sabato 27 gennaio 2024

IL CASO SERGIO ZONCHEDDU ASSOLTO DOPO 33 ANNI DI CARCERE

Non so come abbia potuto resistere per 33 anni senza impazzire. E i giudici? Sempre non colpevoli.Tutti i giudici per cui è passato il Zoncheddu dovrebbero essere puniti se ancora in servizio licenziandoli di tronco e lasciandoli senza pensione a beneficio di Zoncheddu non dovendo bastare il risarcimento dei danni. Ai giudici delinquenti che si trovino oggi in pensione dovrebbe egualmente essere tolta la pensione a beneficio di Zoncheddu. Questi giudici debbono pagare anche di tasca propria quando commettano gravi danni con  le loro sentenze. Deve finire l'irresponsabilità dei giudici con la scusa che altrimenti si interferirebbe sull'indipendenza della Magistratura. E ciò dovrebbe riguardare anche la giustizia civile, perché anche in essa si trovano giudici che dovrebbero essere licenziati dopo sentenze aberranti. E' preferibile un giudice ignorante, e persino corrotto, perché il giudice corrotto non è sempre corrotto, e il giudice ignorante rimarrà sempre ignorante, perché costoro, dopo che hanno superato, magari fortunosamente, un concorso di ingresso nella magistratura smettono di aprire un libro per il resto della vita e si attaccano al computer per riportare, spesso a sproposito, sentenze della Cassazione . I loro esami da sostenere ogni 4 anni per avanzamento di stipendio o di grado sono farseschi perché consistono nell'esame delle loro sentenze degli ultimi 4 anni, e naturalmente produrranno solo le sentenze non riformate. Un giudice può trascorrere tutta la vita in Tribunale e tuttavia andare in pensione con l'anzianità di consigliere della Cassazione. In questo modo vengono tutti promossi perché è come se si giudicassero da se stessi. La Magistratura è l'Istituzione più squalificata in Italia. E' ora di bastonarli perché non si credano più immuni da colpe. Si è chiusa dopo 25 anni in Cassazione una mia vicenda giudiziaria civile riguardante la vendita tramite liquidatore di una mia proprietà consistente nel 66% delle quote sociali. Due farabutti fratelli volevano costringermi a vendere per sanare i loro debiti personali coinvolgendo la società nei loro debiti. L'uno, non so se sia ancora vivo perché più grande di me di tre anni, doveva pagare un mutuo di 100 milioni di lire per avere acquistato una casa all'amante. L'altro, più piccolo di me di tre anni, e crepato nel 2003 di cancro al mediastino, aveva chiesto un mutuo di 180 milioni di lire alla banca CARIPLO. La Cinecorallo era da sempre in attivo perché conseguiva pacificamente l'oggetto sociale con l'affitto a terzi della sala cinematografica. Tutto iniziò con la richiesta di nomina di un liquidatore che non poteva essere nominato dal presidente del Tribunale occorrendo per questo l'unanimità dei soci. Ebbene questo presidente, Marco Onnis, noto pederasta, defunto molti anni fa dopo la pensione, nominò il liquidatore dandomi pazzescamente come consenziente. Il suo successore Antonio Porcella (buon'anima) infatti revocò la nomina del liquidatore "Data la sua abnormità" (sic!) dato il mio documentato dissenso. Ma quel disonesto liquidatore (il peggiore individuo incontrato nella mia vita) non attese che si definisse una parallela causa con cui anche con un giudizio ordinario chiedevo la revoca della nomina del liquidatore. Questa domanda fu rigettata con ordinanza 7 novembre 1997 perché mi si disse che mi sarei dovuto rivolgere alla Cassazione. Ma in prosieguo di giudizio la Cassazione a Sezioni Unite con sentenza 11104/2002 abolì il ricorso in Cassazione dicendo che valeva solo il ricorso al Tribunale, come avevo fatto io il 15 settembre 1997. Ma sia in Tribunale che in Corte d'Appello non trovai un giudice disposto a riconoscere che la nomina del liquidatore era illegittima. Soprattutto