Mi dica quando Dio avrebbe infuso alla specie Homo l'anima immortale. La specie Homo derivò dall'Australopithecus africanus, da cui derivò la specie più bassa dell'Homo, che è l'Homo abilis, da cui derivarono l'Homo erectus e, per ulteriore evoluzione biologica, l'Homo sapiens di Neanderthal e l'Homo sapiens sapiens. Leibniz pensò che Dio avesse infuso l'anima immortale "per folgorazione" a tutta la specie umana dopo che la specie raggiunse un certo grado dell'evoluzione. Contemporaneo di Darwin fu Wallace, a cui Darwin riconobbe di essere arrivato all'evoluzione biologica indipendentemente da lui. Ma Wallace, considerando l'evoluzione assai rapida del cervello umano rispetto a tutta l'evoluzione biologica precedente del cervello umano giunse alla conclusione che Dio avrebbe guidato da quel punto in poi l'evoluzione della specie Homo. Dopo di che Wallace incominciò ad interessarsi allo spiritismo. Darwin, sconcertato, gli scrisse così: "Tu hai ucciso il nostro comune figlio". Cioè l'evoluzione basata sulla selezione naturale. Ma non basta. In quale fase o momento dell'evoluzione sarebbe stata infusa l'immortalità all'anima umana? Se ne dovrebbe dedurre che poco prima si sarebbero avuti genitori privi dell'anima immortale ma generanti figli dotati di anima immortale. Non basta. I primi ominidi che ebbero l'anima immortale non avrebbero conosciuto i loro genitori nell'aldilà. In che cosa sarebbe consistito il peccato originale, senza il quale non si giustifica l'incarnazione del Verbo, incarnatosi per togliere con il battesimo il peccato originale? Ancora non basta. Dai reperti archeologici risulta che l'Homo erectus in Asia convisse con il più evoluto Homo sapiens. E infine: avevano l'erectus e il sapiens una conoscenza del peccato che esige una responsabilità morale? E in che cosa sarebbe consistito il peccato originale se si deve fare a meno del racconto biblico della creazione che contrasta con l'evoluzione biologica? Domanda senza che vi possa essere una risposta. Alcuni teologi cristiani, pur accettando l'evoluzione biologica, pensarono che il peccato originale si sarebbe trasmesso a tutta l'umanità per compartecipazione alla stessa specie. Lo stesso S. Paolo nell'Epistola ai Romani, che Lutero considerò il documento fondativo del cristianesimo, dovette riconoscere che anche i pagani si sarebbero salvati se avessero rispettato "la legge naturale iscritta nei loro cuori". Ma S. Paolo, il vero fondatore del cristianesimo, si accorse o non si accorse che in questo modo non sarebbe stata necessaria la predicazione del cristianesimo? Giovanni Paolo II ha detto che bastava il rispetto della legge naturale per essere destinati alla salvezza. Si consideri che tutti i popoli non toccati dalla predicazione evangelica si sarebbero comunque salvati. Prima del cristianesimo, d'altronde, il cristianesimo non poteva essere considerato alla stregua di un biglietto di ingresso alla salvezza. Prima del cristianesimo, e ancora oggi per tutte le popolazioni non toccate dalla conoscenza del cristianesimo, vi era una sorta di autostrada per arrivare in paradiso. Con l'entrata del cristianesimo nella storia l'autostrada si ridusse ad una strada stretta e pericolosa, tutta piena di curve pericolose perché si può andare facilmente fuori strada. In sostanza: il cristianesimo ha reso più difficile l'ingresso in un paradiso perché nella mancanza di una conoscenza delle norme, pur contraddittorie, dei dettami evangelici non vi è peccato. Lo ha scritto lo stesso S. Paolo che non vi è peccato se non si ha coscienza del peccato. Questo vorrei dire all'attuale neoeletto papa Leone XIV.
Questo è il blog del prof. Pietro Melis, autore del testo intitolato "Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'occidente e il diritto naturale. Nelle sue radici greco-romano-cristiane. Non giudaiche e antislamiche".
Io, per parte mia, pur sottoscrivendo il pezzo del professore, come sempre onusto di dotte citazioni e perle culturali, a parte le profonde conoscenze storiche, chiederei al novello leone di dismettere le pagliaccesche vesti pontificie, di indossare giacca e pantaloni e magari lo zuccottino bianco come concessione. Svestirei pure vescovi e cardinali, goffe figure perlopiù pingui e sgraziate, cinte da fasce purpuree che accentuano vieppiu' le circonferenze degli addomi, delle pance. Cimiteri di polli e di tacchini. Di capretti in periodo pasquale.
RispondiEliminaPer non il paradiso può attendere. Loro già ci vivono....