeli a preferenza dei fedeli; chi fa questo non è da Allah […] Quanto a quelli che
rifiutan la Fede (Islamica), li punirò di pena violenta in questo mondo e nell’altro; e non avranno aiuti […]
Chiunque desideri una religione diversa dall’Islam, non gli sarà accettata da Allah, ed egli nell’altra vita
sarà tra i perdenti […] Chi rifiuta la Fede, ebbene Allah non ha bisogno degli uomini (notare l’anacoluto,
cioè la mancanza di legame sintattico così frequente in tutto il Corano) […] Verrà posto loro un marchio
di infamia dovunque li troveremo, a meno che non s’afferrino a una corda di Allah …Non sceglietevi come
intimi amici persone estranee alla Fede, ché questi non mancheranno di mandarvi in rovina […] Getteremo
terrore nel cuore degli infedeli perché hanno associato ad Allah esseri che Allah non ha investito di autorità
alcuna… Allah già vi è stato sincero quando con il suo permesso sgominaste i nemici […] Il Messaggero
di Allah (Maometto) vi chiamava a combattere, e quelli di voi che si trassero indietro fu Satana a farli
cadere […] È Allah che vi fa vivere e uccide […] E non chiamate morti coloro che son stati uccisi sulla via
di Allah, anzi vivi sono, nutriti di grazia presso il Signore […] Coloro che combatterono e furono uccisi
li farò entrare nei Giardini (in Paradiso)» (Sura III). «Se alcuna delle vostre donne avran commesso atti
indecenti, chiudetele in casa finché le colga la morte […] Gli uomini sono preposti alle donne, perché Allah
ha preposto alcuni esseri sugli altri […] Quelle donne di cui temete atti di disobbedienza, ammonitele, poi
lasciatele sole nei letti, poi battetele […] Alcuni giudei storpiano le sacre scritture, ma Allah li ha maledetti
per la loro pertinace infedeltà […] Per chi è maledetto da Allah non troverai mai alleati […] Combattano
sulla via di Allah coloro che volentieri cambiano la vita terrena con l’Altra, ché, ucciso o vincitore gli da-
remo mercede immensa […] Coloro che credono combattono sulla via di Allah […] combattete dunque
gli alleati di Satana […] Allah respingerà il coraggio degli infedeli, ché Allah è di più violento coraggio, più
violento a esemplari castighi. Essi vorrebbero che voi rifiutaste la Fede […] prendeteli e uccideteli dove li
trovate, ma non prendete patroni né alleati fra loro […] Non sono eguali agli occhi di Allah quelli che se ne
restano a casa e quelli che combattono […] gli infedeli son per voi un manifesto nemico […] Non vi stancate
d’inseguir quella gente» (Sura IV). «O voi che credete! Non prendete i giudei e i cristiani come alleati. Chi
di voi si alleerà loro diverrà dei loro» (Sura V). «I demoni ispirano ai loro alleati di discuter con voi. Se date
loro ascolto sarete pari ai pagani» (Sura VI). “E io getterò il panico nel cuore dei miscredenti. Percuotete,
percuotete dunque le cervici, percuotete e spezzate ogni dito… Allah nel castigare è violento […] ma non
voi li uccideste, bensì Allah […] Combatteteli dunque finché non vi sia più scandalo e il culto sia reso solo
ad Allah […] Gli angeli faran morire quelli che si rifiutarono alla Fede, colpendoli in volto e sul dorso […]
Coloro che repugnano alla Fede non prevarranno. Allestite contro di loro forze e cavalli quanto potete, per
terrorizzare il nemico di Allah […] O profeta! Incita alla battaglia i credenti! Venti uomini pazienti dei vostri
ne vinceranno duecento […] Allah te li ha dati in tuo potere» (Sura VIII). «Combatteteli, dunque, e Allah
li castigherà per mano vostra…Combattete coloro che non credono in Allah e nel Giorno Estremo, e che
non ritengono illecito quel che Allah e il Suo Messaggero han dichiarato illecito, e coloro, fra quelli cui fu
data la Scrittura, che non s’attengono alla Religione della Verità. Combatteteli fino a quando non paghino
il tributo uno a uno, umiliati […] I giudei han detto: Uzayr è il figlio di Allah, e han detto i cristiani: Il
Cristo è figlio di Dio […] Allah li maledica! In quale errore sono caduti […] mentre erano stati esortati ad
adorare Allah […] Se non vi lancerete in battaglia Allah vi castigherà di castigo crudele, vi sostituirà con
altro popolo […] Allah è con noi […] Lanciatevi dunque in battaglia con armi leggere e con armi pesanti.