corresponsabile una giudice della Corte d'Appello di Cagliari, Donatella Aru, che a causa delle due sentenze aberranti ha capovolto l'ordine logico-giuridico facendo prima una sentenza falsamente NON definitiva con cui mise subito al riparo la stratosferica parcella del liquidatore scrivendo che il presidente del Tribunale Antonio Porcella non aveva voluto dichiarare illegittima la nomina del liquidatore pur avendola definita ABNORME, datto che con questa pseudo giudice abnorme non significa illegittimo, mentre si sa che per la giurispudenza abnorme significa più che illegittimo, perché abnorme è un provvedimento basato oltre le competenze di un giudice, identificandosi il provvedimento abnorme con un provvedimento inesistente. Inoltre questi giudici mancarono di percepire che tutto il processo di 25 anni era NULLO a causa del fatto che i giudici non avvertirono subito che la Cinecorallo risultava assente sin dall'inizio del giudizio con il mio atto di citazione essendo già allora la Cinecorallo priva di amministratore. Avevano paradossalmente ragione gli avversari contestando la mia presenza in giudizio quale amministratore della Cinecorallo perché per essa si sarebbe dovuto nominare un curatore speciale che la rappresentasse in giudizio, Tutti gli altri motivi dovevano essere assorbiti in questo motivo di nullità che da solo bastava per travolgere nel nulla tutta la vicenda giudiziaria, sapendo che nessun provvedimento ha valore per una parte non sentita in giudizio. E pertanto per la Cinecorallo non potevano avere alcun valore tutte le sentenze contro di essa. Punto e basta. La questione era dunque semplice. E' stata ingarbugliata da tutti i giudici di Cagliari nella loro strenua volontà di difendere la nomina del liquidatore, curatore fallimentare e dunque collaboratore in stretta confidenza con tutti i giudici passanti per la Direzione della Sezione fallimentare del Tribunale. Ho terminasto il mio esposto al Ministro della giustizia, al P.G. della Cassazione e al CSM previsto a termini di legge quando un giudice faccia una sentenza aberrante. Aberranti secondo la leggge sono tutte le sentenze di tutti i giudici per cui sono passato. E chiedo soprattutto al Ministro Carlo Nordio se sia capace di negare la mia fondata certezza che via sia stata una collusione dei giudici con il liquidatore, che essi hanno voluto ad ogni costo salvare. Voglio che qualcuno di questi pseudo giudici reagisca da cretino contro di me dandosi la zappa sui piedi perché renderebbe pubblica questa assurda vicenda. La legge dice che è colpevole un giudice "quando il comportamento del magistrato si concretizza in una violazione grossolana e macroscopica della norma ovvero in una lettura di essa contrastante con ogni criterio logico, che comporta l’adozione di scelte aberranti nella ricostruzione della volontà del legislatore, la manipolazione assolutamente arbitraria del testo normativo e lo sconfinamento dell’interpretazione nel diritto". E che le sentenze che ho subito siano aberranti risulta del tutto evidente. Il giudice della Cassazone si è appiattito sulle conclusioni del pubblico ministero non tenendo conto nemmeno della sentenza 34/2001 della Corte d'Appello di Cagliari a mio favore che aveva dichiarato nulla la sentenza con cui ero stato revocato dalla carica di amministratore per volere dei due soci di minoranza asserenti dei dissidi tra i soci. Questi dissidi erano di natura extra societaria perché non potevano esistere dissidi societari essendo la proprietà disgiunta dall'amministrazione. Di fronte a quel giudice che nominò il liquidatore per imperdonabile errore giudiziario dandomi come consenziente  avevo dichiarato che ero disposto a ritirarmi dalla carica di amministratore perché uno dei due fratelli o tutti e due insieme, facesse l'amministratore