Perché l'essere invece che il nulla? Tutta la filosofia occidentale è partita da questa domanda. Parmenide, il terribile Parmenide, come lo definì Platone nel dialogo omonimo, l'opera che nella seconda parte arriva ai vertici del pensiero di tutta la storia della filosofia, cercò di dare una risposta che appare banale nella sua profondità. Il pensiero è pensiero dell'essere perché il nulla non può essere pensato. Ma Parmenide partì dal pensiero come premessa. Ed è per questo che la frase di Parmenide non può soddisfare. Perché partire dal pensiero invece che dall'essere? Anche Platone cadde dentro la risposta di Parmenide che cercò di superare presupponendo che l'essere non possa esistere senza il pensiero. Gli idealisti infatti cadono in questa affermazione antiscientifica. Poniamo da parte il pensiero considerando che l'essere (l'universo) continuerebbe ad esistere anche senza la presenza umana sulla Terra e anche senza la presenza di altri esseri pensanti in una qualsiasi altra parte dell'universo. Perché esiste dall'eternità l'universo piuttosto che uno spazio vuoto e infinito? Questo pensiero faceva naufragare Leopardi nella sua più famosa poesia L'infinito. Ma al contrario di Leopardi che diceva "e il naufragar m'è dolce in questo mare" il naufragar nell'infinito dell'essere non mi è affatto dolce. E' tremendo. Tutte le religioni sono sorte dalla paura del nulla dopo la morte perché il nulla può essere pensato, come ancor più profondamente spiegò il primo Heidegger in Essere e il tempo (1927), con ciò contraddicendo Parmenide. Il nulla è per Heidegger l'anticipazione del nulla dopo la morte. Ma il secondo Heidegger, senza per questo negare il primo Heidegger, cercò di dare una spiegazione che giustificasse l'esistenza del pensiero traendolo fuori dalla sua casualità, quale si deve ritenere scientificamente in base alla cosmologia e all'origine della vita nella sua evoluzione dalle prime manifestazioni di vita sulla Terra. Il pensiero per il secondo Heidegger non è frutto della casualità quale presupposto dell'origine della vita. Il pensiero per il secondo Heidegger è pensiero dell'essere non nel senso di Parmenide, che poneva come principio l'essere e non il pensiero. Per il secondo Heidegger il pensiero è pensiero dell'essere nel senso che il pensiero appartiene all'essere quale necessaria manifestazione dell'essere a se stesso. Ma allora è evidente che la risposta di Heidegger andava oltre la scienza per cadere nella metafisica. Rimane il tragico del nulla dopo la morte. Parafrasando il Don Abbondio dico che se uno la fede non ce l'ha non se la può dare. E che pensare dello spiritismo se non vi sono trucchi? Perché dovrebbe esistere l'immortalità solo per l'anima umana negandola ad ogni altra forma di vita se unica è l'origine di tutte le forme di vita come ci spiega la biologia evoluzionistica? Avrei preferito non nascere per non essere sottoposto al tragico del pensiero del nulla.
Questo è il blog del prof. Pietro Melis, autore del testo intitolato "Scontro tra culture e metacultura scientifica: l'occidente e il diritto naturale. Nelle sue radici greco-romano-cristiane. Non giudaiche e antislamiche".
Tutto ciò che esiste è una proiezione della vera realtà, che è da un'altra parte, e che è una matrice. Tutto esiste, compreso noi, in un ologramma generato da questa matrice. Questa interpretazione risponde anche alla sua domanda ma allora anche le zanzariere dovrebbero avere un'anima ? Di ogni zanzara, come di ogni altra cosa, esiste una copia nella matrice. In realtà la copia è quella presente qui. Nella matrice c'è la vera zanzara. Idem il resto.
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