Combattete sulla via di Allah […] O voi che credete! Combattete i negatori che vi stan vicini. Che possan
trovare in voi tempra durissima» (Sura IX) -
Entro
questa immagine di guerra totale contro i non credenti (compresi ebrei e
cristiani) – perché
credenti sono soltanto quelli che si convertono al Corano – si trovano alcune proposizioni in apparente
contraddizione con essa, giacché si consiglia un atteggiamento di non belligeranza, che si limita alla minaccia dell’inferno: «Non vi sia costrizione nella Fede: la retta via ben si distingue dall’errore, mentre coloro -
che
-
rifiutano
Allah sono i dannati del fuoco» (Sura II). «Chi si stacca dal Messaggero di
Allah, dopo che è apparsa limpida al suo
sguardo la retta Via, e segue un sentiero diverso da quello dei credenti, Noi
gli volgeremo spalle come egli le ha volte a Noi e lo faremo bruciar
nell’Inferno» (Sura IV). «Se Allah volesse, gli idolatri
-
non
farebbero questo. Lasciali dunque alle loro menzogne […] E se essi
testimoniano, tu non testimoniare
con essi» (Sura VI). «Immunità da parte di Allah e del Suo Messaggero per quegli idolatri coi quali abbiate
stretto un patto e che in nulla hanno mancato contro di voi» (Sura IX). Questo atteggiamento contraddittorio
è tuttavia conforme alla contraddizione insanabile che pervade tutto il Corano, tra il continuo e ossessivo
che quasi tutti gli ecumenisti, filosofi e non, non hanno mai letto il Corano, e si
proferire anatemi, sino alla paranoia, contro i non credenti (nell’Islam), che presupporrebbe una volontà
libera di non adesione, e l’attribuzione ad Allah, per via della sua onnipotenza, di ogni decisione umana,
per cui è Allah stesso che travia il malvagio destinandolo alla dannazione eterna.
Da una parte si invita il credente alle opere di bene, gradite a Allah, dall’altra si dice: «Non sei tu, o
Maometto, che devi guidarli, ma è Allah che guida chi vuole» (Sura II). E ancora: «Egli dà la grazia a chi
vuole». Ma subito dopo, quasi la fede dipendesse da una libera adesione, si aggiunge: «Come può mai Allah
guidare degli uomini che hanno respinto la Fede […]?». Ma in contraddizione con ciò si dice ancora: «Tu
(Maometto) non v’hai alcuna parte, sia che Allah perdoni gli iniqui, sia che li punisca» (Sura III). «Gli ipocriti cercano di ingannare Allah, mentre è Allah che li sta ingannando […] chi Allah svia, non troveresti per lui
via di salute» (Sura IV). «Egli perdona chi vuole e tormenta chi vuole […] Chi Allah vuole confondere, tu
non potrai nulla per lui presso Allah. Sono esseri i cuori dei quali Allah non ha voluto purificare: essi avranno in questo mondo ignominia e nell’altro tormento immenso» (Sura V). «Anche se avessimo loro mandato gli angeli, o parlassero loro i morti, e se avessero radunato al loro cospetto tutte le cose a schiera a schiera, non crederebbero se in quanto Allah lo voglia. Ma i più ignorano questo […] Chi Allah vuole perde, e chi
Allah vuole pone sulla retta via» (Sura VI). «Non ci capiterà che quel che Allah ha decretato per noi» (Sura
IX). «Nessun’anima può credere se non con il permesso di Allah, ed Egli porrà la sua abominazione su
quelli che non comprendono” (Sura X). «Colui che Allah travia, nessuno più lo guida» (Sura XIII). «Allah
è su tutte le cose potente! Punisce chi vuole e fa grazia a chi vuole» (Sura XXIX). E tuttavia, nuovamente