al mio posto. In questo modo tagliavo qualsiasi motivo di asserito dissidio. Essi addussero speciosi motivi per rifiutare da fare essi gli amministratori, così dimostrando che i dissidi erano di natura extra societaria: io non volevo vendere e loro volevano costringermi a vendere per i loro interessi personali. Non vi è stato un giudice capace di capirlo, oppure, se non sono del tutto cretini, non  si ha altra giustificazione se non la  collusione dei giudici con il liquidatore. Mi si dimostri il contrario. Se non vi fosse stata collusione vi è stata allora una serie di sentenze aberranti, tanto false materialmente e contraddittorie appaiono le sentenze, che hanno tutte VOLUTO confondere il termine "definito" con l'espressione "passato in giudicato". La Aru in particolar modo ha insistito o da ignorante sragionante o per favorire il liquidatore nell'identificare il termine "definito" con il "passato in giudicato". Infatti giustificò l'operato del liquidatore dicendo che egli era confortato dal fatto che i processi da me intentati erano stato "definiti" contro di me. In questo modo la Aru, ancora una volta per salvare il liquidatore, non ha tenuto conto che tali processi risultarono favorevoli a me i prosieguo di giudizio, ma purtroppo a vendita già avvenuta. Non si tenne conto nemmeno del fatto che il liquidatore e il promissario acquirente, un costruttore, Bruno Cadeddu, avevano fatto prima un preliminare di vendita l'1 agosto 1997 di cui ebbi notizia, dopo ripetute richieste, solo il 21 agosto 1997. Questo preliminare prevedeva un acquisto rateale con contratto di vendita fissato per il 30 giugno 1998. Poiché il liquidatore era stato revocato dalla nomina l'11 dicembre 1997 ("data la sua abnormità") potevo andare sicuro che la vendita non sarebbe potuta avvenire. E invece questi due disonesti che fecero? Senza avvisarmi cambiarono furtivamente il preliminare di vendita dell'1 agosto 1997 in altro preliminare dell'8 settembre 1997 che anticipava la vendita al mese di novembre. Cosicché io ebbi conoscenza della vendita solo una settimana dopo. Per mettermi di fronte al fatto compiuto. Nel secondo preliminare si dichiarava sciolto il primo preliminare e privo di effetto. Ma la Aru, sempre per salvare il liquidatore, disse che il secondo preliminare era la continuazione del primo cambiando solo la data. Disonesta o sragionante! Andò perfino oltre quanto dichiarato nel secondo preliminare. Notare poi la mancanza di testa di costei. A p. 6 della sentenza falsamente definitiva scrisse che io avevo promosso un giudizio ordinario per chiedere la revoca della nomina del liquidatore. Dimenticatasi di ciò a p. 16 ebbe la faccia tosta di rimproverarmi dicendo che avrei dovuto promuovere un giudizio ordinario. Che è proprio quello che avevo fatto il 15 settembre 1997. INCREDIBILE! Non basta. Alle pp. 11-12 cita a lungo la sentenza della Cassazione a Sezioni Unite 11104/2002 che dice che contro la revoca del liquidatore bisogna indirizzare il ricorso al Tribunale. Ma proprio così avevo fatto il 15 settembre 1997! Ma trovo una giudice, Tiziana Marogna, che con ordinanza di mero rito 7 novembre 1997 mi rigetta il ricorso dicendo che mi sarei dovuto rivolgere direttamente alla Cassazione. Ma la Aru, pur di difendere la sua collega, oggi anch'essa in Corte d'Appello e per di più irritualmente nello stesso Collegio (mentre non ne avrebbe dovuto farne parte in questa occasione avendo trattato la stessa causa in Tribunale), che cosa scrive? Assume come fondata l'ordinanza della Cassazione nonostante nella stessa pagina avesse riportato la citata senteza 11104/2002 che dava ragione a me dicendo che mi sarei dovuto rivolgere al Tribunale. Che cosa pensare di questa donna totalmente sragionante che ha saputo solo riportare in lungo e in largo sentenze della