in contraddizione con il fatto che è Allah a stabilire se ognuno farà il bene o il male si dice: «Ognuno sarà
compensato in gradi diversi per quel che avrà fatto» (Sura VI). Il che presupporrebbe una libera volontà di
scelta, che sostanzialmente, nel complesso, viene contraddetta dal fatto che Allah, onnipotente, non può
dipendere dalla volontà dell’uomo nella sua decisione di premiare o di condannare, di perdonare o non
perdonare. Ma allora anche la Fede dovrebbe risultare inutile, altrimenti Allah dipenderebbe dalla Fede. La
contraddizione si trova anche internamente ad uno stesso brano: «Chi è che vi preserverà da Allah, sia che
Egli vi voglia fare del male o voglia fare atto di grazia? Quelli non credono, e Allah renderà vane le loro opere, cosa, questa facile ad Allah» (Sura XXXIII). Da una parte Allah è libero nella sua decisione di dannare o di
graziare l’uomo, dall’altra richiede la fede perché siano valide le opere umane. E tuttavia ogni Sura si apre
con l’espressione «nel nome di Allah», «clemente misericordioso», che è tale, però, a condizione che uno
si penta e si converta. Ma non è questo l’aspetto più scandaloso del Corano, comune, d’altra parte, all’irra-
zionalità della dottrina della predestinazione di Agostino (su cui si basa la Riforma luterana e calvinista, al
contrario della teologia ufficiale della Chiesa cattolica, ispirantesi al razionalismo aristotelico di San Tomaso, per cui vale la priorità delle opere sulla grazia), quanto quello di avere promosso e giustificato una guerra, chiamata santa dall’Islam, contro altre religioni, o contro gli atei, pur sulla base di una dichiarata inutilità delle opere, da cui dovrebbe conseguire anche l’inutilità della stessa guerra santa. L’irrazionalità estrema si
esprime nell’affermazione che Allah, onnipotente, avrebbe potuto scegliere come profeta anche una pietra
(Sura XXXIX). Si può commentare dicendo che sarebbe stato meglio per tutta l’umanità.
La rappresentazione del paradiso – dove le anime beate degli uomini (perché delle donne si tace com-
pletamente) «avranno con loro su giacigli affiancati fanciulle modeste di sguardo, bellissime d’occhi, come
bianche perle celate» (Sura XXXVII), «dal seno ricolmo» (Sura LXXVIII), «belle come rubino e corallo, dagli occhi grandi e neri, mai prima toccate da uomini» (Sura LV), «tra fiumi di latte dal gusto immutabile, di vino
delizioso e di miele purissimo» (Sura XLVII) – poteva nascere solo da una mente incapace di sostituire o di
arginare l’immaginazione con la razionalità, e dunque capace di confondere la realtà con l’immaginazione,
senza alcun senso del ridicolo. Mentre il cristianesimo, pur nei suoi contenuti mitologici (quali, soprattutto,
il concepimento miracoloso di Gesù tramite lo Spirito Santo, la sua resurrezione e la sua ascensione al cielo)
si è diffuso nei primi secoli per adesione interna dei convertiti, e dopo avere assorbito nei suoi apologeti la
filosofia greca, cosicché il riconoscimento ufficiale del cristianesimo da parte dell’imperatore Costantino
fu un fatto successivo, dettato da ragioni politiche, la conversione all’Islam fu imposta sin dall’inizio con
le armi, e si diffuse con le armi dei conquistatori sino all’estremo Oriente. Il risultato è che l’islamismo è la
malattia psichica più grave, più aggressiva e più diffusa della specie umana.