Cassazione che invece sono tutte favorevoli a me? La debbo forse accusare anche di schizofrenia? E notare che la Aru ha fondato su due provvedimenti a me contrari la giustificazione della vendita EVITANDO DI CITARE IL PROSESIEGUO DEL GIUDIZIO che mi vide vittorioso anche in base alla sentenza 34/2001 della Corte d'Appello di Cagliari che aveva dichiarato nulla la sentenza che mi aveva revocato dalla carica di amministratore. La conseguenza di tale sentenza, a parte gli altri motivi di nullità (nullità della nomina del liquidatore e nullità di tutto il processo per assenza in giudizio della Cinecorallo litisconsorte necessaria e tuttavia non citata in giudizio tramite un curatore speciale) era che io ero stato sempre amministratore e che pertanto anche per questo non si giustificava la nomina di un liquidatore. Non potendo sussistere insieme liquidatore e amministratore. Che la Aru si senta pure offesa o diffamata. Essa ha fatto due sentenze pur bastandone solo una. La prima è falsamente non definitiva perché con essa ha compromesso il risultato della sentenza falsamente definitiva perché già annunciata nei risultati nella sentenza falsamente non definitiva. Avrebbe dovuto fare un'unica sentenza partendo dalla domanda primaria e fondamentale che era la domanda di nullità o annullamento della vendita e conseguente risarcimento dei danni per mancata disponibilità della proprietà del locale dell'ex cinema Corallo. Invece ha voluto porre subito al riparo la parcella del liquidatore con una sentenza che non avrebbe dovuto fare perché avrebbe dovuto rispettare l'ordine logico-giuridico tra sentenza non definitiva e sentenza definitiva trattando la vicenda con un'unica sentenza partendo dalla domanda primaria e fondamentale della nullità o annullamento della vendita, dovendo conseguire l'operato del liquidatore dalla domanda primaria. E invece ha posto il carro di fronte ai buoi. Per convenienza del liquidatore.  Per essa non valeva la sentenza penale 2001 con cui si poteva capire che i due soci di minoranza, pseudo fratelli irriconoscenti di tutti i benefici avuti da me oltre ad avere una eredità inaspettata per avere io solo ereditato una causa dai miei genitori avendo essi fatto rinuncia all'eredità di mio padre, e avendola fatta fare anche mia madre perché credevano che la causa -  che mio padre aveva fatto contro i suoi soci chiedendo l'annullamento della vendita alla Cinecorallo dei locali di proprietà dei miei genitori per avere gli altri soci gonfiato il costo del cinema per metterlo in recessione e sbarazzarsene - fosse ormai persa perché i giudici non controllarono i bilanci da cui risultava falso che ai miei genitori fossero stati riconosciuti i 25 milioni di lire quale valore del loro apporto da trasferire in azioni della Cinecorallo (allora S.p.A.). Proseguii io solo sulla seconda domanda (risarcimento dei danni da chiedere ai soci perché la Cinecorallo era risultata falsamente adempiente). Dopo la morte di mio padre a 86 anni nel 1977 mi sobbarcai io sa solo economicamente il costo della causa e dopo 13 anni, con vittoria in Cassazione con controricorso, il Tribunale (relatrice Fiorella Buttiglione) nel 1991 rivalutò  i 25 milioni che con l'aggiunta degli interessi diventarono circa un miliardo. A questo punto i soci e gli eredi dei soci (essendo stata in origine la società costituita da tre gruppi di soci) preferirono trasferire agli eredi Melis tutte le quote della Cinecorallo. Io acqusii il 66% avendo ereditato il 50% dalla parte di mio padre e 1/3 dalla parte di mia madre, avendo mio padre intestato a mia madre tutti gli altri immobili. A questo punto scattò il ricatto degli speudo fratelli. Non sarebbero andati dal notaio se non avessi firmato una scrittura privata in cui mi obbligavo a vendere anche la mia quota del 66%. Io