Il disordine logico che pervade tutto il Corano è sintomo di una irrazionalità che, al contrario di quella
del cristianesimo, non è passata attraverso il filtro della razionalità greca, con cui, pure, si misurarono i due
maggiori filosofi islamici del nostro Medioevo, l’aristotelico Averroè e il neoplatonico Avicenna, entrambi
espunti dall’ortodossia della teologia islamica. L’estremo antropomorfismo del dio coranico è la negazione
di qualsiasi concezione del mondo regolato da leggi naturali. Questa mancanza assoluta di riferimento alla
legalità della natura, che ha determinato la mancanza di una concezione giuridica che trascenda la morale
religiosa, esprime il baratro culturale tra Occidente e islamismo, contro tutte le utopie delle filosofie e delle
politiche occidentali del dialogo. ”mun-
que, poco dopo il passo citato così si legge: «In verità la ricompensa di coloro che combattono Allah e il Suo
Messaggero e si danno a corrompere la terra è che essi saranno massacrati, o crocifissi, o amputati delle mani
e dei piedi dai lati opposti, o banditi dalla terra: questo sarà per loro ignominia in questo mondo e nel mondo
avvenire immenso tormento, eccetto quelli che si pentiranno prima che voi vi impadroniate di loro». E se nella Sura VI si proibisce di uccidere, «se non per giusta causa», il proprio prossimo, «reso sacro ad Allah», questo discorso vale in quanto indirizzato ai credenti, perché il non credente (nell’Islam) non è sacro ad Allah, per
cui si può sempre invocare una giusta causa contro di lui. D’altra parte, in un passo della Sura IV, viene preso in considerazione il reato di omicidio soltanto quando avvenga tra credenti (nell’Islam). In tal caso «chi uccide un credente di proposito ne avrà in compenso l’Inferno». Appare sottinteso che sia ancor più grave
che un non credente uccida un credente, senza che valga anche il contrario. A conferma di ciò (nella Sura
II) la legge del taglione non può nemmeno essere applicata tra i credenti quando un parente della vittima
perdoni l’assassino. È chiaro che ciò può avvenire soltanto quando siano accettate le regole coraniche e che
le stesse regole non valgano nei confronti dei non credenti (nell’Islam), che sono i nemici da massacrare. In
secondo luogo, la frase in esame deve essere posta nel contesto del discorso che il dio coranico fa riferendosi
alla sua precedente rivelazione, nell’antico testamento, agli ebrei, e non a Maometto nel Corano, in cui sta
scritto: «È venuto a voi il Nostro Messaggero a spiegarvi molte parti del Libro che avevate nascoste e per
abrogarne molte» (Sura V). Il Corano vuole riformare molte parti della precedente rivelazione, sia del vec-
chio che del nuovo testamento. I risultati sono evidenti. Il feroce accanimento islamico contro la concezione
trinitaria del cristianesimo, che diede luogo ad accese ma sottilissime dispute, espressione dell’esercizio di
una ragione dialettica, denota, anche da questo punto di vista, tutta la povertà intellettuale dell’islamismo,
ancorato alla concezione antropomorfica del dio unico.
Soltanto una difesa di convenienza del Corano può provenire dai mussulmani che si dichiarano pacifisti.
Cfr. ad esempio G. Bencheikh (Che cos’è l’Islam?, Mondadori, Milano 2002) che cerca di offrire una versione
depurata e falsificatoria dei passi del Corano, dando una giustificazione della guerra (ritenuta solo difensi-
va) con il cercare di contestualizzarla storicamente tra i conflitti tribali che vi erano in Arabia, limitando il
significato di jihad a quello di sforzo teso al perfezionamento interiore e tacendo di tutti quei passi in cui è
chiaro il significato universalistico della guerra come mezzo per sottomettere i non credenti (G. Vercellin,
Jihad. L’Islam e la guerra, Giunti, Firenze 1997, pp. 19-28). Altro cavallo di Troia dell’Islam in Occidente sono i convertiti che, convertendosi anche nel nome, manifestano di sentire la loro appartenenza all’Islam, invece che allo Stato occidentale, come fatto primario. Tra questi A.W. Pallavicini (Islam interiore. La ricerca della
Verità nella religione Islamica, il Saggiatore, Milano 2002) ha cercato di giustificare un confuso ecumenismo
di tutte le religioni sulla base di una «via metafisica» che da Dio, il centro, si irradia verso la circonferenza.
E' certo che quasi tutti gli ecumenisti, filosofi e non, non hanno mai letto il Corano, e si fanno propagatori involontari di una falsa immagine dell’Islam, alimentando la
propaganda degli islamici occidentali, che, in conformità alla norma coranica che
impone la dissimulazione all’islamico che abiti in Paese non islamico, presentano
la religione islamica come religione di pace per permetterne la diffusione, usando
il falso pacifismo come cavallo di Troia in Occidente. In realtà il vero Islam, che
si è risvegliato dopo secoli di sonno, è quello integralista, sino al terrorismo.
È evidente che le considerazioni svolte sono conformi a quanto si è det-
to circa l’utopia della filosofia del dialogo tra morale e diritto, e confermano
l’estraneità della filosofia d’oggi alla stessa storia, quando non è di danno per
quell’incidenza indiretta sulla realtà sociale che può avere per canali di comu-
nicazione politicamente solidali che coltivano, per interesse di potere, il proget-
to della società multirazziale, favorendo la terza invasione dell’islamismo in
delle diverse religioni, compresi il buddismo e l’induismo. Pertanto la storia appare come un disegno divino
che ripercorre l’interpretazione della storia data da Sant’Agostino, che nel De civitate Dei aveva interpretato
la storia di Roma come preparatoria alla venuta di Cristo. Si aggiunge il ricorso al buddismo e all’islamismo
(nonostante siano agli antipodi) quale iniezione di spiritualità nuova nel cristianesimo (p. 37). Ed è evidente
che il decantato ecumenismo non poteva rinunciare a presentare il Corano come ultimo inveramento delle
precedenti
Terrificante professore, sono contento, magari vigliaccamente, di essere anziano..... Questo purtroppo è il "nuovo" che avanza, o meglio, che si consolida. Caxxi amari per i froci servi sciocchi, con l'avvento dei barbuti dovranno abiurare alla loro "fede" . A Farewell to the Bottom, addio al deretano, titolo che richiama il romanzo guerresco di Hemingway....
RispondiEliminaLa donne, come sempre, ci rimetteranno. Io non sono femminista ma ritengo la prima disgrazia sia nascere. La seconda nascere donna. E comunque, come diceva un mio ex collega, anche molte donne occidentali hanno perso il senso della misura. Suggeriva, scherzando, una via di mezzo fra il burqa e le messaline desnude di oggi.
Caro Mauro,la ringrazio dei suoi commenti, comuni commentatori in freeanimals (oggi lo sono più raramente occupandosi il nostro comune amico virtuale solo di animali,soprattutto di insetti). Facciamoci coraggio insieme visto che dice di essere anziano. Mi farebbe piacere di comunicare anche indipendentemente dal mio blog. Perciò, se anche a lei facesse piacere, mi comunichi il suo indirizzo di posta che NON PUBBLICHERO' per evitare di renderlo pubblico.
RispondiEliminaCaro Mauro, ho ricevuto il suo indirizzo email e la ringrazio. Come annunciatole non l'ho pubblicato perché non sia reso pubblico.
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