firmai perché ero stanco della precedente vicenda giudiziaria ma dopo affermai che non avrei ademputo perché vittima di un ricatto. Nella scrittura privata accettai di vendere solo se si fosse presentato uno disposto a pagare un miliardo e 800 milioni di lire. Credendo che per tale cifra nessuno si sarebbe presentato. E invece, sfortunatamente per me, che non ero interessato a vendere la mia quota del 66% e che mi ero affezionato all'immobile del cinema, guardandone dalla veranda di casa la campata degradante dall'altezza della camera di proiezione sino all'altezza minima di 8 metri allo schermo, si presentò un tale, Gesuino Fenu pronto a rilevare le quote della Cinecorallo per un miliardo e 800 milioni. Oggi è proprietario di una catena di supermarket chiamata GF. La cessione delle quote avrebbe avuto una fiscalità assai ridotta trattandosi di cessione di quote e non di vendita del locale, come purtroppo è capitato con la vendita tramite liquidatore (con la sua stratosferica parcella di 166 milioni di lire tariffando sempre al massimo). Ma alla Aru poco importò che io fossi stato vittima di un ricatto e avessi rifiutato persino un miliardo e 800 milioni di lire. Nonostante ciò mi considerò pazzescamente consenziente alla nomina del liquidatore. Poco le importò che, preso da una giusta rabbia, avessi accusato i due pseudo fratelli di estorsione e avessi subito per contro una accusa di calunnia in spietata malafede da parte di tutti e due, con sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste (Giudice Massimo Poddighe). Alla Aru poco importò che dovetti subire dai due anche una causa civile per inadempimento alla scrittura privata, da cui quei due non uscirono vincitori perché i danni non furono dimostrati (relatrice Assunta Brizio in Corte d'Appello. Nonostante tutti questi precedenti la Aru colpevolmente ha avuto l'ardire che io fossi acquiescente alla nomina del liquidatore. Come potevo essere favorevole alla nomina del liquidatore che tre anni dopo l'offerta di Gesuino Fenu svendette per un miliardo e mezzo meno la sua parcella e le tasse? Dove ha la testa una cosiddetta giudice che è la Aru?    

    Mi farebbe un favore se si sentisse offesa o diffamata perché finalmente, in mezzo a tribolazioni giudiziarie a causa di questa donna, che rifiuto di chiamare giudice, renderei pubblica questa assurda vicenda. Questa giudice, come gli altri che hanno trattato la vicenda, dovrebbero essere licenziati con infamia perché hanno dimostrato di poter rovinare la vita di un innocente. Non posso terminare senza riportare una frase ABERRANTE, più pazzesca che aberrante, di una specie di giudice tuttora in Tribunale dopo tanti anni: Mario Farina. Sapete come ha giustificato la parcella del liquidatore? Ha scritto che dopo la revoca della nomina del liquidatore l'11 dicembre 1997 il liquidatore poteva pensare IN BUONA FEDE di essere ancora liquidatore. E perciò doveva essere pagato. Giudici come questo avrebbero bisogno di un ricovero in psichiatria perché non possono continuare a fare i giudici. Tranne che siano collusi. Ma allora si tratterebbe persino di grave reato. In Cassazione arrivano giudici privi di una severa selezione, per cui ne arrivano tipi come Luca Varrone che ha saltato completamente tutti i vizi di nullità e persino la sentenza 34/2001 che bastava da sola a travolgere tutta la vicenda giudiziaria con la sua dichiarazione di nullità di tutta la vicenda giudiziaria precedente per assenza in giudizio della Cinecorallo, a cui si sarebbe dovuto nominare un curatore speciale essendo rimasta la Cinecorallo sin dall'inizio del procedimento priva di amministratore, cioè di legale rappresentanza. 

Ricorrerò alla Corte Europea.                                            

 

 

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